I 1000 giorni di Renzi, una lunga agonia prima del decesso?

Il titolo rimane col punto interrogativo perché la speranza é (per scelta) sempre l’ultima a morire ma le premesse non sono sicuramente confortanti.

Questa settimana Renzi ha parlato  il suo piano di salvataggio dell’Italia che come giá noto ha decuplicato il suo tempo dai famosi 100 giorni agli attuali 1000. Se il buongiorno si vede dal mattino questo doveva essere un campanello d’allarme ma mancando ogni alternativa non ci resta che prendere la supposta proroga sperando in qualche risultato.

Il Bilancio dell’operato di Renzi e del suo governo é attualmente molto deficitario e per tanti aspetti assomiglia sempre di piú a qualcosa di Berlusconiana e Tremontiana memoria. Non tanto per i contenuti ma per i “non contenuti”. Un numero elevatissimo di annunci ma un numero estremamente basso di azioni. La sola differenza coi disastrosi Governi Berlusconi/Tremonti é che Renzi comunica con twitter invece di fare monologhi in TV con la foto della famiglia alle spalle ma per il resto i risultati al momento si equivalgono.

Dopo aver pensato che forse qualcosina stava combiando devo dare ragione a chi ha sempre affermato che era tutta una farsa. Sembra effettivamente tutto finto come ai buoni vecchi tempi di Papi Silvio dove i problemi non erano affrontati ma si preferiva trovare nemici e colpevoli come causa dei propri fallimenti. Proprio in questi giorni mentre l’OCSE presentava i numeri dell’Economia  Europea e mondiale, Renzi affermava che la (non) crescita non é un problema Italiano ma un problema Europeo…

«Non c’è una situazione di crisi dell’Italia rispetto all’Eurozona che viaggia a velocità doppia: questo è accaduto in passato, ora la situazione è cambiata, l’intera eurozona vive una fase di stagnazione» (Matteo Renzi, 14 agosto 2014)

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Non sembrerebbe e anche le previsioni per il 2015 non ci mettono ai primi posti (anzi).

Adesso che i tempi sembravano essere cambiati si ritorna con piacere a queste vecchie abitudini abitudini da commedia dell’arte.

Abbiamo visto 80E regalati per prendere voti ma ancora ad oggi senza copertura. Stiamo sentendo mille promesse che non potranno essere mantenute per limiti di deficit e mancanza assoluto di riorganizzazione.

Abbiamo visto una ottimo Cottarelli scrivere qualche centinaio di pagine dettagliate sui diversi capitoli della spesa pubblica in cui é possibile intervenire, scaricato nel momento in cui si é permesso di scrivere un’ovvietá sui metodi non convenzionali del governo per trovare coperture. Cottarelli é stato allontanato semplicemente perché si é permesso di dire che coprire gli aumenti di spesa con ipotesi di tagli e non con risparmi veri non é un gran bel procedere verso il futuro. Eliminato. Ammettiamolo se la stessa cosa fosse successa durante un Governo Berlusconi quali sarebbero state le reazioni dell’opposizione e dei media? Oggi invece regna il silenzio. Nemmeno “l’aggressivo” M5S mi sembra abbia fatto un polverone sul licenziamento. Giá dimenticavo: Cottarelli era un tecnocrate inviato dal FMI.

Ma perché abbiamo fatto lavorare quest’uomo per poi eliminarlo? Ha semplicemente criticato la solita fantasia contabile giá in piedi da molti anni. Che differenze nei metodi ci sono rispetto al geometra Tremonti?

E adesso che faranno: Ci ritroveremo il lavoro come primo intervento nella lista  sapendo giá che si proverá solo a cambiare/eliminare o riscrivere l’articolo 18. Giusto per avere qualche titolo di giornale e per poi dire che tutti remano contro. Cosa cambierá anche ipotizzando di cambiarlo/eliminarlo? Nulla perché non é quello il collo di bottiglia.

É stato promesso il solito taglio del costo del lavoro ma é praticamente impossibile con le disponibilitá economiche del nostro paese. Non perché ci sono le regole Europee ma perché non siamo capaci di spendere meglio i nostri soldi. Perché non riusciamo a tagliare organicamente e perché non siamo capaci di scelte drastiche. Semplicemente la nostra classe politica é incapace da almeno 30 anni di decidere. É sempre stata abituata solo ad avere un budget e a deciderne la spesa. In questi anni invece il budget é in (drastica) riduzione e non ci sono piú le possibilitá del passato.

Cosa si fará su problemi ben maggiori come burocrazia e giustizia? Molto probabilmente nulla; semplicemente nulla perché sono materie difficili, molto difficili e in questi mesi abbiamo capito che le capacitá interne sono limitate e l’esperienza latita.  Siamo prigionieri dei nostri errori ma invece di risolverli si preferisce twittare o farla troppo semplice. Io mi sono sempre lamentato dell’approccio troppo semplicistico del M5S ma non posso che riscontrare lo stesso vizio nell’attuale Governo. Sopravvalutare se stessi non puó che portare ad una sottovalutazione della situazione ed é quello che sta capitando.

La speranza é dura a morire ma di questo passo muore prima il paese.

Secondo le stime della decrescita felice Italiana sará sempre piú difficile mantenere i conti a posto senza toccare di nuovo le tasse perché i famosi tagli della spending review non andranno oltre a qualche miliardo… e saranno i soliti tagli non ottimizzati e ai soliti reparti ben noti. Perché cosí sará, perché come sempre nessuno si chiede come sia possibile che una garza si paga 60 centesimi in Veneto e qualche euro al Sud. Non é un discorso leghista (anche perché i Leghisti al Governo non se ne sono mai preoccupati) é il punto di partenza di ogni ottimizzazione di spesa. Ma questo accade solo nei paesi normali non in Italia.

La situazione tanto per cambiare rimane gravissima ma purtroppo ci rimane poco tempo per provare a cambiare. L’economia é semplicemente crollata basta considerare che dall’inizio della crisi abbiamo perso un 25% di produzione (come se avesse chiuso un’azienda su quattro) e il crollo continua inesorabile senza che nessuno faccia nulla. Sembra che un twitt (o un video streaming) possa cambiare la situazione.

Ma qualcuno li avverte laggiú? Tutti. Le opposizioni che continuano a pensare ai complotti dei banchieri o dell’Europa senza nemmeno riuscire a capire cosa sta veramente capitando. Al Governo che pensa solo all’immagine e manda i ministri al primo giorno di scuola. Sono questi gli investimenti all’Educazione?

Questo é il nuovo ed inutile marketing politico, sono le eterne leggi del marketing, applicate ad un paese che ha perso la memoria.

Perché qualcuno mi deve ancora spiegare qual’é la grande rivoluzione rispetto ai precedenti ciarlatani…

«Il 31 luglio andiamo in Consiglio dei ministri e apriamo la procedura d’ascolto che faremo ad agosto» dopo la quale «dal primo di settembre saremo pronti a partire con 43 miliardi pompati» alle infrastrutture, «una sorta di angioplastica nell’economia italiana». Lo ha detto il premier Matteo Renzi all’inaugurazione della Brebemi. «Possiamo mettere in campo un’operazione sulle infrastrutture che soltanto sbloccando i vincoli che ci sono libera da settembre 43 miliardi di euro», ha spiegato (Ansa, 23 luglio 2014)

Lo Sblocca Italia si compone di “10 capitoletti”, il primo «sblocca cantieri, per grandi e piccole opere ferme e già finanziate sbloccabili con semplificazioni e interventi ad hoc, che attiva risorse per 30 miliardi di euro euro» e «il 57% delle risorse sono private». Così il premier Matteo Renzi illustrando i contenuti dello Sblocca Italia (Ansa, 1 agosto 2014)

Il Governo ha “approvato il decreto legge sblocca Italia”. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri, spiegando che con il decreto “si sbloccheranno opere per 10 miliardi in 12 mesi” e che saranno destinati “3,8 miliardi di euro ad opere cantierabili a strettissimo giro” Radiocor, 29 agosto 2014)

«Ieri abbiamo preso provvedimenti molto seri, ci possono essere dubbi ma all’Anci rispondo che le risorse sono superiori a 3 miliardi». Così Renzi, lasciando Bruxelles, risponde alle critiche arrivate sullo Sblocca-Italia (Ansa, 30 agosto 2014)

Forse (quasi) tutti hanno compreso che non c’é una cosí profonda differenza col passato e ci siamo arresi all’evidenza che solo Loro ci demoliranno salveranno e i 1000 giorni sembrano essere solo piú una lunga e sofferta agonia.

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