La Sindrome di Stendhal da privatizzazione pubblica. Ovvero: Ma quando mai si privatizza in Italia.

Mi capita spesso di discutere del nostro paese e dei suoi problemi e di indicare sempre come principale “male” o “cancro” la gestione pubblica a tutti i livelli.

Noto sempre reazioni di stupore per questa affermazione e la replica mediamente sposta invece il problema nel mondo privato. In Italia sembra infatti che, a detta di molti, i grossi problemi siano invece arrivati nel momento in cui sono state fatte molte delle privatizzazioni. La mia reazione a questo punto non puó che essere una grossa, grassa e amara risata.

Ma quando mai sono state fatte delle privatizzazioni nel nostro paese? Intendo ma quando mai degli enti/servizi pubblici sono stati affidati interamente ad aziende a maggioranza privata? Solo questa infatti puó essere definita una vera privatizzazione, tutto il resto sono solo esercizi contabili di un sistema pubblico malato che vuole mantenere il controllo su tutto e mantiene il controllo oltre il 50%.

La maggior parte della gente é  convinta che in Italia siano state fatte molte privatizzazioni e che molte abbiano danneggiato la qualitá del servizio pubblico. Mi piacerebbe avere degli esempi pratici perché personalmente vedo solo una galassia di “partecipate” a maggioranza pubblica creata da una classe politica che si deve auto alimentare. Il cancro sta nel fatto che in questa galassia si creano posti di lavoro per i trombati della politica, per gli amici, insomma per creare un consistente bacino di voti. Il risultato finale é che queste aziende costano sul bilancio pubblico, sono inefficienti e non hanno come obiettivo principale il sopravvivere nel mercato ma bensí far sopravvivere la politica che li controlla.

Gli Italiani sono fatti cosí, vedono sempre nel mercato privato il problema e invece il sistema pubblico che li distrugge sembra un salvatore. Nel nostro paese stranamente tutti sono contro la classe politica ma tutti hanno fiducia delle aziende pubbliche controllate dalla stessa classe politica. Un controsenso che non sono ancora riuscito a capire.

Un paese in cui tutto sembra privato ma chissa come mai la politica riesce persino a controllare la compagnia aerea di bandiera. Si oppone alle sue acquisizioni e poi mette in conto ai cittadini i suoi errori. Privatizzazioni?

In ogni caso, l’idea di questo post mi é venuta leggendo questo articolo di www.lavoce.info in cui meglio si comprende la dimensione e il significato della parola “Privatizzazione”.

L’articolo contiene questo spettacolare grafico che fa riferimento agli incroci di aziende partecipate fra gli enti pubblici di Regione Lazio, Provincia di Roma, Roma Capitale.

Un bel poster per spiegare correttamente cosa significa “Privatizzare” nel nostro paese?

Astenetevi da commenti “Sí ma al Nord…“. Contemplatela in religioso silenzio aspettando le vostre reazioni psicosomatiche da Sindrome di Stendhal  al cospetto di questa splendida opera d’arte pubblica. L‘avete giá pagata senza mai averla vista prima. Sono soddisfazioni vero? W il Pubblico e la sua costosa efficienza.

Notate quante aziende realmente private ci sono nel grafico (nome senza rettangolo)

Lazio_Partecipate_finale

Note per la lettura:  

Rettangolo scuro con bordo continuo rappresenta un’azienda controllata da almeno uno dei tre enti sopracitati (almeno il 50 percento dell’ azienda).

Rettangolo scuro con bordo tratteggiato indica un’ azienda pubblica, ma di cui i tre enti in questione possiedono, insieme, meno del 50 percento.

Rettangolo bianco indica un’ azienda pubblica, in cui nessuno dei tre enti ha alcuna partecipazione.

No rettangolo indica un’azienda a maggioranza privata, ma se è in questo grafico è perché ha una partecipazione di almeno uno dei tre enti.

Linea continua con freccia indica una partecipazione della regione Lazio.

Linea tratteggiata con freccia indica una partecipazione della provincia di Roma o di Roma capitale.

Linea punteggiata con freccia indica una partecipazione di un altro ente (Camere di Commercio, provincia di Frosinone etc.).

 

Le Donne hanno le palle altro che quote rosa

Le donne hanno le palle, questo é un dato di fatto. Gestiscono famiglia, figli e lavoro con risultati migliori di noi uomini. Probabilmente essendo nel mio primo anno da Padre sono ancora affascinato dalla donna polipo che cucina piú veloce di me con un solo arto superiore a disposizione. Forse la mia visone é di parte ma se faccio una lista di persone con “le palle” nelle prime 5 posizioni ho piú donne che uomini. Scommetto di non essere l’unico.

A parte la mia stima per le donne mi chiedo perché in questi giorni sono trattate come una razza in via di estinzione, come una Foche Monache? Perché dobbiamo fingerci protettivi e pro-donne con provvedimenti alquanto stupidi che non fanno altro che sminuire le reali qualitá delle donne?

Mi riferisco al recente specchietto per le allodole del circo politico Italiano chiamato Le quote Rosa.

Un concetto che dovrebbe difendere le donne dalle ingiustizie del sistema ma che non fa altro che trattarle come una categoria protetta. Fossi donna sarei offesa per un trattamento da minoranza sociale … come una Foca Monaca o un Panda in via di estinzione.

Perché dobbiamo mettere una percentuale per legge alla rappresentanza femminile nelle istituzioni? Quali sono i problemi? Esistono barriere all’accesso in politica? Forse le questioni femminili possono essere risolte solo se nelle istituzioni ci sono donne? Una questione che riguarda il mondo femminile non puó essere legiferata da istituzioni con uomini in maggioranza?

Semplicemente stronzate che muovono solo aria nelle bocche di pseudo-femministi-filosofi.

Ma quale rispetto per le donne? Dover obbligare per legge ad avere donne nelle istituzioni vuol dire che si devono creare corsie preferenziali perché senza queste le donne non sarebbero in grado di accedere alla politica? E’ forse questa la realtá? Non mi sembra. Le donne in politica ricoprono degne posizioni senza bisogno di particolari aiuti? O forse mi sbaglio? Che il numero ridotto sia solo frutto di un minore interesse verso la politica?

Come solito in Italia si discute del nulla e si fa del nulla una questione di principio. Con la discussione sulle Quote Rosa si perde due volte tempo: primo per discutere di questioni inutili e secondo non si migliora il ruolo della donna nella societá ma si vota un aiuto di legge come per una categoria di “disabili sociali”.

Rispetto? Punti di vista.

Ridicoli tutti e per prime le parlamentari che lo propongono. Avere inoltre come principale rappresentante dell’iniziativa l’On. Boldrini é una prova indiscutibile dell’inutilitá dell’esercizio e il livello della discussione: nullo come puó essere nulla una persona che ritiene che anche la satira é “sessista”. Nel 2014?

Da domani allora anche quote gay, quote lesbo e quote trans. Perché no On. Boldrini?

Le donne hanno le palle e non hanno bisogno di “Quote Rosa” per dimostrarlo. Ogni giorno ce ne danno prova a differenza dell’On. Boldrini.

Nota Rosa: Una parentesi su un altro argomento “Rosa” usato a sproposito nel dibattito politico Italiano: il Femminicidio. Una recente ricerca elaborata dall’Agenzia Europea sui diritti  fondamentali (EUROPEAN UNION AGENCY FOR FUNDAMENTAL RIGHTS) si é occupato delle Violenze sulle donne in Europa. Purtroppo la situazione é critica ma nella sua criticitá l’Italia si posiziona molto meglio di paesi per antonomasia “piú civili”. Mi riferisco ai paesi nordici dove sembra che le violenze su donne dopo i 15 anni raggiungono percentuali sconcertanti oltre il 50%. Nella lista nera si posizionano Danimarca (52%), Finlandia (47%), Svezia (46%), Paesi Bassi (45%), UK (44%) mentre l’Italia é “fortunatamente” alla 19a posizione. Le percentuali rimangono tragicamente alte ma sicuramente dimostrano che molti discorsi fatti sul cosidetto “femminicidio” avevano obiettivi ben diversi dal riabilitare un paese malato di violenza. Non bisogna abbassare la guardia ma non bisogna nemmeno dipingere l’Italia per quello che non é. Il report evidenzia inoltre che certe violenze non possono essere ridotte agendo sulla legislazione e questo é provato dai risultati dei paesi nordici. Di nuovo, ma di che cosa stiamo parlando? o meglio ma come ne parliamo?