Un sistema Universitario scadente ovvero: Mi iscrivo a “Scienze per la Pace” e odio la precarietá

La mia curiositá é nata ascoltando una radio che commentava gli scontri avvenuti a Roma durante il corteo del 12 di Aprile. Il Corteo dei Movimenti contro precarietá e Austerity che come sappiamo non é finito nel migliore dei modi. Gli scontri e i feriti sono stati molti ma forse era giá nelle previsioni sia dei manifestanti che delle Forze dell‘ordine.

Non voglio entrare nel merito su chi sono i buoni e chi i cattivi ma una cosa mi ha colpito fra le notizie che ho sentito, un particolare che nulla c’entra con la manifestazione.

La 22enne Deborah Angrisani passata alle cronache per essere stata calpestata da un poliziotto mentre un suo amico faceva da scudo umano sul suo corpo (foto sotto).Calpestata

Ovviamente le solite posizioni contrapposte fra chi vede la violenza nella devastazione di alcuni manifestanti e chi invece vede la violenza nelle reazioni della Polizia. Non mi interessa entrare nel merito di queste inutili discussioni che si ripetono ad ogni manifestazione.

Il mio problema é un altro e ben peggiore a mio modo di vedere degli scontri. Potrebbe sembrare una banalitá ma la radio affermava che Deborah la 22enne era iscritta al Corso di Laurea in Scienze per la Pace. Scienze per la Pace? Ho pensato fosse uno scherzo ma poi purtroppo é bastato un click su Google per togliere ogni dubbio… esiste veramente. Lo si puó trovare nel sito dell’Universitá di Pisa con relativa descrizione degli esami.

Forse la mia mente da Ingegnere fa fatica ad individuare una logica dietro a questo corso o forse sto semplicemente invecchiando. Certo é che capire quale sia l’utilitá di questo corso é cosa ardua. Cerco nella sessione dedicata agli Sbocchi Professionali della stessa pagina descrittiva e trovo l’elenco dei possibili ruoli a cui gli studenti possono accedere:

– Mediazione e conciliazione di pace: ruoli di composizione amichevole di situazioni conflittuali, compiti di mediazione culturale, funzioni di collaboratore del difensore civico.
– Cooperazione internazionale: diversi ruoli richiesti nei progetti di cooperazione internazionale gestiti da organismi nazionali, internazionali o sovranazionali, e dalle organizzazioni non governative (ONG).
– Soluzione pacifica dei conflitti: figure che operino negli organismi nazionali e internazionali, fornendo apporti ad azioni nonviolente per la soluzione di controversie, per la trasformazione dei conflitti, nella gestione delle fasi che seguono conflitti armati. Ad esempio: monitoraggio elettorale, controllo dei diritti umani, facilitazione dei processi di democratizzazione.
– Terzo Settore: figure che dispongano di competenze interdisciplinari relative al funzionamento di organismi del Terzo Settore ed alla loro amministrazione, con particolare attenzione alle capacità gestionali e progettuali.
– Formazione: figure capaci di intervenire nell’ambito dei progetti di formazione e di educazione alla pace, alla nonviolenza ed allo sviluppo umano.

Direi di bene in meglio.

Ma poi scopro anche la ciliegina sulla torta: il link Percentuale di impiego nei neolaureati un bel foglio pdf con le statistiche di impiego degli studenti laureati nell’anno 2011.

In PAX o Scienze per la Pace si sono impiegati BEN il 35% degli studenti (dopo 1 anno). PAX si piazza al terz’ultimo posto dopo “INFORMAZIONE SCIENTIFICA SUL FARMACO” (28%) e  “LETTERATURE EUROPEE PER L’EDITORIA E LA PRODUZIONE CULTURALE” (18%).

Riassumendo 1 studente su 3 riesce a trovare lavoro con questa Laurea. Come si dice “Uomo avvertito..”

Ovviamente i difensori del nulla possono accusare la crisi di questa scarsa occupazione per il corso di Laurea ma chissa perché io sono convinto che invece la crisi c’entri poco o nulla in questa percentuale.

Il problema di fondo é che questi ruoli nella societá sono praticamente inutili o comunque legati ad ambienti esclusivamente pubblici. Il numero di persone impiegate in questi settori é fondamentalmente bassa ma sopratutto proporzionata alla domanda (scarsa).

La cosa che mi sconvolge é che il sistema Universitario Italiano possa permettersi di presentare un tale corso di Laurea. Insieme a tanti altri viene creata una nebulosa di percorsi Universitari di utilitá discutibile che peró diversifica l’offerta per attirare piú studenti.

Signori miei questo é puro Marketing Universitario nulla di piú.

Vorrei un’Universitá piú seria, piú organizzata con una scelta di corsi meno variegata ma piú indirizzata al mondo del lavoro. Non bisogna cercare “iscritti”ma formare le persone per il mondo del lavoro. PAX forma le persone per un mondo che non esiste o che non ha i numeri per mantenerli. Non serve un corso per questi tipi di ruoli, basterebbe formare un personale pubblico selezionato (tanto da lí arrivano i fondi delle ONG). Qualche mese di formazione é sufficiente senza dover necessariamente creare un corso di Laurea. Ovvio che con il secondo metodo si possono chiedere i soldi mentre col primo si deve investire.

Solo un ultimo particolare. Il ruolo é internazionale e quindi ci sono dei moduli linguistici OPZIONALI fra Inglese, Francese, Spagnolo e Tedesco. I moduli linguistici sono unici ovvero lo studente studierá la lingua per al massimo 6 mesi (io credo 3 mesi). A questo punto una formazione del genere non é sufficiente per imparare una lingua o almeno raggiungere un buon livello. Il valore didattico é quindi nullo. A questo punto mi aspettavo che nei test di ammissione ci fosse una selezione su base linguistica con prove che servissero ad ammettere solo persone con una buona comprensione di una delle 4 lingue.

Ovviamente questo non esiste perché é meglio far passare tutti e raccogliere i soldi piuttosto che pensare a formare bene la gente.

Il risultato é quindi creare laureati per ruoli fondamentalemnte internazionali senza essere preparati linguisticamente. Ha un senso? No come d’altronde il corso stesso.

CONCLUSIONE

Ma cosa vai a protestare contro la precarietá se poi ti iscrivi a “Scienze per la Pace”?

Lascia alla Marvel il compito di creare Supereroi contro il male.

 

19 Replies to “Un sistema Universitario scadente ovvero: Mi iscrivo a “Scienze per la Pace” e odio la precarietá”

  1. Caro Ingegnere, chi ti scrive ha frequentato la triennale di Scienze per la pace. Per molti versi condivido alcuni dei tuoi punti e no, probabilmente non lo rifarei, anche se umanamente quest’esperienza mi ha dato tanto, ma sono cose che ahime non danno da mangiare e nemmeno provocano un brivido di empatia agli occhi di menti scientifiche come la tua (temo). Ti diro’ di piu’: parte di quei dati sui laureati li raccolsi anche io, nell’ormai lontano 2009, consapevole del baratro occupazionale che attendeva me e i miei colleghi (in quanto “scienziati per la pace”? chissa’…un’analisi attenta di quei dati allarga la lente di ingradimento, e ti rendi conto che anche chi poi ha scelto un’altra specialistica o ha addirittura iniziato da capo non naviga necessariamente in acque migliori).
    Tralascio alcune tue osservazioni che meriterebbero altro approfondimento (qualche mese di formazione e’ sufficiente a lavorare in una ONG? mmm, ma tu come funziona una ONG lo sai?), andando invece a quello che davvero mi ha colpito del tuo intervento.
    Secondo te, la ragazza che e’ stata calpestata dal poliziotto (vedo che non entri nel merito della discussione sugli scontri di piazza, il che mi incuriosisce) quel giorno in piazza non ci doveva stare. Non riesco a cogliere il tuo tono nel fare tale affermazione, non capisco cioe’ se la tua e’ una boutade o se veramente pensi quello che scrivi. Non capisco se davvero ritieni che in piazza ci si scenda solo a difendere qualcosa che ci riguarda e tutto il resto e’ noia (forse siamo rimasti solo noi romanticoni a credere che la solidarieta’ sia un valore imprescindibile anche in questi tempi bui). Non capisco se davvero ritieni che scegliere una laurea triennale, a 19 anni, andando un po’ alla cieca (o forse tu a quell’eta’ avevi gia’ le idee chiarissime e avevi ricevuto un ottimo servizio di orientamento alle superiori), ti definisca per il resto della tua vita, definendo automaticamente anche le tue aspirazioni e il tuo “diritto” ad aspirare ad una vita migliore (o questo e’ un lusso riservato solo agli economisti, ai medici e agli ingegneri?). La ragazza, ventenne, per te quel giorno in piazza non ci doveva stare, perche’ lei quel diritto ad una vita non precaria non ce l’ha, essendosi immolata sull’altare di Scienze per la Pace.
    Il diritto alla vita non precaria va rivendicato da altri, secondo te, e comunque immagino non in piazza. Dall’alto di una formazione che immagino eccellente, ti arroghi il diritto di ridurre quello che e’ successo quel giorno e che succedera’ ancora ( e per cui nessuno paghera’) ad una ragazza di vent’anni o poco piu’ alla spassionata analisi del suo percorso di studi, che le toglierebbe il diritto di reclamare per se una vita migliore.
    Beh che dire caro Ingegnere, se dobbiamo ragionare per luoghi comuni e pensare che la facolta’ in cui studi ti definisca, devo dire che con te hanno fatto un ottimo lavoro.

  2. trovo questo articolo di un qualunquismo miserabile..legittimare il pestaggio di manifestanti perchè iscritti ad un corso di laurea che a suo parere risulta scadente, non solo lo trovo qualunquista e miserabile, ma anche agghiacciante. Probabilmente l’ autore dell articolo sopra riportato ignora l’importanza di certi studi, perchè evidentemente non gli è chiaro il mondo in cui vive. E chiaramente ignora l’esistenza di centri di studi e di ricerca internazionali sulla pace, credendo che questo “marketing universitario” come lo definisce, esista soltanto entro i confini del nostro bel paese. Ed essendo un qualunquista ignora anche la possibilità che molti, anzi moltissimi degli iscritti, comincino il proprio corso di studi con una conoscenza di 3, anche 4 lingue..Per fortuna ci sono giovani che si adoperano per un cambiamento positivo in questo mondo, e perchè questo non rimanga solo un utopia, rischiando anche la pelle per i diritti di tutti, che giornalmente vengono negati qui e in ogni parte di questo mondo. Negare l’importanza di certi ruoli e sbocchi professionali e definire nullo il valore di studio di certi corsi lo trovo assolutamente imbarazzante e sconcertante..La cultura in generale e a qualsiasi livello, non ha mai un valore nullo..e certi atteggiamenti di presunzione sono senza dubbio privi di ogni aspetto qualitativo

  3. Caro ItaKa,

    una frase attribuita a Oscar Wilde, anche se a mio avviso storpiata nell’interpretazione diceva “Che se ne parli bene o male, basta che se ne parli”, questo forse è Marketing.
    Tale frase nell’attuale Italia mediatica dell”apparire per forza” rappresenta, a mio avviso, il paradigma del ventunesimo secolo.

    L’entità di “Scienze per la Pace”, formata da persone, enti e amministrazioni varie, pubbliche e non, nelle ultime settimane è stata suo mal grado esposta a questo paradigma di visibilità mediatica portandola a confrontarsi con una realtà di cui a mio avviso perfortuna non fa parte.

    Questo confronto tra un modello di valori occidentali prestabiliti, del quale percepisco (forse erroneamente) anche Lei fa parte, ricco delle Sue esperienze internazionali, e il modello pedagogico di Scienze per la Pace risulta, per noi addetti ai lavori, un confronto comprensibile ma di discutibile utilità.

    Per spiegarle questo punto voglio farLe comprendere un concetto fondalmentale.

    L’esempio di questa differenza tra un vecchio e un nuovo modello di valori è l’Università.
    Essa si colloca come tappa importante se non fondamentale della vita di un individuo. Per i Suoi occhiali ideologici, per la Sua esperienza e per il Suo modello di riferimento la motivazione è “Chi si iscrive all’Università lo fa per ricevere un modello di studio che lo immetta sul mercato come Lavoratore pronto”.

    Secondo questa analisi lei ha ragione. Se mi iscrivo a Scienze per la Pace, sono conoscio che ci sarà poca opportunità di lavoro e non devo andare a protestare.

    Perfortuna questo Suo modello di riferimento, che è prevalente nella nostra società, non è l’unico.

    Il mio modello di riferimento, e forse quello di gran parte dei laureati in Scienze per la Pace prende in considerazione il fatto che nel panorma italiano l’Università (dal lat. Universitàtem cioè “Complesso di tutte le cose di un Tutto”) è molto poco universale e non solo la precarietà è di base a qualsiasi indirizzo si prenda (il che già di per se dovrebbe eliminarlo come denominatore per le proprie scelte future) ma è una università vecchia, dove in alcune Lauree la lista dei corsi è invariata dal secondo dopoguerra).

    In questo panorama, per quanto Lei la ritenga secondo i suoi modelli esistenziali come “inutile”, affiora la giovane Scienze per la Pace, fondata da poco piu’ di 10 anni e pur con qualche problema in continua evoluzione.

    I nostri corsi multidisciplinari oltre a una solida preparazione tendono a insegnarci una cosa ai più sconosciuta. A pensare e usare la nostra la testa e non quella di format esterni. A sviluppare un senso critico, una conoscenza vera che comprende e va molto al di la della semplice (ma rispettabile) personalità lavorativa.

    Chi esce dal nostro corso è ricco di qualcosa che nessuna crisi economica può togliergli e si sviluppano qualità che hanno a che vedere con il senso stesso di essere al mondo.

    Salvo il fatto che in paesi come gli Stati Uniti d’America, l’operatore di pace è un impiego come l’avvocato o il medico e l’evoluzione giuridica dei mediatori in Italia pare stia andando in questa direzione, nel malaugurato caso che ci siano intoppi in questa direzione chiunque di noi ha diritto di protestare nei limiti del comportamento civile e legale.

    Quello che vorrei aiutarla a comprendere è che al nostro tempo vincere una guerra, politica, armata, interpersonale, è forse la cosa più facile. Ristabilire l’armonia dopo è la cosa più difficile. E qui ci collochiamo noi.

    Credo di aver capito che Lei è ha vissuto o vive in nella Repubblica Popolare Cinese. Il senso di quello che sto dicendo può ritrovarsi in parte nelle parole di Mao quando diceva che per una società migliore bisognerebbe sostituire l’incentivo morale, la soddisfazione di aver contribuito positivamente, all’incentivo economico, il mero denaro in busta paga. Un bel concetto socialista precursore di Ingegneria Sociale che purtroppo è stato inglobato come ogni cosa dalla politica.

    E ho fatto che questo esempio scevro da ogni faziosità politica, per appellarmi alla Sua mente di Ingegnere, nel mostrarle come gli Ingegneri studiano fisica, disegno tecnico, fanno progetti e molto altro, noi in un’ottica di Ingegneri Sociali studiamo sociologia, psicologia, progettiamo e molto altro.

    Voi imparate a creare strade e ponti tra due sponde fisiche, a capire la fragilità o la resistenza di una struttura, noi egualmente impariamo a creare ponti tra due faziosità ideologiche o culturali (che si rispecchia nel bellissimo termine inglese “bridge in the gap”), a capire le criticità di un rapporto sociale e a trasformarlo positivamente come per un edificio pericolante.

    Concludendo, nessuno di noi si crede un eroe, l’unica cosa di cui ci possiamo vantare man mano che studiamo non è di avere le risposte ai problemi del mondo ma di aver imparato a farci le domande giuste. Il resto, io credo, verrà da se.

    Ognuno vale quanto le cose a cui dà importanza. (Marco Aurelio)

    Cordialmente
    KT, 1 anno Scienze per la Pace

  4. Buongiorno.
    Sono un’inutile studentessa di Scienze per la Pace, classe 35, Università degli Studi di Pisa.
    Dato che non conosce per niente la nostra facoltà, se non per averne letto la descrizione sulla pagina del corso di laurea, La invito a contattarci e/o frequentarci per avere finalmente un’idea chiara su chi siamo e cosa facciamo, e non solo un costrutto mentale da Lei ipotizzato senza esperienza alcuna.
    Potrà scoprire un mondo affascinante che la sua mente di statico ingegnere non ha mai neppure immaginato. Le do solo un saggio: a differenza della maggior parte delle facoltà “classiche”, impostate a cercare di ottenere la “totale” conoscenza di un unico argomento, questa facoltà prepara io suoi dottori ad affrontare ogni emergenza o problema nella sua complessità, avendo a disposizione un ventaglio di conoscenze che spaziano dalla sociologia all’economia, dalla chimica alla storia, dal problem solving al diritto pubblico, privato, europeo, etc. Potrei elencagliele tutte ma non la voglio tediare. Un laureato in Scienze per la Pace è capace di risolvere situazioni, come le dicevo, perché ha conoscenze diversificate, a differenza di un ingegnere che, seppur bravissimo nel suo campo, capisce solo di ingegneria.
    Per quanto riguarda il giudizio sulla facoltà, lasci il compito ai posteri.
    Per qualsiasi chiarimento La invito a contattarmi, sarei felicissima di poterLa aiutare a chiarire ogni Sua perplessità.
    Mi trova su Facebook con il mio nome o nel gruppo di Scienze per la Pace.
    Le auguro una buona giornata.
    Valeria Santobianchi, vega78@alice.it

  5. Condivido pienamente, molti giovani scelgono corsi appositamente creati dalle università per chi in realtà ha un’idea molto poco concreta del mondo del lavoro e soprattutto che ha poca voglia di studiare seriamente. Perchè se una persona volesse occuparsi di mediazione allora dovrebbe studiare prima di tutto seriamente le lingue ( se vuole lavorare a livello internazionale e allora servirebbe la laurea in mediazione culturale) oppure potrebbe scegliere una laurea in scienze politiche, giurisprudenza ma anche semplicemente filosofia. Niente che già non esista. Credo che i giovani dovrebbero prima chiedersi se vogliono andare all’università per studiare o se vogliono andarci per perdere qualche anno e ottenere un titolo di laurea qualsiasi.

    1. Caro Samurai,
      Lei ha elencato facoltà come lingue, mediazione, scienze politiche, giurisprudenza, filosofia, per coloro che intendono occuparsi di mediazione.
      Sappia che noi studiamo tutte queste cose contemporaneamente, e non in modo settoriale, bensì applicandole insieme.
      Ci aggiunga un po’ di biologia, chimica, psicologia, problem solving, sociologia, economia, diritto, storia, geografia, matematica, statistica, antropologia… non mi pare poco, e non ho elencato tutto.
      Anche a Lei consiglio, se vuole veramente conoscere la facoltà, di contattarmi. Vega78@alice.it

  6. Gentile ingegnere,
    io sono uno dei docenti di quel corso di laurea che lei, probabilmente con la stessa superficialità dei lettori di quotidiani, ha dipinto a tinte fosche.
    Non ho certo la presunzione di volerla convincere del contrario, ma se proprio vuole dare giudizi che possano servire a qualcuno, la invito a documentarsi meglio.
    Concordo con lei che il sito dove ha attinto le informazioni è fatto male e non degno di tale nome (questo tra l’altro avvalora esattamente il contrario di quello che lei afferma, cioè operazioni di marketing!).
    Io insegno Logistica delle Emergenze e Protezione Civile (materia rara in Italia ed insegnata solo ad ingegneria ed ai Politecnici), questo per farle capire quanto sia effettivamente variegata l’offerta formativa (e non certo inutile!)
    A sua disposizione per qualsiasi chiarimento
    Emilio Ardovino
    3288869890

  7. Mi scuso innanzitutto se ho offeso molti di voi con questo post, non era mia intenzione. L’articolo voleva essere una provocazione e mi sembra che abbia funzionato pure troppo. Ammetto di essere stato duro e per alcuni aspetti superficiale. Proprio per questa mia superficialitá sono stato criticato. Sono contento delle vostre critiche e cerco in questa risposta di chiarire alcuni punti.
    Vado in ordine sparso.

    Superficialitá: Sí penso abbiate tutti ragione sicuramente non ho esplorato a dovere la materia e non ho una conoscenza approfondita del corso di Scienze per la pace. Sono una persona che critica chi commenta senza avere a disposizione tutti i numeri del caso e sono caduto nella mia stessa critica. La questione di base per me era che un corso del genere suona, nella mia ignoranza, un pó bizzarro e sopratutto a mio modo di vedere lontano dalla realtá lavorativa. Lo stesso discorso lo potrei fare per il corso di “INFORMAZIONE SCIENTIFICA SUL FARMACO” che al pari di Scienza per la Pace suona alle mie orecchie come un pó lontano dal mondo del lavoro. Questo é l’unico punto di vera critica che intendevo sollevare nel post. A tal proposito nessuno peró mi ha dimostrato il contrario ma una persona ha confermato i miei dubbi. Molti hanno messo di fronte alla mia critica il fatto che “Scienza per la Pace”rappresenta qualcosa che “ va molto al di la della semplice (ma rispettabile) personalità lavorativa”.
    Proprio qui é l’essenza del mio post mal scritto. La formazione Universitaria essendo possibile per la maggior parte grazie a risorse pubbliche e limitate deve essere indirizzata a formare le persone nei piú diversi settori ma come ultimo fine quello dell’occupazione (privata o pubblica che sia). Nessuno puó convincermi del contrario perché proprio per il fatto che il sistema Universitario Italiano non spicca fra i migliori al mondo preferirei vedere gli sforzi (economici) meglio indirizzati. L’offerta universale é teoricamente corretta ma praticamente infattibile in un sistema pubblico. Caso diverso se il sistema é interamente privato in questo caso ognuno é libero di investire i propri soldi nel percorso di formazione che preferisce. Nel caso pubblico invece bisogna fare delle scelte e selezionare i corsi o raggrupparli. Il fatto che dopo 10 anni di “Scienze della Pace” si continui a misurare una cosí bassa percentuale di occupazione mi fa dubitare della sua reale creazione di “valore aggiunto” per tutta la collettivitá e non solo per la formazione interiore dell’individuo. Questo é quello che io intendo debba essere il risultato del sistema Universitario. Un qualcosa di misurabile e distribuibile alla collettivitá e non riservata al singolo. Immagino che per tutti voi questo ragionamento é freddo e non condivisibile. Secondo voi questo sistema é sbagliato perché adesso non necessita di Laureati in Scienze della pace per me invece é il corso ad essere sbagliato o in qualche modo non adatto alle reali necessitá del mondo che ci sta attorno. Sicuramente accresce le conoscenze dei singoli ma questo a mio modo di vedere non basta.
    Se esiste un mondo diverso, un sistema alternativo che prima o poi a detta di molti dovrá emergere non lo posso sicuramante smentire. Non prevedo il futuro e lascio ai posteri come mi dite. Sicuramente posso riscontrare che nelle recenti migliaia di anni questo freddo e asettico sistema fatto di poche basiche regole economiche di mercato ha nel bene e nel male fatto evolvere la societá. Le persone lavorano, si pagano le tasse e con le tasse si finanziano i servizi pubblici per migliorare le condizioni generali della comunitá. In questo periodo penso sia evidente quanto la mancanza di occupazione impatti direttamente il sistema pubblico e i suoi servizi. Al di fuori di questo esiste l’ideologia ed é importante, deve esserci, ma non puó essere l’unico risultato di un corso Universitario. Oltretutto quando mi dite che nel mondo (US) l’operatore di pace é (fortemente?) utilizzato nel mercato privato (non ho numeri né voglia per dubitare) mi conferma il fatto che per avere piú occupazione i Dottori per la pace dovrebbero emigrare. Se questo é vero dimostra che la specializzazione non ha grosso impatto sul sistema nazionale. I giovani Italiani oltretutto sono meno propensi ad emigrare rispetto ai colleghi esteri e la cosa quindi non funziona. Essendo io un emigrato oltretutto non consiglio a nessuno di dover lasciare il proprio paese per motivi lavorativi. Io vorrei vedere un sistema che crea occupazione al suo interno.
    Quando le risorse (pubbliche) sono di tutti vanno ottimizzate e per me ottimizzare significa formare persone che poi vengano utilizzate dalla societá per le loro conoscenze (ed ovviamente anche pagate). Io vivo in Germania e qui le Universitá decidono prima di quanta gente hanno bisogno per le varie specializzazioni evitando di avere troppi iscritti che poi non troveranno occupazione. Per voi é molto probabilmente una dittatura ma me é organizzazione che non puó che portare benefici a tutti. Ma non sono qui a cercare di convincervi.

    Il mondo ONG: Anche qui ho peccato di superficialitá. Non ho una conoscenza approfondita del mondo ONG ma solo una piccola esperienza personale durante la quale ho maturato un certo scetticismo sul ruolo delle ONG. Certo, ONG non é una singola entitá ma un mondo immenso fatto di piccole e grandi realtá. Nel mio caso ho speso qualche mese in Brasile. Questa mia limitata esperienza non mi giustifica a fare di tutta l’erba un fascio ma almeno mi autorizza a commentare quello che ho visto. Durante questa esperienza un giorno ho partecipato insieme all’organizzazione che cercavo di aiutare ad un evento con tutte le ONG della zona. Un’area metropolitana di una media cittá Brasiliana. Evento ovviamente organizzato dall’establishment politico locale unica fonte di sopravvivenza per le organizzazioni stesse. Ripeto: Per una cittá Brasiliana di media dimensioni c’erano circa 400 piccole realtá non governative tutte alla ricerca di fondi governativi. Era una rincorsa al politico di turno per spiegare il progetto e convincerlo dall’affidabilitá. Questo é quello che mi ha fatto dubitare. Ma perché cosí tante organizzazioni? Ma perché non unire gli sforzi? Ma perché lo devono fare I privati e non lo stato? Ma perché alla fine chi finanzia é Governativo? Se la base di sopravvivenza é il fondo pubblico allora perché la politica non si decide a creare queste funzioni direttamente al suo interno invece che sovvenzionarle? limiti politici. Ai miei occhi peró é sembrata una situazione surreale. Le ONG che forniscono servizi (limitati perché non organizzati globalmente) per coprire le carenze di un sistema politico corrotto che nello stesso tempo le alimenta. Ripeto un esempio piccolo e forse fuori strada ma é il motivo del mio scetticismo e del fatto che i ruoli all’interno delle ONG potrebbero essere presi in carico dalla Pubblica amministrazione. Mi fermo perché poi vado fuori tema.

    La ragazza calpestata: tutto potete dirmi ma non che stavo „legittimando il pestaggio di manifestanti perchè iscritti ad un corso di laurea”… non capisco come si possa fare una lettura del genere. Capisco che sia particolarmente di moda in Italia il pressapochismo ma fino a questo livello. In ogni caso chi é il superficiale in questo caso?
    Accetto tutte le critiche ma questa no perché vale quanto un urlo della Santanché ad un talk show Italiano. Il nulla.
    Non ho voluto entrare nel merito di chi sono i cattivi e i buoni perché li ritengo solo stupide discussioni in cui sincermante credo che nessuno abbia il 100% della ragione. Lascio alla superficialitá della stampa e dell’opinione pubblica Italiana i ragionamenti di alto livello sull’accaduto. Io non sono né filosofo né di alto livello. Preferisco aspettare che la giustizia Italiana (anche se dovró come sempre aspettare troppo) faccia le sue indagini piuttosto che commentare una foto e sentenziare su una situazione molto critica che un fotogramma non permette di conoscere a pieno.
    Il fatto di dire “Ma cosa vai a protestare contro la precarietá se poi ti iscrivi a “Scienze per la Pace”? “ sí é una boutade, una provocazione. Ma nello stesso tempo mi faceva stupiva l’urlare ontro un sistema che non aiuta i giovani nell’occupazione proprio quando le proprie scelte formative alzano di molto il rischio di disoccupazione. Visto che un ragazzo/a a 19 anni puó non avere le idee chiare vorrei che l’offerta Universitaria fosse costruita per ridurre gli errori (occupazionale). Ebbene sí, dopo 10 anni se un corso ha ancora un 35% di occupazione forse non ha raggiunto gli obiettivi e secondo me andrebbe cancellato. Se avete dei numeri (non delle teorie ideologiche) che invece dimostrano il contrario vi chiedo di condividerli per poter correggere con piacere la mia teoria. Sono pronto ad ammettere con molto piacere i miei errori di valutazione.
    Deborah ha il diritto di andare in tutte le piazze che vuole per protestare anche se credo che il sistema sbagliato non é quello che lei accusa ma é in parte anche quello di cui fa parte. Evito commenti sul fatto che una ragazza vada a protestare per solidarietá come qualcuno di voi ha scritto.

    L’Operatore di Pace: Non nego l’importanza di certi ruoli ma dubito fortemente nel loro vero utilizzo nel mondo reale (e non in quello ideologico). Se questo ruolo non trovano sbocco occupazionale forse il ruolo non é adatto al mercato Italiano. Stesso discorso vale per me anche per i laureati in Giurisprudenza. Abbiamo nel nostro paese un surplus di Avvocati e laureati in legge che non porta valore aggiunto. Nel mio mondo ideale limito il numero di persone che si possono iscrivere in legge (perché troppe) e poi i soldi risparmiati li uso per migliorare altri percorsi formativi piú utili. Dove sbaglio?
    Il Marketing: Il ventunesimo secolo non vive solo di Marketing ma di semplici e basiche regole di mercato che poco sono cambiate rispetto al passato. L’ho giá detto prima. Il mondo é solo semplicemente piú veloce, dannatamente veloce, grazie alle evoluzioni della comunicazione (o telecomunicazioni). Il Marketing é uno dei settori che servono solamente a costruire un prodotto che rispecchi le richieste del mercato. Il Marketing non forza un oggetto inutile ad essere apprezzato ma cambia un prodotto a seconda di quello che I possibili acquirenti vogliono. Non confondiamo la pubblicitá col Marketing. In Italia il sistema Universitario ha per esempio allargato troppo la scelta di corsi. Invece di concentrare gli sforzi su poche universitá e sovvenzionare gli studenti negli spostamenti si é preferito allargare l’offerta geograficamente. Il risultato finale é una quantitá eccessiva di piccole Universitá distribuite sul territorio con un portafoglio di corsi eccessivo. Nel mio mondo ideale invece ottimizzo gli investimenti (riduco Universitá e sfoltisco i Corsi) e con i soldi risparmiati potenzio corsi e sovvenziono gli studenti per aiutarli a spostarsi sul territorio e seguire le specializzazioni che vogliono. In Italia invece il Marketing Univesitario ha aperto le Universitá vicine ai ragazzi per soddisfare la domanda. Il risultato é che il livello generale del servizio non puó che scendere. Io preferisco poche ma buone Universitá con gli studenti che grazie allo Stato possono superare le eventuali difficoltá economiche famigliare e spostarsi.
    Il Modello Occidentale: Ma cosa intendete per “modello di valori occidentali prestabiliti”? ma di cosa parliamo ma di quale modello invece pensate di fare parte voi? Il mondo é uno solo, le regole sono poche e si ripetono ovunque nel globo. Se mi fate un esempio di una parte del mondo dove un diverso modello sta nascendo mi fareste un grande favore. Scritto cosí fa figo ma non vuol dire nulla. Sará il mio freddo e asettico approccio da Ingegnere sfigato…. o forse anche no?

    Mao: Mi dite: “una società migliore bisognerebbe sostituire l’incentivo morale, la soddisfazione di aver contribuito positivamente, all’incentivo economico, il mero denaro in busta paga”. Questa é ideologia ma la realtá ovvero la storia e i numeri della Storia dicono invece che la Cina nel momento in cui si é aperta al mondo (e al Mercato) ha fatto uscire in 10 anni (ripeto: 10 anni) 600 Milioni di persone dalla povertá. In Europa siamo in 500M. Mi sembra un ottimo risultato. In pratica il libero Mercato (ovvero il sistema che credo voi odiate) ha portato una popolazione superiore all’Europa fuori dalla soglia di povertá. Mao e la sua ideologia era la causa di questa povertá. Praticamente col libero (e cattivo) mercato si é sostituito l’incentivo economico a quello morale che per sua natura non aveva sufficienti vitamine per mantenere in vita le persone. Lo so, Mao non é solo questo e nella sua ideologia ci sono mille cose interessanti e che hanno formato una societá per alcuni versi piú unita della nostra. Ma questo é il punto che mi avete sollevato ed é in assoluto una delle colpe di Mao e non una frase da sbandierare con fierezza. Non vivo in Cina ma lavoro per una societá Cinese da ormai 5 anni. Vi posso assicurare che i miei colleghi asiatici stanno molto meglio rispetto al passato e molto meglio di noi. Il Cinese non si accontenterá mai di un incentivo morale perché non lo ha mai sfamato. Il Cinese é piú avido di un occidentale sul puro aspetto materiale ve lo posso assicurare. Se un Cinese sentisse quello che mi avete scritto riderebbe di voi. Ve lo posso assicurare.
    In ogni caso, questo sará lo stupido “modello occidentale” ma é anche l’unico esistente a meno di prove diverse. Non é un limite mio é quello che accade da millenni nel mondo…
    Un saluto a tutti voi
    Itaka
    …e Grazie a : Gala, Giulia Duccini, Ken Terranova, Valeria, Samurai, Il professore Ardovino.

    1. Grazie mille a Lei per la risposta, l’ho apprezzata.
      Non è semplice confrontarsi quando si è davanti ad un muro di scienziati per la pace determinati e un po’ pazzi.
      Condivido alcune delle Sue idee, alcune no. Ma non starò a dilungarmi analizzandole ad una ad una, Le risponderanno i miei colleghi/amici.
      Il Suo ragionamento, per certi versi, non è sbagliato: perché finanziare una facoltà che, secondo Lei, da lavoro solo al 35% dei laureati?
      Le rispondo in breve. Perché è uno strumento che serve, forse non in Germania, ma nel mondo, e anche in Italia, il paese che Lei ha lasciato, ma che consiglia di non lasciare e che tutti i giovani che vogliono lavorare saranno costretti a lasciare – come vorrei fare io, che mezzo lavoro ce l’ho, ma non ho più fiducia in questo paese. I conflitti di cui noi ci curiamo non sono solo conflitti bellici, ma anche sociali. Per farle un esempio, io aspiro a laurearmi per applicarmi nell’ambito della protezione civile, dove già opero, ma anche per ambire ad un posto migliore nella mia azienda, dove potrei occuparmi di gestione del personale, avendone le capacità e la preparazione.
      Molte delle persone laureate non entrano in quel 35% di occupati, lo sa perché? Perché questa società “all’antica” non ha ancora del tutto capito l’importanza della mediazione sociale e delle gestione delle risorse umane, spesso considerate solo numeri. Perché molti degli studenti spesso hanno già un’occupazione, e la laurea aiuta a migliorare la loro posizione lavorativa. Molti ragazzi invece non fanno numero, perché emigrano all’estero, giustamente: come occuparsi di conflitti e cooperazione internazionale stando in un paese che non ha neppure la percezione di cosa succeda veramente fuori dai confini? E qui le do ragione, lo stato spende soldi (che in realtà sono miei, e non suoi, perché pago le tasse allo stato italiano e all’università, non è tutto gratis come in Polonia) per mandare laureati all’estero. Ops! Ma a pensarci bene… anche i migliori fisici, biologi, medici, scienziati vari per lavorare e fare ricerca devono andare all’estero, dove sono pagati bene e hanno gli strumenti per lavorare e progredire! Anche Lei, che è ingegnere, è dovuto emigrare all’estero! Quindi non è solo una pecca di Scienze per la Pace.
      Sprechiamo soldi per una facoltà che non rende, dice Lei: ma stiamo parlando di Scienze per la Pace oppure di storia, filosofia, lettere, archeologia o cosa? Perché le faccio notare che anche da queste storiche facoltà escono ogni anno migliaia di inutili laureati, che non andranno mai ad insegnare nelle scuole, né a lavorare per lo stato o per delle aziende, o a fare ricerca, perché non c’è posto, e useranno quel pezzo di carta solo per concorsi pubblici truccati, dove, se hanno conoscenze e tanta fortuna, dopo anni e anni di studi avranno un grande futuro da bidelli (senza offesa per i bidelli, si intenda, lavoro di tutto rispetto). Secondo questo ragionamento dovremmo togliere anche la laurea in lingue, che come ben saprà studia la letteratura delle varie culture, ma non abilita a fare l’interprete.
      Sempre secondo questo ragionamento, dovremmo tenere aperte solo le facoltà scientifiche che permettono di trovare occupazione. Me le può elencare per favore? Perché io ho amici laureati che non trovano comunque lavoro. Medici che dopo 10/15 anni di studi e tirocini lavorano solo se il padre gli lascia lo studio, fisioterapisti che riescono a lavorare solo a partita iva (mio fratello), biologi laureati con 110 e lode, ex ricercatori CNR, che non trovano nessun tipo di impiego e fanno corsi per osa (ho una cugina), laureati in chimica farmaceutica che prendono una seconda laurea per avere più possibilità (un’amica), architetti che fanno i portalettere perché non hanno il budget per aprire e mantenersi uno studio (un collega), laureati in litica (una branca di archeologia) col massimo dei voti che non ha mai fatto uno scavo perché in Italia non spendono soldi per l’arte (un altra amica) . Potrei elencargliene a centinaia. Cosa facciamo, chiudiamo tutte queste inutili facoltà perché l’Italia non vuole creare posti di lavoro per le grandi menti che escono dalle sue storiche università? E tra 10 anni, quando il vento cambierà, e avremo bisogno, ipotizziamo, di laureati in lettere, cosa facciamo, li importiamo? Perché questo mercato non è prevedibile: pensi solo che io, diplomata di liceo scientifico, fino a pochi anni fa ero considerata una risorsa, ora vengo scartata per ragionieri che hanno possibilità di essere applicati in più campi. Il problema è che in questo paese il lavoro non c’è, indipendentemente da cosa si è studiato. L’unico lavoro che rende ancora qualcosa, se si è bravi, è il calciatore, che in Italia sarà sempre profumatamente pagato.
      Dato che siamo in un paese che non offre nessun tipo di prospettiva rosea per il futuro, ci permetta almeno, morti di fame per morti di fame, di studiare quello che ci piace, e utopicamente di ambire a fare qualcosa che ci dia soddisfazione.
      Come cita l’art.3 della Costituzione “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”, quindi il paese deve darci gli strumenti per realizzarci, non “imporci” di essere solo ciò che la società vuole in questo momento – chissà tra 5 anni.
      Anche in sede di matrimonio le due persone firmano un documento che obbliga loro ad educare i figli secondo le loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni. Quindi, secondo Lei, io, se avessi un figlio, dovrei costringerlo a studiare qualcosa che “può rendere” in futuro, senza per altro averne la certezza, e lo stato dovrebbe farmi pagare corsi che, secondo qualcuno, potrebbero essere improduttivi? I miei genitori hanno fatto con me questa infelice scelta, anni fa, e le posso dire che, oltre ad essere rimasta fino 33 anni senza un lavoro con un titolo di studio ritenuto, all’epoca, utilissimo per il futuro, mi rammarico di aver dovuto studiare una materia che non mi piaceva. Mentre ora, da adulta, mi prendo la responsabilità di studiare ciò che amo, pur non avendo la certezza di un’occupazione, ma con passione e soddisfazione.
      Neppure i suoi colleghi cinesi accetterebbero questo ragionamento.

      Lo sa qual è lo strumento per riuscire a trovare lavoro in questo momento? Essere “camaleontici”, riuscire ad adattarsi ad ogni impiego e situazione, avere gli strumenti per “riuscire” in qualunque campo.
      E con una punta di orgoglio posso affermare che nella nostra facoltà, chi ha passione e si impegna, camaleonte lo diventa.
      Lo sono diventata anche io, e devo ringraziare chi mi ha fatto da maestro – spesso anche gratuitamente.

      Mi perdoni se mi sono dilungata, ma dato che Lei si è dimostrato molto disponibile all’ascolto, ho colto l’occasione.
      Sono convinta che tutte queste parole non saranno state vane, né per Lei né per noi.
      Da uno scontro può sempre nascere un confronto, e da un confronto c’è sempre da imparare.

      La invito a non chiudere qui questo dibattito, ma a seguirci ancora, se pur mantenendo le Sue idee.

      Grazie per la risposta e l’attenzione.

      Buona serata.

      Valeria

      1. Cara Valeria, ti rispondo come sempre in maniera schematica e fredda :).
        Scusa per il “tu” ma non sono abituato a relazionarmi in maniera cosí formale. E poi questo é il mio Blog, casa mia, e tu sei ospite gradita.

        Molte delle persone laureate non entrano in quel 35% di occupati, lo sa perché? Perché questa società “all’antica” non ha ancora del tutto capito l’importanza della mediazione sociale e delle gestione delle risorse umane, spesso considerate solo numeri.
        – Non sono d’accordo. Solo il 35% é occupato non perché la societá é all’antica ma perché il mercato non li richiede. Non ho statistiche in merito ma mi aspetto che la situazione non sia molto diversa “nel mondo”. Se invece hai delle statistiche che dimostrano il contrario saró lieto di modificare tutto il mio post. Quello che ammiro é la “via tedesca”ovvero capire quante persone servono e dimensionare il corso per quella richiesta. Non cancellarlo. Se solo il 35% trova lavoro vuol dire che l’anno successivo faró un corso a numero chiuso per un valore pari al 35% + la previsione di crescita. Questo lo fanno regolarmente qui in Germania. Lo so é freddo ma le risorse possono essere allocate meglio e si iscrivono solo quelli che effettivamente hanno un percorso in testa. Il sistema non é perfetto infatti capita spesso in Germania che abbiano bisogno di medici perché 10 anni prima hanno fatto previsioni sbagliate. In questo caso aprono le porte a lavoratori esteri per quel settore e per quel numero limitato. Lo so che é troppo Tedesco ma alla fine pianificare funziona ma fare previsioni a 2 mesi come in Italia invece no. I tedeschi squadrati non li amo per altre cose ma non sicuramente per la loro pianificazione, specialmente quella pubblica dove gestiscono i miei soldi.

        Anche Lei, che è ingegnere, è dovuto emigrare all’estero! Quindi non è solo una pecca di Scienze per la Pace.
        – Io non mi sono spostato per lavoro ma per seguire il mio cuore. In generale la percentuale di occupazione in Ingegneria é sempre molto alta. Quello che volevo dire é che emigrare non é mai cosí bello. Sei sempre straniero e vivi con la nostalgia del tuo pessimo, incasinato poco organizzato paese che non sai come mai ma ti manca troppo.

        Sprechiamo soldi per una facoltà che non rende, dice Lei: ma stiamo parlando di Scienze per la Pace oppure di storia, filosofia, lettere, archeologia o cosa? Perché le faccio notare che anche da queste storiche facoltà escono ogni anno migliaia di inutili laureati….. Sempre secondo questo ragionamento, dovremmo tenere aperte solo le facoltà scientifiche che permettono di trovare occupazione. Me le può elencare per favore?

        – Esatto, stesso discorso per tutte queste facoltá. Io ho fatto l’esempio di Giurisprudenza per prenderne un’altra sovraffollata. Almalaurea mi dice (http://www.retenews24.it/rtn24/societa/dati-occupazionali-classifica-delle-facolta-inutili-stilata-almalaurea-per-2013/ ) che proprio Giurisprudenza é la peggiore come occupazione. Quindi via. Bisogna ottimizzare la spesa e ridimensionare i corsi, farli a numero chiuso e magari concentrare in poche Universitá la disponibilitá di questi corsi. Non serve a nessuno avere Avvocati e Filosofi disoccupati in giro per il territorio. Non serve per primo a loro. Non entro nel merito di “Scienze Politiche”.

        – Ammetto che quando ho iniziato a leggere I tuoi esempi di mia cugina, il mio collega, l’amica mi hai un pó distrutto tutti i tuoi ragionamenti fatti prima… dai su. Servono i numeri per analizzare un problema non i singoli esempi famigliari. Noi Italiani abbiamo il brutto vizio di ragionare (e votare purtroppo) di panza senza mai tenere in considerazione i veri numeri. Adesso piú che mai lo si puó vedere con i comici in comizio.

        Dato che siamo in un paese che non offre nessun tipo di prospettiva rosea per il futuro, ci permetta almeno, morti di fame per morti di fame, di studiare quello che ci piace, e utopicamente di ambire a fare qualcosa che ci dia soddisfazione.
        – La prospettiva non la offre un paese ma il mercato. Tu puoi studiare quello che ti piace ma vorrei che dopo tu avessi la possibilitá di occuparti e dare un meritato traguardo occupazionale ai tuoi studi. A me sembra una frustrazione studiare qualcosa e poi dover fare tutt’altro. Invece penso che tu potresti sentirti realizzata e soddisfatta se trovi occupazione. Lo so che é banale ma se ridimensioni i corsi e prepari un ragionevole numero di persone per il mercato saranno tutte piú soddisfatte. Non lasci a tutti la possibilitá di iscriversi ma solo a chi passa positivamente delle selezioni. Solo chi é motivato deve andare avanti. Questo dico io. In Italia si urla alla meritocrazia ma appena qualcuno fa delle selezioni diventa anti-democratico… democrazia é dare la possibilitá a tutti di provarci ma i pigri possono anche aspettare.. Tu che pensi di lavorare nel personale delle aziende. Proprio in quel luogo vengono fatte molte selezioni perché i costi sono limitati e solo i migliori entrano. Perché non fare la stessa cosa all’accesso Universitario?

        ..quindi il paese deve darci gli strumenti per realizzarci, non “imporci” di essere solo ciò che la società vuole in questo momento – chissà tra 5 anni.
        – Il paese non ha risorse infinite e quindi vanno modulate. Come ho giá detto la pianificazione tedesca puó essere un esempio non sicuramente l’allargamento dell’offerta didattica come é successo in Italia. la pianificazione non é a prova di errore ma funziona abbastanza bene. Non vederla come un’imposizione perché non esiste il paese perfetto con risorse pubbliche illimitate. Volere a tutti i costi di partecipare ad un corso magari puó voler dire che dall’altra parte ci puó essere un ragazzo/a che avrebbe voluto isciversi ad una facoltá ma non ha i mezzi economici per farlo. Se ottimizzo alcuni corsi magari permetto a piú gente di spostarsi sul territorio nazionale e andare nell’universitá che vogliono. Non sto dicendo che cancellando Scienza per la Pace si risolvono I problemi del sistema Universitario Italiano ma secondo me potrebbe essere un corso incluso nella mia ottimizzazione ideale.

        Essere “camaleontici”, riuscire ad adattarsi ad ogni impiego e situazione, avere gli strumenti per “riuscire” in qualunque campo.
        – Hai perfettamente ragione e questa é uno dei problemi del sistema Italia dove non vengono valutate le singole capacitá. Nessuno ha un valore aggiunto da rivendere perché il mercato é inflazionato. Non credi che senza il 70% di disoccupati in meno nel tuo settore forse le figure realmente occupate potrebbero essere trattate meglio? Il mio rimane “un forse” perché ovviamente tutti I ragionamenti in un periodo di crisi sono piú complessi ma da qualche parte dovremmo pur iniziare. Sono 20 ani che sento stronzate al vento e nessuno che fa nulla.

        Grazie delle tue risposte.

  8. Gentile ItaKa,

    una doverosa cortesia che Le devo chiedere, è di non attribuire in via generica parole scritte da me. Così da rendere più corretta questa corrispondenza.

    Non risponderò al Suo messaggio punto per punto, in parte per motivi di lunghezza, necessiterei di decine di pagione forse, in parte per non incappare nell’errore di ripetermi e anche per fluidità di lettura.

    Mi limiterò a discutere con le di due punti: Mao e la Cina, per piacere di conversazione. E gli altri modelli di vita esistenti nel mondo, per mostrarLe come non ne esista solamente uno, come Lei asserisce. (valori, abitudini, comportamenti) radicalmente opposti da quello occidentale.

    Ho parlato di Mao non perchè ne sia un estimatore, ma perchè volevo introdurre in tema dell’Ingegneria Sociale. Cioè del voler cambiare la propria società. Ristrutturarla.
    Quando parliamo di Cina è doveroso contestualizzare ciò di cui parliamo. Nel 1949 quando Mao va al potere prende in mano una nazione con 5.000 anni di storia e di saggezza alle spalle, ma chiusa nei suoi confini. Mao da il via alla rivoluzione culturale utilizzando quel modello Socialista di distribuzione tra tutti secondo dei valori non legati all’economia ma legata al prosperare del popolo accusando la Cina di essere troppo legata al passato e di essere cosi tradizionale da essere limitata.

    E qui accade, a mio avviso, la grande delusione. Si dice che le rivoluzioni siano un pò come un bambino. Nasce bellino ma poi dopo 10anni magari è un deliquente, gobbo e cattivo. Anche la rivoluzione quando nasce è accattivante, perchè ti porta novità. Poi si chiude in se stessa e cerca di proteggere i propri interessi.

    Nel 1966 inizia la rivoluzione culturale, per mano di quelle giovani Guardie Rosse, che iniziano a distruggere tutto quello che è stato storico, comincia la repressione, distruggendo tutte le radici con il passato. Ma quel passato era la Cina. E infatti la Cina adesso non è più la Cina. Da quando quell’assassino ha eliminato le radici della sua antica cultura.

    I Suoi colleghi Cinesi che riderebbero delle mie parole sono stati derubati, e forse non lo sanno neanche, di una antica cultura e il fatto che ora siano più avidi di un europeo dimostra solo che il modello di vita occidentale ha soppiantato la loro cultura.

    Quando Deng dice “L’essere ricchi è glorioso”, mi viene da pensare che per 50anni al popolo Cinese hanno insegnato a mangiare una ciotola di riso, a essere frugale, a avere solo un paio di scarpe e un paio di pantaloni. Gli hanno datto incentivi morali e fuciacche rosse invece degli incentivi materiali e poi arriva lui e dice, no no no, non si fa più cosi.

    Questa Cina moderna non è altro che una copia del modello di vita capitalista, dove tutti corrono per fare soldi. L’ammontare di sofferenza e di morti non è servito a creare una nuova società.

    Se nel 1949 avessero vinto i Nazionalisti invece che Mao, saremmo arrivati dove siamo adesso senza milioni di persone massacrate.

    E qui arrivano al secondo punto, i tanti diversi modelli di vita che esistono al mondo. Un punto arduo da sviluppare e senza dubbio serve un punto focale da cui partire. Mi sentirei uno sciocco se facessi solo un elenco. E siccome il modelli di vita si differenziano proprio per il senso che danno alla vita, promettendoLe di non divagare, per partire inizierò dal coronamento della vita. La morte.

    Nella nostra società la morte ci fa paura. Ma cos’è che ci fa tanto paura della morte? Cio’ che ci congela in quell’attimo è l’idea che sparirà tutto ciò a cui siamo tanto attaccati. Prima di tutto il corpo.

    Del corpo ne abbiamo fatto una ossessione. Uno cresce con questo corpo, ci si identifica. Io cerco di tenermi in forma, vado a correre, cerco di crearmi una buona muscolatura. Uno dice “Ken Terranova” e pensa a quel corpo li.

    E poi quale corpo, che cambia continuamente, invecchia, che si acciacca, perde pezzi, viene tagliuzzato dal chiururgo. Questo corpo non siamo noi. E allora cosa siamo?

    Crediamo di essere tutte quelle cose che abbiamo paura di perdere morendo. Con l’identità “Ingegnere, Marito, Padre” ti ci sei identificato, e l’idea che tutto questo scompaia, che tu non sia più il grande avvocato, il bravo direttore di banca, che la morte ti porti via, tutto questo ci sconvolge.

    Possiedi una bici, un’automobile, una casa con i risparmi di una vita e poi muori e la perdi.

    Quello che ci terrorizza è l’idea che con la morte perdiamo tutto, proprietà, desideri, identità.

    Perchè tu non sei il tuo nome, tu non sei la tua professione, non sei la casa al mare che possiedi.

    Ci sono molte società, a differenza di quella occidentale che riconoscono il valore estremamente limitato, transitorio, ridicolo e impermanente di queste cose e questi modelli insegnano che tu non sei quelle cose, e se lo impari piano piano te ne stacchi.

    Un modello Islamico è di questo tipo ad esempio, dove per fattori storici la legge, (la Sharya), la cultura e la Fede sono tutt’uno (i Cristiani quando sono arrivati a livello governativo a Roma avevano la struttura legislativa Romana a supportare la religione e non hanno avuto biosogno di crearla. I Musulmani invece hanno avuto bisogno in una società di Clan, di utilizzare la Fede come sistema legislativo per tenere uniti i Clan). All’interno del modello Islamico si trovano il divieto delle tasse come le concepiamo noi o degli interessi bancari. Il senso della vita è abbandonarsi a Dio e fare il suo volore. Radicalmente diverso dal modello Occidentale. I Sufi insegnavano proprio il distacco dalla materialità.

    Il modello Indiano
    Suoi Sikh, che io adoro, non mi sento neanche degno di parlarle, ma sono l’esatto opposto rispetto a noi. Anche se l’india economica è in parte ormai sulla falsa riga del modello Occidentale del produrre produrre produrre, vi sono ancora delle fortissime marcature culturali loro, con forti contraddizioni, tra i signori in giacca e cravatta che producono auto e tra zone in cui esistono i templi ai ratti.
    Ma anche se rischiano di essere spazzate via dalla modernità, trovi ancora moltissime persone con una forte ampiezza di vedute sull’Universo, sul Tempo e sull’esistenza, eredi dei Rishi e dell’Induismo. Per sviluppare questo punto bisogna dire ad esempio che India è molto comune che a 60anni, invece che andare in pensione, le persone lasciano tutti i loro averi volontariamente e muniti di una sacca, un bastone e un paio di mutande, iniziano a girare l’india, senza voler piu accumulare niente. Il cibo? queste persone sono rispettatissime in india, possono chiedere da mangiare solo tre volte al giorno e tutti i cittadini che li tengono in grande considerazione gli offrono volentieri un pasto. Si stimano (ma potrei sbagliare) circa 60 milioni di queste persone in giro per l’india. E’ un distaccarsi dalla materialità, un volere prepararsi alla morte. Un po come i monaci Buddhisti e tutte le 13 scuole della cultura e pratica Buddhista.

    Ne ho scritto qualcuno che conosco, ce ne sarebbero tanti altri, Modello Africano, e quello a me più caro, il modello Bahai; il mondo è pieno di tanti modelli di esistenza diversi da quello occidentale consumistico. C’è da dire che anche noi avevamo dei saggi che ci hanno dato delle grandi indicazioni, ma noi i nostri saggi li abbiamo dimenticati, ne abbiamo fatto dei libri nelle biblioteche. L’occidente è stato pieno di saggi, spazzati via dalla modernità. In altri luoghi li vivono culturalmente i loro saggi.

    Ma se nasci e cresci in una città europea e vai in una scuola occidentale (condannata da tutti i pedagogisti che ho studiato ma ancora in essere), dove la prima cosa che devi fare è competere con gli altri compagni per essere quello che da le risposte megliori e prende voti migliori (se vuoi approfondire questo punto ti consiglio questo articolo di un professore americano http://www.educazionelibertaria.org/2010/12/le-sette-lezioni-di-john-taylor-gatto/ ) come puoi crescere con una grande apertura mentale? Se sei costretto a studiare non per capire la vita ma per avere un mestiere è molto difficile che ti si apra la mente.

    Quando scrivevo che l’apparire per forza è il paradigma del ventunesimo secolo mi riferivo proprio al fatto che questo modello di valori, dall’occidente si sta spostando e attraversando tutto il mondo.

    Sta togliendo la diversità culturale che faceva questo mondo ricco e lo sta soppiantando con una cultura del possedere.

    La mia risposta a questo è studiare Scienze per la Pace, conoscere i meccanismi del mondo, conoscere la diversità, se necessario andare in piazza a protestare anche per la precarietà (conoscio di tutto quanto sopra) e promuovere questa diversità culturale.

    Questo è il mio personale modello di riferimento. Potrà dirmi tutto meno che sia il linea con il Modello Occidentale.

    Avere la libertà di chiederemi chi veramente è sottosviluppato tra un paese europeo e un paese africano non coloniale (perchè a quelli coloniali la nostra spennellata occidentale di vergogna gliela abbiamo già data).

    Non è un lavoro obbietterà Lei, è il lavoro più importante, obbietto io.

    Cordialmente.
    KT

    1. Che risposta… hai toccato tutto il mondo per dire una cosa molto semplice “Secondo te tutti i mali del mondo sono a causa del Capitalismo”. Bene ne prendo atto che fantasia. A parte tutta la tua affascinante dialettica nello spostarti dalla Cina all’India, all’Islam al modello Bahai (che francamente non conosco ma onestamente …), il tuo discorso a mio modo di vedere é vuoto e inutile al nocciolo della questione.
      Quelli che hai elencato non sono modelli alternativi al capitalismo me lo consenti? Ma se preferisci andare in India a correre, vivere di natura e spiritualitá per conoscere i meccanismi del mondo… prego, nessuno te lo vieta. Ma se tu un giorno vorrai acculturarti viaggiando, guardando una mostra di pittura, guardando un film e anche solo comprando un libro… bene in quel momento “welcome back”. Dovrai tornare al tuo odiato capitalismo perché qualcuno ha messo il suo lavoro per costruire l’aereo o treno con cui hai viaggiato, organizzare la mostra di pittura, scrivere il libro, fare il film … o il tuo modello funziona diversamente. Facciamo il baratto alla Grillo? bene ti faccio un’anticipazione… non scala. Nemmeno il contadino vende le mele per i peperoni. Vuole gli Euro. Con tutto il rispetto Ken se a me hanno dato del qualunquista… beh..

  9. Caro ItaKa,
    mi duole arrendermi all’evidenza dei fatti. Ho provato in tutti i modi ma inutilmente a farle capire il mio punto di vista sul mondo alla Sua domanda “Ma cosa intendete per “modello di valori occidentali prestabiliti”? ma di cosa parliamo ma di quale modello invece pensate di fare parte voi? ”

    In ambito di telecomunicazioni si dice che il messaggio non è quello che parte ma quello che arriva, sicuramente non ho utilizzato quindi le parole adatte.

    Se la Sua interpretazione di tutto quello che ho scritto è “Il Capitalismo è il male di tutti i tempi” è veramente un triste risultato per me.

    Oltre il fatto che non ho fatto nessun giudizio di merito o personali, salvo che me ne siano sfuggite in interpretazione e basandomi sul fatto che il Capitalismo a mio avviso per quanto incompleto di un lato spirituale, è comunque la naturale direzione di cambiamento dell’Umanità, di cui ha colpa l’aver dimenticato tutto quello che ne è il passato e ritengo un errore fallace non ritenere altri modelli esistenti.

    Dal dizionario Treccani:
    http://www.treccani.it/vocabolario/capitalismo/
    capitalismo s. m. [der. di capitale3, sull’esempio del fr. capitalisme]. – Termine, […] col quale si indica il sistema economico e sociale giunto a maturazione nel 19° secolo […]

    Quelli che le ho scritto sono tutti esempi, per quanto Lei ne neghi l’esistenza, di sistemi economico/sociali.

    Sviluppare un futuro mondiale senza la consapevolezza mondiale e senza diversità economico/culturale equivale andare a lavorare alla vigilia del proprio 40esimo compleanno senza ricordarsi cosa si ha fatto prima in quei 40anni, i propri valori e i propri errori.

    Gliene do la prova subito. Lei sa cosa sono i Tally Sticks? una delle più importanti e durature forme di danaro utilizzate in uno dei centri economici nevralgici d’Europa, Gran Bretagna. Utilizzati per oltre 700 anni fino a pochi secoli fa.

    Dei bastoncini di legno etici e privi di interesse e speculazione, dimenticati completamente. Un esempio di 100.

    Lo so, è difficile mettere in discussione le proprie certezze socio-economiche. E’ piu’ facile chiudere tutte le piccole facoltà che danno poca occupazione, rifiutare il pensiero che ci siano alternative sociali alla società in cui vivo e pensare al mio interlocutore con un hippy nudo che corre felice per l’India.

    Tu dici Scienze per la Pace è inutile per motivi socio/economici.

    I modelli che TI ho proposto non mettono in discussione il modello socio/economico della tua valutazione, non il fatto che tu non devi usare la moneta per gli scambi. Ma una società di esseri umani che ricercano, non delle personalità giuridiche da spremere.

    Non so che dirti, sarò un qualunquista anche io.

    1. Ebbene sí… arrenditi sei circondato come dice un famoso comico che crede di cambiare il mondo.
      Dammi pure del tu anche se forse non me lo merito…

      Quelli che le ho scritto sono tutti esempi, per quanto Lei ne neghi l’esistenza, di sistemi economico/sociali.

      – Va bene allora vediamola cosí… é vero che esistono tanti sistemi economico/sociali ma alla fine quello che prevale da millenni é uno solo. Io credo che il motivo sia semplicemente perché é il piú funzionale mentre tu (e il comico) probabilmente credete che ci siano entitá al di sopra di tutto che governano 6 miliardi di persone. o no?
      Io non escludo che esistano altri sistemi sociali/economici che funzionano al di fuori del sistema che tu chiami occidentale ( e che io ho tradotto in capitalista). Quello che fermamente credo é che per piccoli gruppi puó funzionare anche un altro sistema ma per “the Mankind” solo uno puó “scalare” (con i suoi difetti per caritá, non esiste sistema a prova di errore). Immagino che prima della ruota rotonda magari qualcuno ha provato con quella quadrata e poi esagonale ma quella rotonda era la piú funzionale. Sono d’accordo che la levitazione sará migliore della ruota ma al momento non esiste ancora. Per me i tuoi sistemi non sono la lievitazione ma la ruota esagonale che puó funzionare in determinate condizioni. Chiaro? Oppure mi dimostri che sai come funziona la lievitazione

      Tu dici Scienze per la Pace è inutile per motivi socio/economici.
      – Non proprio anche se puó sembrare. Diciamo che deve essere ridimensionata come puoi leggere dalla risposta a Valeria.

      Lo so, è difficile mettere in discussione le proprie certezze socio-economiche.
      – Non ti preoccupare. Non ho problemi a rivalutare tutte le mie certezze di fronte a qualcuno che mi mostra delle prove. Ma se le prove sono dei trattati filosofici sul senso della vita allora … no, non metto in discussione le mie certezze.

      – Tally sticks? e quindi cosa volevi dire. Sono di nuovo utilizzati massivamente nello scambio economico o cosa? non lo so ma non ho capito.

      Sviluppare un futuro mondiale senza la consapevolezza mondiale..e senza diversità economico/culturale….Ma una società di esseri umani che ricercano, non delle personalità giuridiche da spremere.
      – Lo so, sono arido dentro e veramente stronzo ma a me certe frasi proprio mi fanno venire l’orticaria. Scusa caro Ken metto tutto insieme ma proprio non vuol dire nulla… nulla.

      Grazie comunque per la battaglia caro ken il guerriero 🙂

  10. penultima frase c’è un “non” di troppo. Era:
    I modelli che TI ho proposto mettono in discussione il modello socio/economico della tua valutazione, non il fatto che tu non devi usare la moneta per gli scambi. Ma una società di esseri umani che ricercano, non delle personalità giuridiche da spremere.

    1. Scusa solo una stupida puntualizzazione ma i “sistemi”che tu hai elencato sono religioni monoteistiche. Informazioni trovate con la piú stupida e superficiale ricerca. Definire una religione come un sistema economico sociale mi sfugge. Sará che non ho una cosí approfondita conoscenza dell’argomento… anche perché devo usare wikipedia per capire di cosa parli…

  11. Grazie a te, a differenza di tanti credo di poter imparare di più da chi non la pensa come me, che da chi la vede come me e tempo permettendo, no mi tiro mai indietro davanti alla buona dialettica!

    Non credo quel qualcuno possa essere interessato a cambiare il mondo. Citando il Film il Gattopardo “perchè tutto resti uguale tutto deve cambiare” e secondo me quello è il suo progetto.

    Mi dispiace ma è una inesattezza enorme che il Sistema Occidentale è il prevalente da migliaia di anni. Lo stesso dizionari gli da la datazione della massima prevalenza.

    La mentalità del o questo o quell’altro è occidentale. Torno adesso da una conferenza di Johan Galtung, il fondatore degli studi sulla pace che mi ha evidenziato in maniera netta come in tanti altri paesi c’è la cultura di questo e quello, non di questo O quello.

    Perchè al Modello Occidentale non si possono integrare altri modelli? Dove c’è scritto?

    Io di fronte alle Tue idee sul fatto che sia il modello migliore, faccio tanto di cappello e lunge da me volerti far cambiare idea, e in nessuno dei miei post ho scritto qualcosa di irrispettoso sulle tue idee. Le accetto, le capisco. Non le condivido.

    Usando il tuo esempio,per me che sto cercando il modo di utilizzare la levitazione, il fatto che tu mi pensi un perditempo e dici che il mio sistema è arretrato, lo accetto. Non si può piacere a tutti. Non accetto che si neghi l’importanza di un luogo di cultura, come l’università, dove ricercare questa levitazione.

    Dubita delle prove in senso stretto. L’Ultimo Gran Maestro della Loggia Serenessima, un giorno mi disse “i fatti e le prove sono la vera barriera che ci separa dalla realtà”. E poco dopo mi fece l’esempio: E’ statisticamente provato che nelle città, il numero di chiese è direttamente proporzionale al numero di reati.

    Cosa ne trai, che, piu’ chiese ci sono piu’ per qualche motivo la gente delinque. In realtà è semplicemente legato alla grandezza delle città.

    Tu dici, una banalità? Per me è un bell’esempio.

    Le prove e i fatti che posso mostrarti è ripercorrere, come ho fatto nei post precedenti, i miei ragionamenti. A ogni ragionamento c’è stato un riscontro oggettivo sulla vita, e quello lo puoi saggiare solamente sulla tua pelle.

    E’ poco lo so, prendilo con beneficio di inventario, è il massimo che posso darti via internet.

    Non credo che ci siano cospirazioni mondiali. Si dice che le mosche sbattono sui vetri in continuazione perchè non hanno la capacità di memorizzare dov’era il vetro, e ci sbattono 5, 10, 100 volte. L’essere umano è cosi. Tende a dimenticare il suo passato e a vivere solo e esclusivamente il presente. Un esempio erano i tally sticks e un’altro esempio il fatto che tu creda che il capitalismo sia prevalente da 2.000.

    I alcuni sistemi (il buddhismo non è una religione) hanno a che fare con le religioni perchè solo nel sistema occidentale c’è una netta differenza tra religione, stato e cultura. In altre culture questa differenza tra religione stato e cultura non c’è. Motivi storici che ho scritto in uno dei post precedenti.

    Questo non li rende meno validi.

    Πάντα ρει ώς ποταμός

    Anche io mettevo insieme questa frase e non mi diceva proprio nulla. Ho dovuto studiare greco per capire cosa c’era scritto.

    Forse un giorno troverai un significato a quello che ho scritto per te, o forse no.

    1. Google translate mi dice “Tutto scorre come un fiume”.

      Forse un giorno capirò… o forse anche no.

      In bocca al lupo per il tuo futuro mi auguro che il tuo bagaglio culturale e ideologico ti porterà da qualche parte.

      Spero un giorno di scrivere un post in cui esporti le mie ragioni con qualche numero a supporto perchè le statistiche non sono proprio quelle che il Gran Maestro diceva. Quelli sono i pifferai magici e oggi vanno particolarmente di moda in Italia. Il fatto che troppe persone snobbino i numeri è proprio una delle ragioni del successo dei pifferai.

      Saluti
      Itaka

  12. Tanti tanti auguri anche a te nel tuo percorso di vita.

    Sicuramente hai guadagnato un lettore, probabilmente un giorno troveremo almeno un argomento su cui siamo d’accordo.

    Buon lavoro!

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