Quanto costa l’Italia? Analisi della Spesa Pubblica 2007-2011 e confronto con gli altri paesi Europei

I numeri e le statistiche non sono mai un dettaglio ma un modo efficacie per analizzare e confrontare concretamente diversi fenomeni. In Italia purtroppo i numeri non hanno cittadinanza e latitano soprattutto nel dibattito economico/politico.

Il soggetto SPESA PUBBLICA é diventato recentemente una materia molto dibattuta sopratutto nel merito dei cosidetti “Sprechi”. La Spesa Pubblica é un elemento molto importante per capire come viene gestito un paese nelle sue diverse componenti interne ma é frequentemente utilizzato per scopi propagandistici. Nei vari dibattiti politici (e non) la spesa pubblica viene analizzata a comparti stagni senza mai trasmettere una visione di insieme dando cosí la possibilitá ad un gruppo/partito di utilizzarla per puro consenso elettorale. In Italia la discussione sulla Spesa Pubblica non é utilizzata per informare ma per giustificare la teoria di turno e convincere il proprio pubblico.

Questo documento specifica quali sono le grandezze in gioco nella Spesa Pubblica Italiana dando sia una visione di insieme che confrontando i diversi macro gruppi di spesa per agevolare la comprensione delle differenze.

I dati raccolti sono relativi al periodo 2007-2011 per un riscontro delle spese in aumento o in riduzione. I valori sono inoltre confrontati con i principali paesi Europei (Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Inghilterra) per capire dove si posizione l’Italia nel panorama Europeo.

I dati utilizzati sono quelli Eurostat e classificati secondo il formato COFOG  (Classification Of the Functions Of Government) cioé la definizione internazionale delle varie voci di spesa.

LA SPESA TOTALE

La Spesa Pubblica dei diversi paesi é suddivisa nei seguenti macro gruppi del formato COFOG:

  • SERVIZI GENERALI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI (Costi delle amministrazioni, Servizi pubblici etc.)
  • DIFESA
  • ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA
  • AFFARI ECONOMICI
  • PROTEZIONE DELL’AMBIENTE
  • ABITAZIONI E ASSETTO TERRITORIALE
  • SANITA’
  • ATTIVITA’ RICREATIVE, CULTURALI E DI CULTO
  • ISTRUZIONE
  • PROTEZIONE SOCIALE (Ammortizzatori Sociali)

I dati Eurostat utilizzati per l’analisi sono relativi alla spesa relativa al gruppo “General Government” che raccoglie il totale delle spese pubbliche.

Il gruppo General Government si divide inoltre nei seguenti sotto-gruppi che non sono peró materia del presente documento:

  • Central Government (Ente Governativo Centrale)
  • State Government (Ente Governativo Nazionale)
  • Local Government (Ente Locale)

In questo documento la definizione dei diversi gruppi secondo il formato COFOG.

Come si osserva nel seguente grafico la maggior parte della spesa é concentrata in quattro gruppi:

  • Ammortizzatori Sociali (Protezione Sociale) 41%
  • Servizi Pubblici Generali 17%
  • Sanitá 15%
  • Istruzione 8,5%

Tutto il resto (Difesa, Ordine Pubblico, Protezione Ambiente e Attivitá ricreative/religiose) conta per un 18% cioé poco di piú dei Servizi Pubblici generali.

Spesa Pubblica Graph

La distribuzione delle spese nei vari paesi europei mantiene in media la proporzione Italiane. Non esiste un paese Europeo che si contraddistingue per grosse variazioni nella distribuzione. Di seguito i valori.

Spesa Pubblica Ripartizione Voci
Tabella 1

Nell’ultima colonna é indicata l’incidenza della spesa sul Prodotto Interno Lordo (PIL) , indice economico criticato per la sua distanza dalla realtá ma che fornisce comunque un confronto attendibile fra i diversi paesi. Questo rapporto ci dice genericamente quanto ogni paese spende in relazione a quanto produce.

L’Italia a differenza di quanto si potrebbe pensare non é il paese Europeo con la spesa pubblica piú alta. La Francia é la prima con il 56% del PIL. Nelle singole voci inoltre l’Italia non si distingue per valori estremamente alti nonostante non brilli per risparmio.

Nella spesa pubblica generale (Servizi pubblici e costi della Pubblica Amministrazione) l’Italia é la seconda dopo la Grecia e lontana almeno un 4% dagli altri paesi. Questo valore ovviamente fa capire come nel nostro paese non abbiamo un problema di eccessivi investimenti pubblici ma di efficacia ed efficienza degli stessi. La Germania che spende il 4% in meno (sul totale delle spese) fornisce, per esperienza personale, servizi pubblici qualitativamente migliori.

Le spese sulle attivitá ricreative e culturali si distinguono invece per valori piú bassi nonostante l’Italia é considerata “la culla della cultura”.

Questi i valori assoluti delle spese pubbliche nei diversi paesi europei:

Totale Spesa
Tabella 2

Nel periodo 2007-2011 l’Italia non si distingue per aumenti piú alti rispetto alla media europea (9% circa) e si mantiene attorno ad un 6%. Purtroppo per effetto della crisi e relativa riduzione del volume totale economico (PIL) il peso della spesa pubblica é aumentato rispetto al valore decrescente del PIL. E’ importante osservare come l’Italia si colloca comunque dopo la Germania (4%) come aumento della spesa rispetto al PIL nell’arco temporale in esame.

 

I SERVIZI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE e I COSTI DELLA POLITICA

La voce Servizi Generali delle Pubbliche Amministrazioni (PA) raccoglie tutti i costi degli enti pubblici Nazionali, Regionali, Provinciali e Comunali. In questa voce rientrano tutte le voci di spesa riguardanti gli organi esecutivi (governo) e legislativi (Parlamento) cioé quello che genericamente viene denominato “Costo della Politica”. Dalla tabella 3 si nota come i costi della PA in Italia sono aumentati molto meno rispetto alla media Europea. Il Paese che li ha aumentati meno é la Francia con un 1,23% ma la sua spesa é in ogni caso una delle piú alte rispetto al PIL (12,8%). Confrontandoci con la Germania vediamo come l’Italia ha aumentato i costi della PA di un 2,4% mente la Germania ha misurato un aumento del 12% circa. E’ pur sempre vero che l’Italia ha un costo della PA molto alto (8,6% sul PIL) se paragonato con il resto dell’Europa (ad esclusione della Francia).

Servizi Generali
Tabella 3

Nella tabella 4 sono invece raccolti i costi della PA riferiti ai soli “Costi della Politica” ovvero di tutti gli organi Esecutivi e Legislativi a livello nazionale e locale. L’Italia spende circa 40 Miliardi all’anno per il mantenimento di questi enti che rappresenta circa il 30% dei costi totali della PA. L’Italia si distingue in negativo come il paese in cui questi costi pesano per un 2,5% sul PIL, valore piú alto fra tutti i paesi Europei. I costi della politica sono aumentati fra il 2007 e il 2011 di circa un 8,5% mentre in molti altri paesi si sono ridotti drasticamente per i tagli anti-crisi. La Grecia li ha ridotti drasticamente di un 31% ma anche in Francia hanno subito una cura dimagrante del 20% in termini assoluti. La Germania che spesso viene indicata come modello Europeo é invece la peggiore in termini assoluti avendo aumentato i costi della politica per quasi un 15% nello stesso periodo. Diciamo che si stanno Italianizzando.

Servizi Generali-Costi Politica
Tabella 4

I Finanziamenti ai partiti e i costi della Politica

Recentemente é molto in voga l’attacco (giustificato) ai costi della politica che come abbiamo visto prima risultano essere effettivamente alti se confrontati con gli altri paesi Europei. Nonostante l’argomento é piú che mai importante viene peró spesso associato ai soli finanziamenti ai partiti oppure ai costi degli organi centrali come il Parlamento, dimenticandosi invece di importi ben piú importanti.

Se si guarda al valore totale di 40 Miliardi (nel 2011) i costi dei finanziamenti ai partiti hanno un valore che NON incide significativamente nella spesa totale. Nel 2008 (ultime elezioni di cui abbiamo a disposizioni i valori i cosiddetti Finanziamenti ai partiti ammontavano a:

  • 110 Milioni di rimborsi elettorali (0,27% del totale)
  • 500 Milioni di contributi statali (1,25% del totale)

I finanziamenti ai partiti sono un tipico argomento utilizzato da alcuni schieramenti per denunciare l’asfissiante pesantore dei costi politici sul nostro paese ma che come si puó facilmente notare il loro peso non é cosí alto in rapporto ai costi totali della macchina statale. Senza entrare nel merito della loro legittimitá o utilitá il valore di 600 Milioni nell’anno 2008 pesa per un 0,44% se calcolato rispetto alla spesa totale della PA (2011). Se lo stesso valore é confrontato con la spesa pubblica totale (788 Miliardi nel 2011) il suo peso si riduce ad un 0,076%.

Questa considerazione non vuole giustificare o meno i finanziamenti pubblici (che a mio parere potrebbero essere eliminati) ma vuole semplicemente dimostrare quanto questa voce purtroppo non sposta minimamente i conti totali del sistema pubblico. Uno 0,076% é come risparmiare 1 Euro su una spesa totale di 1300 Euro. Quell’euro é anche “eticamente” importante ma se ho bisogno di risparmiare veramente forse intervengo su voci con un peso specifico maggiore.

Il concentrarsi troppo su voci non particolarmente significative puó essere controproducente nel momento in cui un paese come il nostro affronta problemi di ben piú grande intensitá. Si distoglie l’opinione pubblica dai reali problemi e si devia su discussioni anche corrette ma che non rappresentano il “da farsi” in termini di prioritá.

Non viene infatti mai suggerito di ridurre tutte quelle spese della politica estera e dei miliardi spesi ogni anno per mantenere una rete consolare pesante, inefficiente e vecchia (posso testimoniare per esperienza diretta) mai aggiornata con tecnologie che non esistevano quando é stata disegnata.

SALUTE

La spesa sanitaria Italiana pesa per un 15% della spesa totale. A differenza di quanto si dice la spesa sanitaria nazionale é aumentata di circa 10 Miliardi dal 2007 al 2011 (+7%). Questo incremento é comunque piú basso rispetto a quello misurato negli altri paesi europei ad esclusione dell’Inghilterra (causa forti tagli per consolidamento di spesa) e la Grecia (causa l’austeritá per accedere agli aiuti finanziari). Il peso sul PIL della spesa sanitaria in Italia é pari al 7,4% in aumento rispetto al 6,8% del 2007.

Qui sotto la tabella con i valori assoluti e le differenze percentuali dei diversi paesi.

Salute
Tabella 5

La spesa sanitaria Italiana é quindi aumentata nonostante si continui a ripetere che sono stati fatti dei tagli epocali. Quello che invece sarebbe necessario come sempre controllare é la qualitá del servizio calcolata rispetto ai soldi spesi.

Sono difficili da calcolare le differenze rispetto alla spesa sanitaria Tedesca in quanto gli stipendi dei medici non sono inclusi. La Germania ha un sistema pubblico/privato sanitario e quindi parte dei costi sono esclusi da questa voce di spesa.

ISTRUZIONE

L’Italia non si distingue in positivo sulla gestione dei fondi dedicati all’Istruzione. Nemmeno la martoriata Grecia che taglia su tutti i fronti ha ridotto cosí tanto la spesa dedicata all’Istruzione. L’Italia quindi risulta la peggiore dopo l’Inghilterra con un -6% delle spese (un -10% sul PIL). L’Inghilterra che ha ridotto le spese di un -11% mantiene peró una spesa per l’educazione molto alta sulle spese totali (14%) mentre noi siamo fermi ad un misero 8,5%.

Istruzione
Tabella 6

Il confronto con la Germania é pesantemente negativo, riusciamo a spendere in assoluto il 20% in meno (il 19% in meno sul PIL). Se nel 2007 spendevamo piú risorse sull’educazione rispetto alla Germania (calcolata sul PIL) nel 2011 siamo invece retrocessi e solo la Grecia fa peggio di noi.

Vedendo questi numeri si capisce come in Italia non viene data la giusta importanza all’istruzione come elemento di aiuto alla crescita sul lungo periodo. Tutti questi tagli non hanno un effetto immediato ma sicuramente pagheremo queste pessime scelte in futuro.

All’interno dei costi dell’Educazione l’Italia é il paese in Europa che dedica meno risorse alle Universitá (dato non presente in tabella) e questa é un’aggravante alla distribuzione delle spese per l’Istruzione.

Ricordo che questi dati non si possono imputare alla manovra Monti poiché si riferiscono al solo periodo 2007-2011.

PROTEZIONE SOCIALE

Il Walfare é la voce piú consistente in tutte le spese pubbliche Europee e pesa mediamente per un 40% sulla spesa totale (In Italia 323 Miliardi nel 2011). Questo alto peso fa capire come mai il Welfare in caso di riduzione della Spesa Pubblica, é uno dei primi posti dove vengono applicati i tagli piú consistenti. Il motivo (oltre alla convinzione popolare sulla cattiveria del sistema politico) é che un taglio al Welfare ha un impatto importante sui conti pubblici. Questo il motivo della riforma Fornero che nonostante gli errori materiali sugli esodati ha contribuito al riequilibrio dei conti nel lungo periodo (la riforma non rientra in questa tabella essendo riferita al 2011).

Il problema non sono i tagli al sistema pensionistico come valore ma il fatto che sono stati fatti in un momento di forte crisi e non negli anni precedenti quando l’impatto poteva essere meno rovinoso.

Protezione Sociale
Tabella 7

Le grandezze in ballo quando si parla di Welfare sono molto alte. In Italia valeva nel 2011 323 Miliardi  mentre in Germania 508 Miliardi entrambi in costante crescita per l’aumento dei pensionati (e in Italia anche della Cassa Integrazione).

Come puro esercizio di confronto delle spese anche in questo caso se consideriamo i soliti criticati “finanziamenti ai partiti” é facilmente intuibile perché alcuni capitoli di spesa non sono stati toccati (I finanziamenti) non tanto per chissá quali complotti o convenienze ma perché il loro impatto sul totale é da considerarsi nullo. I 600 Milioni di Costi di finanziamenti dell’anno 2008  rappresentano solo il 0,18% del Welfare per cui anche se corretti eticamente sono ininfuenti matematicamente. Se si aggiunge una certa urgenza temporale dei provvedimenti (1 anno per Monti) capiamo perché si é preferito agire su capitoli di spesa diversi e piú consistenti.

Per fare un esempio pratico: siamo una famiglia con spese mensili di 1000E e per qualche strana catastrofe economica la rata variabile del mutuo per la casa aumenta di 270E (+27%). Supponiamo che per ridurre le spese il Padre decide come prima cosa di fumare 2 sigarette in meno al mese (50 cents ovvero lo 0,18% di 270E). É indiscutibilmente positiva la riduzione del consumo di sigarette e nessuno puó negarlo ma 2 sigarette al mese non spostano il problema economico famigliare. Molto probabilmente la scelta nobile del Padre dovrá essere rivista nell’ottica di ridurre spese piú consistenti ed efficaci.

Questa non é una difesa ai tagli al Welfare ma semplicemente il motivo principale per cui alcune voci rappresentano veri tagli mentre altre no ma solo aria fritta da talk o web show.

Disoccupazione

Una voce che fa parte della protezione sociale sono i fondi dedicati alla disoccupazione. In questa voce é particolarmente interessante notare le differenze rispetto agli altri paesi Europei.

Protezione Sociale-Disoccupazione
Tabella 8

L’Italia causa crisi ha ovviamente aumentato i soldi spesi per la disoccupazione nel periodo 2007/2011 dove sono aumentati per quasi il 50% mentre in paesi come la Germania sono diminuiti per le cause esattamente opposte. Ad esclusione dell’Inghilterra dove parte del sistema assistenziale é privato, l’Italia é il paese che dedica meno risorse dedicate al sostegno della disoccupazione (1,7% rispetto al PIL). Il confronto con la Germania é particolarmente impressionante considerando che in valore assoluto la Germania spende quasi 6 volte di piú per i fondi alla disoccupazione (63 Miliardi rispetto ai nostri 13 MIliardi).

Chiamatelo come volete anche “Reddito di cittadinanza” ma in ogni caso qualche supporto in piú alla disoccupazione va dato. In periodi di crisi acuta come questo puó essere un valido strumento per calmare possibili sommosse sociali.

DIFESA

L’Italia si distingue purtroppo in Europa per il paese che ha incrementato maggiormente la spese per la Difesa (+14% in 4 anni). Il contributo maggiore é dovuto principalmente alle spese per il comparto militare. Il grosso della spesa é da attribuire ai costi vivi delle Forze Armate (Esclusa la pubblica sicurezza) considerando che le missioni estere pesano per soli 170 Milioni (0,7% del totale). Rispetto all’Europa, nonostante l’aumento, l’Italia si é comportata meglio rispetto alla Germania che ha incrementato invece le sue spese militari per un 14,65%. Vittoria di Pirro peró considerando che la Germania ha 20 Milioni in piú di abitanti e quindi la spesa aggiuntiva pro capite risulta minore. Le Spese militari italiane rispetto al PIL risultano minori rispetto a paesi come Gran Bretagna, Francia e Grecia che peró sono storicamente propensi alle spese militari.

In questa voce si potrebbero trovare fondi da ridistribuire ad altre funzioni almeno in questo periodo di crisi. É da notare comunque che gli importi delle retribuzioni del personale militare sono parificabili a quello sanitario e un 25% piú alte di quelle destinate all’Istruzione (Universitá escluse).

Difesa
Tabella 9

PUBBLICA SICUREZZA

L’Italia destina alla Pubblica Sicurezza piú di 30 miliardi annui (2011) e rientra nella media europea sia come valore assoluto che in rapporto al PIL. Dal 2007 al 2011 abbiamo aumentato le spese di Pubblica Sicurezza sul totale della spesa pubblica per un 8,5%. Quasi tutti gli altri paesi Europei hanno invece aumentato questa spesa in percentuali maggiori. L’aumento calcolato rispetto al PIL ci posiziona dopo a Spagna e Inghilterra.

Ordine Pubblico Sicurezza
Tabella 10

La sicurezza pubblica é cosa importante ma se si considera l’aumento dei crimini nel nostro paese possiamo dire che láumento non ha avuto un grosso impatto. La presenza delle forze di Polizia in paesi come la Germania é molto piú forte nonostante spendano di meno rispetto al loro PIL (1,6%). Un sistema come il nostro che conta ben 6 Forze di Polizia (Carabinieri, Finanza, Polizia Penitenziaria, Polizia Locale, Polizia Forestale e Polizia) puó ovviamente perdere in efficienza e avere anche sovrapposizione di funzioni.

AFFARI ECONOMICI

Nella categoria delle attivitá economica rientrano gli investimenti per industria, agricoltura, infrastrutture, energia e comunicazione.  Gli investimenti a favore dell’Economia sono forse la grossa colpa della nostra classe politica. Il confronto con le altre economie europee come Germania e Francia sono alquanto imbarazzanti. L’Italia in un periodo storico di forte crisi riesce a ridurre gli stimoli/incentivi/aiuti all’Economia di un -11,5% dal 2007 al 2011 mentre Germania e Francia li hanno aumentati rispettivamente del 14% e del 12%.

Affari Economici
Tabella 11

Solo Grecia e Inghilterra hanno fatto peggio di noi ma ovviamente la Grecia non puó essere considerata un buon paragone visti i tagli imposti dall’Europa. Sul totale delle spese l’Italia rimane comunque vicina alla Germania e piú alta della Francia ma molto probabilmente questi incentivi non sono andati a segno con la dovuta efficacia.

Agricoltura

In Italia é abbastanza comune la critica secondo cui non si investe abbastanza nell’Agricoltura. Questo non é peró dimostrato dai numeri in quanto l’Italia é uno dei paesi che spende di piú nell’Agricoltura sul totale della spesa. Il motivo é dovuto al potere delle varie Coldiretti e degli aiuti mirati a determinate aziende (amiche?) e non a tutto il sistema agricolo.

Affari Economici-Agricoltura
Tabella 12

Trasporti

Il capitolo dei trasporti occupa un peso significativo e consistente sul totale della Spesa Pubblica (4%) e degli Affari Economici (57%).

Affari Economici-Trasporti
Tabella 13

I tagli fra 2007 e 2011 hanno raggiunto un quasi -8% ma il peso sul totale della spesa rimane comunque piú alta rispetto agli altri paesi. In Italia si spende per i trasporti il doppio rispetto alla Germania e in generale di piú rispetto tutti i maggiori paesi europei ad esclusione della Spagna.

Non brilliamo sicuramente per efficienza dei trasporti pubblici e quindi questo capitolo di spesa andrebbe rivisto. Esistono molti investimenti costosi (la TAV per esempio?) ma si spendono troppe risorse per sovvenzionare i costi dei biglietti e questo impatta sul valore totale e sulla qualitá del servizio. Nel nostro paese si preferisce sovvenzionare il biglietto piuttosto che cercare di migliorare il servizio con investimenti mirati. Il risultato finale é che le infrastrutture non sono paragonabili con quelle degli altri paesi Europei ma il loro costo risulta piú alto e il servizio non all’altezza dei soldi spesi. Ridurre i costi dei biglietti grazie a sovvenzioni sposta solo il costo del biglietto nelle tasse ma agli occhi degli osservatori poco attenti potrebbe quasi risultare come un favore del “governatore” di turno.

PROTEZIONE DELL’AMBIENTE

L’Italia a detta di molti é un paese poco attento all’ambiente e alla natura. I meno attenti ai numeri potrebbe pensare che sia tutto vero invece l’Italia spende piú di altri paesi che vengono comunemente considerati dei modelli nella difesa ambientale (Germania per esempio).

Protezione Ambiente
Tabella 14

L’Italia ha aumentato fra il 2007 e il 2011 le spese per l’Ambiente di ben un 11% e risulta seconda dopo la Francia per una spesa totale sul PIL del 0,9%. Questo puó suonare alquanto comico considerando che l’Italia non sembra dimostrare invece nella pratica questa attenzione ambientale.

La gestione dei rifiuti

Nell’ambito della protezione ambientale rientra anche la gestione dei rifiuti e degli impianti per la fornitura dell’acqua. Entrambe le voci stupiscono in negativo in quanto come si vede dalle tabelle 16 e 17 l’Italia spende molti piú soldi per entrambe le voci rispetto, per esempio, alla Germania.

Protezione Ambiente-Rifiuti
Tabella 15

Dopo aver dimostrato la nostra efficienza nella gestione, raccolta e smaltimento dei rifiuti in realtá ad esempio come Napoli, ci scopriamo a spendere ben 2 Miliardi in piú all’anno rispetto alla Germania. Abbiamo aumentato le nostre spese nello smaltimento dei rifiuti di un +26% dal 2007 al 2011 e un +40% se calcolate sul PIL. Questi valori suonano tristemente comici considerando i risultati finali della gestione dei rifiuti in Italia.

l’Acqua bene comune

I sostenitori del referendum 2011 usavano questo motto per la difesa della gestione pubblica del sistema idrico. Molto probabilmente perché erano soddisfatti del livello di servizio offerto da un sistema idrico che perde circa il 30% delle acque dalle sue tubature. A detta di molti era da difendere a spada tratta.

I valori di spesa della seguente tabella ci fanno capire che forse la gestione pubblica non é probabilmente la migliore (se comparata con la media Europea) in termini di risparmio.

Protezione Ambiente-Rete Idrica
Tabella 16

L’Italia spende ben 800 Milioni in piú rispetto alla Germania per un sistema idrico che perde ben 2,61 miliardi di metri cubi l’anno. Inoltre la popolazione Italiana é minore per un 35% rispetto a quella Tedesca e questo fattore non puó che peggiorare il paragone sul lato delle spese. Se la Germania spende 10E per ogni cittadino, l’Italia riesce invece a spenderne ben 44E. Quindi abbiamo una rete di distribuzione idrica che costa 4 volte di piú nonostante sia il 30% meno efficiente. Un buon risultato direi.

Interessante anche lo spaccato sul trattamento delle acque reflue ovvero il trattamento delle acque di scarto urbane e industriali per rimuovere le componenti contaminanti organiche e inorganiche. Il trattamento delle acque reflue serve per evitare le contaminazioni da inquinamento di terreni, fiumi, mari, laghi.

Protezione Ambiente-Acque reflue
Tabella 17

L’Italia riesce a spendere ben 4 Miliardi in meno rispetto alla Germania per il trattamento delle acque reflue. Molto probabilmente nel nostro paese non si inquina piú e le cosiddette acque grigie sono forse persino potabili.

Questo é il risultato della “gestione Pubblica”… Acqua bene comune, se é un bene cosí importante perché sprecarlo o gestirlo in questo modo? ma sopratutto perché le persone nonostante la rovinosa gestione pubblica continuano ad inneggiare al suo successo? Probabilmente é conveniente farlo rientrare fra i misteri della fede.

Certo é difficile privatizzare un bene come l’acqua che per sua natura non puó essere a libero mercato ma chiedere un pó piú di cura da parte del Servizio Pubblico non sarebbe male. I referendum dimostrano di non cambiare nulla anzi, insabbiano i veri problemi.

 CULTURA

Nonostante l’Italia sia una meta tradizionale del turismo culturale la nostra spesa pubblica non sembra voler valorizzare le caratteristiche intrinseche del nostro paese. Giá nel 2007 non eravamo fra i primi paesi ad investire nella cultura. Con la crisi e la cura dimagrante di Tremonti dal 2007 al 2011 le spese dedicate alle attivitá ricreative si sono ridotte di ben il 54% facendo classificare l’Italia come la peggiore in Europa. Se si considera il peso del turismo culturale in Italia si puó tranquillamente affermare che forse il taglio non fosse dei piú ragionati ma un puro conteggio da ragioniere quale é Giulio Tremonti.

Attivitá ricreative e di culto
Tabella 18

Che Dio ci benedica (tanto) – Le Spese Religiose

Nel capitolo di spesa delle attivitá ricreative rientrano anche i servizi religiosi. E’ curioso vedere quanto l’Italia si distingua in questo capitolo e quanto i forti tagli alla spesa non abbiano minimamente sfiorato le spese religiose. Queste spese sono invece aumentate in un periodo di forte crisi.

Attivitá ricreative e di culto-Servizi religiosi
Tabella 19

Nella tabella si puó vedere come l’Italia é il paese che spende il maggior numero di soldi per la Chiesa Cattolica (sarebbe ingiusto parlare di spesa per tutte le religioni). Spendiamo 4 volte di piú delle Germania e fa riflettere che su un totale di 8 Miliardi di spesa per le attivitá ricreative e culturali ben 2 Miliardi (25%) sono destinati alla religione.

Mentre la maggior parte delle spese per la cultura é diminuito del 56% é in qualche modo strano (e ingiusto)  vedere le spese religiose aumentare dello 0,6% partendo comunque da cifre molto alte in confronto agli altri paesi Europei.

CONCLUSIONI

  • La Spesa pubblica Italiana non si distingue negativamente in nessuna delle sue voci se paragonata agli altri paesi Europei. Spesso le negativitá si rivelano quando comparate con il PIL del paese.
  • L’Italia non é il paese Europeo peggiore in termini di Spesa Pubblica totale
  • I Costi dell’apparato esecutivo pubblico sono i piú alti d’Europa se considerati rispetto al PIL (2,5%). In termini assoluti solo la Germania spende di piú ma va considerato anche la differenza in termini di popolazione.
  • I tanto criticati “Finanziamenti ai partiti” o i costi degli organi quali Parlamento non sono rilevanti se paragonati ai costi totali della politica. I finanziamenti anche se discutibili non spostano la spesa pubblica se non per un misero 0,076%.
  • I tanto acclamati tagli alla salute non hanno riscontro pratico nei numeri. La spesa sanitaria é aumentata. E’ piú utile rivedere la sua efficienza piuttosto che il suo costo totale.
  • I tagli all’Istruzione sono stati molto forti dal 2007 al 2011 degradando un sistema che invece aveva bisogno di rinforzi in un periodo di crisi. Nemmeno la Grecia ha tagliato come noi sull’Istruzione.
  • Il Welfare é il capitolo di spesa che copre oltre il 40% del totale ecco perché é la ragione per cui é stato ritoccato prima di altri
  • Le Spese militari sono aumentate di ben il 14% senza forse un grosso giustificativo in questo periodo di crisi.
  • L’Italia ha drammaticamento tagliato gli investimenti economici proprio nel periodo in cui servivono di piú.
  • L’Italia riesce a spendere in proporzione di piú della Germania nei trasporti pubblici.
  • L’Italia é uno dei paesi che spende di piú nella protezione dell’ambiente nonostante non si vedano i risultati che giustificano lo sforzo economico.
  • L’Italia riesce a spendere 2 Miliardi in piú per la gestione dei rifiuti. Pensiamo a Napoli e facciamoci un’amara risata.
  • “L’acqua bene comune” rimane solo un bel motto promozionale ma non é dimostrato dai fatti. L’Italia riesce a sprecare il 30% delle acque potabili spendendo 4 volte quello che spende la Germania.
  • I dati non includono la manovra Monti
  • L’idea del post é tratta dal seguente articolo.

 

7 Replies to “Quanto costa l’Italia? Analisi della Spesa Pubblica 2007-2011 e confronto con gli altri paesi Europei”

  1. Le vorrei fare i miei complimenti per l’efficacia e la sintesi con cui ha esposto lo status della spessa pubblica in Italia!
    Sarei particolarmente interessato a fare il punto nell’ambito dei costi della pubblica amministrazione, quale sia l’ammontare degli stipendi che l’alta burocrazia statale e periferica -direttori generali, funzionari, manager, corti di giustizia, municipalizzate, alte sfere dell’esercito- percepiscono, nei cui confronti gli stipendi dei politici sono una misera cosa!!!
    Cordiali saluti

    1. La ringrazio dei complimenti.
      Tutti i dati possono essere recuperati dalle tabelle Eurostat (il link nel post) con un certo grado di dettaglio (Enti centrali, Enti locali). Purtroppo posso anticiparle che i dati sui costi della PA non arrivano ad un livello di dettaglio dei diversi livelli di inquadramento. In ogni caso c’é spazio per un approfondimento.
      Se é interessato posso inviarle le tabelle excel con i dati Eurostat evitandogli un pó di tempo di ricerca e filtraggio sul sito stesso. Puó scrivermi direttamente su itakablog@gmail.com per info le risponderó con le informazioni.

      Sicuramente puó essere un buono spunto per un prossimo post, devo prima capire se la base dati contiene queste informazioni.

      In ogni caso i costi della politica centrale come dice correttamente lei non sono lontanamente paragonabili ai costi dell’impianto burocrato locale. I veri costi sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e non solo in due camere del Parlamento ma questo non sembra emergere nell’attuale dibattito pubblico. E’ tradizione Italiana ragionare solo di pancia purtroppo, senza tenere in considerazione i numeri che non mentono mai.

      Cordialmente
      Itaka Admin

  2. Ho apprezzato molto il suo articolo: sono portavoce di un circolo del Partito Democratico a Milano e mi farebbe piacere averla ospite in una serata di “formazione” sui costi della nostra pubbloca amministarzione e sull’andamento del debito pubblico che ne deriva , compreso, se è possibile l’anno di Monti.
    E’ una cosa fattibile ? Le invio anche il mio cellulare.
    Grazie
    Edoardo Cagli

  3. Complimenti sinceri per l’articolo. E’ disperante quanto sia raro in Italia aprire un qualsiasi giornale e leggere un articolo come questo: ben scritto, e dal quale si ricavano informazioni utili a formare la propria opinione (cosa che dovrebbe essere l’obiettivo del giornalismo).

    Ho letto sul blog il significato di Itaka. Io sono un ex “emigrante” mi sono formato per sei anni in Olanda nella mia professione, e sono tornato nel 2004 nella mia Calabria. La mia esperienza del grande Ritorno è stata questa: ho trovato la Calabria più o meno come me l’aspettavo, con pregi e difetti che conosciamo (ma i pregi, assicuro, sono più numerosi di quelli che uno potrebbe immaginare). Quella che ho trovato molto peggiorata, da quando la lasciai nel 1998, è l’Italia. La politica regredita ai livelli pre-tangentopoli (volendo essere buoni), l’informazione involgarita ed asservita al potere oltre ogni ragionevole limite di decenza, il livello culturale medio che precipita, confermando che noi seguiamo fedelmente il modello americano solo in quello che ha di negativo.

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