I tagli 2016 all’IT della Pubblica Amministrazione: Ma non dovevamo digitalizzarci?

Mentre ero occupato nella scrittura della mia critica agli sprechi pubblici derivanti dai nuovi regali elettorali mi é passata sotto gli occhi una notizia di cui non ero al corrente e relativa alla vera condizione del processo di digitalizzazione della Pubblica amministrazione.

Prima di arrivare al punto facciamo una lunga premessa:

La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (PA) é indubbiamente portatrice di grossi vantaggi sia per l’ottimizzazione dei servizi, sia per l’efficienza dei risultati di gestione, per l’accesso degli utenti e per un risparmio economico nei conti dello Stato.

Gli annunci sull’importanza della digitalizzazione e sulla sua prioritá nei programmi sono stati piú volte menzionati dall’attuale Governo. L’Italia é un paese che per mala gestione regolatoria e politica é molto in ritardo nell’ambito ICT e broadband rispetto al resto dell’Europa e del mondo. Non voglio entrare nel merito del broadband nonostante sia una parte fondamentale del processo di digitalizzazione del paese ma vorrei soffermarmi sul solo aspetto della pura informatizzazione della PA senza entrare nel merito della connettivitá in senso stretto.

La digitalizzazione era stata messa fra i primi posti nell’analisi sulla Spending review redatta dall’ottimo Carlo Cottarelli giá nel 2014. Qui alcuni numeri sui vantaggi dichiarati da Cottarelli stesso. Oggi come si sa Cottarelli non é piú il responsabile di questa attivitá per propria rinuncia. I motivi non sono mai stati chiaramenti espressi ma sta di fatto che adesso il comando della Spending Review é passato a Yoram Gutgeld meno tecnico e sicuramente piú politico di Cottarelli e qui mi fermo per non divergere in argomentazioni espressamente politiche. Il risultato del “nuovo” Cottarelli é comunque misurabile: dagli annunci su 20 Miliardi di risparmi, poi scesi a 10 poi a 5 siamo arrivati ad un non incerto 1,5 Miliardi nell’ultima legge di stabilitá. Una chiara defocalizzazione sull’obiettivo.

Ma cosa é stato fatto per l’ottimizzazione della PA in ambito digitale? Molte analisi dettagliate hanno evidenziato i limiti dell’attuale infrastruttura IT della PA e le possibili (e necessarie) ottimizzazioni.

Nelle mie ricerche sono capitato sul documento di Cottarelli in cui presentava tutte le possibili ottimizzazioni della Spesa Pubblica e a riguardo delle digitalizzazione indicava questi risparmi:

Risparmi della Digitalizzazione:  

  • Anno 2014 NA   
  • Anno 2015 1,1 Mld
  • Anno 2016 2,5 miliardi

e questo il dettaglio dei risparmi:

Risparmi (stime AGID per il 2016)

  • Fatturazione elettronica 936 mil
  • Pagamenti elettronici 1320 mil
  • Razionalizzazione CED (AC) 300 mil

TOTALE  2556 mil  

Da tecnico TLC/ICT mi soffermo sull’ultimo punto relativo alla Razionalizzazione dei CED ovvero in linguaggio tecnico burocratese Italico i Centri Elaborazione Dati noti al resto del mondo con il nome di Data Center. Una nota del report chiarisce che il risparmio nell’ottimizzazione dell’infrastruttura si riferiscono alla sola Amministrazione Pubblica Centrale.

..”Il risparmio derivante dalla razionalizzazione dei centri elaborazione dati (CED) si riferisce alla sola amministrazione centrale (AC) (da 78 a 4-5 CED); il risparmio sarebbe molto più alto se si concentrassero in circa 60 CED gli attuali 11000 CED di tutte le amministrazioni pubbliche. Il risparmio addizionale annuo stimato sarebbe di circa 1,6 mld ma si realizzerebbe solo al di là del 2016 (stime Agenzia per l’Italia Digitale, «Piano triennale di razionalizzazione dei CED delle amministrazioni pubbliche») e richiederebbe investimenti di 2,5 mld per il periodo 2014-20)”..

Cottarelli ci dice che un investimento aggiuntivo di 2,5 Miliardi per un periodo di 7 anni (350 Milioni all’anno) ci porterebbe ad un risparmio annuo di ben 1,6Mld (MILIARDI) solo con l’ottimizzazione di tutta l’infrastruttura dei Data Center di tutte le amministrazioni pubbliche Locali.

Se consideriamo che la cancellazione di TASI/IMU é valutata con un costo di circa 4-5 Mld all’anno é facile capire come le ” spese elettorali”  sono piú importanti dell’efficienza pubblica…. ma anche qui mi fermo (per il momento).

Visti gli imponenti numeri sull’ottimizzazione dei vari Data Center ho cercato qualche dettaglio in piú trovando un documento molto interessante redatto dall’Agenzia per l’Italia Digitale, un gruppo di lavoro che risponde direttamente alla Presidenza del Consiglio e che si occupa del processo di Digitalizzazione del paese. Da questo punto di vista certamente si é fatto qualcosa.

In questo documento si descrive l’attuale situazione dell’infrastruttura IT della Pubblica amministrazione Italiana e si elencano una serie di indicazioni (purtroppo solo) di massima per la sua ottimizzazione.

Di seguito un riassunto dell’attuale situazione dell’ICT Pubblico:

CED Censiti

In Totale sono stati censiti quasi 1000 diversi Data Center. Per rendere l’idea il colosso dell’ICT Google ha solo 14 Data Center sul territorio US e 5 in Europa (Riferimento). Considerando la scarsa informatizzazione dell’amministrazione pubblica Italiana, 1000 Data Center rappresentano un numero a dir poco sovradimensionato.

Questo il dettaglio sullo spazio utilizzato:

Occupazione dei CED PA censiti

Un grosso numero di piccoli spazi ma sopratutto un alto numero di Mq non utilizzati dimostrazione della crescita non controllata dei vari CED e di un coordinamento praticamente nullo.

Il mondo dell’ICT fa della condivisione delle risorse la sua regole principale per l’ottimizzazione. Le infrastrutture Data Center sono utilizzate per fornire servizi diversi e a soggetti diversi mentre come si vede nel grafico sotto le Pubbliche Amministrazioni usano in maniera quasi dedicata le proprie infrastrutture. In pratica non esiste ottimizzazione né tanto meno condivisione fra le varie amministrazioni segno indiscutibile di un’informatizzazione a strati senza un progetto comune.

Utilizzo dei CED PA censiti

La tipologia di Server presenti nei vari CED dimostra quanto le tecnologie siano vecchie e non allineate con le esigenze dei nostri tempi. Le amministrazioni Locali risultano le piú antiquate utilizzando ancora Server Tower ovvero macchine non piú utilizzate per le nuove tecnologie di virtualizzazione.

Tipologia Server CED PA

Giusto un dettaglio per i non addetti ai lavori senza entrare troppo nel merito della tecnologia. Con virtualizzazione si intende una serie di tecnologie ormai consolidate che trasformano i servizi IT prima staticamente istallati su un server fisico verso un’infrastruttura virtuale. Non esiste piú un hardware dedicato (Server) ma ogni servizio diventa un software che dinamicamente utilizza risorse di processamento (Cluster di server) disponibili nel Data Center (Virtual Machine). Queste tecnologie sono indirizzate all’ottimizzazione della gestione dei servizi e sopratutto al risparmio di spazio e di consumi elettrici dei Data Center. Queste tecnologie vengono normalmente indicate con il generico termine di CLOUD computing.

Nel caso della PA Italiana invece di CLOUD direi che FOG COMPUTING é un termine piú adeguato.

La connessione dei CED alla rete é un altro aspetto che dimostra l’arretratezza dell’infrastruttura ICT della PA.

Connessione dei CED PA

Difficile da credere ma nel 2015 la PA Italiana utilizza connessioni in rame xDSL per i propri Data Center. Lavorando nel mondo ICT da molti anni devo ammettere che questa opzione non verrebbe tenuta in considerazione nemmeno dalla piú piccola azienda che ha bisogno di costruirsi un proprio Data Center. L’ opzione ” rame”  sembra ancora una tradizione consolidata nel fantastico mondo IT Pubblico Italiano. Nelle amministrazioni locali questo tipo di connettivitá raggiunge un imbarazzante 50%. Ovviamente la distribuzione cosí capillare sul territorio porta necessariamente ad accontentarsi delle tecnologie a disposizione. Un’ ottimizzazione e razionalizzazione dei Data Center ad un numero massimo di 4-5 per l’Amministrazione Centrale e 60 per quelle locali (come indicato dalla Spending Review di Cottarelli) porterebbe la disponibilitá di velocitá di connessione adeguate allo scopo su infrastruttura ottica unica di garantire determinati livelli di servizio.

La via verso l’ottimizzazione

A differenza di quanto uno puó credere il documento contempla ed é conscio della direzione da prendere per le varie ottimizzazioni. L’obiettivo é sfidante, il tempo necessario é lungo ma sicuramente la direzione é chiara e condivisa. Allora perché non si é fatto praticamente nulla?

La Falsa digitalizzazione

Per concludere questa lunga premessa:

  • Situazione attuale critica ma nota
  • Analisi dettagliata e censimento abbastanza preciso delle condizioni
  • Obiettivi di razionalizzazione noti
  • Vantaggi e risparmi noti
  • Conoscenze tecnologiche sulle scelte da prendere per il consolidamento

Cosa ci manca per mettere in moto il tutto?

Come sempre la volontá di farlo. Non sono i soldi a mancare perché come quantificato da Cottarelli gli investimenti non sono altissimi e i vantaggi sono indubbiamente molto piú alti.

La classe politica come sempre nonostante si trovi di fronte a scelte indiscutibilmente giuste, economicamente vantaggiose e necessarie per allinearsi con i tempi preferisce chiudersi nei piccoli giardinetti del gioco politico e della pura propaganda che non ha altri risultati del raccogliere consensi.

Lo so che la conclusione si allontana dall’ambito tecnologico ma una volta che la PA é consapevole dei propri obiettivi, dei costi per raggiungerli ma cambia direzione o rallenta la sua marcia il discorso diventa solo e puramente politico. Vuol dire solo ed esclusivamente che i giochi politici come sempre hanno precedenza sui vantaggi per il paese.

Le promesse mancate

Mi riferisco a quanto detto all’inizio del post, dopo tutti questi bei discorsi sull’agenda digitale e sulla definizione degli obiettivi scopriamo che nell’attuale MEF 2016 gli enti locali sono stati invitati a dimezzare le spese informatiche del 50%.

Ma non dovevamo digitalizzare?

“…Il comma 2 stabilisce che la Consip o il soggetto aggregatore interessato acquisisca il parere vincolante dell’Agenzia per l’Italia Digitale sui parametri di prezzo e di qualità dei bei e servizi oggetto della richiesta di approvvigionamento. Tale disposizione consente un governo unitario e un maggior coordinamento dell’attuazione dei progetti informatici nella PA, in linea con quanto stabilito dal Codice dell’amministrazione digitale e dall’Agenda digitale italiana.

La disposizione prevista al comma 3 individua l’obiettivo di risparmio (che dovrà derivare dall’attuazione delle disposizioni dei primi due commi) quantificato nel 50% della spesa annua complessiva media nel settore informatico, relativa al triennio 2013-2015. A tal fine, le pubbliche amministrazioni e le società contenute nell’elenco Istat programmano i propri acquisti nel rispetto del suddetto limite di spesa. Le disposizioni contenute ai commi da 1 a 3 consentiranno una sostanziale riduzione della spesa di natura informatica, la cui quantificazione in valore assoluto, tuttavia, non può che avvenire a consuntivo.”

Vada per la razionalizzazione degli acquisti attraverso la CONSIP ovvero la centrale acquisti della Pubblica Amministrazione. Considerando che CONSIP dovrebbe garantire i cosiddetti ” Costi Standard”  é cosa buona e giusta seguirla e negli anni passati questo avveniva solo per il 50% degli acquisti.

Il problema di fondo é che l’esistente con un taglio del 50% diventa ingestibile poiché semplicemente CONSIP si prende cura dei nuovi acquisti hardware ma non delle correnti gestioni del software o dei contratti di assistenza. Se consideriamo il seguente grafico con i costi medi in un Data Center vediamo come un taglio del 50% riduce o annulla completamente l’operativitá.

costi CED

Gli acquisti tramite CONSIP possono migliorare ma non annullare le spese per Networking (10%), Storage (7%), Servers (11%) ovvero un totale del solo 28%. Tutto il resto é poco comprimibile e quindi il 50% non é semplicemente raggiungibile. Si tratta come al solito di un taglio lineare che nulla ha a che fare con l’ottimizzazione che sempre bisogno di spese aggiuntive (e Cottarelli ci ha dimostrato che non sono cosí alte).

Questo tipo di direttive governative dimostrano come gli annunci siano diversi dalla realtá ma spesso la realtá é piú pericolosa di quello che si crede.

Nel frattempo invece di investire qualche centinaio di milioni preferiamo.. o meglio preferiscono sprecare 280 Milioni sul finto Bonus Cultura, oppure 4 Miliardi per il taglio TASI/IMU o qualche altro miliardo per i famosi 80E. Tutti questi grossi capitoli di spesa non portano nessun beneficio né al paese e né alla sua economia ma solo un vantaggio elettorale per il governo.

Questo é il falso della politica Italiana e di uno sviluppo falso. Le conoscenze e la consapevolezza di cosa serve ci sono ma l’attuazione segue regole clientelari che in Italia prevalgono sempre.

E poi uno non si deve arrabbiare? Gli obiettivi si possono anche raggiungere in retromarcia ma sicuramente non si arriva né prima né veloci e l’Italia ha bisogno di una marcia diversa e non di pubblicitá ingannevole.

Comprare voti con la spesa pubblica: Renzi e il “bonus cultura”

Buono Regalo 500E     L’Italia si sa é uno dei paesi con la peggiore efficienza pubblica, la sua spesa é alta e i risultati della gestione deludenti. Si pagano tasse elevate e si ricevono in cambio servizi scadenti e come spesso si dice:”Tasse Svedesi per servizi Turchi”.

Rendere efficiente il sistema pubblico dovrebbe essere uno degli obiettivi principali di ogni Governo Italiano ma questo purtroppo non é mai capitato e si é sempre preferito elargire mance con i soldi dei cittadini per i propri obiettivi elettorali.

Il Governo Renzi ha attualmente aggiunto un nuovo tassello al suo programma elettorale a carico della collettivitá: “Il bonus Cultura”. Dopo aver regalato 80E ai meno abbienti, dopo aver annunciato l’eliminazione della tassa sulla prima casa adesso Renzi pensa a rafforzare la propria influenza sull’elettorato dei neo 18enni regalando 500E da spendere in non ben definiti obiettivi culturali (sembra libri, musei, cinema etc.) Tutte queste misure non portando vantaggi all’economia reale non possono che essere letti come regali elettorali.  Considerando inoltre che l’unico schieramento politico in grado di infastidire Renzi alle prossime elezioni é il M5S, tutti questi “regali” non fanno altro che cercare di allargare il consenso elettorale. Chi legge questo blog conosce bene la mia posizione sul M5S: non avendo né idee chiare (e spesso negative per il bilancio statale) né programmi consistenti, il M5S é a mio modo di vedere un passo indietro e pericoloso per il paese. Detto questo peró combattere elettoralmente il M5S con dei regali di stato a carico della collettivitá mi sembra in parole povere una vera e propria “porcheria”. Poi perché mai il M5S non dovrebbe andare al Governo? Sarebbe l’occasione di dimostrare cosa é veramente in grado di fare (nulla) e forse cambierebbe il suo consenso da parte dei cittadini. A parlare dal dí fuori siamo tutti capaci ma mettere a posto il paese é cosa ben piú difficile e non lo si fa sicuramente con il pochismo pentastellato. In ogni caso accettare “la porcheria” del Bonus diciottenni come unica arma contro Grillo é come accettare l’idea che in Italia il buon Governo non serva a nulla e che il consenso si prende solo grazie a regali di Stato.

Certo questa é una visione molto negativa del provvedimento ma non penso che sia cosí lontana dalla realtá. A mio modo di vedere é un decreto per comprare voti o peggio ancora un decreto del Re che regala bocconi di pane ai propri sudditi (disperati) per guadagnare il loro consenso. Da dove nasce questa mia convinzione?

  • La fascia di etá dei 18enni é statisticamente piú vicina al M5S
  • Il M5S non ha diminuito il suo consenso e rimane l’unica forza politica che puó infastidire Renzi
  • La prossima primavera ci saranno le elezioni amministrative
  • Il legame fra diffusione della cultura e giovani non trova una ragionevole conferma in questo provvedimento perché:
    • I giovani non sono solo i 18enni (del 2016) ma un gruppo piú allargato che puó partire anche da etá minori. Questi peró non voteranno il prossimo anno.
    • Il mondo della cultura ha grossissimi problemi in Italia a partire dalle condizioni delle scuole, dei musei, dei siti archeologici.
    • Un provvedimento ad personam non risolve un problema sistemico.
  • L’Italia in rapporto agli altri paesi Ocse é uno di quelli che spende di meno in cultura e sopratutto in istruzione. Una dimostrazione che non c’é nessuna reale intenzione di migliorare il sistema ma solo di guadagnare consensi. Nonostante i rumorosi annunci sulla “Buona Scuola” la situazione Italiana non mostra un paese interessato a migliorare il sistema dell’Istruzione. Anche i provvedimenti del Governo Renzi sono stati alquanto limitati e insufficienti, c’é molto da fare ma non sicuramente nella direzione dei bonus selettivi su base elettorale.

Quali sono gli aspetti estremamente negativi di questo provvedimento:

  • Annuncia che la copertura per il Bonus viene dallo slittamento al 2017 del taglio IRES. Come ho giá fatto notare nel post sul taglio IMU, Matteo Renzi nei suoi annunci molto spesso mente spudoratamente rispetto ai numeri dei documenti ufficiali del Governo. In questo caso il taglio dell’IRES era giá previsto per il 2017 e quindi non esiste nessuno slittamente. In questa presentazione ufficiale del Governo sulla Legge di Stabilitá 2016 mi sembra non ci siano dubbi su quanto detto sopra (pagina 11 della presentazione). Senza ulteriori chiarimenti da parte del Governo, dobbiamo intendere il Bonus come un aggravio aggiuntivo alla spesa pubblica oppure in carico ai cittadini con nuove imposte.
  •  Il provvedimento non fa nessuna differenza di merito per chi riceve il bonus ma viene dato “a pioggia” a tutti i 18enni. Credo esistano in Italia 18enni per i quali un aiuto puó servire ed altri no, anche escludendo il merito direi che le condizioni economiche delle famiglie potrebbero essere un buon metodo selettivo per distribuire il bonus. Questo peró é giusto nella logica di una distribuzione equa ma non nella logica di raccogliere i voti.
  • Se si vuole aiutare la cultura bisogna investire sulla cultura stessa e sulle sue infrastrutture.
  • Se si vogliono avvicinare i giovani (tutti) alla cultura bisogna forse cercare di generare sconti per l’accesso a mostre, musei ma ovviamente la tessera fisica per il 18enne é un bene tangibile che fa il suo lavoro quando lo stesso sará nella cabina elettorale prendendo la mira per la sua X.
  • Tutto fa cultura ma forse é necessario fare delle diversificazioni che invece non sembrano previste. Non tutti i film sono culturali, non tutti i libri veicolano cultura… anzi.
  • In questo interessantissimo articolo: “A cosa serve la paghetta di Stato, se le università fanno schifo?“ viene chiaramente elencata quel’é la reale situazione Italiana a riguardo dell’istruzione. Forse i soldi andrebbero spesi in questa direzione invece di essere sprecati per pura propaganda elettorale.
  • Questo ulteriore costo per la collettivitá viene aggiunto ad una finanziaria che genera tagli in settori importanti come l’informatizzazione della pubblica amministrazione che per il 2016 scende di ben il 50%. Ma non si doveva digitalizzare il paese?

Il Governo Renzi con il passare dei mesi ha dimostrato che i suoi slogan erano solo tali e attualmente la velocitá riformatrice sí é drasticamente ridotta (giá non era quella che mi sarei aspettato) e si é trasformata in una propaganda degna del peggiore signorotto medioevale. Rinnovo PA inesistente, spending review che cancella costi utili e non sprechi, riforme mai aggressive e regali inutili in carico alla spesa pubblica. L’informazione giornalistica (come sempre) non sembra reagire a dovere come avrebbe fatto se le stesse decisioni fossero state prese da un certo Berlusconi. Ammettiamolo, nonostante la mia allergia al personaggio ho ancora della un barlume di onestá intellettuale per ammetterlo. Non voglio giustificare l’operato del nonno di Arcore ma é indubbio che con lui la stampa avrebbe preso posizioni molto piú critiche. Adesso tutti zitti, tutti in silenzio, tutti allineati e coperti verso un destino che sembra non voler cambiare. L’incapacitá politica é ormai uno standard de facto e le alternative delle opzioni tossiche. Il buon governo non é piú un obiettivo comune ma si preferisce convincere la gente con regali elettorali che non hanno futuro ma solo una fastidiosa puzza di un passato che credevamo lontano.

I veri numeri del terrorismo per uscire dai luoghi comuni

Dopo gli ultimi attentati terroristici a Parigi non si fa altro che parlare di Islam e della sua parte integralista terrorista. Non possiamo dire di aver raggiunto livelli di panico ma sicuramente nelle persone c’é un certo timore che questi attacchi possano avvenire anche in Italia. Ogni borsa o oggetto non identificato abbandonato in qualche stazione del metro fa subito scattare la sicurezza pubblica.

Come sempre accade peró la distanza fra l’effetto mediatico e la realtá é molto grande. Un pó in tutti i paesi Europei le destre utilizzano l’accaduto per raccogliere consensi facendo  leva sui timori delle persone. L’Italia non é da meno e fra le povere dichiarazioni del solito insipido Salvini e le prime pagine di pseudo-quotidiani di dis-informazioni, l’obiettivo é solo quello di aumentare la propria popolaritá.

A farne le spese sono per primi i mussulmani residenti nei diversi paesi che sotto il bombardamento mediatico diventano immediatamente i responsabili di omicidi che non hanno mai commesso. Eh sí perché nonostante l’indubbio legame fra la religione Islamica e le organizzazioni terroristiche di stampo integralista la generalizzazione é sempre il rifugio dell’ignoranza.

I miei amati numeri anche nel caso del terrorismo possono forse togliere dalla testa del lettore alcuni luoghi comuni che per buona fede voglio attribuire alla pigrizia nell’informarsi. Il quotidiano Torinese La Stampa ha in questi giorni dedicato qualche pagina ai numeri sul terrorismo internazionale e in questo link multimediale potete trovare un riassunto.

Appare giá chiara la grande mappa mondiale con la classifica dei paesi a rischio che per facilitá riporto qui sotto.

Mappa dei paesi a rischio

L’Italia a livello mondiale si posiziona al 52 posto ma quello che é facile riscontrare immediatamente é che i paesi piú a rischio attaco sono proprio gli stessi paesi Islamici con primo Iraq, Afghanistan, Nigeria, Pakistan e Syria.

Ma veniamo a luoghi comuni

1) “Siamo sotto attacco” – NO: Escludendo le Torri Gemelle le vittime del terrorismo in occidente sono pari allo 0,5%

La prima cosa chiara da questa mappa é che il terrorismo non ha come obiettivo il mondo occidentale come invece tutti continuano a dichiarare ma la grossa parte di morti e attacchi é avvenuto e continua ad avvenire proprio nei paesi Mussulmani. Il tutto é certificato dal Global terrorist Index 2015 che raccoglie in maniera piú dettagliata tutti questi numeri. Se si guarda la mappa qui sotto e gli attacchi terroristici nell’anno 2014 possiamo vedere quanta sia grande la sproporzione fra Paesi Mussulmani e mondo occidentale.

Attacchi 2014

Dal 2001 ad oggi il 78% delle vittime é localizzato in 5 paesi: Iraq, Afghanistan, Nigeria, Pakistan e Siria. Il numero totale di vittime in Occidente in questi anni equivale allo 0,5% del totale (se si esclude l’11 settembre). Mi sembra abbastanza inutile specificare che :”siamo sotto attacco” é molto lontano dalla realtá.

2) Il terrorismo in occidente é causato dai Fondamentalisti Islamici – NO: l’80% delle vittime per terrorismo é causato da persone/gruppi non Islamici

Un altro fattore che é necessario tenere in considerazione é la matrice degli attentati. A differenza dei proclami dei soliti ignoranti il numero di vittime per terrorismo in occidente degli ultimi 9 anni NON É per l’80% dei casi legato ai fondamentalisti Islamici. L’80% delle vittime é infatti causato da: Movimenti estremisti di destra, Nazionalisti, anti governativi ed estremisti politici.

3) L’Isis é il gruppo terroristico che fa piú vittime – No: Boko Haram in Nigeria ha e continua a fare piú vittime.

Boko Haram é il gruppo terroristico fondamentalista islamico che ha fatto piú vittime rispetto a tutti gli altri gruppi inclusi Isis e i Talebani. Nonostante gli attacchi si siano incrementati molto dal 2013 il gruppo Nigeriano risulta essere il piú letale.

Attacchi per gruppi

4) Il terrorismo nasce come conseguenza del comportamento occidentale – NO: I gruppi fondamentalisti Islamici hanno come obiettivo la conquista dei paesi Medio orientali.

Spesso ho sentito molti discorsi che danno all’occidente la colpa della nascita di questi gruppi terroristici. Gli errori del colonialismo occidentale post moderno come causa della nascita di questi gruppi combattenti. Come scritto in questo interessante articolo della rivista geopolitica Limes Siamo in guerra? La guerra certo esiste, ma principalmente non è la nostra. È quella che i musulmani stanno facendosi tra loro, da molto tempo. Siamo davanti a una sfida sanguinosa che risale agli anni Ottanta tra concezioni radicalmente diverse dell’islam. Una sfida intrecciata agli interessi egemonici incarnati da varie potenze musulmane (Arabia Saudita, Turchia, Egitto, Iran, paesi del Golfo ecc.), nel quadro geopolitico della globalizzazione che ha rimesso la storia in movimento.”

Sicuramente molti dei paesi medio orientali hanno confini politici che non rappresentano le varie etnie e gruppi presenti ma bensí disegnati in un passato recente e anche grazie a mani occidentali. Certo esiste una presenza, interessi di lunga data e delle responsabilitá anche occidentali ma non sono queste le origini del conflitto. Il conflitto é uno scisma interno dell’Islam con i suoi obiettivi geopolitici nell’area.

Il grafico sotto mostra l’andamento degli attacchi terroristici e i relativi interventi occidentali in medio orientali.

Terrorismo e occidente

Agli occhi dei poveri di spirito sembrerebbe evidente la colpa “dell’imperialismo Americano” come viene spesso chiamato dai deviati la politica bellica estera degli USA. Il problema é diverso. Il Terrorismo non é la ribellione ad un’invasione secolare ma semplicemente la reazione ad un’intromissione esterna nella propria battaglia di conquista interna. Sempre da Limes “l’Is, come al-Qaida, uccide soprattutto musulmani e attacca chiunque si intromette in tale conflitto.”

L’Aumento del terrorismo é oltretutto molto legato al fatto che dopo una campagna bellica il piano di democratizzazione seguente non é stato applicato a sufficienza regalando l’instabilitá politica cosí utile ai gruppi terroristici. Insomma la politica estera degli Stati Uniti é molto piú debole rispetto al passato e quindi non é stata in grado di placare queste guerre interne al mondo Medioorientale.

5) L’Immigrazione incrementa il rischio del terrorismo – NO: Il terrorismo aumenta il numero di rifugiati.

In Italia come in molti altri paesi europei il fattore terrorismo é utilizzato per giustificare la propria contrarietá all’immigrazione. Al grido di “meno immigrati” adesso gli allergici allo straniero possono abbinare anche il motto “meno terroristi”. Nessuno si sogna di verificarne effettivamente l’incidenza statistica perché la logica della pancia vuole che questa connessione sia veritiera a prescindere.

Il report rileva ovviamente una diretta connessione fra richiedenti asilo politico e attacchi terroristici nel proprio paese di provenienza.

rifugiati e terrismo

Mentre la propaganda politica della Lega Nord e della combricola di destra connette i rifugiati e la probabilitá di terrorismo, la logica e i numeri ci dicono invece che l’unico legame ovvio é invece Piú terrismo Piú rifugiati. Le persone scappano da chi li vuole uccidere perché come detto prima sono proprio i mussulmani i primi obiettivi degli attacchi.

Qui sotto i numeri.

rifugiati e terrorismo per paese

Considerato che gli appartenenti ai gruppi terroristici spesso provengono da altri paesi mi sembra utile anche far vedere i numeri dei cosiddetti “Foreigner fighters” ovvero i terroristi reclutati all’estero e nello specifico in Europa.

foreign fighters

Qualcuno potrebbe controbattere che abbiamo quindi un problema interno. Lo so, non dovrei mettermi a fare calcoli perché i numeri sono giá abbastanza visibili chiari ma conoscendo la pigrizia matematica media:

  • Con un totale di circa 1.600.000 Mussulmani in Italia anche avessimo i foreign Fighters della Russia (diciamo 2000) rappresenterebbero lo 0,1%.
  • Considerando che dal grafico l’Italia non sembra arrivare nemmeno a 100 direi che non ho nemmeno voglia di scrivere tutti quei decimali nella percentuale.

6) Il Terrorismo é l’Islam – NO: Il terrorismo é una guerra di potere di sistemi teocratici interni all’Islam

Eguagliare l’Islam al terrorismo é segno prima di tutto di ignoranza senza poi considerare il basso rispetto per una fede religione. Certo é vero che questi gruppi si professano Islamici ma la religione in se e per sé non ha radici né nell’odio né negli omicidi. Chi uccide in nome di Allah non é un Islamico ma solo un povero fanatico deviato. L’Islam é sicuramente ancora in una fase che rispetto alla nostra storia potremmo definire medioevale. La sua medioevalitá é dovuta al fatto che la societá si appoggia su sistemi teocratici ovvero la politica é legata alla religione come era per noi qualche secolo fa. Sono il primo a dire che nonostante la civiltá antica si sia sviluppata in Mesopotamia poi la storia ha preso una direzione diversa. La nostra societá si é evoluta molto di piú e si é slegata dal controllo politico della chiesa. La nostra storia é stata anch’essa legata al controllo religioso per molti secoli ma noi siamo riusciti a liberarcene prima mentre l’Islam é ancora alle prese con i suoi scismi interni. Detto ció l’Islam come religione va rispettata come ogni altra fede e non confusa con l’islam politico che controlla i paesi del Medio Oriente e produce le distorsioni che sono sotto gli occhi di tutti. Distorsioni ripeto non legati al nostro occidente ma tutti circosritti all’interno di paesi ben precisi.

Conclusioni

  • Non é obiettivo di questo post minimizzare il fenomeno del terrorismo ma solamente quello di farne vedere i numeri reali per evitare la sua strumentalizzazione.
  •  Il terrorismo vá sicuramente combattuto con tutte le forze possibili il che non vuol dire trovare il nemico in altre etnie che condividono il nostro territorio. Come ci racconta Wikipedia, l’Islam conta circa 1,6 miliardi di fedeli, che corrisponde al 23% della popolazione mondiale. Mi sembra assurdo che per colpa di qualche decina di migliaia di pazzi (che statisticamente non contano) si possa dubitare di una fetta cosí sostanziosa del mondo. É assurdo notare quanto sia stupido e ignorante ma purtroppo diffuso questo parallelo.
  • Trovo particolarmente riprovevoli e pericolose le parola di tanti ignoranti della politica e dei loro fans che non fanno altro che aumentare la soglia della paura e della diffidenza. Questo non dá nessun valore aggiunto se non fare il gioco stesso del terrismo.
  • In questa guerra, noi europei e occidentali non siamo i protagonisti primari; è il nostro narcisismo che ci porta a pensarci sempre al centro di tutto. Sono altri i veri protagonisti. (Limes)

Economia da Bar ovvero come starebbe l’Italia con il programma di Matteo Salvini?

Salvinomics Eccoci tornati nuovamente in piena propaganda politica: Vecchie facce, vecchi proclami e la solita assenza di qualsiasi razionalitá numerica nei programmi. Si sa che intanto gli Italiani bisogna prenderli per la pancia non solo a tavola ma anche nei programmi elettorali. E vai dí promozioni elettorali: Basta tasse, basta tagli, e un pizzico di basta immigrati che sta sempre bene.

Al momento la situazione Italiana si puó riassumere tristemente in 3 righe:

  • Maggiornaza di Governo: Il partito della fiducia che vede riprese miracolose dovute alle (poche e deboli) riforme mal fatte. Ovviamente senza la BCE e il costo del petrolio ai minimi saremmo in deflazione… ma questo é un dettaglio. Della legge di stabilitá 2015, dei suoi falsi miti e delle menzogne ne ho giá scritto qui e non é il caso di ritornarci nuovamente sopra.
  • Movimento 5 Stelle: Nulla di nuovo sotto al sole. Mantiene consensi con la solita linea del tutto schifo, le lobby, la Mafia di Stato e le sue proposte quasi sempre senza copertura finanziarie. Aspettando con ansia qualche nuovo programma e proposta al momento rimaniamo ai soliti vecchi e stancanti malumori contro tutto e tutti. Rimandiamo per rinfrescare la memoria ai vecchi programmi e alle proposte senza coperture.
  • Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e la destra della Meloni: Ovvero facce nuove per l’Italia. La “nuova” aggregazione di centro destra che stupisce per freschezza e originalitá. Nella formazione di sicuro chi ha cambiato faccia é la Lega Nord con il suo nuovo Segretario Nazionale Matteo Salvini. Ed é proprio su di lui che ci soffermiamo un attimo riflettendo sul suo programma economico.

Proprio in questi giorni Matteo Salvini é alle prese con il suo giro d’Italia nelle varie piazze del paese a raccontare e raccogliere consensi in un paese sempre piú stanco, arrabbiato e disorientato. Terreno fertile un pó per tutti, gli ottimisti vanno con Renzi, i pessimisti vanno con Salvini e gli incazzati vanno con il M5S mentre la ragione non ha partito che la rappresenti.

Comune denominatore é sempre lo stesso lo scostamento fra i racconti di fantascienza politico-economica e la realtá dei numeri economici Italiani.

Il solito utile e sempre attento blog de “La Voce”  ci aiuta a capire gli effetti delle parole o meglio del “Programma Economico” di Matteo Salvini.

Il personaggio é molto caro a questo Blog ed é stato spesso tirato in ballo quando a suo tempo per un rapido successo (e ci é riuscito pienamente) aveva puntato tutto sulla solita campagna anti-immigrazione con picchi focalizzati sull’Etnia ROM. Gli ho dedicato qualche articolo qui, qui, qui  e qui giusto per riportare qualche cifra a supporto del fenomeno immigrazione diventato di colpo in Italia “un immane invasione”. Il suo successo mediatico dimostra chiaramente quando la pancia in Italia sia il tramite obbligato fra testa e  preferenza politica.

Ma veniamo al soggetto: Il Programma Economico di Salvini.

La Voce non si dilunga molto nell’analisi dettagliata anche perché poco dettagliati sono gli stessi dati forniti dal programma. Ci si ferma alle sole affermazioni che costantemente Salvini fa nei suoi ormai innuverevoli interventi televisivi e di piazza.

I punti principali (e unici) del programma sono i seguenti:

  • Uscita dall’Euro scomparsa: Non se ne parla piú, forse si é finalmente compresa la sua infattibilitá o forse come penso io in questo periodo l’Europa, la Grecia e l’Euro non vanno piú di moda come nei mesi passati e quindi inutile spingere.
  • La Flat Tax al 15%: Rimane il cavallo di battaglia del programma e punto cruciale della “Riforma economica”. Siamo tutti d’accordo che la riduzione del carico fiscale é buona cosa ma deve ovviamente essere applicata con attenzione evitando collassi del bilancio statale. In questo articolo La Voce aveva giá fatto un rapido calcolo dei costi di questa scelta. In soldoni questa proposta porterebbe ad una riduzione delle entrate di ben 40 Miliardi e se estesa anche alle aziende (Cancellazione IRAP) un ulteriore riduzione di 30,5 Miliardi. Se applicata la Flat Tax eliminerebbe il bonus degli 80Euro con un risparmio di 9,5 Miliardi. Il totale é quindi di una riduzione delle entrate per circa 61 Miliardi.
  • Eliminazione accise Benzina: E chi potrebbe essere contrario a questo taglio? Immagino nessuna pancia Italiana ma il problema é che attivando contemporaneamente il cervello é facile capire che il suo costo non sarebbe basso. La Voce lo stima pari ad una perdita di entrata pari a circa 25,9 Miliardi.
  • Tagli alla Spesa Pubblica? Mai!!: In un’economia reale pubblica una riduzione delle entrate deve essere ovviamente accompagnata da una altrettanto consistente riduzione della Spesa Pubblica per evitare un collasso dei conti pubblici. Il nostro Economista padano invece su questo fronte non definisce esattamente dove compensare queste mancate entrate ma bensí decide di lamentarsi dei tagli alla Sanitá che il Governo Renzi ha previsto nella Legge di Stabilitá del 2015. Siamo tutti d’accordo che la Legge di Stabilitá 2015 ha fortemente deluso sul fronte della tanto acclamata Spending Review ma sicuramente ha applicato dei tagli necessari. Secondo la Lega di Salvini bisogna opporsi ai tagli alla sanitá previsti per il 2016 che se non applicati (secondo il Governo) porterebbero una spesa aggiuntiva di 9 Miliardi. Secondo Salvini quindi questi tagli non dovrebbero essere applicati aggiungendo i 9 Miliardi al conto della Spesa Pubblica.

E quindi quanto ci verrebbe a costare il programma economico di Salvini?

Conti Totali dell’Economia secondo Salvini

  • 86,9 Miliardi di minori entrate
  • 9 Miliardi di spese aggiuntive

TOTALE 95,9 Miliardi di maggiore deficit pari al 5,8% del PIL

Senza considerare i limiti Europei sul deficit anche una manovra del genere potrebbe mettere in difficoltá qualunque paese a meno di non avere una prorompente crescita economica che purtroppo non é nelle previsioni Italiane dei prossimi anni. Con un ottimistico 0,8% ci metteremo circa 7 anni e mezzo a recuperare questo deficit ma anche volendo essere positivi arrivare ad un 1,3% sarebbe un miracolo. Certo l’economia con queste fantastiche riforme potrebbe esplodere ma sicuramente dopo l’esplosione dei conti pubblici e dei conseguenti problemini dell’Italia sui mercati internazionali. Questi sono dei piccoli dettagli per il nostro teorico del Bar dello Sport e per i suoi attenti ascoltatori; come sempre accade nella terra dei miracoli i programmi servono solo a stimolare la pancia senza accorgersi peró che sono solo a base solo di Guttalax.

Qui l’articolo della Voce.info da cui é tratto il post.

La finanziaria 2015 di Renzi: Tutta propaganda, pochi risultati e tanta delusione

Ci risiamo, l’Italia é nuovamente nella fase del “chi ci governa é la meno peggiore fra le opzioni possibili”.

Tendo ad avere la stessa opinione ma penso che il problema Italiano sia spesso stato l’accontentarsi del poco. S guardiamo le statistiche a Matteo Renzi gli Italiani potrebbero preferire i discorsi da bar di Salvini o la visione distorta e pericolosa del mondo da parte del M5S.

Forse Renzi é purtroppo il meglio che possiamo permetterci dalla classe politica Italiana e in un momento cosí difficile direi che non é una buona notizia.

Inizialmente i suoi ragionamenti e le sue promesse mi erano piaciuti. Le cose che diceva erano corrette ma come sempre … fra il dire e il fare…

Il problema Italiano è sempre lo stesso: La classe politica lotta per sopravvivere senza fare scelte per il paese visto il grosso rischio politico. Se qualcuno pensa che basti tagliare i vitalizi ai politici o gli sprechi per stare tutti bene forse non ha bene in mente quali sono i veri costi di uno stato. Qui una mia vecchia analisi sull’argomento.

Le scelte di cui l’Italia necessita sono molto piú forti di qualche taglio alla spesa pubblica o ai provilegi dei politici. Certo questi vanno fatti per etica ma non spostano la bilancia dei pagamenti. Per farvi un esempio all’Italia servirebbe una cura Monti un pó piú organizzata e non concentrata in 13 mesi ma questo farebbe perdere voti.

Quindi Renzi come tanti altri da bravo oratore si é trasformato nel solito prototipo del politico che vede tutto positivo, non accetta le critica e si rivende il poco fatto come un miracolo italiano. Lo abbiamo giá visto piú volte nell’ultimo ventennio con il venditore di pentole di Arcore ma sembra che oramai in Italia questa sia stabilmente la definizione di politica attiva.

La cosa che piú spaventa per il futuro dell’Italia é che il governo Renzi é effettivamente il piú operativo rispetto ai passati e questo deve far riflettere. Come mi é giá stato rinfacciato piú volte, sono io che vedo negativo, la realtá é migliore dei numeri… sará ma esultare per uno 0,8% di crescita non è proprio la mia definizione di economia in ripresa.

Ma veniamo alla legge di stabilitá 2015.

La distanza fra le dichiarazioni pubbliche di Renzi e le azioni di governo si sta allargando ed ha raggiunto un livello fastidioso mantenendo il vecchio vizio della politica Italiana di fare solo promozione di se stessa.

É chiaro che la legge di stabilitá 2015 non va nella direzione di una ristrutturazione del paese ma bensí verso un esclusivo vantaggio politico per la sopravvivenza di Renzi e del suo governo.

Le riduzione delle tasse che non c’é.

Con ossessione Renzi continua a dichiarare che per la prima volta la tassazzione si sta riducendo ma queste affermazioni sono smentite dal Governo stesso nel suo Documento Economico Finanziario 2015 che scrive a pagina 30 :“Per le medesime ragioni l’evoluzione della pressione fiscale risulterebbe in crescita: dal 43,7 per cento nel 2015 raggiungerebbe il 44,3 per cento nel 2017 per poi attestarsi al 44 per cento nel 2019”.

Questo tipo di atteggiamente é molto scorretto perché si mente su dati forniti dal Governo stesso. Non é un trucco contabile di bilancio ma semplicemente una dichiarazione pubblica falsa di riduzione della tassazione mentre si rilascia un documento ufficiale  che dice esattamente il contrario.

Non posso dare la colpa agli Italiani che non conoscono i numeri o non leggono il DEF, chi mai andrebbe a leggersi questi documenti tecnici? Nemmeno un pragmatico Tedesco, Svizzero, Svedese lo farebbe. Semplicemente il nostro primo ministro mente spudoratamente e la stampa sta zitta dimostrando tutta la sua ignorante omertá clientelare.

La riduzione delle tasse quindi non ci sará né nel 2016, né nel 2017,18 e 19 e tutto questo nonostante si elimini l’IMU prova inconfutabile che quello tolto da una parte é inevitabilmente aumentato da altre parti.

Aumento di debito senza taglio di spesa

Le trombe Renziane suonavano forti all’inizio del suo mandato a riguardo dei tagli. La spesa pubblica grazie alle pressioni del M5S era l’argomento principale, si dovevano obbligatoriamente cancellare gli sprechi e ridurre la spesa pubblica. Nulla di tutto questo é avvenuto serviva solo prendere consenso. Diciamo che ci puó stare all’inizio del mandato giocarsela politicamente ma dopo quasi 2 anni e con approfondite analisi su dove aggiustare la spesa pubblica é abbastanza deludente che nulla di tutto questo sia stato fatto.

Sino allo scorso anno gli annunci sulla spesa erano arrivati a 10 Miliardi, per poi scendere a 5 e poi ritrovarsi in DEF a malapena 1,5Miliardi. Diciamocelo, si preferisce continuare a spendere ed ecco che nella legge finanziaria si gioca sulla flessibilitá del deficit che l’Europa ci concede. Invece di ridurre la spesa si preferisce allargare il debito con la certa conseguenza che per coprire questo deficit la pressione fiscale aumenterá ancora.

Certo una scelta che piacerà alla cosiddetta “sinistra antagonista” ma di certo non piacerà alle generazioni future.

L’idiozia del taglio dell’IMU

Pochi saranno d’accordo sull’argomento ma eliminare l’IMU é cosa sbagliata. Bisogna ridurre prima le imposte sul lavoro perché la riduzione dell’IMU in sè non porta alcun vantaggio.

L’eliminazione dell’IMU ha come unico obiettivo il rafforzamento politico di Renzi di fronte all’elettorato perché da destra a sinistra, dal centro fino alle (5) stelle tutti approvano sbagliando questa cancellazione.

In questo articolo di noisefromamerika sono ben spiegate le ragioni per cui l’eliminazione dell’IMU è sbagliata e le elenco brevemente di seguito:

  • Eliminando l’IMU si riducono le uniche entrate per i comuni e di conseguenza la loro capacitá di fornire servizi adeguati. Come si può chiedere responsabilità agli enti locali se gli si priva di entrate?
  • L’abolizione dell’IMU non dà benefici all’economia perchè un investimento immobiliare non muove nulla né rilancia il mercato edile. Una persona non costruisce/compra una casa perché non c’é l’IMU ma bensí perché ha la possibilitá economica di farlo. La sua capacitá economica é legata al suo reddito da lavoro e piú alte sono le tasse piú bassa risulta e di conseguenza piú difficile risulta comprarsi casa. Il mercato immobiliare si muove a seconda della domanda ma se nessuno ha i soldi questa non aumenta e di conseguenza il valore delle case, con o senza IMU. Inoltre la costruzione di nuove case non puó avvenire in un paese in cui i giovani non hanno capitali per costruirle e dove la popolazione cresce solo grazie all’immigrazione. Se non ci sono piú persone non servono nemmeno piú case (con o senza IMU).
  • L’IMU é un’imposta difficile da evadere e quindi di sicuro incasso. In un momento di conti economici in rosso non é il caso di togliere questo tipo di entrate
  • La favola che la prima casa è stata costruita con i risparmi di una vita e quindi non va tassata è sempre molto in voga. Se qualcuno ha una casa che non riesce più a permettersi forse il rpoblema non è dell’IMU ma bensì di un mercato del lavoro in decomposizione. Forse ridurre le tasse sul lavoro non era una cattiva idea ma portava meno voti. In generale la media IMU italiana è nell’intorno dei 700E e se qualcuno non si può permettere di pagare questo importo non credo che anche togliendo l’IMU non risolve i suoi problemi economici. In ogni caso trovare una soluzione per casi del genere (peraltro rari) non è particolarmente difficile.
  • 100mila Euro investiti da un’azienda nella sua produzione hanno un valore ben diverso di un acquisto immobiliare dello stesso importo. Comprare un bene già esistente sposta denaro ma non genera economia. Pensare che l’eliminazione dell’IMU sia meglio che diminuire le tasse sulla produzione è pura miopia economica. Si vive di reddito non di casa. Un esempio che ci riporta noisefromamerika “Se il Sig. Rossi che fa l’idraulico paga oggi 1000 euro di IMU e 15.000 euro di IRPEF, nulla cambia per lui se il governo gli fa pagare 3000 euro di IMU e 13.000 euro di IRPEF. Ma qualcosa potrebbe cambiare per la Sig.ra Rossi, sua moglie, che oggi preferisce non lavorare perché il cuneo fiscale è troppo alto. Inoltre, il Sig. Rossi non può nascondere il suo immobile agli occhi del fisco e quindi i 3000 euro il governo li incassa senza difficoltà. Invece i 15.000 euro di IRPEF il Sig. Rossi può farli diventare 12.000 nascondendo un po’ di reddito da lavoro autonomo.”
  •  L’IMU è un’imposta altamente redistributiva a differenza di quella sul reddito.

Insomma si è preferito raccogliere consensi che pensare al futuro del paese. I consensi ci saranno e arriveranno da un platea molto vasta perchè la miopia è l’unica cosa ben distribuita in Italia.

Le riforme Renziane

Nonostante la marcia serrata sulle riforme al momento poche hanno inciso significativamente sul paese e i loro risultati sono alquanto scarsi. Il Jobs Act non ha ancora mostrato nessuno stabile cambiamento all’occupazione Italiana, le altre riforme (PA, istruzione) sono state blande e poco incisive.

Insomma l’IMU rimane l’ultima mossa per risollevare il consenso tristemente sotto scacco da Salvini,  M5S e ahimè Verdini. La sua abolizione rimane l’unica mossa che politicamente può portare un consenso ampio, dimostrazione che il paese ha nella mediocrità il suo futuro “migliore”.