La guerra del Web: Ma chi vince fra Google e gli operatori?

Logo ISP CSPNel mondo delle Telecomunicazioni é uno degli argomenti piú dibattuti degli ultimi anni e’ la battaglia fra chi offre connettivitá , gli operatori, e chi offre solo contenuti e servizi attraverso la rete Internet. Quando si parla del futuro degli operatori si sente spesso dire: “ma chi vincerá nel prossimo futuro? l’operatore di Telecomunicazione [TLC] o i fornitori di soli contenuti (Content Service Provider [CSP]) (il piú famoso dei quali é Google)?

Difficile rispondere ma é ovvio che gli operatori stanno attraversando un periodo di forte crisi, ncapaci di aumentare i propri margini ma sopratutto incapaci di fornire nuovi servizi in grado di migliorare il loro profitto e la loro marginalitá. La guerra al ribasso fra operatori ha portato ad un drastico abbassamento delle tariffe (positivo per i clienti) ma una conseguente “svalutazione di banda” che ha ridotto drasticamente i margini. Il risultato é che gli operatori stanno faticando a mantenere i valori economici di prima e iniziano inevitabilmente a ridimensionarsi (Vodafone ha dichiarato tagli consistenti di personale un pó ovunque in Europa).

Ma cosa c’entra Google in tutto questo? Tutti gli operatori di TLC hanno sempre visto i fornitori di contenuti come dei nemici da combattere per cercare di prenderne una fetta del loro business. La questione della disputa é semplice, l’utilizzo sempre piú diffuso di contenuti esterni al controllo dell’operatore (Google + Youtube, Facebook, Linkedin, Netflix, skype, Viber, whatsApp, Amazon etc.) porta ad un grosso consumo di banda senza peró portare ricavi aggiuntivi. In pratica l’operatore lamenta una forte richiesta di investimenti (a suo carico) in infrastruttura di rete (a fronte del forte aumento di traffico) dovuto ai servizi di terze parti delle quali peró non partecipa al profitto e relativo recupero degli investimenti. In pratica l’operatore dice:”Io investo e gli altri si prendono i benefici”.

La questione é vera e reale ma di difficile soluzione. Se si guardano i valori del traffico Internet globale non si puó che dare ragione agli Operatori (Internet Service Provider [ISP]).

Questi sono dei grafici forniti dalla Cisco (uno dei principali fornitore di infrastruttura IP) che descrivono le previsioni di crescita del traffico Internet mondiale suddivisi per dispositivi e applicazioni (potete trovare la versione completa qui).

Nel primo grafico ci sono le previsioni di crescita di traffico suddivise per servizio/applicazione mentre nel secondo suddivise per dispositivo. VNI-Cisco-typeoftraffic2012-2017 VNI-Cisco-DeviceTraffic2012-2017

Come ho giá scritto qui sopratutto nella telefonia mobile si sono dovuti affrontare ingenti investimenti per la forte crescita del traffico dovuta ai nuovi dispositivi mobili come smartphone, Tablet etc. La loro introduzione nel mercato ha spostato una grossa fetta di utilizzo dei servizi Internet e quindi di traffico sulle reti mobili.

Lato Servizi/Applicazione e’ principalmente il video ad impattare maggiormante in termini di traffico sia sulle reti mobili che sulle reti fisse. Essendo inoltre la comunicazione voce e messaggistica fra utenti le due piú grandi fonti di reddito degli operatori fissi e mobili, i nuovi servizi come Skype, Viber, Whatsapp hanno fortemente ridotto gli introiti degli operatori.

Queste applicazioni chiamate genericamente Over The Top content [OTT] non fanno altro che fornire applicazioni e servizi che prima erano di competenza quasi esclusiva dell’operatore (Chiamate voci, SMS, mail, Video) senza peró avere infrastrutture di rete proprie (ecco perché “Over The Top”, “n’coppa” come direbbero a Napoli).

Gli operatori si ritrovano a dover gestire grosse quantitá di traffico e quindi grossi investimenti nelle loro reti senza peró avere un ritorno e nel caso di servizi come SMS per esempio persino grossi cali di fatturato.

Che fare? La risposta non é sicuramente semplice ma gli operatori da molti anni pensano di combattere le applicazioni OTT. Alcuni pensano addirittura di filtrarle e di offrirle a pagamento ma questa scelta sarebbe altamente controproducente per l’operatore stesso. Immaginate se un utente Vodafone da un giorno all’altro non riuscisse piú ad usare WhatsApp. Mi aspetto che il giorno successivo potrebbe diventare cliente Wind, TIM, 3 o Fastweb. Altri operatori invece pensano a come aggredire questo mercato fornendo applicazioni simili. La cosa é anch’ essa difficilmente praticabile poiché richiederebbe un grosso investimento in sviluppo software che economicamente non é a costo zero. All fine difficilmente gli operatori ruscirebbero a competere con le applicazioni OTT, basta  considerare quanti aggiornamenti vengono rilasciati gratuitamente e periodicamente da un’App (iOS o Android) sullo smartphone. Un operatore per sua natura non riuscirebbe ad essere  cosí veloce negli sviluppi per ovvi rischi di malfunzionamenti o per uno sforzo troppo elevato nel testing dell’applicazione (e relativi costi). Semplicemente i Content Provider fanno di lavoro gli sviluppatori software mentre gli operatori storicamente altro.

L’unica ipotesi che mi sembra realizzabile é l’accordo commerciale per alcune applicazioni. Per esempio T-Mobile in Germania fornisce un pacchetto in cui é incluso l’abbonamento a Spotify applicazione per l’ascolto di contenuti musicali in streaming.

Uno delle prove della battaglia persa contro gli OTT arriva semplicemente dall’analisi del mercato disponibile é dalla dimensione stessa delle aziende che ne fanno parte.

In generale gli operatori di TLC sono aziende molto piú grandi degli OTT ma sopratutto sono in numero piú elevato a livello mondiale. Google é unica per tutto il mondo mentre ogni paese ha un certo numero di operatori sia fissi che mobili.

Ipotizzando di riuscire a competere con gli OTT a quale profitto gli operatori potrebbero accedere? A mio modo di vedere molto limitato. Se anche accedessero a parte dei profitti di Google, li dovrebbero comunque dividere con gli altri operatori e considerando il loro numero elevato rimarrebbe ben poco della torta alla fine.

In generale se diamo un’occhiata alle dimensioni di queste aziende appare subito chiaro che il problema non sussiste. Ovvero é impensabile che gli operatori riescano ad accedere a parte dei profitti degli OTT.

In questa tabella sono raccolti i dati finanziari dei primi otto Operatori di telecomunicazione (Fissi e Mobili) mondiali e dei piú conosciuti CSP. I dati sono stati presi da http://finance.yahoo.com/ semplicemente attraverso le schede delle varie aziende quotate. Nella tabella sono elencati il valore dell’azienda (Enterprise Value) e le sue entrate (Revenue).

ISP-CSP

La cosa che balza immediatamente agli occhi sono le dimensioni. Google é il CSP piú grande al mondo con fette di mercato molto consistenti in alcuni settori e puó senza dubbio essere definito il leader. Nella classifica degli CSP la sua presenza conta per il 50% della somma totale di tutti i CSP (nella mia lista). Nonostante questa dimensione sproporzionata rispetto al resto del mercato Google risulta comunque piú piccolo di AT&T primo fra gli operatori di TLC.

Se a Google aggiungiamo Amazon vediamo che il peso di queste due aziende arriva a quasi il 70% del totale. Nel caso invece degli operatori, AT&T rappresenta solo il 25% del valore totale. Ovviamente se allarghiamo lo scenario a livello mondiale il suo peso si ridurrebbe ancora in quanto ogni paese al mondo ha almeno 3 o 4 operatori. Per gli OTT invece operando giá a livello mondiale se si allarga il raggio di analisi il loro numero non si incrementa proporzionalmente al numero di paesi.

Un altro utile paragone é la differenza fra gli estremi della lista. Mentre Goggle risulta essere 32 volte piú grande di Akamai, AT&T é solo 5 volte piú grande di British Telecom.

Quindi il paragone della dimensione aziendale fornisce giá un primo e utile confronto per capire che ISP e CSP sono due realtá di magnitudo ben diverso. Nonostante Google sia un colosso , la sua dimensione diventa molto piccola se paragonata al valore totale di tutti gli operatori mondiali.

Ma torniamo al discorso principale. Vale la pena per gli operatori di entrare in questo mercato?

Senza entrare in analisi troppo dettagliate possiamo prendere le cosiddette revenue aziendali ovvero le entrate al lordo di spese e tasse.

Si nota immediatamente che le entrate dei primi 8 operatori mondiali valgono quasi 5 volte quelle dei primi 8 CSP. Se da questo totale escludiamo Google e Amazon le entrate totali dei CSP sono 33 volte minori. In questo caso va di nuovo ribadito il concetto che il numero di operatori mondiali é elevato e il loro valore non trascurabile. Se rientrassero tutti nella lista la dimensione delle revenue totali dei CSP diverrebbe quasi trascurabile.

Quale é il messaggio? Semplicemente che questa “fetta virtuale” di mercato giá cosí ridotta non é rilevante per gli operatori e in ogni caso dovrebbe essere suddivisa fra i vari operatori (sempre nel caso che si riesca a conquistare).

Il gioco non vale la candela come si dice. Gli investimenti per competere con gli OTT non sono giustificati dal mercato a cui si vorrebbe accedere.

Conclusioni

Tutte queste nuove applicazioni OTT nonostante rosicchino entrate agli operatori sono inevitabilmente destinate a coesistere con gli stessi. La loro presenza e volume di affari non sembra peró essere cosí grande da giustificare una competizione diretta da parte degli operatori. La connettivitá dati  é destinata a diventare un bene alla pari di Luce, Gas e acqua e gli operatori diventeranno dei semplici fornitori di cavi e bit con poca intelligenza. Il problema dei margini continuerá ad esistere e difficilmente potrá essere ridotto. Molto probabilmente la corsa all’inflazione di banda con offerte sempre piú basse si dovrá lentamente e fisiologicamente fermare per raggiunto limite costo/profitto.

Quello che sta capitando nelle Telecomunicazioni é semplicemente un evoluzione del libero mercato. Servizi che prima erano offerti solo dagli operatori adesso possono essere fornite a costi molto bassi da parte di altre aziende e in modalitá software. Gli operatori destinati a mantenere margini piú elevati saranno solo quelli in grado di fornire servizi a valore aggiunto come l’IPTVper esempio. In questo caso solo gli operatori con un consistente margine di investimento e grandi dimensioni potranno farlo. Non a caso qui in Germania la Vodafone sta per acquisire Kable Deutschland (KDG) un operatore cavo che per sua natura ha sempre fatto profitto sui contenuti (TV) e sulla connettivitá (Internet).

I rimanenti operatori molto probabilmente saranno forzati ad attuare politiche di fusione aziendali per essere piú grandi e ridurre i costi di investimento a discapito purtroppo della competitivitá. Meno operatori e piú grandi = meno competitivitá = prezzi meno vantaggiosi.

 

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