Elezioni 2018: I costi dei programmi (impossibili) di PD, CentroDestra, +Europa e M5S.

Si vocifera che quest’anno Babbo Natale anticiperá la consegna dei regali agli Italiani. La nuova data sembrerebbe essere quella del 5 Marzo giorno in cui (forse) si capirá chi (forse) andrá a gestire (forse) l’Italia.

La brutta notizia é che il 5 Marzo sará anche il giorno in cui dovremmo comunicare agli Itaiani che Babbo Natale non esiste e come capita ad ogni bambino la delusione sará forte. Sono sicuro che una grossa fetta degli Italiani é giá cosciente dell’imminente delusione ma credo sia meglio dare comunque un’occhiata alle promesse elettorali evitando che qualcuno possa ancora credere nell’arrivo di qualcosa di nuovo e diverso dal tumultuoso passato.

Prima dei numeri faccio una piccola premessa. La premessa si chiama Carlo Cottarelli, adesso a capo dell’Osservatorio sui conti Pubblici Italiani e con un Curriculum di tutto rilievo. Cottarelli era stato ingaggiato dal Governo Letta per occuparsi della spending review ovvero la riorganizzazione della Spesa (inefficiente) Pubblica. Il suo lavoro aveva portato alla redazione di un dettagliato report che andava a riorganizzare ed efficientare la spesa pubblica in maniera molto dettagliata. Insomma un lavoro di qualitá che rappresentava un’utilissima guida per chi fosse veramente interessato a ridurre la spesa pubblica.

Proprio per questo motivo infatti la sua spending review NON é mai stata applicata da nessun Governo. Cottarelli lascia il suo posto durante il governo Renzi giusto a dimostrazione che fra il dire e il fare la distanza é sempre troppo grande in particolare quando si parla di ridurre la spesa pubblica. Ad oggi nessuno ha mai provato ad applicare i suoi risparmi e sembra che nessuno abbia la benché minima intenzione di agire sulla spesa in maniera concreta nel prossimo futuro.

A capo dell’Osservatorio sui conti Pubblici Cottarelli ha redatto delle semplici analisi su quelli che sono i costi dei programmi elettorali proposti dai diversi schieramenti. Cottarelli ha messo in fila l’aumento delle entrate con l’aumento delle uscite per capire quale é il reale impatto sui conti pubblici dei diversi programmi.

Quello che emerge (ma non stupisce) é il fatto che nessuno degli schieramenti ha un programma credibile economicamente. Nessuno degli schieramenti presenta proposte che in qualche modo sono coperte economicamente da altrettanti tagli di spesa. In pratica l’analisi di Cottarelli ci fa capire quanto i diversi programmi elettorali NON siano applicabili per limiti di bilancio. L’unica eccezione va fatta per il movimento di Emma Bonino che presenta un costo del programma molto ridotto e un buon bilanciamento fra spese e coperture.

Di seguito i dettagli dei diversi programmi (Fonte Osservatorio sui Conti Pubblici). Tutti i costi rappresentati nelle seguenti tabelle si riferiscono ad una proiezione a 5 anni dei diversi programmi. In pratica é la fotografia sul lungo periodo degli effetti dei diversi programmi.

PD

Il programma prevede un incremento del debito di circa 39 Miliardi. Le nuove spese e Tagli di tasse sono in linea con l’operato di Renzi degli ultimi anni ovvero una certa presenza di spesa poco produttiva e una completa assenza della benché minima revisione di spesa. I vari Bonus, come si é visto negli scorsi anni, non hanno portato quell’aumento di PIL ipotizzato. Nonostante questo continua ad esserci una certa insistenza in questa tipologia di “regali” elettorali quali 80Euro, Bonus per giovani etc. Vengono finalmente considerati alcuni tagli alle tasse per le aziende ma considerando il costo annuale di 39 Miliardi senza adeguate coperture le promesse risultano difficili da mantenere.    Dettagli e commenti piú approfonditi sul modello economico del programma PD li trovate qui.

Centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia)

Il Programma del Centro Destra prevede una mancanza di coperture pari a ben 54 Miliardi. Questo sarebbe il costo da coprire annualmente (o almeno al 5o anno). La cifra é considerevole e fa capire quanto il programma non sia praticamente fattibile. Nel merito delle proposte si puó notare il solito stampo Berlusconiano con la promessa di cancellazione di una grossa parte della tassazione cosa peró mai avvenuta almeno nei suoi precedenti 4 governi. Considerate le peggiori condizioni economiche e di bilancio del nostro paese mi permetto di dubitare. Interessante notare quanto vengono a costare assieme la Flat tax e la brutta copia del Reddito di cittadinanza del M5S, ovvero ben 87 Miliardi. Il famoso cavallo di battaglia di Slavini sull’eliminazione della Riforma Fornero invece porta un costo aggiuntivo di ben 21 miliardi senza considerare l’effetto nel lunghissimo periodo.

Anche il Centro Destra quindi punta sull’effetto Babbo Natale ma con qualche rischio in piú. Sarebbe interessante capire cosa si intende col “Piano Marshal per l’Africa” ma la mia curiositá ha dei limiti che non si trovano nel campo della fantapolitica.

Dettagli e commenti piú approfonditi sul modello economico del programma di Centro Destra li trovate qui.

M5S

Il M5S é il programma piú costoso fra i diversi schieramenti. La differenza fra misure espansive e coperture raggiunge i 64 Miliardi di Euro. Una cifra ragguardevole ma che in fondo non stupisce. Sin dalla sua apparizione il M5S ha sempre basato le sue volontá su incrementi di spesa senza adeguate coperture. Nonostante abbiano sempre insistito sul fatto che il taglio degli sprechi avrebbe permesso gli incrementi di spesa nella realtá non esistono coperture adeguate per le loro idee. Il M5S si é sempre (e correttamente) battuto per il taglio dei provilegi della classe politica ma ne ha fatto un’ossessione tale da farla sembrare la copertura di ogni spesa. Se nello specifico guardiamo i conti dell’osservatorio vediamo come i cosiddetti tagli agli sprechi contano per 4,8 Miliardi. Cifra non piccola per caritá ma che da sola non sposta il bilancio negativo.

Dettagli e commenti piú approfonditi sul modello economico del programma del M5S li trovate qui.

Un piccolo particolare mi fa riflettere sulla serietá del programma. La sicurezza é sicuramente un aspetto importante nonostante il numero di crimini é in diminuzione da anni. Se un partito offre un aumento del numero di Agenti viene ovviamente considerato positivo da molte persone che ad oggi hanno invece la percezione di un aumento del crimine causa fattori esterni misti all’incremento del fenomeno migratorio. Non reputo mai negativo un incremento della sicurezza pubblica ma dubito sul fatto che questo possa essere raggiunto grazie all’aumento delle unitá. Lo dico perché nella sua spending review Cottarelli aveva analizzato anche l’aspetto “Forze di Polizia” ed evidenziava questo grafico.

Vivo in Germania e vi assicuro che la sicurezza esiste e la presenza su strada massiccia. La Polizia inoltre ricopre e quindi ingloba altre funzioni come quella dei Vigili Urbani. Nonostante questo la Germania ha un numero di agenti per 100K abitanti nettamente piú basso pari a -40%. Forse prima di incrementare le unitá ci sarebbe bisogno di ottimizzarne l’utilizzo dell’esistente direi. (Spending Review Cottarelli)

+Europa

Il Partito della Bonino si mette in evidenza per un ottimo bilancio che prevede una negativitá di soli 3Miliardi. Rispetto alle cifre appena viste suona come oro colato. Senza entrare nel merito delle varie proposte é sempre difficile valutare cosa nello specifico sottintendano tutte le diverse voci. In ogni caso almeno lo sforzo di provare a far tornare i conti a livello di programma é piú che lodevole considerato che tutti gli altri schieramenti non risultano credibili giá dai programmi. 3 Miliardi di nuove entrate per la legalizzazione della cannabis mi sembrano un pó eccessivi nonostante mi veda d’accordo sulla proposta in se. Intendo: 3 miliardi sono importanti sul totale ma se risultano irraggiungibili in un paese come l’Italia allora anche i conti di conseguenza perdono di certezza.

Impatti sul Debito Pubblico

Questa purtroppo un’altra nota dolente. Il fattore indebitamento conta molto ed é forse uno degli aspetti su cui bisogna avere una certa attenzione. Nessuno degli schieramenti lo ha mai menzionato nelle loro proposte nonostante sia un fattore molto importante per la stabilitá globale del sistema Italia. Possiamo anche non considerarlo ma sará prima o poi lui a dettare le nostre possibilitá di spesa. Se non risultiamo credibili nei conti ci tocca aumentare le nostre giá altissime fette di pagamenti degli interessi bloccando qualunque tentativo di investimento/taglio delle entrate.  Di seguito tutti i grafici che non hanno bisogno di commenti per la loro disarmante schiettezza.

La cosa che fa riflettere é la promessa di tutti schieramenti di diminuire il debito (linea Blu) senza nemmeno rendersi conto che i loro programmi ne evidenziano un pericoloso aumento. Ma sí sa che economia e matematica non servono in Italia, noi abbiamo la filosofia di pancia.

Buon voto a tutti.

Il Grafico perfetto per i nostalgici della Lira. Svalutare per essere piú poveri.

Proprio ieri sono capitato su un grafico che reputo perfetto nella sua semplicitá. Il grafico riesce perfettamente a dimostrare quali sono gli effetti delle svalutazioni (poco competitive). Riesce a visualizzare bene uno dei grossi problemi della passata gestione monetaria Italiana ovvero quella fase storica a cui molti sognano di tornare ovvero: “Gli anni della Potente Lira e dell’autonomia monetaria”. Anni in cui a detta di molti si poteva “svalutare” la moneta per essere piú competitivi e crescere come cinesi.

Il grafico é stato preso da questo sintetico post di noise from amerika. La discussione di base era relativa alla differenza fra le retribuzioni salariali annue dei 4 maggiori paesi europei: Germania, Francia, Italia e Spagna. Il punto di partenza é la bella favola della Germania che abbassa gli stipendi per essere competitiva.

Come é facile notare diventa difficile affermare che la Germania gioca sulle retribuzioni per essere competitiva. La Germania infatti é il paese con la maggior crescita e con gli stipendi piú alti ma questo non é il punto del mio post.

salari_medi_annuali_1990_2015_costanti_Copia

L’esercizio che faccio é di evidenziare un altro aspetto evidente nel grafico e per questo ho bisogno di fare alcune modifiche come segue.

salari_medi_annuali_1990_2015_costanti_No Infl

Cosa ho evidenziato in questo grafico:

  • La data del 1999 in cui é stato introdotto l’Euro valutario
  • La data del 2002 in cui é stato introdotto il contante Euro.
  • La svalutazione della Lira del 1992 cioé Il punto fondamentale di tutto il discorso e motivo di questo post.
  • L’ipotesi di un andamento dei salari Italiani senza tenere conto della svalutazione del 1992. Esercizio brutale di spostamento in verticale del grafico Italiano come se dal 1992 al 1995 l’Italia fosse cresciuta come la Francia senza alcuna svalutazione.

Non credo servano esperti economici per leggere il nuovo grafico ma per i nostalgici della Lira facciamo qualche puntualizzazione:

  • Come é chiaro l’introduzione dell’Euro (sia valutaria che con contante) non ha cambiato la curva dei salari e quindi non é la causa del loro basso valore rispetto al resto dell’Europa. Non esistono infatti flessioni rilevanti nel grafico dopo la sua introduzione. L’unico evento che ne ha fatto crollare i valori é la crisi del 2008 da cui non siamo ancora usciti e direi non per colpa dell’Euro.
  • La svalutazione competitiva? Certo un pó di inflazione fa sempre bene ma quando un paese svaluta solo per i suoi problemi finanziari di debito non é propriamente quello che si intende per svalutazione competitiva.
  • La svalutazione é la tassa piú ingiusta che esista.  Il grafico evidenzia molto bene questo aspetto spesso dimenticato. Se continuo a svalutare il costo della vita aumenta e le categorie piú deboli ne patiscono maggiormente le conseguenze. Se sono un miliardario non é certo un 10% di inflazione che mi cambia la vita. Se guadagno 1.200 euro e di colpo ne perdo 120 scendendo a 1.080 sicuramente ho delle difficoltá maggiori.
  • La svalutazione porta conseguenze nel lungo periodo. Come si vede chiaramente dal grafico la svalutazione ha velocemente ridotto il valore dei salari che poi non sono piú riusciti a recuperare il crollo e sono rimasti traslati verso il basso. Ma non dovevamo essere competitivi?
  • E se non avessimo svalutato? Spostando il grafico dell’Italia verso l’alto cioé ipotizzando brutalmente (e non correttamente ma é solo un esercizio)  che non ci sia stata svalutazione e che l’Italia avesse seguito una crescita speculare alla Francia, dove sarebbero gli stipendi? Il grafico nonostante sia un approssimazione non reale (ma significativa) ci dice che se i nostri cari politici invece di svalutare avessero provato a gestire l’efficienza del sistema gli stipendi medi annuali sarebbero a 31.000 Euro invece che a 28.000 cioé 3.000 piú alti. Mica bricciole.

Conclusioni

  • Fino allo sfinimento é necessario capire che nonostante l’Euro/Unione Europea hanno sicuramente dei limiti che vanno sistemati, NON sono la causa delle attuali condizioni dell’Italia. L’Euro non ha mai fatto crollare il nostro paese e i motivi delle sue pessime condizioni sono da ricercare altrove, nell’incapacitá di fondo e di lungo periodo di una classe politica che non é in grado di riformare l’Italia con quello che serve per sopravvivere nell’economia odierna.
  • Chi crede che la Nuova Lira possa essere il proiettile d’Argento che risolve tutti i problemi sta semplicemente seguendo un falso modello. Il controllo della moneta e la sua svalutazione é sempre stato utilizzato per migliorare i conti pubblici evitando di ridurre spese e indebitamento del paese ma non sicuramente come un’arma di competizione economica.
  • La svalutazione ha degli effenti pratici e dirompenti che colpiscono le classi piú deboli. La forte svalutazione del 1992 ha semplicemente traslato la crescita dei salari verso il basso. In parole povere é aumentato il costo della vita, il potere di acquisto e si sono ridotti i salari. Se fosse stata “competitiva” il grafico avrebbe avuto delle accelerazioni cioé dei cambi di ripiditá come quelli spagnoli dopo il 2006. In Italia peró questo non é mai avvenuto segno che il problema non é la moneta ma la scarsa efficienza del sistema paese.

Volete la lira? Nessun problema ma preparatevi nel caso migliore a diventare ancora piú poveri. 

I dati del grafico sono presi dalle seguenti tabelle OCSE.

Trump il Grillino anti-sistema e l’Amministrazione “Sachs”

Sono capitato in questi giorni su un divertente articolo che esaltava il discorso di insediamento di Donald Trump. Nulla di male sia chiaro, personalmente non mi sta particolarmente simpatico ma non é un motivo per criticarlo prima che abbia iniziato il suo lavoro. Nessun problema ai complimenti quindi ma forse é meglio tenere in considerazione la realtá dei fatti prima di cadere in superficiali considerazione sul Sig Trump.

Mi riferisco a questo articolo del Fatto Quotidiano in cui scrive un certo Marco Venturini che dal suo CV si definisce direttore della campagna di comunicazione del M5S in Veneto (ma sembra aver collaborato nel 2014 anche con Matteo Renzi, poco male Business is Business).

Nel suo articolo Venturini evidenzia la straordinarietá del discorso di insediamento di Trump partendo innanzitutto dalla sua assoluta coerenza. Coerenza principalmente legata alla lotta contro le Elite perché secondo Venturini (e secondo tanti altri nel nostro paese) Trump é un anti-sistema. Una persona che ha dovuto legarsi al partito Repubblicano per poter proseguire la sua campagna elettorale ma che alla fine guida un movimenti anti-establishment. Un Miliardario che proprio per i suoi soldi “Può permettersi di mandare tutti al diavolo” e infatti noi in Italia abbiamo una lunga esperienza in fatto di Miliardari che rappresentano il popolo.

Nella sua analisi comunicativa l’articolo indica come messaggio chiave sulla coerenza del  Presidente Trump la frase ormai diventata famosa del oggi restituiamo il potere al popolo”. Proprio su queste parole si apre un parallelo anti-sistema proprio con il M5S che come modello rappresenta (secondo Venturini) la lotta contro il sistema in Italia.

Parole condivisibili se non fosse che sarebbe il caso ogni tanto confrontare le parole ai fatti. La comunicazione di Trump sará sicuramente efficace ma poi va confrontata con le sue reali scelte. Se guardiamo infatti le sue prime decisioni forse il concetto di coerenza inizia un pó a traballare. In quest’ultimo periodo gli apprezzamenti su Trump da parte del M5S (e non solo) si sono moltiplicate e in ogni commento esiste effettivamente questa sensazione che Trump sia un anti-sistema. Un Presidente che sfascerá il sistema delle lobby Americane e delle grandi multinazionali ovvero (secondo il vulgo)  l’origine di ogni male nel mondo.

Aspettando le prossime decisioni del Trump anti-sistema é interessante fare giá dei paragoni fra la percezione e la realtá di alcune scelte giá prese nella formazione della sua Amministrazione. L’innamoramento del M5S al Presidente Trump mi sembra come sempre la solita superficialitá di chi si ferma agli annunci senza nemmeno guardare alla realtá o forse come spesso accade di chi proprio la realtá non la capisce.

Quanto Trump si avvicina alle idee del M5S?

La Risposta é semplice: Sono agli antipodi.

Nonostante questa luna di miele a distanza non si capisce, nel merito, dove il Trumpismo si possa avvicinare alle idee del M5S. Le analisi del post di Venturini, non si possono fermare all’analisi delle frasi ma dovrebbero almeno provare a tenere in considerazione qualche elemento aggiuntivo.

La squadra di Governo di Trump, Anti-Sistema? Siete sicuri?

Non voglio iniziare una critica su Trump perché oggi sarebbe inutile non essendoci ancora atti formali. La mia analisi vuole solo comparare alcuni punti fondamentali della propaganda M5S con alcune scelte giá prese da Trump che fanno intravvedere una volontá pen precisa. Una volontá peró ben lontana dalle idee fondanti del movimento di Beppe Grillo che fanno quindi pensare ad un innamoramento che rappresenta la solitá superficiale e “pressapochezza”.

Guardiamo prima di tutto alle nomine della nuova amministrazione Trump.

Molte di queste informazioni sono state prese dal seguente articolo del sito Lettera 43.

Un Presidente Anti-sistema, anti-multinazionali, anti-poteri forti?

Rex Wayne Tillerson – Segretario di Stato (diplomazia) dal 2006 presidente e Amministratore Delegato del gigante energetico Exxon Mobil Corporation, la quinta più grande compagnia al mondo per capitalizzazione.

Steve Mnuchin – Segretario al Tesoro. Ex partner di Goldman Sachs. È il terzo uomo di Goldman Sachs a occupare questa poltrona, dopo Henry M. Paulson jr., sotto il  residente George W. Bush, e Robert E. Rubin, con Bill Clinton.

Stephen Bannon – Chief strategist. Bannon è stato presidente della campagna lettorale del tycoon, è un ex di Goldman Sachs, ma soprattutto è il padre padrone del sito conservatore di destra (a sfondo razzista) Breitbarb News. http://www.breitbart.com/

Wilbur Ross-Segretario al Commercio. Investitore miliardario (patrimonio da 2,5 miliardi di dollari). Ross è da sempre considerato il «re della bancarotta». È uno specialista nel rilevare aziende in crisi, che però hanno grandi potenzialità sul fronte dei margini di profitto.

Reince Priebus – Capo dello Staff: La scelta, che ha irritato molti degli elettori che hanno votato il magnate contro l’establishment, è caduta su un insider di Washington: Reince Priebus, presidente del partito repubblicano, che lo ha sostenuto lealmente e ha cercato di fare da ponte tra Trump e i dirigenti Gop, a partire dallo speaker della Camera Paul Ryan.
Betsy DeVos – Segretario all’Istruzione: già legata al partito repubblicano in Michigan, è nota per le sue posizioni conservatrici e per la sua attività filantropica, svolta anche attraverso le fondazioni legate alla società di investimenti fondata assieme al marito, che investe nel settore della tecnologia e dell’energia. È miliardaria ed è una della principali sostenitrici del Partito Repubblicano in tutto il Paese.

Diciamo che definire Trump Anti-sistema/lobby/multinazionali almeno per il momento é un pó azzardata. Mi sembra invece che le sue scelte in fatto di nomine attingano a persone che proprio nelle Lobby/Multinazionali hanno fondato la loro carriera. Possibile che vogliano proprio loro distruggere questo sistema?

Un’Amministrazione Eco Sostenibile?

Il M5S é sempre molto attento (direi giustamente) all’evoluzione green e sostenibile del mondo cosa che forse per Trump non sembra essere una prioritá e a dirla tutta nemmeno un problema climatico.

 Scott Pruitt – Direttore dell’Agenzia per la protezione ambientale: procuratore generale dell’Oklahoma e negazionista dei cambiamenti climatici. Dovrà ripristinare «l’essenziale missione dell’Epa (agenzia americana protezione ambiente) di tenere la nostra aria e la nostra acqua pulite e sicure», assicurando allo stesso tempo che l’agenzia non spenda i soldi dei contribuenti «in un’agenda fuori controllo e anti-energetica».

Rick Perry – Segretario all’Energia: Trump ha scelto di nominare l’ex senatore del Texas segretario all’Energia. Paradossalmente, Perry guiderà lo stesso dipartimento federale che lui stesso voleva eliminare.

Mike Pence – Vice Presidente: Governatore dell’Indiana. Sotto la sua gestione ha provato ripetutamente di strocare gli standard energetici per le rinnovabili riuscendo a terminare gli sforzi di efficienza energetica dell’Indiana. É stato il rappresentante dell’industria del Carbone dichiarando nel 2015 che l’Indiana era uno Stato pro-carbone combattendo con tutte le forze le azioni dell’EPA per la riduzione delle emissioni e la lotta alle centrali a carbone.

Da queste nomine non sembra che l’amministrazione Trump metterá l’ambiente al primo posto … forse non lo metterá nemmeno nel suo programma.

Basta ai nepotismi

Jared Kushner – Senior Advisor: Sfidando la legge contro il nepotismo e i rischi di ulteriori conflitti di interesse, Trump ha portato alla Casa Bianca un membro della famiglia, nominando il giovane genero Jared Kushner consigliere senior con competenze sugli accordi commerciali e sul Medio Oriente. In vista della nomina,
Kushner si dimetterà dalla posizione di Ceo in molte sue società e da editore del New York Observer,  liberandosi anche di un «significativo numero di asset», tra cui Thrive capital, 666Fifth avenue e vari investimenti all’estero.

Quale sarebbe stata la reazione in Italia per una nomina del genere nel Governo Renzi?

Un’Amministrazione che ripudia la Guerra?

James Mattis – Segretario alla Difesa: E il soprannome è già tutto un programma: ‘Mad Dog’, ‘Cane Pazzo’. Mattis, contrario all’accordo per il nucleare con l’Iran, è stato costretto ad andare in pensione prima del previsto per tensioni con l’amministrazione Obama proprio sui rapporti da tenere con Teheran. Nel 2003, all’inizio dell’occupazione di Baghdad, è già generale maggiore. L’anno successivo, ‘Mad Dog’  si distingue nella battaglia di Falluja, uno dei capitoli più bui dell’invasione americana dell’Iraq. Nel maggio 2004, il generale ordina un attacco aereo su una sospetta “casa sicura” di jihadisti.  Ma il bersaglio risulterà poi essere un matrimonio, in cui 42 innocenti tra uomini, donne e bambini perdono la vita. Il processo seguente ha stabilito che l’ordine era stato legittimo.

John Kelly-Segretario alla Homeland security: Generale dei marine che ha lavorato anche nell’amministrazione Obama come assistente di due capi del Pentagono, Leon Panetta e Robert Gates – è conosciuto per essere un duro. Sul tavolo si ritroverà alcuni
dei dossier più caldi dell’amministrazione Trump, come quello dell’immigrazione e della lotta ai clandestini.

Mike Pompeo – Direttore della Cia: Deputato del Kansas, esponente dei Tea Party e membro a vita della National Rifle Association, è stato tra i più convinti oppositori all’Obamacare ed è contrario alla chiusura di Guantanamo. Pompeo è inoltre noto per essere stato tra i sostenitori del programma di sorveglianza dell’Nsa rivelato da Edward Snowden. Tra i suoi grandi nemici figura l’Iran: «Non vedo l’ora di smantellare questo accordo disastroso con il più grande Stato sponsor del terrorismo del mondo»

Certo non é mia intenzione accusare l’amministrazione Trump di essere guerra fondaia ma dai nomi in lista direi che forse la pace avrá qualche problemino in piú. Love&Peace cittadino 5S.

Diritti per tutti specialmente per i piú deboli? 

Trump ha giá dichiarato piú volte che il suo primo obiettivo é quello di smantellare il sistema Obana Care che allargava la copertura sanitaria alle fasce piú deboli della popolazione (aumentando in maniera non controllata i costi). In ogni caso questo tipo di “coperture universali” sono uno dei punti di forza proprio del M5S ma non sembrano non avere un corrispondente nelle idee di Trump.

Tom Price – Segretario alla Sanità: Deputato della Georgia alla guida del dipartimento della Sanità. Svolgerà un ruolo centrale nel modificare (o rimpiazzare) l’attuale legge sulla sanità voluta da Obama. Trump si è impegnato a rivedere in tempi stretti l’Obamacare e Price, chirurgo ortopedico, è tra i critici di punta dell’attuale legislazione.

…e l’immigrazione?

Qui é difficile fare paragoni perché il M5S avendo posizioni contrastanti al suo interno non si pronuncia in materia. Trump invece si é pronunciato in maniera forte, chiara e decisa.

Procuratore generale – Jeff Sessions: Conosciuto per la sua linea dura  sull’immigrazione, il repubblicano è stato spesso accusato di razzismo. Nel 1986 gli fu negato un incarico nella giustizia federale dopo che alcuni colleghi lo accusarono pubblicamente di aver scherzato sul Ku Klux Klan.

Michael Flynn – Consigliere per la sicurezza nazionale: Secondo l’Ap, la sua simpatia per Mosca e le durissime critiche all’Islam radicale «non vengono viste di
buon occhio da alcuni esperti di sicurezza nazionale statunitensi».

Conclusioni e riflessioni

L’Amministrazione Trump sembra quindi qualcosa di molto lontano dalle idee di base del M5S e quindi molti degli apprezzamenti che si leggono sembrano effettivamente un pó troppo superficiali. La cosa peró non mi stupisce particolarmente perché ritengo la superficialitá parte del DNA del movimento stesso. Nessuno puó sapere come si muoverá Trump in futuro ma stando almeno alle sue prime nomine alcune scelte sembrano chiare e queste strategie sono lontane anni luce dalle radici Grilline.

Il nazionalismo Trumpiano giá sfociato nella cancellazione di alcuni accordi commerciali transoceanici, ha iniziato ad esaltare il tifo pentastellato. Esaltazione che personalmente ritengo povera di ragionamento e rischiosa per tutto il paese. Scelte che possono (ma anche no) favorire il mercato americano potrebbero invece essere altamente negative per quello Italiano. Esaltare la chiusura di accordi commerciali o dazi sullo scambio di merci proprio in un paese come l’Italia che vive di export é un vero e proprio suicidio. La crescita scarsa Italiana degli ultimi anni sarebbe stata fortemente negativa senza l’apporto proprio dell’Export. La componente Americana in questo export é stata alta (e in crescita) e sperare che questa crolli dimostra quanta ignoranza economica ha preso ormai cittadinanza stabile nel M5S. Lo dimostrano infatti affermazioni quantomeno discutibili dei sui “rappresentanti di punta” che dall’alto dal basso dei loro ragionamenti dimostrano quanto pericolose certe idee possano essere per il futuro dell’Italia. Ma d’altronde come si sa, il futuro sará splendente una volta usciti dall’Euro con un’esaltante svalutazione che porterá al tracollo un’economia Italiana giá martoriata. La globalizzazione che tanto si combatte ha portato piú benefici nel caso dell’Italia che peggioramenti. Esaltare il nazionalismo di Trump é quindi come augurarsi un lento spegnimento del proprio paese.

Caro M5S ma sei proprio sicuro che Trump é veramente la cura di tutti i mali del mondo? un rappresentante del popolo e una bandiera anti-sistema?

Sei proprio sicuro che un miliardario con un’amministrazioni di miliardari voglia veramente distruggere il sistema che ha reso tutti loro Miliardari?

Io nella mia cecitá penso di no ma voi continuate pure a sniffare trielina….

No-Triv No-Brain: Un Referendum sbagliato per cervelli nazi-ambientalisti trivellati

Non serve molto per capire l’inutilitá del Referendum indetto per il 17 Aprile sulle famose “trivellazioni” attorno alle coste Italiane. Il testo fa capire come ancora una volta in Italia si buttano via soldi pubblici facendoli passare per democrazia popolare.

Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

Questo il testo della domanda. Chiaro come sempre no?

  • Ma non si cambiano le regole per le trivellazioni lungo le coste Italiane?
    • NO
  • Ma non si doveva smettere di trivellare per cercare il petrolio?
    • NO
  • Ma non si doveva limitare l’impatto ambientale?
    • NO
  • Ma non si doveva bloccare l’estrazione per obbligare l’uso di energie alternative?
    • NO
  • Ma non si dovevano dismettere tutti gli impianti di estrazione inclusi quelli di terra?
    • Fortunatamente NO
  • Ma non si dovevano evitare i rischi ambientali e di salute?
    • NO
  • Ma non si dovevano bloccare le nuove trivellazioni?
    • NO
  • Ma le regole sulle trivellazioni cambiano immediatamente?
    • NO in 5 anni… non c’é fretta nemmeno per i Nazi-ambientalisti.
  • Ma allora a che cosa serve veramente questo referendum?

Ce lo dice direttamente il movimento ambientalista “No-Triv”:

«Il voto del 17 Aprile è un voto immediatamente politico, in quanto, al di là della specificità del quesito, residuo di trabocchetti e scossoni, esso è l’UNICO STRUMENTO di cui i movimenti che lottano da anni per i beni comuni e per l’affermazione di maggiori diritti possono al momento disporre per dire la propria sulla Strategia Energetica nazionale che da Monti a Renzi resta l’emblema dell’offesa ai territori, alle loro prerogative, alla stessa Costituzione italiana»

Un voto politico per dimostrare nulla, per continuare ad urlare sul nulla, per spendere soldi pubblici sul nulla, per difendere teorie che la pratica non conferma ma sopratutto per salvare gli interessi locali sulle attivitá estrattive. L’ambiente é solo un abbellimento.

A questo serve il referendum. Nessuna responsabilizzazione dell’elettorato Italiano ma un voto politico degli enti locali (Regioni) e di alcuni movimenti ambientalisti che come si sa fanno spesso breccia nel cuore dei piú deboli (di mente). Nella pratica peró nulla si migliora dal lato ambientalista, nulla si migliore dal lato energetico, nulla si cambia nella strategia energetica Italiana.

É un referendum proposto dalle Regioni che dimostra quanto poco i Governatori locali pensino al futuro e sopratutto quanto poco coraggio abbiano a fare delle scelte invece di fingere democrazia rivolgendosi al popolo. Il referendum é la dimostrazione che certi argomenti Nazionali non possono essere in mano alle Amministrazioni locali poiché il federalismo in Italia ha solo moltiplicato gli sprechi ed é pericoloso quando la classe dirigente é filosoficamente attiva ma economicamente ignorante.

Quindi il 17 Aprile nulla si cambia in positivo ma  in caso di vittoria del SÍ si danneggiano  economicamente le aziende nell’ambito estrattivo. Danni che non hanno una logica, né ambientalista ma sopratutto né economica o strategica. Si sa bene peró che nelle leggende popolari i “petrolieri” sono sempre i cattivi, i poteri forti quelli che controllano tutto e in questo caso…”controllano la nostra salute”. Insomma il solito concime per menti atrofizzate.

Leggende metropolitane a parte veniamo al Referendum:

Cosa chiede il referendum? 

Se passa il SÍ vengono tolte le concessioni per gli impianti entro le 12 miglia dalla costa. Se precedentemente l’azienda poteva estrarre fino ad esaurimento del giacimento adesso dopo 5 anni dovrá comunque chiudere l’attivitá estrattiva. Per tutti gli impianti oltre le 12 miglia nessun cambiamento. Nulla di piú.

Quali conseguenze dopo il referendum?

Se vincono i NO tutto rimane come prima e questi impianti entro le 12 miglia potranno estrarre fino ad esaurimento.

Se vincono i SÍ gli impianti entro le 12 miglia avranno ancora 5 anni di attivitá dopo di che dovranno chiudere anche se il giacimento non sará esaurito. In pratica avranno molto probabilmente una perdita per gli investimenti fatti. Una volta che la piattaforma é stata costruita perché chiuderla? Giá che abbiamo fatto il buco almeno usiamo tutti gli idrocarburi all’interno. No?

Con la vincita del SÍ ci sará un impatto occupazionale negli indotti industriali delle varie Regioni a cui gli impianti appartengono. Sappiamo che le regioni non hanno mai pensato al lato occupazionale, d’altronde non ne hanno benefici in termini di tassazione.

Quali sono gli impatti ambientali del referendum?

NESSUNO … anzi!

Se vincono i SÍ cambia la durata della concessione ma non viene introdotto nessun tipo di nuovo divieto di trivellazione. Entro le 12 miglia é giá vietato del 2006, oltre le 12 miglia nessun limite né ora né in futuro.

I rischi ambientali delle piattaforme sono minimi perché nella maggior parte estraggono GAS e non petrolio che é marginale sul totale. Viene confermato anche da uno studio ambientalisti di Greenpeace che peró preferisce insistere sulla pericolositá. Qui la risposta tecnica con le relative critiche al rapporto ambientalista.

L’impatto ambientale attorno alle piattaforme rimane limitato ma in ogni caso che differenza c’é fra 12 miglia e 12,1 miglia? Il referendum non cambia le regole esistenti oltre le 12 miglia dalla costa sia per le estrazioni presenti che per quelle future.

Legambiente ha comunque quantificato l’estrazione di petrolio entro le 12 miglia ad un apporto dell’1% sul totale. Quindi i problemi ambientali causati dal petrolio sono praticamente nulli. Il grosso delle estrazioni Italiane é invece indirizzato all’estrazione di Gas con conseguenti rischi minori.

In ogni caso se vincesse il SÍ gli investimenti delle compagnie di estrazioni verrebbero semplicemente spostati in altri paesi magari in via di sviluppo e con meno vantaggi per la popolazione locale. É meglio tenere queste estrazioni sul territorio Italiano mantenendo introiti, occupazione e tassazione o esportare sfruttamento in paesi piú poveri? La risposta a questa domanda non interessa ai nazi-ambientalisti.

No-Triv ma petroliere?

Pensiamo ad una cosa molto semplice, se chiudiamo gli impianti che estraggono petrolio e Gas vuol dire che dovremmo far viaggiare piú petroliere nel mediterraneo. Questa seconda scelta ha un impatto molto piú alto dell’estrazione in piattaforma. Dov’é la strategia ambientalista?

No-Triv = Rinnovabili?

Assolutamente NO. La chiusura di questi impianti porterá solo ad una spesa maggiore nell’acquisto di idrocarburi da altri paesi per compensare la perdita ma nessuna accelerazione sull’introduzione delle energie rinnovabili che continuano ad essere solo uno specchietto per le allodole. Il Post ci fa chiarezza sui numeri; l’energia prodotta dall’estrazione che verrebbe chiusa vale il 20% dell’energia prodotta dal fotovoltaico. Considerata una crescita del 1-2% all’anno delle istallazioni fotovoltaiche non si potrebbe comunque compensare il mancato apporto energetico con i pannelli solari ma si dovrá comunque acquistare Gas e petrolio da altri paesi.

Questo non vuol dire che non si debba procedere in una strategia energetica ibrida (rinnovabili + idrocarburi) ma non é questo referendum ad accelerarla. Questo Referendum é al di fuori di qualsiasi strategia energetica nell’ambito delle rinnovabili. Dubitate delle finte propagande.

Quali sono i veri impatti energetici?

La seguente tabella ci dice quali sono i volumi estrattivi relativi al Gas in quanto il petrolio conta per un misero 1% e a differenza di quanto dicono gli ambientalisti é un valore marginale. La tabella é stata presa dal seguente articolo de Il Post.

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La tabella ci dice che qualunque sará il risultato, l’impatto sui volumi estrattivi é basso rispetto al totale e dimostra quindi la completa inutilitá del Referendum.

Dimostra quanto sia nel caso del SÍ che nel caso del NO gli impatti sarebbero limitati. In ogni caso il SÍ porterebbe ad uno smantellamento lento (5 anni) di impianti in funzione che non ha nessuna logica economica e come si vede anche ambientale.

Il voto é puramente politico ed é il solito noioso attacco a fantomatiche lobby petrolifere che a detta di molti (ma non dei numeri) sarebbero la rovina della nostra societá.

Zero risultati che costano 400 Milioni

Unica cosa certa del referendum é il suo costo. Quello che fa sempre orrore é la scarsa attenzione ai soldi pubblici cioé ai soldi dei cittadini. Questo Referendum costerá all’incirca 400Milioni per portare prevedibilmente un risultato nullo. Nullo se non si raggiunge il quorum o se dovesse malauguratamente passare il SÍ.

Effetti ambientali zero, effetti energetici zero, divieti di trivellazione nessuno, innovazione energetica nulla, svantaggi energetici bassi ma presenti.

Insomma, ma perché continuate a spendere i miei soldi per cause inutili e lontane dalle reali necessitá del paese?

Le Lobby del petrolio o l’opportunismo politico?

Quando in ItaGlia non si hanno argomentazioni o numeri a supporto di tesi complottiste, nel 99% dei casi si fa appello alle famose “Lobby” o ai ben noti “Poteri Forti”. Due termini che non hanno significato ma sono utilizzati un pó da tutti senza nemmeno sapere di cosa si sta parlando. Il Lobbismo é molto piú serio di quanto si pensi e serve a muovere economie e generare lavoro. La sua utilitá (se non si trasforma in corruzione) é alta. Certo c’é chi guadagna di piú di altri ma in generale i vantaggi si distribuiscono un pó a tutti i livelli grazie alla creazione di lavoro. Che ci crediate o no questi meccanismi sono parte del volano economico che ha portato il mondo ad innovare.

Ma torniamo al soggetto principale, proprio a riguardo delle lobby, ieri il governatore della Puglia Emiliano, promotore del referendum ha dichiarato che “Renzi é servo delle lobby petrolifere”. Senza bisogno di verifiche chi non darebbe ragione ad Emiliano? Le lobby? Certo che é colpa loro. Le aziende petrolifere, le banche e le aziende farmaceutiche sono per antonomasia il concentrato di tutti i mali del mondo. Ho passato anche io questa fase filosofica poi ho iniziato a studiare un pó. Secondo “la teoria” senza queste aziende vivremmo in un mondo piú pulito e verde, senza inquinamento, senza guerre, senza odio ma volendoci tutti bene e vivendo di solo amore. La realtá non é proprio cosí.

La realtá é che le Regioni stanno perdendo il controllo di queste strategie energetiche e i relativi introiti. Il tentativo di centralizzare (correttamente) il controllo delle politiche energetiche non va giú a chi da queste attivitá ci guadagna in tasse. L’inquinamento é un dettaglio ovvero “tu puoi inquinare il mio mare ma paghi le tasse a me”.

Ovvio che dopo il deprecabile incidente del ministro Guidi e la sua telefona, le Lobby diventano una realtá di fatto “confermata” anche dalle intercettazioni.

La questione é peró molto piú semplice, lineare e meno complottista di quanto si pensi. Certo che esistono grandi aziende nell’ambito dell’estrazione che come tutte le aziende fanno fatturato e portano occupazione. Ovviamente queste aziende fanno come tutte pressioni pubbliche per raggiungere i loro obiettivi di investimento. Nell’ambito dell’estrazione é ancora piú ovvio essendo che regole, controlli e divieti possono arrivare solo dagli enti pubblici. Se uno stato decide una strategia energetica, qualunque essa sia, senza entrare nel merito della sua correttezza o meno, avrá sempre e comunque a che fare con le aziende leader del mercato (le lobby per capirci). Non vedo quale sia il problema di fondo, se uno decide una strategia poi deve discutere/negoziare con le aziende del settore per capire come metterla in pratica. Mi sembra naturale. Lo Stato decide come procedere ma poi tutta l’attivitá diventa privata, con grossi investimenti a fronte di grossi fatturati.

Dove sta il problema? Dove sta la negativitá di un’attivitá di lobbismo verso le istituzioni pubbliche? Lobbismo non vuol dire per forza corruzione. Nel mio mondo delle telecomunicazione il lobbismo si fa in maniera costante. Prima si guadagnano consensi con i vertici di un’azienda poi si scende piú nel dettaglio presentando progetti tecnico/economici vantaggiosi per entrambi. Il “Lobbismo” é spesso necessario per essere considerati all’interno di un progetto ma non vuol dire per forza sommergere di regali e soldi il cliente.

Le parole di Emiliano dimostrano invece quanto si cerchi di distorcere la realtá distraendo e istigando il popolo verso nemici che non esistono.

Se si vuole discutere nel merito bisogna parlare e analizzare il piano energetico nazionale e proporre eventualmente alternative. Queste capacitá peró sono assenti  nelle amministrazioni pubbliche locali che quindi preferiscono orientarsi verso la favola del “Lobbista cattivo” tanto sa che i bambinoni a cui chiede il voto capiscono solo le favole.

“Il petrolio è scaduto: cambia energia!” davvero e quale?

Questo il motto della famiglia ambientalista. La necessitá per il mondo intero di ridurre il legame con gli idrocarburi é sicuramente vera ma la strada non é quella di chiudere l’esistente perché semplicemente non si puó cancellare da un giorno all’altro il contributo energetico dei carburantii fossili.

Quello che nessuno serenamente ammette é il fatto che la generazione di energia da idrocarburi é l’unica che garantisce un’energia costante. Eolico, Solare, Termico, e tutte le energie rinnovabili hanno il grosso difetto di non garantire continuitá di energia. Il Sole c’é solo di giorno, il vento c’é solo ogni tanto e non ovunque e questi limiti non sono controllabili. La strada é ovviamente quella di diminuire i consumi e avere reti ibride che possano sfruttare rinnovabili e idrocarburi insieme in modo da ridurre gli impatti degli idrocarburi. Per i prossimi 50 anni almeno é difficile pensare ad un annullamento degli idrocarburi a meno che non si voglia introdurre l’energia nucleare ovunque. Unico obiettivo veramente ambientale é quello di ridurre i consumi non di chiudere le fonti presenti.

LA RETE é spesso sbandierata come soluzione per ogni male e come ottimizzatore degli spostamenti umani e relativi risparmi energetici. Si dimentica peró che proprio la rete é un incredibile divoratore di energia. Telecom Italia é infatti il secondo consumatore di energia dopo le ferrovie di Stato e sicuramente non alimenta i suoi Data Center e le sue reti con i pannelli solari ve lo assicuro.

Insomma se volete continuare a innondare Facebook con le propagande piú assurde per la difesa dell’ambiente sappiate che vi servirá sempre piú energia da idrocarburi per far leggere i vostri post perché i vostri pannelli e le vostre pale poco vi serviranno allo scopo. Se pensate di diventare energia-indipendenti ricordatevi peró che l’innovazione ne ha invece bisogno. Quindi andate pure nella grotta illuminata a candele ma non chiedete il 4G, non sarebbe coerente con le vostre scelte energetiche.

Il 17 Aprile fai una scelta ambientale, stai a casa e risparmia “energie” per qualcosa di piú importante.

Riferimenti:

La crescita Italiana non c’é ma in ogni caso ringraziate Marchionne che ci ha salvato i conti

Il 1mo Marzo 2016 l’ISTAT ha rilasciato i dati sulla crescita del PIL Italiano del 2015. Non c’é molto da dire il valore di crescita (2015 su 2014) dello 0,8% é piú basso rispetto alle roboanti dichiarazioni di chi vede un nuovo miracolo Italiano.

Il miracolo penso sia chiaro ancora non é arrivato e siamo ben lontani dai valori storici e  sopratutto lontani dagli altri paesi Europei che giá non brillano.

Ascoltando la puntata del 5 di Marzo dei Conti della Belva su Radio 24 é emerso un dato molto interessante su questa Non-crescita Italiana. Il contributo arriva dal sempre attento Mario Seminerio che ci evidenzia lo spaccato del contributo a questo valore dell’0,8%.

Il valore di crescita finale é stato poi corretto ad un ancora peggiore 0,6% poiché nel 2015 si sono lavorati 3 giorni in piú e la normalizzazione dei valori ha portato quindi ad un dato peggiorativo ma non é questo il soggetto del post. Rimanendo comunque sullo 0,8% lordo (dato che comunque viene considerato in sede Eurostat) é interessante vedere le componenti che hanno contribuito maggiormente a questo valore.

Qui sotto la tabella riassuntiva del report di ISTAT.

Controbuti alla crescita del PIL

Tutto il valore della crescita é composto da una domanda nazionale del 0,5% e da un’aumento delle scorte dello 0,5%. La domanda estera riduce di una componente dello 0,3% e per arrotondamenti si arriva al fantomatico 0,8%.

Senza entrare nel merito dei tecnicismi ma facendo alcune considerazioni la crescita Italiana ha una componente dello 0,6% composto da investimenti e scorte (beni prodotti e non ancora venduti). Lo 0,6% pesa per il 75% del totale della crescita ovvero un valore non trascurabile.

L’ISTAT rilascia una nota in merito:

“La crescita in volume degli investimenti fissi lordi (0,8% nel 2015) ha segnato un’inversione rispetto agli scorsi anni (-3,4% nel 2014). Si sono registrati aumenti per gli investimenti in mezzi di trasporto e in macchinari e attrezzature, rispettivamente, del 19,7% e dell’1,1% mentre hanno segnato diminuzioni la componente delle costruzioni (-0,5%) e quella dei prodotti della proprietà intellettuale (-0,4%).”

Praticamente l’ISTAT ci dice che il mercato automobilistico (in tutta la sua filiera) ha contribuito per quasi un 20% agli investimenti.

Ma chi produce automobili in Italia? Non conoscendo molti produttori Italiani al dí fuori di FCA credo sia il caso di rivedere l’opinione che molti hanno del gruppo e del suo rappresentante in capo Marchionne. Io personalmente non ho mai avuto dubbi sulle capacitá di Marchionne e sopratutto sul contributo (costantemente sottovalutato) che ha dato a FIAT e indirettamente all’Italia.

Certo é difficile fare lo scorporo di questi numeri e capire quanto effettivamente é merito del gruppo FCA ma se tanto mi da tanto occuperá un valore proporzionale alle sue dimensioni. Questi valori di crescita sono lontani da una condizione di ripresa ma é certo che il contributo del mondo Automobilistico ha contato per un valore impressionante.

Non vogliamo attribuire questo 75% tutto a Marchionne? Bene non facciamolo ma almeno cerchiamo di essere imparziali quando si guardano i numeri, quelli senza colore e senza politica. Cerchiamo di tenerle a mente queste cifre quando si commentano socialmente i risultati di manager milionari che solo per Status sociale sono colpevoli. Le capacitá nel nostro paese non vanno pagate nemmeno di fronte ai risultati. Alla prova dei fatti anche un Manager Multi milionario ha dato di piú di tanti politici da quattro soldi che dei propri numeri non devono mai rispondere nemmeno quando rappresentano le nostre tasche e il nostro futuro.

Ci sono nel marcato scelte di internazionalizzazione che per forza non vogliono sempre dire che il lavoro scompare verso altre parti. Se esistono delle opportunitá al di fuori del mercato nazionale (che sicuramente non ha salvato FIAT) perché non cercare di prenderle? Prima o poi le strategie ripagano perché una persona non é pagato qualche milione all’anno per scaldare una poltrona come il resto dei suoi critici. Nessuno é santo e gli errori ci sono sempre ma la direzione é ben diversa rispetto alle previsioni critiche che negli anni gli sono state rivolte. Una sconfitta per la politica populista e per quelle “lotte di categoria” che primeggiano nel loro ruolo solo nelle disavventure perché di meriti in questi successi proprio non ne hanno lasciato segno.

In bocca al lupo FCA.

I tagli 2016 all’IT della Pubblica Amministrazione: Ma non dovevamo digitalizzarci?

Mentre ero occupato nella scrittura della mia critica agli sprechi pubblici derivanti dai nuovi regali elettorali mi é passata sotto gli occhi una notizia di cui non ero al corrente e relativa alla vera condizione del processo di digitalizzazione della Pubblica amministrazione.

Prima di arrivare al punto facciamo una lunga premessa:

La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (PA) é indubbiamente portatrice di grossi vantaggi sia per l’ottimizzazione dei servizi, sia per l’efficienza dei risultati di gestione, per l’accesso degli utenti e per un risparmio economico nei conti dello Stato.

Gli annunci sull’importanza della digitalizzazione e sulla sua prioritá nei programmi sono stati piú volte menzionati dall’attuale Governo. L’Italia é un paese che per mala gestione regolatoria e politica é molto in ritardo nell’ambito ICT e broadband rispetto al resto dell’Europa e del mondo. Non voglio entrare nel merito del broadband nonostante sia una parte fondamentale del processo di digitalizzazione del paese ma vorrei soffermarmi sul solo aspetto della pura informatizzazione della PA senza entrare nel merito della connettivitá in senso stretto.

La digitalizzazione era stata messa fra i primi posti nell’analisi sulla Spending review redatta dall’ottimo Carlo Cottarelli giá nel 2014. Qui alcuni numeri sui vantaggi dichiarati da Cottarelli stesso. Oggi come si sa Cottarelli non é piú il responsabile di questa attivitá per propria rinuncia. I motivi non sono mai stati chiaramenti espressi ma sta di fatto che adesso il comando della Spending Review é passato a Yoram Gutgeld meno tecnico e sicuramente piú politico di Cottarelli e qui mi fermo per non divergere in argomentazioni espressamente politiche. Il risultato del “nuovo” Cottarelli é comunque misurabile: dagli annunci su 20 Miliardi di risparmi, poi scesi a 10 poi a 5 siamo arrivati ad un non incerto 1,5 Miliardi nell’ultima legge di stabilitá. Una chiara defocalizzazione sull’obiettivo.

Ma cosa é stato fatto per l’ottimizzazione della PA in ambito digitale? Molte analisi dettagliate hanno evidenziato i limiti dell’attuale infrastruttura IT della PA e le possibili (e necessarie) ottimizzazioni.

Nelle mie ricerche sono capitato sul documento di Cottarelli in cui presentava tutte le possibili ottimizzazioni della Spesa Pubblica e a riguardo delle digitalizzazione indicava questi risparmi:

Risparmi della Digitalizzazione:  

  • Anno 2014 NA   
  • Anno 2015 1,1 Mld
  • Anno 2016 2,5 miliardi

e questo il dettaglio dei risparmi:

Risparmi (stime AGID per il 2016)

  • Fatturazione elettronica 936 mil
  • Pagamenti elettronici 1320 mil
  • Razionalizzazione CED (AC) 300 mil

TOTALE  2556 mil  

Da tecnico TLC/ICT mi soffermo sull’ultimo punto relativo alla Razionalizzazione dei CED ovvero in linguaggio tecnico burocratese Italico i Centri Elaborazione Dati noti al resto del mondo con il nome di Data Center. Una nota del report chiarisce che il risparmio nell’ottimizzazione dell’infrastruttura si riferiscono alla sola Amministrazione Pubblica Centrale.

..”Il risparmio derivante dalla razionalizzazione dei centri elaborazione dati (CED) si riferisce alla sola amministrazione centrale (AC) (da 78 a 4-5 CED); il risparmio sarebbe molto più alto se si concentrassero in circa 60 CED gli attuali 11000 CED di tutte le amministrazioni pubbliche. Il risparmio addizionale annuo stimato sarebbe di circa 1,6 mld ma si realizzerebbe solo al di là del 2016 (stime Agenzia per l’Italia Digitale, «Piano triennale di razionalizzazione dei CED delle amministrazioni pubbliche») e richiederebbe investimenti di 2,5 mld per il periodo 2014-20)”..

Cottarelli ci dice che un investimento aggiuntivo di 2,5 Miliardi per un periodo di 7 anni (350 Milioni all’anno) ci porterebbe ad un risparmio annuo di ben 1,6Mld (MILIARDI) solo con l’ottimizzazione di tutta l’infrastruttura dei Data Center di tutte le amministrazioni pubbliche Locali.

Se consideriamo che la cancellazione di TASI/IMU é valutata con un costo di circa 4-5 Mld all’anno é facile capire come le ” spese elettorali”  sono piú importanti dell’efficienza pubblica…. ma anche qui mi fermo (per il momento).

Visti gli imponenti numeri sull’ottimizzazione dei vari Data Center ho cercato qualche dettaglio in piú trovando un documento molto interessante redatto dall’Agenzia per l’Italia Digitale, un gruppo di lavoro che risponde direttamente alla Presidenza del Consiglio e che si occupa del processo di Digitalizzazione del paese. Da questo punto di vista certamente si é fatto qualcosa.

In questo documento si descrive l’attuale situazione dell’infrastruttura IT della Pubblica amministrazione Italiana e si elencano una serie di indicazioni (purtroppo solo) di massima per la sua ottimizzazione.

Di seguito un riassunto dell’attuale situazione dell’ICT Pubblico:

CED Censiti

In Totale sono stati censiti quasi 1000 diversi Data Center. Per rendere l’idea il colosso dell’ICT Google ha solo 14 Data Center sul territorio US e 5 in Europa (Riferimento). Considerando la scarsa informatizzazione dell’amministrazione pubblica Italiana, 1000 Data Center rappresentano un numero a dir poco sovradimensionato.

Questo il dettaglio sullo spazio utilizzato:

Occupazione dei CED PA censiti

Un grosso numero di piccoli spazi ma sopratutto un alto numero di Mq non utilizzati dimostrazione della crescita non controllata dei vari CED e di un coordinamento praticamente nullo.

Il mondo dell’ICT fa della condivisione delle risorse la sua regole principale per l’ottimizzazione. Le infrastrutture Data Center sono utilizzate per fornire servizi diversi e a soggetti diversi mentre come si vede nel grafico sotto le Pubbliche Amministrazioni usano in maniera quasi dedicata le proprie infrastrutture. In pratica non esiste ottimizzazione né tanto meno condivisione fra le varie amministrazioni segno indiscutibile di un’informatizzazione a strati senza un progetto comune.

Utilizzo dei CED PA censiti

La tipologia di Server presenti nei vari CED dimostra quanto le tecnologie siano vecchie e non allineate con le esigenze dei nostri tempi. Le amministrazioni Locali risultano le piú antiquate utilizzando ancora Server Tower ovvero macchine non piú utilizzate per le nuove tecnologie di virtualizzazione.

Tipologia Server CED PA

Giusto un dettaglio per i non addetti ai lavori senza entrare troppo nel merito della tecnologia. Con virtualizzazione si intende una serie di tecnologie ormai consolidate che trasformano i servizi IT prima staticamente istallati su un server fisico verso un’infrastruttura virtuale. Non esiste piú un hardware dedicato (Server) ma ogni servizio diventa un software che dinamicamente utilizza risorse di processamento (Cluster di server) disponibili nel Data Center (Virtual Machine). Queste tecnologie sono indirizzate all’ottimizzazione della gestione dei servizi e sopratutto al risparmio di spazio e di consumi elettrici dei Data Center. Queste tecnologie vengono normalmente indicate con il generico termine di CLOUD computing.

Nel caso della PA Italiana invece di CLOUD direi che FOG COMPUTING é un termine piú adeguato.

La connessione dei CED alla rete é un altro aspetto che dimostra l’arretratezza dell’infrastruttura ICT della PA.

Connessione dei CED PA

Difficile da credere ma nel 2015 la PA Italiana utilizza connessioni in rame xDSL per i propri Data Center. Lavorando nel mondo ICT da molti anni devo ammettere che questa opzione non verrebbe tenuta in considerazione nemmeno dalla piú piccola azienda che ha bisogno di costruirsi un proprio Data Center. L’ opzione ” rame”  sembra ancora una tradizione consolidata nel fantastico mondo IT Pubblico Italiano. Nelle amministrazioni locali questo tipo di connettivitá raggiunge un imbarazzante 50%. Ovviamente la distribuzione cosí capillare sul territorio porta necessariamente ad accontentarsi delle tecnologie a disposizione. Un’ ottimizzazione e razionalizzazione dei Data Center ad un numero massimo di 4-5 per l’Amministrazione Centrale e 60 per quelle locali (come indicato dalla Spending Review di Cottarelli) porterebbe la disponibilitá di velocitá di connessione adeguate allo scopo su infrastruttura ottica unica di garantire determinati livelli di servizio.

La via verso l’ottimizzazione

A differenza di quanto uno puó credere il documento contempla ed é conscio della direzione da prendere per le varie ottimizzazioni. L’obiettivo é sfidante, il tempo necessario é lungo ma sicuramente la direzione é chiara e condivisa. Allora perché non si é fatto praticamente nulla?

La Falsa digitalizzazione

Per concludere questa lunga premessa:

  • Situazione attuale critica ma nota
  • Analisi dettagliata e censimento abbastanza preciso delle condizioni
  • Obiettivi di razionalizzazione noti
  • Vantaggi e risparmi noti
  • Conoscenze tecnologiche sulle scelte da prendere per il consolidamento

Cosa ci manca per mettere in moto il tutto?

Come sempre la volontá di farlo. Non sono i soldi a mancare perché come quantificato da Cottarelli gli investimenti non sono altissimi e i vantaggi sono indubbiamente molto piú alti.

La classe politica come sempre nonostante si trovi di fronte a scelte indiscutibilmente giuste, economicamente vantaggiose e necessarie per allinearsi con i tempi preferisce chiudersi nei piccoli giardinetti del gioco politico e della pura propaganda che non ha altri risultati del raccogliere consensi.

Lo so che la conclusione si allontana dall’ambito tecnologico ma una volta che la PA é consapevole dei propri obiettivi, dei costi per raggiungerli ma cambia direzione o rallenta la sua marcia il discorso diventa solo e puramente politico. Vuol dire solo ed esclusivamente che i giochi politici come sempre hanno precedenza sui vantaggi per il paese.

Le promesse mancate

Mi riferisco a quanto detto all’inizio del post, dopo tutti questi bei discorsi sull’agenda digitale e sulla definizione degli obiettivi scopriamo che nell’attuale MEF 2016 gli enti locali sono stati invitati a dimezzare le spese informatiche del 50%.

Ma non dovevamo digitalizzare?

“…Il comma 2 stabilisce che la Consip o il soggetto aggregatore interessato acquisisca il parere vincolante dell’Agenzia per l’Italia Digitale sui parametri di prezzo e di qualità dei bei e servizi oggetto della richiesta di approvvigionamento. Tale disposizione consente un governo unitario e un maggior coordinamento dell’attuazione dei progetti informatici nella PA, in linea con quanto stabilito dal Codice dell’amministrazione digitale e dall’Agenda digitale italiana.

La disposizione prevista al comma 3 individua l’obiettivo di risparmio (che dovrà derivare dall’attuazione delle disposizioni dei primi due commi) quantificato nel 50% della spesa annua complessiva media nel settore informatico, relativa al triennio 2013-2015. A tal fine, le pubbliche amministrazioni e le società contenute nell’elenco Istat programmano i propri acquisti nel rispetto del suddetto limite di spesa. Le disposizioni contenute ai commi da 1 a 3 consentiranno una sostanziale riduzione della spesa di natura informatica, la cui quantificazione in valore assoluto, tuttavia, non può che avvenire a consuntivo.”

Vada per la razionalizzazione degli acquisti attraverso la CONSIP ovvero la centrale acquisti della Pubblica Amministrazione. Considerando che CONSIP dovrebbe garantire i cosiddetti ” Costi Standard”  é cosa buona e giusta seguirla e negli anni passati questo avveniva solo per il 50% degli acquisti.

Il problema di fondo é che l’esistente con un taglio del 50% diventa ingestibile poiché semplicemente CONSIP si prende cura dei nuovi acquisti hardware ma non delle correnti gestioni del software o dei contratti di assistenza. Se consideriamo il seguente grafico con i costi medi in un Data Center vediamo come un taglio del 50% riduce o annulla completamente l’operativitá.

costi CED

Gli acquisti tramite CONSIP possono migliorare ma non annullare le spese per Networking (10%), Storage (7%), Servers (11%) ovvero un totale del solo 28%. Tutto il resto é poco comprimibile e quindi il 50% non é semplicemente raggiungibile. Si tratta come al solito di un taglio lineare che nulla ha a che fare con l’ottimizzazione che sempre bisogno di spese aggiuntive (e Cottarelli ci ha dimostrato che non sono cosí alte).

Questo tipo di direttive governative dimostrano come gli annunci siano diversi dalla realtá ma spesso la realtá é piú pericolosa di quello che si crede.

Nel frattempo invece di investire qualche centinaio di milioni preferiamo.. o meglio preferiscono sprecare 280 Milioni sul finto Bonus Cultura, oppure 4 Miliardi per il taglio TASI/IMU o qualche altro miliardo per i famosi 80E. Tutti questi grossi capitoli di spesa non portano nessun beneficio né al paese e né alla sua economia ma solo un vantaggio elettorale per il governo.

Questo é il falso della politica Italiana e di uno sviluppo falso. Le conoscenze e la consapevolezza di cosa serve ci sono ma l’attuazione segue regole clientelari che in Italia prevalgono sempre.

E poi uno non si deve arrabbiare? Gli obiettivi si possono anche raggiungere in retromarcia ma sicuramente non si arriva né prima né veloci e l’Italia ha bisogno di una marcia diversa e non di pubblicitá ingannevole.

Economia da Bar ovvero come starebbe l’Italia con il programma di Matteo Salvini?

Salvinomics Eccoci tornati nuovamente in piena propaganda politica: Vecchie facce, vecchi proclami e la solita assenza di qualsiasi razionalitá numerica nei programmi. Si sa che intanto gli Italiani bisogna prenderli per la pancia non solo a tavola ma anche nei programmi elettorali. E vai dí promozioni elettorali: Basta tasse, basta tagli, e un pizzico di basta immigrati che sta sempre bene.

Al momento la situazione Italiana si puó riassumere tristemente in 3 righe:

  • Maggiornaza di Governo: Il partito della fiducia che vede riprese miracolose dovute alle (poche e deboli) riforme mal fatte. Ovviamente senza la BCE e il costo del petrolio ai minimi saremmo in deflazione… ma questo é un dettaglio. Della legge di stabilitá 2015, dei suoi falsi miti e delle menzogne ne ho giá scritto qui e non é il caso di ritornarci nuovamente sopra.
  • Movimento 5 Stelle: Nulla di nuovo sotto al sole. Mantiene consensi con la solita linea del tutto schifo, le lobby, la Mafia di Stato e le sue proposte quasi sempre senza copertura finanziarie. Aspettando con ansia qualche nuovo programma e proposta al momento rimaniamo ai soliti vecchi e stancanti malumori contro tutto e tutti. Rimandiamo per rinfrescare la memoria ai vecchi programmi e alle proposte senza coperture.
  • Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e la destra della Meloni: Ovvero facce nuove per l’Italia. La “nuova” aggregazione di centro destra che stupisce per freschezza e originalitá. Nella formazione di sicuro chi ha cambiato faccia é la Lega Nord con il suo nuovo Segretario Nazionale Matteo Salvini. Ed é proprio su di lui che ci soffermiamo un attimo riflettendo sul suo programma economico.

Proprio in questi giorni Matteo Salvini é alle prese con il suo giro d’Italia nelle varie piazze del paese a raccontare e raccogliere consensi in un paese sempre piú stanco, arrabbiato e disorientato. Terreno fertile un pó per tutti, gli ottimisti vanno con Renzi, i pessimisti vanno con Salvini e gli incazzati vanno con il M5S mentre la ragione non ha partito che la rappresenti.

Comune denominatore é sempre lo stesso lo scostamento fra i racconti di fantascienza politico-economica e la realtá dei numeri economici Italiani.

Il solito utile e sempre attento blog de “La Voce”  ci aiuta a capire gli effetti delle parole o meglio del “Programma Economico” di Matteo Salvini.

Il personaggio é molto caro a questo Blog ed é stato spesso tirato in ballo quando a suo tempo per un rapido successo (e ci é riuscito pienamente) aveva puntato tutto sulla solita campagna anti-immigrazione con picchi focalizzati sull’Etnia ROM. Gli ho dedicato qualche articolo qui, qui, qui  e qui giusto per riportare qualche cifra a supporto del fenomeno immigrazione diventato di colpo in Italia “un immane invasione”. Il suo successo mediatico dimostra chiaramente quando la pancia in Italia sia il tramite obbligato fra testa e  preferenza politica.

Ma veniamo al soggetto: Il Programma Economico di Salvini.

La Voce non si dilunga molto nell’analisi dettagliata anche perché poco dettagliati sono gli stessi dati forniti dal programma. Ci si ferma alle sole affermazioni che costantemente Salvini fa nei suoi ormai innuverevoli interventi televisivi e di piazza.

I punti principali (e unici) del programma sono i seguenti:

  • Uscita dall’Euro scomparsa: Non se ne parla piú, forse si é finalmente compresa la sua infattibilitá o forse come penso io in questo periodo l’Europa, la Grecia e l’Euro non vanno piú di moda come nei mesi passati e quindi inutile spingere.
  • La Flat Tax al 15%: Rimane il cavallo di battaglia del programma e punto cruciale della “Riforma economica”. Siamo tutti d’accordo che la riduzione del carico fiscale é buona cosa ma deve ovviamente essere applicata con attenzione evitando collassi del bilancio statale. In questo articolo La Voce aveva giá fatto un rapido calcolo dei costi di questa scelta. In soldoni questa proposta porterebbe ad una riduzione delle entrate di ben 40 Miliardi e se estesa anche alle aziende (Cancellazione IRAP) un ulteriore riduzione di 30,5 Miliardi. Se applicata la Flat Tax eliminerebbe il bonus degli 80Euro con un risparmio di 9,5 Miliardi. Il totale é quindi di una riduzione delle entrate per circa 61 Miliardi.
  • Eliminazione accise Benzina: E chi potrebbe essere contrario a questo taglio? Immagino nessuna pancia Italiana ma il problema é che attivando contemporaneamente il cervello é facile capire che il suo costo non sarebbe basso. La Voce lo stima pari ad una perdita di entrata pari a circa 25,9 Miliardi.
  • Tagli alla Spesa Pubblica? Mai!!: In un’economia reale pubblica una riduzione delle entrate deve essere ovviamente accompagnata da una altrettanto consistente riduzione della Spesa Pubblica per evitare un collasso dei conti pubblici. Il nostro Economista padano invece su questo fronte non definisce esattamente dove compensare queste mancate entrate ma bensí decide di lamentarsi dei tagli alla Sanitá che il Governo Renzi ha previsto nella Legge di Stabilitá del 2015. Siamo tutti d’accordo che la Legge di Stabilitá 2015 ha fortemente deluso sul fronte della tanto acclamata Spending Review ma sicuramente ha applicato dei tagli necessari. Secondo la Lega di Salvini bisogna opporsi ai tagli alla sanitá previsti per il 2016 che se non applicati (secondo il Governo) porterebbero una spesa aggiuntiva di 9 Miliardi. Secondo Salvini quindi questi tagli non dovrebbero essere applicati aggiungendo i 9 Miliardi al conto della Spesa Pubblica.

E quindi quanto ci verrebbe a costare il programma economico di Salvini?

Conti Totali dell’Economia secondo Salvini

  • 86,9 Miliardi di minori entrate
  • 9 Miliardi di spese aggiuntive

TOTALE 95,9 Miliardi di maggiore deficit pari al 5,8% del PIL

Senza considerare i limiti Europei sul deficit anche una manovra del genere potrebbe mettere in difficoltá qualunque paese a meno di non avere una prorompente crescita economica che purtroppo non é nelle previsioni Italiane dei prossimi anni. Con un ottimistico 0,8% ci metteremo circa 7 anni e mezzo a recuperare questo deficit ma anche volendo essere positivi arrivare ad un 1,3% sarebbe un miracolo. Certo l’economia con queste fantastiche riforme potrebbe esplodere ma sicuramente dopo l’esplosione dei conti pubblici e dei conseguenti problemini dell’Italia sui mercati internazionali. Questi sono dei piccoli dettagli per il nostro teorico del Bar dello Sport e per i suoi attenti ascoltatori; come sempre accade nella terra dei miracoli i programmi servono solo a stimolare la pancia senza accorgersi peró che sono solo a base solo di Guttalax.

Qui l’articolo della Voce.info da cui é tratto il post.

La finanziaria 2015 di Renzi: Tutta propaganda, pochi risultati e tanta delusione

Ci risiamo, l’Italia é nuovamente nella fase del “chi ci governa é la meno peggiore fra le opzioni possibili”.

Tendo ad avere la stessa opinione ma penso che il problema Italiano sia spesso stato l’accontentarsi del poco. S guardiamo le statistiche a Matteo Renzi gli Italiani potrebbero preferire i discorsi da bar di Salvini o la visione distorta e pericolosa del mondo da parte del M5S.

Forse Renzi é purtroppo il meglio che possiamo permetterci dalla classe politica Italiana e in un momento cosí difficile direi che non é una buona notizia.

Inizialmente i suoi ragionamenti e le sue promesse mi erano piaciuti. Le cose che diceva erano corrette ma come sempre … fra il dire e il fare…

Il problema Italiano è sempre lo stesso: La classe politica lotta per sopravvivere senza fare scelte per il paese visto il grosso rischio politico. Se qualcuno pensa che basti tagliare i vitalizi ai politici o gli sprechi per stare tutti bene forse non ha bene in mente quali sono i veri costi di uno stato. Qui una mia vecchia analisi sull’argomento.

Le scelte di cui l’Italia necessita sono molto piú forti di qualche taglio alla spesa pubblica o ai provilegi dei politici. Certo questi vanno fatti per etica ma non spostano la bilancia dei pagamenti. Per farvi un esempio all’Italia servirebbe una cura Monti un pó piú organizzata e non concentrata in 13 mesi ma questo farebbe perdere voti.

Quindi Renzi come tanti altri da bravo oratore si é trasformato nel solito prototipo del politico che vede tutto positivo, non accetta le critica e si rivende il poco fatto come un miracolo italiano. Lo abbiamo giá visto piú volte nell’ultimo ventennio con il venditore di pentole di Arcore ma sembra che oramai in Italia questa sia stabilmente la definizione di politica attiva.

La cosa che piú spaventa per il futuro dell’Italia é che il governo Renzi é effettivamente il piú operativo rispetto ai passati e questo deve far riflettere. Come mi é giá stato rinfacciato piú volte, sono io che vedo negativo, la realtá é migliore dei numeri… sará ma esultare per uno 0,8% di crescita non è proprio la mia definizione di economia in ripresa.

Ma veniamo alla legge di stabilitá 2015.

La distanza fra le dichiarazioni pubbliche di Renzi e le azioni di governo si sta allargando ed ha raggiunto un livello fastidioso mantenendo il vecchio vizio della politica Italiana di fare solo promozione di se stessa.

É chiaro che la legge di stabilitá 2015 non va nella direzione di una ristrutturazione del paese ma bensí verso un esclusivo vantaggio politico per la sopravvivenza di Renzi e del suo governo.

Le riduzione delle tasse che non c’é.

Con ossessione Renzi continua a dichiarare che per la prima volta la tassazzione si sta riducendo ma queste affermazioni sono smentite dal Governo stesso nel suo Documento Economico Finanziario 2015 che scrive a pagina 30 :“Per le medesime ragioni l’evoluzione della pressione fiscale risulterebbe in crescita: dal 43,7 per cento nel 2015 raggiungerebbe il 44,3 per cento nel 2017 per poi attestarsi al 44 per cento nel 2019”.

Questo tipo di atteggiamente é molto scorretto perché si mente su dati forniti dal Governo stesso. Non é un trucco contabile di bilancio ma semplicemente una dichiarazione pubblica falsa di riduzione della tassazione mentre si rilascia un documento ufficiale  che dice esattamente il contrario.

Non posso dare la colpa agli Italiani che non conoscono i numeri o non leggono il DEF, chi mai andrebbe a leggersi questi documenti tecnici? Nemmeno un pragmatico Tedesco, Svizzero, Svedese lo farebbe. Semplicemente il nostro primo ministro mente spudoratamente e la stampa sta zitta dimostrando tutta la sua ignorante omertá clientelare.

La riduzione delle tasse quindi non ci sará né nel 2016, né nel 2017,18 e 19 e tutto questo nonostante si elimini l’IMU prova inconfutabile che quello tolto da una parte é inevitabilmente aumentato da altre parti.

Aumento di debito senza taglio di spesa

Le trombe Renziane suonavano forti all’inizio del suo mandato a riguardo dei tagli. La spesa pubblica grazie alle pressioni del M5S era l’argomento principale, si dovevano obbligatoriamente cancellare gli sprechi e ridurre la spesa pubblica. Nulla di tutto questo é avvenuto serviva solo prendere consenso. Diciamo che ci puó stare all’inizio del mandato giocarsela politicamente ma dopo quasi 2 anni e con approfondite analisi su dove aggiustare la spesa pubblica é abbastanza deludente che nulla di tutto questo sia stato fatto.

Sino allo scorso anno gli annunci sulla spesa erano arrivati a 10 Miliardi, per poi scendere a 5 e poi ritrovarsi in DEF a malapena 1,5Miliardi. Diciamocelo, si preferisce continuare a spendere ed ecco che nella legge finanziaria si gioca sulla flessibilitá del deficit che l’Europa ci concede. Invece di ridurre la spesa si preferisce allargare il debito con la certa conseguenza che per coprire questo deficit la pressione fiscale aumenterá ancora.

Certo una scelta che piacerà alla cosiddetta “sinistra antagonista” ma di certo non piacerà alle generazioni future.

L’idiozia del taglio dell’IMU

Pochi saranno d’accordo sull’argomento ma eliminare l’IMU é cosa sbagliata. Bisogna ridurre prima le imposte sul lavoro perché la riduzione dell’IMU in sè non porta alcun vantaggio.

L’eliminazione dell’IMU ha come unico obiettivo il rafforzamento politico di Renzi di fronte all’elettorato perché da destra a sinistra, dal centro fino alle (5) stelle tutti approvano sbagliando questa cancellazione.

In questo articolo di noisefromamerika sono ben spiegate le ragioni per cui l’eliminazione dell’IMU è sbagliata e le elenco brevemente di seguito:

  • Eliminando l’IMU si riducono le uniche entrate per i comuni e di conseguenza la loro capacitá di fornire servizi adeguati. Come si può chiedere responsabilità agli enti locali se gli si priva di entrate?
  • L’abolizione dell’IMU non dà benefici all’economia perchè un investimento immobiliare non muove nulla né rilancia il mercato edile. Una persona non costruisce/compra una casa perché non c’é l’IMU ma bensí perché ha la possibilitá economica di farlo. La sua capacitá economica é legata al suo reddito da lavoro e piú alte sono le tasse piú bassa risulta e di conseguenza piú difficile risulta comprarsi casa. Il mercato immobiliare si muove a seconda della domanda ma se nessuno ha i soldi questa non aumenta e di conseguenza il valore delle case, con o senza IMU. Inoltre la costruzione di nuove case non puó avvenire in un paese in cui i giovani non hanno capitali per costruirle e dove la popolazione cresce solo grazie all’immigrazione. Se non ci sono piú persone non servono nemmeno piú case (con o senza IMU).
  • L’IMU é un’imposta difficile da evadere e quindi di sicuro incasso. In un momento di conti economici in rosso non é il caso di togliere questo tipo di entrate
  • La favola che la prima casa è stata costruita con i risparmi di una vita e quindi non va tassata è sempre molto in voga. Se qualcuno ha una casa che non riesce più a permettersi forse il rpoblema non è dell’IMU ma bensì di un mercato del lavoro in decomposizione. Forse ridurre le tasse sul lavoro non era una cattiva idea ma portava meno voti. In generale la media IMU italiana è nell’intorno dei 700E e se qualcuno non si può permettere di pagare questo importo non credo che anche togliendo l’IMU non risolve i suoi problemi economici. In ogni caso trovare una soluzione per casi del genere (peraltro rari) non è particolarmente difficile.
  • 100mila Euro investiti da un’azienda nella sua produzione hanno un valore ben diverso di un acquisto immobiliare dello stesso importo. Comprare un bene già esistente sposta denaro ma non genera economia. Pensare che l’eliminazione dell’IMU sia meglio che diminuire le tasse sulla produzione è pura miopia economica. Si vive di reddito non di casa. Un esempio che ci riporta noisefromamerika “Se il Sig. Rossi che fa l’idraulico paga oggi 1000 euro di IMU e 15.000 euro di IRPEF, nulla cambia per lui se il governo gli fa pagare 3000 euro di IMU e 13.000 euro di IRPEF. Ma qualcosa potrebbe cambiare per la Sig.ra Rossi, sua moglie, che oggi preferisce non lavorare perché il cuneo fiscale è troppo alto. Inoltre, il Sig. Rossi non può nascondere il suo immobile agli occhi del fisco e quindi i 3000 euro il governo li incassa senza difficoltà. Invece i 15.000 euro di IRPEF il Sig. Rossi può farli diventare 12.000 nascondendo un po’ di reddito da lavoro autonomo.”
  •  L’IMU è un’imposta altamente redistributiva a differenza di quella sul reddito.

Insomma si è preferito raccogliere consensi che pensare al futuro del paese. I consensi ci saranno e arriveranno da un platea molto vasta perchè la miopia è l’unica cosa ben distribuita in Italia.

Le riforme Renziane

Nonostante la marcia serrata sulle riforme al momento poche hanno inciso significativamente sul paese e i loro risultati sono alquanto scarsi. Il Jobs Act non ha ancora mostrato nessuno stabile cambiamento all’occupazione Italiana, le altre riforme (PA, istruzione) sono state blande e poco incisive.

Insomma l’IMU rimane l’ultima mossa per risollevare il consenso tristemente sotto scacco da Salvini,  M5S e ahimè Verdini. La sua abolizione rimane l’unica mossa che politicamente può portare un consenso ampio, dimostrazione che il paese ha nella mediocrità il suo futuro “migliore”.

Letture per il weekend – 10 Ottobre 2015 Weekend reading – October 10 2015

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Vodafone introduce le chiamate su Wifi in UK. [link all’articolo]

Un interessante articolo sulla decentralizzazione dei contratti di lavoro. Nonostante fossi personalmente a favore, non tutto sembra essere positive e I rischi sembrano essere grossi. [link all’articolo]

Le novitá del nuovo iPhone 6S. [link all’articolo]

Il nuovo Chromecast. Se non avete quello vecchio compratelo, i vantaggi sono sempre moltissimi. Parola di utilizzatore. [link all’articolo]It is a VW fault or the whole Europe problem?  [link to the article]

The incredible car copies made in China. [link to the article]

Akamai says the overall DDoS attack number doubled during 2015 [link to the article]

Vodafone introduces wifi calls in UK. [link to the article]

The new Chromcast. If you don’t have the old one buy it. Being a user I can say it is a very useful device. [link to the article]

Letture per il weekend – 12 Settembre 2015

Perché il paragone fra la cancellazione del debito Tedesco del dopoguerra e quello Greco non ha una logica. [link all’articolo]

I falsi numeri dell’economia cinese. [link all’articolo]

Gli esperimenti di mercato del dirigismo cinese. [link all’articolo]

Milano 2030, le previsioni demografiche in 15 anni.  [link all’articolo]

Gli utenti degli smartphone sono sempre piú sotto possible atacco di hackers. Qui la dimostrazione di come dalla Germania si possa ascoltare una chiamata fra Regno Unito e Australia. [link all’articolo]

I Luoghi pi’u belli da vedere al mondo second la Lonely Planet. [link all’articolo]