Telecom Italia: la nuova Alitalia

Telecom-Italia-650x245     Ed eccoci nuovamente di fronte ad un altro caso di intervento pubblico a “sostegno” dell’economia. Un altro esempio di come in Italia si continui a pensare che lo Stato possa e debba intervenire in ogni settore economico con le sue formule magiche. Adesso tocca allo scorporo di rete di Telecom Italia (TI).

Come era successo per Alitalia lo Stato sembra voler intervenire per alleviare i debiti di un’azienda “di interesse nazionale”. In Alitalia si era creata la cosiddetta “Bad Company” con i suoi debiti che veniva acquisita dallo Stato quindi con i nostri soldi pubblici. C’era chi ai tempi si era opposto ad un’acquisizione da parte di Air France per difendere la “compagnia di bandiera” e la sua italianitá. Si creó un contorto meccanismo di scorporo che come risultato finale non fece altro che far pagare ai contribuenti il costo di una malagestione decennale. In Italia sfortunatamente esiste sempre questa leggenda tale per cui il mercato é cattivo e quindi per arginare questa aggressione dall’esterno (che in paesi evoluti si chiama Economia di libero mercato) si fa ricorso al contribuente.

Adesso tocca a Telecom Italia (TI) che naviga a vista sommersa da debiti che sembrano toccare i 25 Miliardi, quasi piú alti del suo valore di mercato. L’idea approvata dal Consiglio di Amministrazione Telecom é quella di vendere l’infrastruttura di rete fissa (udite, udite) alla Cassa Depositi e Prestiti cioé allo Stato, cioé a noi. In pratica lo Stato acquista l’infrastruttura di Telecom Italia per alleggerire l’operatore dal suo disastroso bilancio. Ovviamente il problema non viene risolto ma dilazionato nel tempo perché solo una forte ristrutturazione dell’azienda puó alleviare i suoi problemi. Ma si sá, in Italia non é permesso alleggerire le aziende, molto meglio farle pagare a tutti.

Analogia con Alitalia é l’interessamento dell’operatore mobile Cinese H3G (conosciuto in Italia col nome di “3”) che sembrava voler investire ed acquisire parte dell’operatore nazionale. Esiste una moderata convinzione che questo possa essere il motivo dietro a questa operazione “Alitalia 2”. Come il passato ci insegna quando investitori stranieri sono interessati ad aziende nazionali si cerca ogni soluzione per evitarlo a costo di mettere tutto sul conto di una popolazione stremata da crisi e rigore fiscale. Difficile da comprenderne quali siano i meccanismi che guidano queste scelte ma con molta probabilitá basta guardare alla solita incapacitá di una classe politica dirigente che come sempre distrugge la giá debole economia di un paese sofferente.

L’operazione scorporo di TI  sembra avere un volume che oscilla fra gli 8 e i 14 Miliardi di Euro. Il Valore dell’infrastruttura (e personale) venduta alla Cassa Depositi e Prestiti. Se si pensa che recentemente il nostro (incapace) Governo non riesce a trovare 2 Miliardi per evitare l’aumento dell’IVA di Luglio risulta curioso immaginare che ci siano nello stesso periodo acquisizioni Statali per valori 4-6 volte maggiori. Magia delle 3 carte.

In pratica in un periodo di forte crisi di debito si decide di muovere un passivo privato entro un debito pubblico giá insostenibile il tutto per puri conteggi finanziari. Se il debito di Telecom Italia é il risultato storico (come per Alitalia) di gestioni fallimentari invece di fare ricorso al mercato libero e trovare qualche nuovo investitore (privato) si preferisce mettere tutto a carico del contribuente.

In questo caso il progetto appare ancora piú ridicolo per i seguenti motivi:

  • Gli investimenti che Telecom Italia ha fatto sulla sua rete sono stati ovviamente giá ammortizzati negli anni e quindi questo ipotetico prezzo di mercato non é il reale valore della rete. Ma mica si possono fare le pulci sui prezzi, tanto sono solo soldi pubblici.
  • Telecom Italia é nata come operatore a controllo Statale e quindi la rete nazionale é stata costruita (e pagata) grazie alla tassazione sugli Italiani. Acquistarla nuovamente con una nuova generazione di contribuenti é alquanto ridicolo.
  • Possiamo dire che i nostri nonni hanno pagato questa infrastruttura poiché costruita con i loro soldi (e qualche investimento straniero). I nostri genitori l’hanno continuata a pagare con i vari canoni e traffico telefonico. La nostra generazione la ricompra nuovamente con un prezzo a “kilometri zero“ e i nostri figli come sempre si pagheranno i debiti futuri che questa operazione genererá. Il cittadino sempre al primo posto … come sovvenzionatore.

L’amara realtá italiana é che giá si sentono commenti in cui si difende l’operazione come investimento per il futuro delle telecomunicazione. Affermazioni che non fanno altro che aumentare il disappunto e la rabbia sull’operazione.

L’Italia é il paese piú “liberista” fra quelli “socialisti”. Lo dico perché spesso queste operazioni vengono quasi sempre promosse come liberalizzazioni (statali e socialiste) del mercato. Un contro senso  tipico Italiano dove operazioni di puro intervento statale vengono spesso rivendute come rivoluzioni liberali. Siamo sempre alla ricerca della liberalizzazione ma invano riusciamo ad immaginare quale beneficio alla competizione questo scorporo possa portare come invece i suoi ideatori vogliono farci credere.

Quello che molti annunciano come rivoluzione é il fatto che questa nuova rete (indipendente da TI?) sará a disposizione di tutti gli operatori di telecomunicazione fissa e mobile che la potranno utilizzare per fornire nuovi servizi con prezzi piú competitivi e aumentando la loro copertura.

Peccato che sull’argomento siano stati spesi giá molti anni in tentativi di accordo fra i vari operatori per costruire una rete condivisa. Sembra che proprio Telecom Italia per mantenere il proprio ruolo di operatore dominante (in termini di infrastruttura) non abbia mai cercato attivamente di concludere questo accordo. Difficile aspettarsi che adesso ci sia stato un ripensamento cosí repentino. Una prova a favore di questa tesi sta nel fatto che recentemente Wind, Vodafone e Fastweb hanno unito i loro sforzi sugli investimenti in infrastruttura creando un consorzio insieme a Metroweb (fornitore nazionale di connettivitá in fibra ottica). Questo il risultato dopo anni di discussioni aperte con TI e le auoritá garanti delle Comunicazioni (AgiCom) mai concretizzata in un’infrastruttura condivisa ma sfociata in un accordo privato fra gli operatori alternativi. Potrebbe essere forse la prova che questo scorporo non avrá la destinazione che tutti profetizzano?

É facile aspettarsi che questa nuova azienda di infrastruttura non sará a disposizione di tutti gli operatori sul mercato ma manterrá un forte legame con TI. Molto probabilmente TI ne manterrá il controllo senza peró averne a bilancio i costi e i debiti. Le solite scatole cinesi pubbliche, un altro pessimo esempio di finanza creativa pubblica a carico dei cittadini. (ma non erano i mercati quelli subdoli e cattivi?)

Molto probabilmente interverranno anche i soliti sindacati che difenderanno l’operazione come un salvataggio dei lavoratori di TI. Un’altra presa in giro poiché non sono le flebo pubbliche che mantengono in vita i cadaveri. Se un’azienda é sovradimensionata per il suo mercato non sono le sovvenzioni a carico di tutti che cambiano la situazione. Oltretutto il denaro dedicato al salvataggio di TI é automaticamente sottratto ad investimenti su altri mercati che forse potevano essere piú produttivi. Come sempre l’idea Italiana di salvare posti di lavoro che non hanno piú un lavoro non fa altro che distruggere indirettamente risorse in altri settori.

Ai gestori pubblici questo peró non interessa, né ai cari sindacati che di economia hanno sempre avuto una visione alquanto contorta ma tristemente condivisa dall’opinione pubblica. Nulla verrá salvato se un mercato si é ridotto in volumi rispetto al passato, prima o poi richiederá alle sue aziende di ridursi.

Nonostante questa veritá, esiste in Italia una credenza condivisa in questo “Liberismo Socialista” che viene promosso da tutte le forze politiche DX, SX e Movimenti vari. Ognuno con la propria formula ma tutti con la stessa sostanza: Stato ovunque.

Straordinario é cercare di comprendere come nessuno riesca a capire che ogni euro pubblico é generato da una tassazione privata. Ogni Euro investito in pseudo operazioni di Finanza Pubblica non é  altro che una risorsa estorta alla collettivitá. L’Italia é il paese in cui si urla ai costi della politica ma si crede in queste operazioni. Perché ci scandalizziamo dei finanziamenti alla politica ma non battiamo ciglio di fronte a questi finanziamenti ad aziende private a controllo pubblico?

Perché privatizzare é sempre male mentre acquisire pubblicamente debiti privati é sempre positivo?

Perché Marchionne ha sempre rubato i nostri soldi con le sovvenzioni mentre Telecom é un bene pubblico?

Mi manca il collegamento logico che unisce questi elementi ma penso che prima di tutto manchi uno stabile collegamento fra il cervello e la bocca. Un problema alla radice.

In ogni caso buon Internet per tutti. Per il momento solo una cosa é certa: si paga la connessione anche senza avercela.

Aggiornamento Alitalia: La questione non é stata risolta, anzi. L’azienda non é mai stata risanata (nemmeno la “good company”). Proprio oggi leggo (@ Phastidio.net) la liberista notizia che forse interverranno le Ferrovie di Stato per risanare nuovamente Alitalia.

Perché non mi convincono i Google Glass

GLASS-Picture Recentemente sono stati presentati alla stampa i rivoluzionari occhiali multimediali ideati da Google; i cosiddetti GLASS che presto saranno disponibili sul mercato.

In questi due link trovate i video-servizi del Corriere della Sera in cui viene mostrato l’unico modello arrivato in Italia come demo e la sua prova pratica.

Google ha creato una pagina dedicata alla sua creatura dove spiega le sue caratteristiche e le applicazioni possibili.

Principalmente:

  • Gli occhiali di Google permettono grazie ad un sistema di Virtual retinal display di avere un immagine digitale direttamente davanti agli occhi. Praticamente vengono proiettate le immagine direttamente nella retina e l’effetto é quello di avere un monitor di fronte alla propria visuale che si sovrappone alla vista dell’occhio.
  • I GLASS possono essere controllati attraverso comandi vocali oppure una touch pad che risiede in una delle stanghette degli occhiali.
  • Si possono creare video senza l’utilizzo delle mani e a vedere la pagina descrittiva sembrerebbe essere la funzionalitá piú promossa da Google.
  • I GLASS si collegano alla rete tramite Wifi.

Ovviamente il fatto di avere tutte queste funzionalitá su una stanghetta da occhiale rende subito questo prodotto molto affascinante e molti ne parlano giá come un sicuro successo.

Ci sono tuttavia una serie di motivi che a mio modo di vedere non giustificano questo grande entusiasmo per i GLASS. Personalmente nutro dei forti dubbi su questo nuovo dispositivo multimediale e penso che potrebbe anche essere un nuovo flop del G-igante di Mountain View, quasi quanto “Wave”.

Quali sono quindi i dubbi sull’ipotetico successo di questo dispositivo cosí innovativo? Sicuramente non perché non lo ritengo innovativo anzi, il Virtual Retina Display é un’applicazione molto interessante, i comandi vocali saranno probabilmente utilizzati in altri dispositivi e il livello di integrazione é impressionante.

E allora cosa potrebbe andare storto con questi occhiali?

Generalmente ci sono una serie di fattori che influenzano le vendite di un device.  Il successo iniziale dell’iPhone era il risultato della straordinaria innovazione in termini di Servizi (ne ho giá scritto qui). L’iPhone ha unito servizi che prima risiedevano su dispositivi diversi come il lettore Mp3, i servizi Internet del PC e il telefono cellulare. Non va peró escluso il fattore Brand del produttore. Apple ha raccolto negli anni tutta una serie di clienti che nonostante l’essere poco inclini alla tecnologia sceglievano l’Apple perché “andava di moda”.

Nonostante Google sia la piú grande azienda della Silicon Valley e una delle piú grandi a livello mondiale non ha un brand cosí forte a livello di prodotti come Apple. Android nonostante sia un’ottimo sistema operativo non attrae le masse. E’ un prodotto che oserei definire quasi da nicchia o da Nerd. La sua diffusione sul mercato non é dovuta al fatto che é un prodotto “di Google” ma perché ha permesso a produttori di smartphone (spesso asiatici) di non dover quasi investire in sviluppi software sul sistema operativo. Aziende piú brave a sviluppare hardware e meno a sviluppare software con ad Android sono riuscite a diventare competitive sul mercato degli smartphone grazie a questo sistema operativo gratuitamente disponibile. Android ha solamente intensificato il concetto di separazione fra produttore Hardware e produttore software.

Escludendo il discorso del fattore Brand quello che invece mi lascia perplesso sono le applicazioni disponibili sui GLASS:

  • Registrazione video (senza l‘uso delle mani) e condivisione dei contenuti anche On line.
  • L’utente puó condividere la sua visione via Google Glass con un utente remoto.
  • Visualizzazione di alcune informazioni a schermo (ad occhio per la precisione): Previsioni del tempo, informazioni di navigazione assistita, news etc.

Fondamentalmente i Google GLASS sono un nuovo ed innovativo strumento per la creazione e condivisione di video. Un’action camera che si indossa, ma oltre a questo?

Se diamo un’occhiata all’andamento dei servizi di rete degli ultimi anni vediamo che le applicazioni che stanno avendo piú successo (incremento in utenza e traffico) sono:

  • Gaming
  • Video (intesa come visione non creazione)
  • Music

GLASS-Services

In aggiunta il tempo di utilizzo degli Smartphone é cosí distribuito fra le seguenti  applicazioni.

GLASS-Smartphone use

 Quello che non mi convince di questi GLASS é che nessuna delle applicazioni che introducono é compresa nella classifica delle piú utilizzate dagli utenti mobili smartphone. Quando si parla di video non si intende tanto la creazione di materiale video ma bensí il tempo speso nel guardare contenuti video on-line. Da questo punto di vista i Google GLASS permettono sicuramente di creare facilmente contenuti in modalitá “Action” ma non sono un dispositivo ideato per usufruire di contenuti video on line. Il nuovo ed interessante metodo di condivisione della visione di chi indossa I GLASS é solo un diverso angolo di ripresa per un servizio che rientra comunque nell’ambito della “video conferenza”.

Skype dichiara che il 40% delle sue chiamate sono video senza peró dire se questa percentuale é in aumento. Ad analizzare peró il mercato dei prodotti video Skype detiene l’80% e sembra che nessuno ha intenzione di attaccarlo poiché non si vedono nuovi investimenti in startup che forniscono prodotti di video comunicazione. In compenso si registra un incremento di  nuove applicazioni in ambito smartphone che permettono la comunicazione voce su tecnologie pseudo VoIP (come Viber) oppure la comunicazione via messaggi come alternativa gratuita agli SMS (come Whatsapp).

Le statistiche dicono infatti che il grosso del mercato e dell’utilizzo di Skype é dovuto al suo utilizzo per chiamate internazionali come alternativa economica alla telefonia tradizionale.

GOOGLE GLASS Traffico Skypejpg

I GLASS sembrano invece escludere le applicazioni voce e messaging poiché non dispongono di un sistema audio né di un comodo metodo di scrittura. Diventa pertanto difficile chiamare o scrivere un messaggio ad un altro utente.

I servizi di video conferenza inoltre sono maggiormente utilizzati su dispositivi con schermi grandi che aiutano la visione cosa che i Google GLASS non sono.

 Video Device

 I miei dubbi saranno magari smentiti da numeri di vendita straordinari ma resta il fatto che non riesco ancora ad individuare il mercato dove questi futuristici occhiali dovrebbero sfondare. Forse la mia sfiducia é anche influenzata dal fatto che Google non mi é mai parsa come un’azienda che ad esclusione del suo motore di ricerca sia mai riuscita ad introdurre qualche innovativo ed unico servizio di rete in grado di cambiare il mercato.

Staremo a vedere. Avrá molto probabilmente ragione Google ma sicurmanete ha anche tanti soldi in cassa che gli permettono con facilitá di sbagliare investimento senza grossi danni.