La Fake News dei controlli sulle Fake News. La rete ci dice che non si puó e chi lo afferma é tecnologicamente ignorante.

Le Fake News non sono entrate nel panorama informativo da pochi anni ma sono sempre esistite da quando esiste l’informazione. Non voglio qui disquisire sulla vera definizione di Fake News: Che sia una pura notizia falsa o una notizia falsa creata ad hoc per colpire qualche personaggio pubblico poco importa.

Qualunque sia la natura della Fake News oggi giorno si discute sulla possibilitá di attuare qualche tipo di controllo o filtro per ridurne gli effetti “sociali”. Il fatto che ai giorni nostri le Fake news si presentino in gran numero attraverso la rete sembra motivare questa falsa convinzione che sia necessario attivare dei filtri per preservare la purezza dell’informazione. Questo concetto é se stesso una Fake News perché non é praticamente applicabile e chi lo afferma dice una falsitá.

Nelle scorse settimane prima il PD con Renzi e poi il M5S con Di Maio hanno dichiarato che servono dei controlli per verificare la veridicitá delle informazioni presenti in rete. Dicono che bisognerebbe responsabilizzare le aziende che convogliano le informazioni sul Web come Facebook, Google etc. in modo che attivino loro stesse dei controlli per poter verificare la veridicitá delle informazioni prima di pubblicarle. Di seguito alcuni numeri per capire perché queste teorie dirigiste non sono praticabili.

Fattore Economico

Le grandi aziende IT del Web (Service Internet Provider) hanno un modello di business abbastanza classico nonostante siano una realtá nuova nel panorama economico. I grandi Over The Top ovvero le aziende che offrono contenuti, applicazion e nuovi servizi IT senza possedere una vera e propria infrastruttura di rete, in gran parte si appoggiano su un modello di business basato sulla pubblicitá. Nella cosiddetta New Economy  il modello non é tanto diverso da quello che facevano le televisioni private negli anni 80. Le nuove aziende della New Economy hanno inoltre un modello semi-monopolistico. Il primo che arriva si prende tutto: Facebook per il social, Google per i motori di ricerca, Google-Youtube per il Video Social, WhatsApp per la messaggistica OTT, Twitter per il Social Messaging , Amazon per l’e-commerce etc. Questa posizione di monopolio porta ovviamente ad un enorme volume in termini di guadagni.

Qui sopra i Guadagni di Facebook in cui come si vede la pubblicitá conta quasi al 100%.

La corsa di Facebook e la sua posizione di monopolio ha portato l’azienda da un guadagno netto nel 2015 di 900Milioni di $ agli odierni quasi 5Miliardi. 5 volte il valore in 2 anni. Non male.

Questo per far capire che l’obiettivo di queste aziende é di far girare l’informazione qualunque essa sia, creare audience e vendere pubblicitá. Non c’é interesse né di veicolare informazione buona né informazione cattiva ma solo di far muovere le informazioni, generare “click” e guadagnare in pubblicitá.

Capiamo bene che accusare Facebook di mancati controlli é fuori da ogni logica perché non é responsabilitá dell’azienda controllare i contenuti condivisi dai propri utenti a meno di plateali infrazioni dell’ordinamento giuridico.

Per Facebook quello che é importante é l’utente non quello che condivide. L’importante é che l’utente faccia traffico. Infatti ogni utente ha un valore unitario di guadagno per Facebook (ARPU Average Revenue Per User). In Europa un utente Facebook vale 6.85$.

Qual’é il legame con l’informazione in questo caso? Queste aziende prendono i soldi della pubblicitá che prima era ad uso esclusivo dell’editoria ovvero dell’informazione certificata. Vedi sotto.

Il flusso delle informazioni e la pericolosa frammentazione digitale

Il grosso problema dell’informazione oggi non é tanto la Fake News in sé ma quanto il fatto che non si ha piú una chiara delimitazione fra fonti certificate/professionali con quelle scarse o addirittura false. Tutte le informazioni sono presentate alla persona attraverso nuovi canali (i social) che non sono canali ufficiali di propagazione dell’informazione né tantomeno come detto prima si propongono di sostituirli. La nuova comunicazione fra le persone ha preso la strada dei social per colpa delle persone stesse che hanno cambiato abitudini.

Nel grafico sotto si vede chiaramente qianto i Social siano diventati i luoghi in cui le persone acquisiscono la maggior parte delle informazioni (vere o false che siano). Non attraverso canali informativi professionali ma attraverso media che di norma non sono costruiti per informare ma solo per far muovere l’informazione. L’utente quindi, se non attento puó accedere a informazioni, parziali, scarse o addirittura false perché il social é diventato il nuovo contenitore senza filtri dove ognuno puó contribuire senza limiti.

Social media sites as pathways to news

Questo non implica che i Social debbano essere sottoposti a filtri o controlli “China Style”, ma semplicemente che la Fake News é il risultato di un fenomeno inarrestabile di diffusione delle informazioni attraverso canali non convenzionali.

Facile accusare il giornalismo di essere di parte o di pessimo livello ma resta il fatto che ogni giornalista gode di libertá di pensiero e opinione ma ha il dovere di riportare notizie vere e provate se non vuole incorrere in denunce. Il mondo editoriale invece é sotto forte pressione economica perché la sua fonte principale di guadagni (pubblicitá) si sta spostando altrove (vedi grafico precedente di Google). Gli incubatori di pubblicitá e guadagni basati sul flusso di informazioni sono proprio i nuovi canali che non certificano né controllano l’informazione stessa.

Pensare che l’informazione di rete sia la nuova via attraverso la quale il popolo oppresso finalmente conosce la veritá sempre nascosta dai poteri forti é semplicemente una falsitá . La rete é un grande mezzo di comunicazione ma per la sua assenza di controlli puó portare ad un inbarbarimento della societá se non viene preso con cautela. Quella che puó sembrare libertá di informazione puó essere invece il nuovo medioevo. Basta guardare cosa é successo negli ultimi tempi sulla discussione dei vaccini. La diffusione di notizie spesso troppo generiche hanno seriamente messo in discussione una delle piú grandi scoperte della medicina.

Questo di nuovo non vuol dire che servano i controlli perché sono impossibili ma semplicemente una nuova coscienza su quello che si legge che spesso deve essere accompagnato da accorgimenti minimi per non incappare in disinformazione.

Questo nuovo fenomeno di mega agglomerato di informazioni vere, scarse, false, non certificate nei nuovi contenitori sociali va sotto il nome di Frammentazione Digitale ed é spiegato in breve in questo video.

Filtrare o controllare é praticamente impossibile

Chi racconta che bisogna forzare i vari Facebook ad applicare dei filtri per il controllo delle informazioni non sa cosa sta richiedendo in termini di sforzo. Il filtraggio e controllo delle informazioni non é nelle prerogative dei Social e quindi la richiesta é di per se inutile. Ma se anche un Primo Ministro (primitivo) chiedesse che vengano applicate delle regole ai social qui sotto alcuni i numeri di cosa vorrebbe dire in termini di elaborazione:

Questo il numero giornaliero di utenti attivi su Facebook: 1,3 Miliardi di persone

Lo Facciamo ancora un filtro?

E gli altri OTT? Qui sotto la mappa completa del mondo Social. Certo non tutti hanno 1,3 Miliardi di utenti attivi al giorno ma il filtri e i controlli vanno fatti su tutti?

A Stunning Visual Map of the Social Media Universe

Lo Facciamo ancora un filtro?

Ma quante “transazioni informative” avvengono su internet ogni minuto?

Dobbiamo controllarle tutte caro Primo Ministro?

Internet Minute in 2017

E la domanda rimane sempre la stessa… lo facciamo ancora questo filtro?

La risposta mi sembra a questo punto ovvia, non é possibile. Non perché non si voglia ma perché non si puó. Non é praticabile il controllo di questo tsunami informativo che la rete porta ogni secondo. La mole di utenti e file da controllare é troppo grande. Lo sforzo richiederebbe un investimento difficilmente affrontabile per chiunque.

La questione é che esistono politici che essi stessi generano Fake News solo per il fatto che ne parlano in questi termini. Persone che non hanno le conoscenze tecniche necessarie per capire il fenomeno ma che legiferano. Personaggi che promuovono la rete come nuova fonte di veritá ma nello stesso tempo chiedono i controlli. Persone che invocano la rete senza nemmeno sapere come funzioni veramente.

L’onda dei social é inevitabile, le Fake News una conseguenza ma i controlli non applicabili. Quello che serve é la responsabilizzazione delle persone davanti ai nuovi strumenti, la consapevolezza di quello che puó nascondere l’informazione dai social. Questo é ancora  possibile, basta forse smetterla di guardare alle Fake News e alle Fake Person e concentrarsi su argomenti piú seri.

I veri numeri delle Comunali 2016: Nessuna rivoluzione dal basso, la vera partecipazione popolare rimane quella delle liste civiche

Mi é capitato di imbattermi nei risultati completi delle ultime comunali 2016 e per curiositá ho deciso di controllare se qualcosa stava cambiando nel voto dell’elettorato Italiano. Come ben sappiamo le ultime elezioni comunali sono state definite come il “tonfo” del Partito Democratico e la vittoria del Movimento 5 Stelle che sembra ad oggi essere l’unica alternativa politica al PD.

Quello che stavo cercando di capire é quanto effettivamente avevano perso i “partiti tradizionali” e quanto avessero effettivamente guadagnato i nuovi protagonisti del panorama politico.

L’analisi dei risultati é fondamentalmente guidata dalla mia personale opinione che le elezioni Comunali rappresentano piú di ogni altra elezione il reale termometro dell’elettorato Italiano semplicemente perché le persone votano una politica che tutti i giorni gestisce i servizi piú vicini ai cittadini. Ad esclusione dei grandi centri urbani dove la politica tradizionale continua a guidare le scelte di voto, nel resto dei comuni Italiani qual’é stata la scelta degli Italiani?

Nei capoluoghi di provincia vince la Politica 

Nei capoluoghi di provincia si nota il reale crollo del PD che passa da 21 capoluoghi di provincia a soli 7.

Risultati comunali capoluoghi di provincia 2016

I dati sono stati presi dal quotidiano La Repubblica.

Tutti i comuni persi dal PD sono stati redistribuiti alle alternative disponibili in maniera abbastabza regolare. Nonostante i problemi interni il centrodestra é la parte politica che per la maggior parte usufruisce del crollo del PD. Il M5S riesce a guadagnare 3 capoluoghi di cui due piazze importanti come Torino e Roma.

Questo a mio modo di vedere disegna il M5S come una vera e propria alternativa politica tradizionale all’esistente. “Tradizionale” perché vincere in comuni grandi e importanti é sicuramente positivo ma non rappresenta quello per cui il M5S si vuole identificare ovvero una forza democratica “dal basso”. Vincere in piazze politiche grandi vuol dire essere una forza politica tradizionale che attualmente sta prendendo il posto ad un vuoto lasciato a destra.

Per capire se invece la partecipazione politica dei cittadini sta cambiando é necessario allargare l’analisi a tutti i comuni.

I risultati complessivi: Nessuna rivoluzione dal basso le liste civiche rimangono i veri vincitori

Se allarghiamo l’analisi a tutti i comuni sotto elezione possiamo vedere come gli Italiani non hanno spostato o cambiato il loro modo di votare ma continuano a livello comunale a preferire le persone che conoscono senza un particolare colore di partito. In generale nei comuni piccoli le liste civiche continuano a rappresentare la scelta dei cittadini.

Il M5S presenta piú liste ma é visto come un partito tradizionale, nessuna rivoluzione.

Il M5S ha sempre cercato di identificarsi in un movimento apolitico e diverso dall’esistente. In generale il M5S era in parole povere la versione organizzata a livello nazionale di una grande lista civica dove le logiche partitiche non avevano influenza. Questo non é vero agli occhi dei cittadini che col voto hanno dimostrato il contrario.

I risultati delle comunali dimostrano che il M5S viene visto quanto un partito tradizionale e non come un’alternativa Civica. I risultati totali dimostrano che il M5S porta a casa un povero 1,76% sul totale di comuni interessati alle elezioni. Anche facendo lo stesso calcolo solo sul totale dei comuni in cui era presente una lista del M5S la percentuale di vittoria passa ad un 10%. Buon risultato ma distante dal poterlo definire “una rivoluzione dal basso”.

Se facciamo gli stessi calcoli per le altre forze politiche vediamo come il PD ha vinto sul 4% dei comuni totali e nel 35% di dove aveva presentato una lista. La Lega e Forza Italia nonostante sul totale dei comuni abbiano totalizzato un misero 2,5% ma se si considerano i comuni in cui avevano una lista la percentuale sale al 42%. Segno che la gente ha votato la destra dove era possibile. Non sempre il voto di protesta contro il PD é andato al M5S , anzi.

Il Centrodestra: Lega non guadagna quanto si credeva e Forza Italia quasi scompare

In generale il centrodestra ha portato a casa ben poco rispetto al passato. La Lega di Salvini e Forza Italia si sono presentati nel 6% dei comuni e hanno vinto nel 42% di quel 6%. Il problema maggiore del centro destra sta specialmente nelle file di Forza Italia, un partito in via di estinzione che non ha piú sicuramente la guida del Centrodestra. La Lega con Matteo Salvini aveva recuperato consensi nell’ultimo periodo ma non é riuscita peró nelle comunali a raggiungere percentuali importanti ad esclusione di Fruili Venezia Giulia, Liguria e Veneto.

Il vero problema per il Centrodestra stá peró in Forza Italia che ha presentato liste da sola nel solo 4% dei comuni e globalmente totalizza un bassissimo 0,6% di vittorie sul totale che salgono ad un 16% dove erano presenti come lista a se. Questo 16% é comunque piú alto del 10% del M5S che nonostante questo periodo di forte antipolitica non riesce a superare un partito in caduta come Forza Italia.

Il resto delle vittorie di Forza Italia sono solo frutto dell’alleanza con la Lega segno che da sola quasi non conta piú come forza poitica e nemmeno rappresenta il centrodestra che ormai é rimasto solo un gruppo non omogeneo di piccoli partiti in lotta fra di loro.

  Le liste civiche vera partecipazione popolare

Come da tradizione Italiana le liste civiche rappresentano una costante della partecipazione della popolazione alla vita politica del proprio paese. I cittadini comuni si organizzano in gruppi senza colore politico e partecipano in questo modo alla gestione del proprio territorio.

Le liste civiche sono presenti alle ultime comunali nel 99,7% dei comuni. Le liste civiche rappresentano effettivamente l’estraneitá ai partiti politici e una vera voglia della popolazione di far parte della vita amministrativa del proprio comune. In teoria il M5S sarebbe il parallelo in chiave politica di una grande lista civica ma nella realtá visti i risultati non lo é nella proatica. Agli occhi dei cittadini infatti rappresenta un partito come tanti altri e riesce a vincere solo in comuni dove la politica conta e in altri ma rari casi.

Le liste civiche invece totalizzano un 89% di vittorie e quindi sono loro la rappresentazione di cosa vogliono gli Italiani ovvero fidarsi delle persone che conoscono e che gestiscono il proprio comune al di fuori dei colori di partito.

Il M5S rappresenta in questo senso un’alternativa politica agli altri partiti ma non un’alternativa alle liste civiche. Inoltre la tanto criticata bassa partecipazione della popolazione Italiana alla vita pubblica non sembra avere grossi riscontri dopo i voti comunali. Il numero di liste civiche si puó dire essere presente nel 100% dei comuni un segno che piú che mai rappresenta la voglia di privati cittadini di rendersi utili alla propria comunitá.

Queste percentuali smentiscono quindi la favole di un paese in balia dei partiti e dove la gente (schiava) si fa comandare da forze occulte e distanti da loro.

Le comunali invece hanno dipinto un paese un piú responsabile di quello che si crede e sopratutto lontano da quello che qualcuno racconta.

Le liste civiche sono sempre state la rappresentazione della partecipazione popolare e non sembra che questa modalitá stia scomparendo ma al contrario non é al momento sostituita da nessun altro movimento o metodologia di partecipazione.

I risultati finali

Nella pratica mentre le liste civiche vincono nell’88% dei casi il primo partito (PD) va al massimo al 4% seguito da un 2,8% della Lega (da sola) e poi il M5S all’1,8%.

Se per misurare la percentuale di vittoria si tiene conto dei comuni dove le liste del partito erano presenti allora si sale a percentuali quali : PD 34%, Lega 38%, Lega + Forza Italia 42%, Forza Italia 16% e M5S 10%.

Qui di seguito il grafico con i risultati finali. Nella tabella le due colonne rappresentano la prima il numero dei comuni dove erano presenti le liste dei diversi partiti e la seconda rappresenta invece il numero di vittorie totale.

Comunali 2016.Liste presentate

Come si vede la componente delle liste Civiche rappresenta il vero vincitore delle elezioni comunali come era lecito aspettarsi.

Per una migliore visualizzare dei risultati nei partiti tradizionali ho cancellato la componente delle Liste Civiche.

Comunali 2016. Vittorie

Il M5S é il partito che ha presentato piú liste in totale ma é anche quello che delle liste presentate ne ha vinte di meno (solo 24 su 247). Segno che forse non rappresenta una rivoluzione sociale come invece annunciato dai propri slogan ma come si sá tutti hanno bisogno di marketing. In generale ovviamente il grosso risultato del M5S sta nel fatto che in pochi anni é riuscito a raggiungere degli ottimi risultati che peró hanno bisogno di un certo consolidamento.

Il M5S  risulta il partito con la percentuale di vittoria piú bassa se calcolata rispetto ai comuni dove hanno presentato una lista.

Le percentuali di vittorie possono anche essere calcolate sul totale dei comuni Italiani in modo da vedere quanto i partiti sono riusciti a prevalere sulle alternative Civiche.

Vittorie sul totale dei comuni

In questo caso possiamo vedere quanto la politica classica non riesca a prendere piedi dentro le piccole amministrazioni comunali. Questo fenomeno non fa altro che portare il partito piú votato (PD) ad un misero 4% ma nello stesso tempo dimostra quanto invece il M5S rappresenta anch’esso una forza politica equivalente a quelle tradizionali almeno agli occhi degli elettori. Il M5S infatti non riesce ad andare oltre un 1,76% a livello nazionale.

Questo non fa che dimostrare che forse gli Italiani la loro partecipazione politica ce l’hanno giá da anni e almeno nelle realtá locali continuano a preferirla piuttosto che all’alternativa politica. Il M5S é a tutti gli effetti un partito che inizia a raccogliere consensi quando a decidere sono i colori di partito e ad oggi il giallo é uno di questi.

Nel momento in cui serve un’organizzazione nazionale allora il M5S puó competere con gli esistenti partiti ma quando invece parliamo della vera partecipazione popolare allora in questo caso anche i puri devono lasciare spazio a chi da anni continua a portare avanti il paese dal basso.

I risultati regione per regione

Nei seguenti grafici sono raccolti i risultati complessivi suddivisi per regione. Le colonne rappresentano la percentuale di vittorie sul totale dei comuni per ogni singola regione.

Come vediamo graficamente in tutte le regioni le vittorie delle liste civiche supera di molto quelle dei partiti tradizionali. Questa condizione é pressoché costante in tutte le regioni.

Risultati per regione con Liste Civiche

Per maggiore chiarezza visiva se si vuole vedere l’andamento delle vittorie da parte dei partiti tradizionali é necessario eliminare la componente civica dai risultati.

Di seguito il grafico dedicato ai soli partiti.

Risultati per regione senza Liste Civiche

Come si vede il PD rimane comunque il partito con piú comuni. La lega e Forza Italia riescono invece ad avere una percentuale maggiore in Lombardia e Veneto. Nel Veneto la Lega vince quasi sempre presentandosi da sola.

Nel caso del M5S ci sono alcune regioni in cui rappresenta la prima scelta ovvero: Lazio, MArche e Sicilia ma in quest’ultima a parimerito con il PD a quota 14%.

In generale comunque anche nel caso delle Marche dove il M5S primeggia fra i partiti, la percentuale rimane ad un 10%.

Unico valore considerevole da parte di un partito tradizionale é quello del PD in Umbria dove primeggia con un 18%.

Queste percentuali peró non hanno confronto rispetto ai risultati delle liste civiche che nel caso peggiore totalizzano un 70% come in Sicilia.

Conclusioni

  • Le liste Civiche rimangono la scelta primaria degli Italiani (88% di comuni gestiti).
  • I partiti prevalgono nei capoluoghi di provincia e nei comuni di grosse dimensioni ma nel calcolo complessivo non superano le liste civiche.
  • Il M5S nonostante abbia guadagnato un numero rilevante di comuni non si puó definire una rivoluzione dal basso ma solo un’alternativa di voto come le altre. Il M5S raccoglie i voti di protesta e quelli mancanti ad un centrodestra lacerato internamente.
  • Il M5S non rappresenta un’alternativa alle liste civiche ma solo un’alternativa politica ai partiti esistenti.
  • Lega e Forza Italia rimangono la seconda scelta ma nella totalitá dei casi sono meno presenti rispetto al passato. Forza Italia come forza politica autonoma non va oltre uno 0,66% sul totale dei comuni.
  • Il PD perde il 30% nei grandi comuni ma in una visione generale rimane la prima scelta che peró non é un’alternativa alle liste civiche, vero tessuto politico dei comuni Italiani.

Fonte dei dati:

La Repubblica – tutti i risultati comune per comune

Italia, un paese che ignora. La pericolosa deriva fra percezione e realtá.

optical_illusions_15Gli Italiani si sa sono allergici ai numeri. La notizia potrebbe sembrare irrilevante ma purtroppo ha dei risvolti piú negativi di quanto si pensi. Il fatto di non cercare nessun riscontro numerico alle proprie percezioni sfocia spesso in fobie ingiustificate e si sa, le fobie cancellano la ragione.

Quello che sta capitando in Italia in questo periodo é molto legato alla “percezione” delle persone che inizia a generare paure dove non esistono emergenze. Basta leggere alcuni commenti al mio post sull’immigrazione dove semplicemente si nega il contenuto senza nemmeno provare a portare numeri diversi a conferma.

La conseguenza di questa “percezione” porta le persone a credere a chi vuole farsi carico delle loro paure nonostante non siano dimostrate statisticamente. Lo abbiamo visto nella crescita di consensi per la Non-politica del Movimento 5 Stelle che nonostante i suoi anni di esercizio non ha portato nessuno dei valori aggiunti promessi. Stesso discorso per l’avanzata nei consensi di Matteo Salvini e della sua Lega Nord che spostando il baricentro dalla lotta contro il meridione sprecone si é focalizzato adesso sull’immigrazione e sui Rom “percepiti” attualmente come principale problema Italiano.

I media ovviamente non aiutano nel fornire un punto di vista obiettivo ma aggravano e fanno leva proprio sulla percezione delle persone continuando a rincorrere l’audience invece della veritá. Il risultato finale é che l’Italia é sommersa da un’informazioni che fa leva sulle paure invece che sulla realtá.

Proprio in questi giorni il Presidente di IPSOS Italia, azienda Inglese che si occupa di ricerche di mercato ha pubblicato un libro sulla differenza fra percezione e realtá. L’autore Nino Pagnoncelli é uno sondaggista italiano che oltre ad essere Presidente della succursale Italiane di IPSOS é spesso invitato a trasmissioni televisive per fornire i risultati dei sondaggi.

In questo caso l’azienda IPSOS rilascia annulamente una ricerca sui “pericoli della percezione”.

Nel 2014 l’Italia si era piazzata al primo posto in quanto ad “ignoranza” sui numeri mentre quest’anno nonostante i cittadini non abbiano migliorato la loro preparazione in materia sono stati inseriti nuovi paesi che per nostra fortuna si sono dimostrati “piú bravi” di noi.

Classifica sull’ignoranza dei paesi 2014

Perils of Perseption results 2014

Nella classifica del 2015 i paesi sono passati da 14 a 33 e l’Italia é salita al 10 posto ma non di certo per inaspettati miglioramenti.

Classifica sull’ignoranza dei paesi 2015

Perils of Perseption results 2015

Verifica la tua percezione

Di seguito alcuni esempi presi dalle domande di entrambi gli anni e ognuno puó provare a cimentarsi per vedere quanto la sua percezione é vicina o lontana dalla realtá.

1- La ricchezza dei piú ricchi

Qual’é la ricchezza posseduta in percentuale dell’1% piú ricco della popolazione?

2- La religione

Qualé la percentuale di persone che si dichiarano estranee/agnostiche/atee a qualunque religione?

Qual’é la percentuale di Mussulmani in Italia?

Qual’é la percentuale di Cristiani in Italia?

3- L’invasione di immigrati

Qual’é la percentuale di immigrati che vivono in Italia?

4- Accesso ad Internet

Qual’é la percentuale di persone con accesso ad Internet a casa (fisso o mobile)?

5- Un paese vecchio

Qual’é la percentuale di persone oltre i 65 anni?

6-Partecipazione al voto

Qual’é la percentuale di persone che hanno votato l’ultima volta?

7-Disoccupazione

Qual’é la percentuale di persone disoccupate o in cerca di occupazione?

I risultati: La distanza Italiana fra percezione e realtá 

I numeri di seguito sono il risultato dei sondaggi di IPSOS 2015/2014. L’Italia come detto si é dimostrata la piú ignorante fra i 14 paesi verificati nel 2014 mentre é “salita” al 10mo posto nel 2015 dove peró i paesi sono saliti a 33.

Questo distacco dalla realtá come detto é la dimostrazione che gli Italiani non amano approfondire gli argomenti. Spesso le persone hanno un’idea e ascoltano le persone che confermano la loro credenza. Il risultato é evidente nella politica dove partiti/movimenti che non hanno un programma reale e fattibile continuano a crescere nei consensi perché danno risposte o soluzione a problemi non prioritari ma percepiti dalla gente come importanti (immigrazione, Europa, costi della politica etc.). Lo stesso Matteo Renzi utilizza una comunicazione che tende a nascondere il proprio operato preferendo messaggi semplici, positivi ma lontani dalla realtá e dai numeri veri.

Insomma tutta la politica di qualunque colore essa sia mente all’elettore che ignora. Preferisce mantenere il proprio posto evitando di raccontare la realtá ma fornendo messaggi che soddisfano “la percezione” degli Italiani. I sondaggi sono utilizzati per capire quale sia l’umore del paese e costruire la comunicazione di conseguenza. La comunicazione peró é lontana dai veri problemi di un paese. Questa pericolosa tendenza non é un’anomalia solo Italiana ma piú o meno dostribuita in tutto il mondo (vedi Trump in US). Il problema Italiano sta nel fatto che un elettore poco analitico e piú istintivo garantisce a queste metodologie di comunicazione risultati sfortunatamente positivi.

Qui le percentuali reali delle domande e le risposte degli Italiani intervistati dal sodaggio IPSOS:

1- Qual’é la ricchezza posseduta in percentuale dell’1% piú ricco della popolazione?

  • Percepito: 46%
  • Realtá: 23%
  • Differenza: +23%

2- Qualé la percentuale di persone che si dichiarano estranee/agnostiche a qualunque religione?

  • Percepito: 35%
  • Realtá: 12%
  • Differenza: +23%

Qual’é la perventuale di Mussulmani in Italia?

  • Percepito: 20%
  • Realtá: 4%
  • Differenza: +16%

Qual’é la perventuale di Cristiani in Italia?

  • Percepito: 69%
  • Realtá: 83%
  • Differenza: -14%

3- Qual’é la percentuale di immigrati che vivono in Italia?

  • Percepito: 26%
  • Realtá: 9%
  • Differenza: -17%

In cifre vuol dire che nella realtá in Italia ci sono circa 5Milioni di immigrati (dati ISTAT 2015) ovvero circa l’8% piú qualche centinaio di migliaio di irregolari che porta la percentuale totale al 9%.

Il 26% percepito vorrebbe dire che in Italia dovremmo avere 15 milioni di stranieri.

Se questa é la percezione non é difficile capire perché il termine “emergenza immigrazione” ha un senso per gli Italiani e le parole di Salvini hanno una ragione piú che concreta nonostante siano lontane dalla realtá e dalla correttezza politica. Salvini purtroppo peró non é un caso isolato ma rappresenta la media dell’offerta politica Italiana.

4- Qual’é la percentuale di persone con accesso ad Internet a casa (fisso o mobile)?

  • Percepito: 69%
  • Realtá: 83%
  • Differenza: -14%

5- Qual’é la percentuale di persone oltre i 65 anni?

  • Percepito: 48%
  • Realtá: 21%
  • Differenza: +27%

6-Qual’é la percentuale di persone che hanno votato l’ultima volta?

  • Percepito: 54%
  • Realtá: 75%
  • Differenza: -21%

7-Qual’é la percentuale di persone disoccupate o in cerca di occupazione?

  • Percepito: 49%
  • Realtá: 12%
  • Differenza: -37%

Take away

I motivi di questa diffusa e preoccupante ignoranza sono molti. Sicuramente come scritto dal corriere c’é una bassa scolarizzazione degli Italiani che per il 57% non superano la licenza media. In aggiunta l’informazione Italiana a mio parere segue lo share e quindi invece di informare con i veri numeri preferisce seguire le “fobie percepite”. Se continuo a far vedere barconi di immigrati nei miei servizi trasmetto una sensazione di “invasione” che nella realtá non ha la stessa intensitá rispetto a quella percepita.

Un esempio che calza é la percezione della violenza. Nei TG e notiziari si preferisce evidenziare la cronaca nera generando una certa insicurezza nei cittadini. Nella realtá i numeri ci dicono cose diverse:

– Nel 2015 gli omicidi sono meno di un quinto di quelli nel 1981 (2453).

Chi l’avrebbe mai detto?

Non ci resta che rivedere il concetto di Suffragio Universale, a mali estremi, estremi rimedi.

Fonti:

Perils of Perception 2015

Perils of Perception 2014

No-Triv No-Brain: Un Referendum sbagliato per cervelli nazi-ambientalisti trivellati

Non serve molto per capire l’inutilitá del Referendum indetto per il 17 Aprile sulle famose “trivellazioni” attorno alle coste Italiane. Il testo fa capire come ancora una volta in Italia si buttano via soldi pubblici facendoli passare per democrazia popolare.

Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilita’ 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

Questo il testo della domanda. Chiaro come sempre no?

  • Ma non si cambiano le regole per le trivellazioni lungo le coste Italiane?
    • NO
  • Ma non si doveva smettere di trivellare per cercare il petrolio?
    • NO
  • Ma non si doveva limitare l’impatto ambientale?
    • NO
  • Ma non si doveva bloccare l’estrazione per obbligare l’uso di energie alternative?
    • NO
  • Ma non si dovevano dismettere tutti gli impianti di estrazione inclusi quelli di terra?
    • Fortunatamente NO
  • Ma non si dovevano evitare i rischi ambientali e di salute?
    • NO
  • Ma non si dovevano bloccare le nuove trivellazioni?
    • NO
  • Ma le regole sulle trivellazioni cambiano immediatamente?
    • NO in 5 anni… non c’é fretta nemmeno per i Nazi-ambientalisti.
  • Ma allora a che cosa serve veramente questo referendum?

Ce lo dice direttamente il movimento ambientalista “No-Triv”:

«Il voto del 17 Aprile è un voto immediatamente politico, in quanto, al di là della specificità del quesito, residuo di trabocchetti e scossoni, esso è l’UNICO STRUMENTO di cui i movimenti che lottano da anni per i beni comuni e per l’affermazione di maggiori diritti possono al momento disporre per dire la propria sulla Strategia Energetica nazionale che da Monti a Renzi resta l’emblema dell’offesa ai territori, alle loro prerogative, alla stessa Costituzione italiana»

Un voto politico per dimostrare nulla, per continuare ad urlare sul nulla, per spendere soldi pubblici sul nulla, per difendere teorie che la pratica non conferma ma sopratutto per salvare gli interessi locali sulle attivitá estrattive. L’ambiente é solo un abbellimento.

A questo serve il referendum. Nessuna responsabilizzazione dell’elettorato Italiano ma un voto politico degli enti locali (Regioni) e di alcuni movimenti ambientalisti che come si sa fanno spesso breccia nel cuore dei piú deboli (di mente). Nella pratica peró nulla si migliora dal lato ambientalista, nulla si migliore dal lato energetico, nulla si cambia nella strategia energetica Italiana.

É un referendum proposto dalle Regioni che dimostra quanto poco i Governatori locali pensino al futuro e sopratutto quanto poco coraggio abbiano a fare delle scelte invece di fingere democrazia rivolgendosi al popolo. Il referendum é la dimostrazione che certi argomenti Nazionali non possono essere in mano alle Amministrazioni locali poiché il federalismo in Italia ha solo moltiplicato gli sprechi ed é pericoloso quando la classe dirigente é filosoficamente attiva ma economicamente ignorante.

Quindi il 17 Aprile nulla si cambia in positivo ma  in caso di vittoria del SÍ si danneggiano  economicamente le aziende nell’ambito estrattivo. Danni che non hanno una logica, né ambientalista ma sopratutto né economica o strategica. Si sa bene peró che nelle leggende popolari i “petrolieri” sono sempre i cattivi, i poteri forti quelli che controllano tutto e in questo caso…”controllano la nostra salute”. Insomma il solito concime per menti atrofizzate.

Leggende metropolitane a parte veniamo al Referendum:

Cosa chiede il referendum? 

Se passa il SÍ vengono tolte le concessioni per gli impianti entro le 12 miglia dalla costa. Se precedentemente l’azienda poteva estrarre fino ad esaurimento del giacimento adesso dopo 5 anni dovrá comunque chiudere l’attivitá estrattiva. Per tutti gli impianti oltre le 12 miglia nessun cambiamento. Nulla di piú.

Quali conseguenze dopo il referendum?

Se vincono i NO tutto rimane come prima e questi impianti entro le 12 miglia potranno estrarre fino ad esaurimento.

Se vincono i SÍ gli impianti entro le 12 miglia avranno ancora 5 anni di attivitá dopo di che dovranno chiudere anche se il giacimento non sará esaurito. In pratica avranno molto probabilmente una perdita per gli investimenti fatti. Una volta che la piattaforma é stata costruita perché chiuderla? Giá che abbiamo fatto il buco almeno usiamo tutti gli idrocarburi all’interno. No?

Con la vincita del SÍ ci sará un impatto occupazionale negli indotti industriali delle varie Regioni a cui gli impianti appartengono. Sappiamo che le regioni non hanno mai pensato al lato occupazionale, d’altronde non ne hanno benefici in termini di tassazione.

Quali sono gli impatti ambientali del referendum?

NESSUNO … anzi!

Se vincono i SÍ cambia la durata della concessione ma non viene introdotto nessun tipo di nuovo divieto di trivellazione. Entro le 12 miglia é giá vietato del 2006, oltre le 12 miglia nessun limite né ora né in futuro.

I rischi ambientali delle piattaforme sono minimi perché nella maggior parte estraggono GAS e non petrolio che é marginale sul totale. Viene confermato anche da uno studio ambientalisti di Greenpeace che peró preferisce insistere sulla pericolositá. Qui la risposta tecnica con le relative critiche al rapporto ambientalista.

L’impatto ambientale attorno alle piattaforme rimane limitato ma in ogni caso che differenza c’é fra 12 miglia e 12,1 miglia? Il referendum non cambia le regole esistenti oltre le 12 miglia dalla costa sia per le estrazioni presenti che per quelle future.

Legambiente ha comunque quantificato l’estrazione di petrolio entro le 12 miglia ad un apporto dell’1% sul totale. Quindi i problemi ambientali causati dal petrolio sono praticamente nulli. Il grosso delle estrazioni Italiane é invece indirizzato all’estrazione di Gas con conseguenti rischi minori.

In ogni caso se vincesse il SÍ gli investimenti delle compagnie di estrazioni verrebbero semplicemente spostati in altri paesi magari in via di sviluppo e con meno vantaggi per la popolazione locale. É meglio tenere queste estrazioni sul territorio Italiano mantenendo introiti, occupazione e tassazione o esportare sfruttamento in paesi piú poveri? La risposta a questa domanda non interessa ai nazi-ambientalisti.

No-Triv ma petroliere?

Pensiamo ad una cosa molto semplice, se chiudiamo gli impianti che estraggono petrolio e Gas vuol dire che dovremmo far viaggiare piú petroliere nel mediterraneo. Questa seconda scelta ha un impatto molto piú alto dell’estrazione in piattaforma. Dov’é la strategia ambientalista?

No-Triv = Rinnovabili?

Assolutamente NO. La chiusura di questi impianti porterá solo ad una spesa maggiore nell’acquisto di idrocarburi da altri paesi per compensare la perdita ma nessuna accelerazione sull’introduzione delle energie rinnovabili che continuano ad essere solo uno specchietto per le allodole. Il Post ci fa chiarezza sui numeri; l’energia prodotta dall’estrazione che verrebbe chiusa vale il 20% dell’energia prodotta dal fotovoltaico. Considerata una crescita del 1-2% all’anno delle istallazioni fotovoltaiche non si potrebbe comunque compensare il mancato apporto energetico con i pannelli solari ma si dovrá comunque acquistare Gas e petrolio da altri paesi.

Questo non vuol dire che non si debba procedere in una strategia energetica ibrida (rinnovabili + idrocarburi) ma non é questo referendum ad accelerarla. Questo Referendum é al di fuori di qualsiasi strategia energetica nell’ambito delle rinnovabili. Dubitate delle finte propagande.

Quali sono i veri impatti energetici?

La seguente tabella ci dice quali sono i volumi estrattivi relativi al Gas in quanto il petrolio conta per un misero 1% e a differenza di quanto dicono gli ambientalisti é un valore marginale. La tabella é stata presa dal seguente articolo de Il Post.

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La tabella ci dice che qualunque sará il risultato, l’impatto sui volumi estrattivi é basso rispetto al totale e dimostra quindi la completa inutilitá del Referendum.

Dimostra quanto sia nel caso del SÍ che nel caso del NO gli impatti sarebbero limitati. In ogni caso il SÍ porterebbe ad uno smantellamento lento (5 anni) di impianti in funzione che non ha nessuna logica economica e come si vede anche ambientale.

Il voto é puramente politico ed é il solito noioso attacco a fantomatiche lobby petrolifere che a detta di molti (ma non dei numeri) sarebbero la rovina della nostra societá.

Zero risultati che costano 400 Milioni

Unica cosa certa del referendum é il suo costo. Quello che fa sempre orrore é la scarsa attenzione ai soldi pubblici cioé ai soldi dei cittadini. Questo Referendum costerá all’incirca 400Milioni per portare prevedibilmente un risultato nullo. Nullo se non si raggiunge il quorum o se dovesse malauguratamente passare il SÍ.

Effetti ambientali zero, effetti energetici zero, divieti di trivellazione nessuno, innovazione energetica nulla, svantaggi energetici bassi ma presenti.

Insomma, ma perché continuate a spendere i miei soldi per cause inutili e lontane dalle reali necessitá del paese?

Le Lobby del petrolio o l’opportunismo politico?

Quando in ItaGlia non si hanno argomentazioni o numeri a supporto di tesi complottiste, nel 99% dei casi si fa appello alle famose “Lobby” o ai ben noti “Poteri Forti”. Due termini che non hanno significato ma sono utilizzati un pó da tutti senza nemmeno sapere di cosa si sta parlando. Il Lobbismo é molto piú serio di quanto si pensi e serve a muovere economie e generare lavoro. La sua utilitá (se non si trasforma in corruzione) é alta. Certo c’é chi guadagna di piú di altri ma in generale i vantaggi si distribuiscono un pó a tutti i livelli grazie alla creazione di lavoro. Che ci crediate o no questi meccanismi sono parte del volano economico che ha portato il mondo ad innovare.

Ma torniamo al soggetto principale, proprio a riguardo delle lobby, ieri il governatore della Puglia Emiliano, promotore del referendum ha dichiarato che “Renzi é servo delle lobby petrolifere”. Senza bisogno di verifiche chi non darebbe ragione ad Emiliano? Le lobby? Certo che é colpa loro. Le aziende petrolifere, le banche e le aziende farmaceutiche sono per antonomasia il concentrato di tutti i mali del mondo. Ho passato anche io questa fase filosofica poi ho iniziato a studiare un pó. Secondo “la teoria” senza queste aziende vivremmo in un mondo piú pulito e verde, senza inquinamento, senza guerre, senza odio ma volendoci tutti bene e vivendo di solo amore. La realtá non é proprio cosí.

La realtá é che le Regioni stanno perdendo il controllo di queste strategie energetiche e i relativi introiti. Il tentativo di centralizzare (correttamente) il controllo delle politiche energetiche non va giú a chi da queste attivitá ci guadagna in tasse. L’inquinamento é un dettaglio ovvero “tu puoi inquinare il mio mare ma paghi le tasse a me”.

Ovvio che dopo il deprecabile incidente del ministro Guidi e la sua telefona, le Lobby diventano una realtá di fatto “confermata” anche dalle intercettazioni.

La questione é peró molto piú semplice, lineare e meno complottista di quanto si pensi. Certo che esistono grandi aziende nell’ambito dell’estrazione che come tutte le aziende fanno fatturato e portano occupazione. Ovviamente queste aziende fanno come tutte pressioni pubbliche per raggiungere i loro obiettivi di investimento. Nell’ambito dell’estrazione é ancora piú ovvio essendo che regole, controlli e divieti possono arrivare solo dagli enti pubblici. Se uno stato decide una strategia energetica, qualunque essa sia, senza entrare nel merito della sua correttezza o meno, avrá sempre e comunque a che fare con le aziende leader del mercato (le lobby per capirci). Non vedo quale sia il problema di fondo, se uno decide una strategia poi deve discutere/negoziare con le aziende del settore per capire come metterla in pratica. Mi sembra naturale. Lo Stato decide come procedere ma poi tutta l’attivitá diventa privata, con grossi investimenti a fronte di grossi fatturati.

Dove sta il problema? Dove sta la negativitá di un’attivitá di lobbismo verso le istituzioni pubbliche? Lobbismo non vuol dire per forza corruzione. Nel mio mondo delle telecomunicazione il lobbismo si fa in maniera costante. Prima si guadagnano consensi con i vertici di un’azienda poi si scende piú nel dettaglio presentando progetti tecnico/economici vantaggiosi per entrambi. Il “Lobbismo” é spesso necessario per essere considerati all’interno di un progetto ma non vuol dire per forza sommergere di regali e soldi il cliente.

Le parole di Emiliano dimostrano invece quanto si cerchi di distorcere la realtá distraendo e istigando il popolo verso nemici che non esistono.

Se si vuole discutere nel merito bisogna parlare e analizzare il piano energetico nazionale e proporre eventualmente alternative. Queste capacitá peró sono assenti  nelle amministrazioni pubbliche locali che quindi preferiscono orientarsi verso la favola del “Lobbista cattivo” tanto sa che i bambinoni a cui chiede il voto capiscono solo le favole.

“Il petrolio è scaduto: cambia energia!” davvero e quale?

Questo il motto della famiglia ambientalista. La necessitá per il mondo intero di ridurre il legame con gli idrocarburi é sicuramente vera ma la strada non é quella di chiudere l’esistente perché semplicemente non si puó cancellare da un giorno all’altro il contributo energetico dei carburantii fossili.

Quello che nessuno serenamente ammette é il fatto che la generazione di energia da idrocarburi é l’unica che garantisce un’energia costante. Eolico, Solare, Termico, e tutte le energie rinnovabili hanno il grosso difetto di non garantire continuitá di energia. Il Sole c’é solo di giorno, il vento c’é solo ogni tanto e non ovunque e questi limiti non sono controllabili. La strada é ovviamente quella di diminuire i consumi e avere reti ibride che possano sfruttare rinnovabili e idrocarburi insieme in modo da ridurre gli impatti degli idrocarburi. Per i prossimi 50 anni almeno é difficile pensare ad un annullamento degli idrocarburi a meno che non si voglia introdurre l’energia nucleare ovunque. Unico obiettivo veramente ambientale é quello di ridurre i consumi non di chiudere le fonti presenti.

LA RETE é spesso sbandierata come soluzione per ogni male e come ottimizzatore degli spostamenti umani e relativi risparmi energetici. Si dimentica peró che proprio la rete é un incredibile divoratore di energia. Telecom Italia é infatti il secondo consumatore di energia dopo le ferrovie di Stato e sicuramente non alimenta i suoi Data Center e le sue reti con i pannelli solari ve lo assicuro.

Insomma se volete continuare a innondare Facebook con le propagande piú assurde per la difesa dell’ambiente sappiate che vi servirá sempre piú energia da idrocarburi per far leggere i vostri post perché i vostri pannelli e le vostre pale poco vi serviranno allo scopo. Se pensate di diventare energia-indipendenti ricordatevi peró che l’innovazione ne ha invece bisogno. Quindi andate pure nella grotta illuminata a candele ma non chiedete il 4G, non sarebbe coerente con le vostre scelte energetiche.

Il 17 Aprile fai una scelta ambientale, stai a casa e risparmia “energie” per qualcosa di piú importante.

Riferimenti:

La sco-Reggia di Caserta

Reggia caserta

Esiste un luogo meraviglioso dove tutti rimangono a bocca aperta alla sola vista come spesso accade in Italia. Un luogo patrimonio dell’Unesco e simbolo della grandezza Borbonica di un tempo. Un Palazzo reale incantevole che nulla ha da invidiare ad una Versailles Francese. Un luogo fantastico dove i turisti fanno code di quasi 3 ore per riunioni sindacali, dove politici in aria di camorra usano i suoi meravigliosi giardini per il loro jogging quotidiano oppure dove esistono 12 famiglie che vivono all’interno dei suoi meravigliosi giardine per affitti che vanno da 5 ai 15 Euro al mese. Un Palazzo reale del 1700 dove ovviamente deve esistere al suo interno una Scuola Sottouffciali dell’ Aereonautica e vicino ai suoi gioielli storici perché non parcheggiarvi anche uno storico F104 oppure un Tornado?

Reggia di Caserta e Scuola sottoufficiali

Insomma un altro fiore all’occhiello Italiano che meglio rappresenta lo stupro del patrimonio culturale perpetrato alle nostre infinite ereditá di un passato ormai sempre piú remoto.

Negli ultimi giorni la Reggia di Caserta é stata palcoscenico di un’attivissima lotta sindacale indirizzata alla difesa di privilegi intoccabili come sempre accade.  La Reggia é sempre stata protagonista in negativo nella sua gestione un pó approssimata. Le solite ristrutturazioni tropppo lunghe e con costi che si moltiplicano, la mala gestione turistica del bene e la solita fatica a monetizzare turisticamente il patrimonio etc.

Questa volta i sindacati pubblici sono peró andati un pó troppo oltre arrivando anche a stuzzicare il Presidente del Consiglio e a stimolare ovviamente le critiche anche delle proprie gerarchie sindacali.

Ma cosa ha scatenato tutta questa lotta sindacale? L’arrivo del nuovo Direttore generale Mauro Felicori, un bolognese assegnato direttamente dal ministero e probabilmente fuori dal “controllo locale”. Il nuovo direttore é in carica da circa 5 mesi e in questo breve periodo é riuscito a scatenare la rabbia dei sindacati che a mio modo di vedere rappresenta solo una cosa.

Ma cosa avrá mai fatto questo direttore in 5 mesi? un Breve elenco:

Risultati operativi:

  • +16% dei visitatori nel 2015 rispetto al 2014
  • +20% degli incassi nel 2015 rispetto al 2014
  • Visite a Febbraio 2016 +70% e incassi raddoppiati rispetto allo stesso mese del 2015

Ristrutturazioni organizzative

  • Vietato l’utilizzo di auto proprie da parte dei 150 addetti alla vigilanza che potranno spostarsi solo con mezzi della Reggia
  • Spostamento di mansione per alcuni dei 230 dipendenti
  • Abolizione del giorno di chiusura

….Sembra addirittura voglia ristrutturare il servizio per migliorarlo.

Dopo questo elenco é ovvio che i sindacati pubblici si siano ribellati, no? La richiesta é evidente … lavorare la risposta é ancora piú ovvia, no.

Cosí le organizzazioni sindacali hanno scritto direttamente al ministero dei beni culturali per denunciare l’operato del nuovo direttore accusandolo di:

  • Non seguire le regole di sicurezza della struttura
  •  Di aver spostato personale di vigilanza a compiti amministrativi senza una “contrattazione”
  • Di aver organizzato eventi nei locali della Reggia utilizzando del personale oltre l’orario di lavoro e senza aver prima comunicato il tutto alle organizzazioni sindacali
  • Di non aver ancora adeguato il sistema di rilevamento delle timbrature giornaliere come rischiesto.

Il comunicato si dispiace infine di rilevare che alla fine dei 5 mesi di attivitá del nuovo direttore:

  • Si insiste nel NON rispettare le regole
  • C’é una completa anarchia del personale di accoglienza e vigilanza
  • Il direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale
  •  Gli orari degli uffici Amministrativi sono stati estesi dalle 7:00 alle 18:30 e questa ampia fascia oraria non garantisce la normale gestione dell’utenza

Qui trovate il testo originale.

Insomma mai provare a cambiare, mai provare a chiedere qualche sforzo aggiuntiv

Tutti i giornali hanno riempito ovviamenti le loro pagine di commenti negativi sulla vicenda e persino Susanna Camusso ha criticato la lettera. Il Premier Renzi ha ovviamente sfruttato la situazione per esporsi mediaticamente contro “i fannulloni”.

L’evento non puó che far riflettere: Se un dirigente statale si permette di stare in ufficio piú a lungo perché deve esistere un sindacato che lo accusa di mettere in pericolo tutta la sicurezza dell’intera struttura? Se un dirigente pubblico cerca di cambiare (immagino per ottimizzare) la sua struttura perché deve esistere un’organizzazione sindacale che si permette di radiografare qualunque cambiamento?

Non ho numeri, né documenti, né testimoni per dimostrare che si difendano privilegi o condizioni lavorative favorevoli ma ammetto che tutto mi fa pensare in questa direzione.

Come ha scritto giustamente l’Huffington Post: Perché nessuno ha mai scritto una lettera in cui si evidenziavano i rischi di sicurezza della struttura quando l’allora esponente politico Nicola Cosentino possedeva le chiavi del parco nel quale poteva accedere liberamente per fare jogging? La sicurezza forse non era un problema per un politico che attualmente é rinchiuso nel carcere di Terni per la sua lunga lista di accuse di corruzione, riciclaggio di rifiuti tossici e collusioni varie con la camorra? Perché nessun rappresentante sindacale ha mai scritto qualcosa a riguardo?

Ripeto: Non ho prove ma sicuramente un dubbio immenso che nessuno mi toglierá mai. Mai chiedere di lavorare a chi non é capace, mai cambiare quello che non funziona, il non funzionamento é parte del piano.

A riprova dei miei dubbi ho le prove di aver ragione.

reggia manifesto

Chiedetevi perché nessuno investe in Italia?

La crescita Italiana non c’é ma in ogni caso ringraziate Marchionne che ci ha salvato i conti

Il 1mo Marzo 2016 l’ISTAT ha rilasciato i dati sulla crescita del PIL Italiano del 2015. Non c’é molto da dire il valore di crescita (2015 su 2014) dello 0,8% é piú basso rispetto alle roboanti dichiarazioni di chi vede un nuovo miracolo Italiano.

Il miracolo penso sia chiaro ancora non é arrivato e siamo ben lontani dai valori storici e  sopratutto lontani dagli altri paesi Europei che giá non brillano.

Ascoltando la puntata del 5 di Marzo dei Conti della Belva su Radio 24 é emerso un dato molto interessante su questa Non-crescita Italiana. Il contributo arriva dal sempre attento Mario Seminerio che ci evidenzia lo spaccato del contributo a questo valore dell’0,8%.

Il valore di crescita finale é stato poi corretto ad un ancora peggiore 0,6% poiché nel 2015 si sono lavorati 3 giorni in piú e la normalizzazione dei valori ha portato quindi ad un dato peggiorativo ma non é questo il soggetto del post. Rimanendo comunque sullo 0,8% lordo (dato che comunque viene considerato in sede Eurostat) é interessante vedere le componenti che hanno contribuito maggiormente a questo valore.

Qui sotto la tabella riassuntiva del report di ISTAT.

Controbuti alla crescita del PIL

Tutto il valore della crescita é composto da una domanda nazionale del 0,5% e da un’aumento delle scorte dello 0,5%. La domanda estera riduce di una componente dello 0,3% e per arrotondamenti si arriva al fantomatico 0,8%.

Senza entrare nel merito dei tecnicismi ma facendo alcune considerazioni la crescita Italiana ha una componente dello 0,6% composto da investimenti e scorte (beni prodotti e non ancora venduti). Lo 0,6% pesa per il 75% del totale della crescita ovvero un valore non trascurabile.

L’ISTAT rilascia una nota in merito:

“La crescita in volume degli investimenti fissi lordi (0,8% nel 2015) ha segnato un’inversione rispetto agli scorsi anni (-3,4% nel 2014). Si sono registrati aumenti per gli investimenti in mezzi di trasporto e in macchinari e attrezzature, rispettivamente, del 19,7% e dell’1,1% mentre hanno segnato diminuzioni la componente delle costruzioni (-0,5%) e quella dei prodotti della proprietà intellettuale (-0,4%).”

Praticamente l’ISTAT ci dice che il mercato automobilistico (in tutta la sua filiera) ha contribuito per quasi un 20% agli investimenti.

Ma chi produce automobili in Italia? Non conoscendo molti produttori Italiani al dí fuori di FCA credo sia il caso di rivedere l’opinione che molti hanno del gruppo e del suo rappresentante in capo Marchionne. Io personalmente non ho mai avuto dubbi sulle capacitá di Marchionne e sopratutto sul contributo (costantemente sottovalutato) che ha dato a FIAT e indirettamente all’Italia.

Certo é difficile fare lo scorporo di questi numeri e capire quanto effettivamente é merito del gruppo FCA ma se tanto mi da tanto occuperá un valore proporzionale alle sue dimensioni. Questi valori di crescita sono lontani da una condizione di ripresa ma é certo che il contributo del mondo Automobilistico ha contato per un valore impressionante.

Non vogliamo attribuire questo 75% tutto a Marchionne? Bene non facciamolo ma almeno cerchiamo di essere imparziali quando si guardano i numeri, quelli senza colore e senza politica. Cerchiamo di tenerle a mente queste cifre quando si commentano socialmente i risultati di manager milionari che solo per Status sociale sono colpevoli. Le capacitá nel nostro paese non vanno pagate nemmeno di fronte ai risultati. Alla prova dei fatti anche un Manager Multi milionario ha dato di piú di tanti politici da quattro soldi che dei propri numeri non devono mai rispondere nemmeno quando rappresentano le nostre tasche e il nostro futuro.

Ci sono nel marcato scelte di internazionalizzazione che per forza non vogliono sempre dire che il lavoro scompare verso altre parti. Se esistono delle opportunitá al di fuori del mercato nazionale (che sicuramente non ha salvato FIAT) perché non cercare di prenderle? Prima o poi le strategie ripagano perché una persona non é pagato qualche milione all’anno per scaldare una poltrona come il resto dei suoi critici. Nessuno é santo e gli errori ci sono sempre ma la direzione é ben diversa rispetto alle previsioni critiche che negli anni gli sono state rivolte. Una sconfitta per la politica populista e per quelle “lotte di categoria” che primeggiano nel loro ruolo solo nelle disavventure perché di meriti in questi successi proprio non ne hanno lasciato segno.

In bocca al lupo FCA.

Le Unioni civili fra marsupiali e coerenza democratica cinquestelle che non c’é.

canguro cirinnaLa lunga marcia del DDL Cirinná sulle Unioni civili sembra non avere mai fine. In questi giorni che sembravano gli ultimi la situazione si é nuovamente incagliata. Ho letto molto e discusso abbastanza sulla materia perché ritengo che ci sia stato un comportamento poco logico e molto politico del M5S ma questa non sembra essere un’opinione condivisa. Senza considerare i fans del movimento anche le persone che spesso sono molto critiche verso il M5S si trovano d’accordo nell’addossare le colpe della situazione al PD stesso. Molti giornalisti che seguo e che non si possono sicuramente definire simpatizzanti dei pentastellati vedono il PD come unico responsabile della situazione.

Le motivazioni principali di queste posizioni sono sostanzialmente:

  • Il PD comunque non ha i numeri al suo interno é inutile accusare il M5S del fallimento.
  • Nel gioco politico ci stanno i comportamenti ostruzionistici delle minoranze. La maggioranza deve riuscire a legiferare senza appoggiarsi a nessun altro.
  • Il M5S é coerente poiché non accetta “il canguro” ovvero l’eliminazione di emendamenti per velocizzare il processo. La democrazia vuole che si discuta in aula. Nella discussione in aula il M5S é pronto a votare tutta la legge.
  • La votazione normale sarebbe comunque una questione di pochi giorni che non giustifica la scelta del “canguro”.

 I numeri del PD al Senato

Tutto vero! Il PD per le sue divisioni interne non puó farcela da solo. Sono 26 i senatori contrari che portano il numero dei voti del PD a 86 (su 112). Renzi puó contare peró su 12 Senatori di Verdini su 17 (ALA), 4 di GAl, 14 del Gruppo Misto e 5 di Forza Italia. Totale 121 e ne mancherebbero  ancora 40 per raggiungere la soglia del 161 necessaria per la maggioranza assoluta a Palazzo Madama. Il M5S ha solo 35 Senatori e anche con il suo supporto non si raggiungerebbe la maggioranza per una manciata di Senatori. Alcune teorie dicono che Renzi sapendo di questa mancanza voglia riversare tutta la colpa sul M5S che non accetta il canguro mascherando i suoi problemi interni.

Ma allora perché il M5S non vota il Canguro e tutta la legge giusto per evitare le possibili accuse? Sarebbe la via piú semplice per evitare questo ipotetico tranello di Renzi, no?

I numeri sono comunque noti e il PD sa che anche con il M5S la strada é in salita. Far fare una brutta figura al M5S? Perché mi chiedo? Se in gioco c’é la sopravvivenza stessa del Governo non vedo quale differenza faccia cadere accusando il M5S, le prossime elezioni? Discutibile… L’unico problema di Renzi é quello di non cadere.

Deve farcela la maggioranza da sola

Questa considerazione esclusivamente politica puó essere vera nel momento in cui si persegue un obiettivo economico, fiscale etc. Ma in questo caso l’argomento é legato ai diritti di una parte ben definita della popolazione che attualmente é invisibile e non riconosciuta. Non entro nel merito perché ne ho giá scritto qui ma sicuramente le unioni civili non dovrebbe essere un indirizzo politico ma un soggetto che per sua natura puó essere trasversale e avere opinioni differenti all’interno di tutte le forze politiche. Perché ci si stupisce se il PD al suo interno ha dei parlamentari contrari alla Legge Cirinná? Quale sarebbe la stranezza?  La materia é forse parificabile ad una finanziaria di stampo politico? … o forse sí?

Proprio cosí, molto probabilmente alcuni esponenti del PD usano la Cirinná per combattere Renzi dall’interno anche se sono fondamentalmente d’accordo? Puó essere? Molto probabile anzi.

E questo il M5S lo sa? Molto bene direi…

La coerenza del M5S a non accettare il “canguro”? 

Allora é vero che sono beghe interne del PD? Sí é vero.

Questo il M5S lo sa bene e lo dichiara apertamente in questo video su il Fatto Quotidiano TV dove Di Battista spiega a suo modo la situazione.

I numeri sono giusti anche se la destra viene descritta come Lega e una piccola Forza Italia mentre la Lega conta per 12 Senatori e Forza Italia per 40. Ma é un dettaglio, a tutti piace portare l’acqua al proprio mulino, anche ai puristi.

Di Battista descrive la situazione in cui il PD non accetta la discussione degli emendamenti per evitare di dimostrare al paese le sue rotture interne. Non mi sembra che stiamo rivelando un segreto di Fatima né tantomeno che ci sia qualcosa di completamente anomalo nelle preoccupazioni di Renzi. Penso sia piú che naturale che il Primo Ministro voglia evitare la caduta per continuare a lavorare o no? E di cosa ci dovremmo stupire?

Quindi il M5S dovrebbe fare un regalo a Renzi?

Questo il punto: No di certo e perché mai, tant’evvero che nel video Di Battista dice che Renzi se vuole accelerare dovrebbe metterci la fiducia?

La fiducia?…. LA FIDUCIA?

Come scritto sopra i voti a favore sono mal contati 156, non sufficienti per far passare la legge e in questa situazione ci dovrebbe mettere la fiducia? Diciamo un Renzi con una spirito da aviatore Giapponese della seconda guerra mondiale e una bella fascia col sol levante sulla fronte? Questa sarebbe la soluzione piú naturale per Di Battista? La caduta sicura del Governo con la fiducia?

Interessante prospettiva, mi sembra strano che Renzi non la segua no?

Nella realtá Renzi potrebbe trovare 5 senatori da qualche parte senza dover votare gli emendamenti per alto rischio di insuccesso. Il voto dell’Articolo 5 sulla Stepchild adoption (di cui tutti i contrari vorrebbero la cancellazione) sarebbe richiesto a scrutinio segreto aprendo la strada a possibili cancellazioni che renderebbero una legge giá non completa ancora meno efficace, mancando di un suo pezzo fondamentale e necessario per i diritti dei bambini (a differenza di quanto invece tanti dichiarano).

Questo dovrebbe interessare a chi é d’accordo con la legge, non la testa mozzata di Renzi da mostrare a tutta la popolazione.

Ma i sani principi del M5S per cui si dovrebbe votare una legge nel merito dove sono andati a finire? Di Battista ci informa che ci sono comunque perché “nessun emendamento é stato presentato dal M5S” e la legge verrebbe votata da tutti i membri del M5S ma… senza canguro secondo i principi della democrazia. Gli stessi principi cosí democratici da mettere a rischio la legge (ma chi se ne frega) e il futuro di Renzi (e vai!!).

Nessun regalo al nemico …nel merito.

La Democrazia é la discussione degli emendamenti?

Non conosco esattamente quali emendamenti sono stati ritirati ma alla fine sappiamo che di quasi 5000 ne sono rimasti 500 e secondo il M5S andrebbero votati e discussi per coerenza con la democrazia.

Esistono casi in cui una povera democrazia puó diventare il mezzo con cui si fa un forte ostruzionismo. In questo specifico caso non é certo il M5S a fare ostruzionismo esplicito nella discussione parlamentare perché NESSUN emendamento é stato presentato. Non voler evitare la discussione di inutili emendamenti ostruzionistici peró mi suona un pó come un aiutino indiretto al rallentamento. É solo una mia personale impressione?

A questo link del senato potete leggere tutti gli emendamenti della legge Cirinná, forse alcuni sono giá stati ritirati ma in linea di massima ci si puó fare un’idea di quale sia il livello della discussione.

Sono ripetizioni a volte anche generate da software automatici che servono solamente a ritardare i lavori del parlamento senza portare valore aggiunto alla discussione.

Di seguito un esempio del livello di questi emendamenti.

«Due persone omosessuali (purché non sposati ovvero accompagnati, nemmeno all’estero o per alto ordinamento riconosciuto dall’ONU) costituiscono un gruppo omogeneo quando dichiarano di voler fondare tale unione di fronte all’Ufficiale in stato civile».

«Due persone omosessuali (purché non sposati, ovvero accompagnati, nemmeno. all’estero o per altro ordinamento riconosciuto dall’ONU) costituiscono un ‘unione civile quando dichiarano di voler fondare tale unione di fronte ad un dottore commercialista».

«Due persone ,dello stesso sesso (purché non sposati ovvero accompagnati, nemmeno all’estero o per altro ordinamento riconosciuto dall’ONU) costituiscono una comunità d’amore quando dichiarano di voler fondare tale unione di fronte all’Ufficiale di stato civile».

Uno la ripetizione dell’altro senza un obiettivo preciso.

Nessuno mi convincerá mai del fatto che votare o discutere anche solo 2 secondi di queste “linee di testo” si chiama democrazia?

Nel momento in cui inoltre una forza politica non presenta emendamenti dichiara implicitamente di accettare per intero la legge per come scritta, né condivide le idee e i contenuti e forse potrebbe anche acconsentire una scappatoia per raggiungere l’obiettivo. No? Non sono democratico?

Il Senatore Airola dichiara: “Ci assumiamo una pesantissima responsabilità. Dio solo sa quanto teniamo alle legge sulle unioni civili – ha proseguito -. Davanti ad un artificio costituzionale come il canguro, dico però ai colleghi del Pd, io ci penserei”

Meglio la “democrazia” sulla discussione del nulla rispetto ai risultati, meglio gli emendamenti di Giovanardi che l’obiettivo finale “..che Dio solo sa quanto ci teniamo” . Come sempre in Italia le regole si fanno rispettare per i nemici ma in ogni caso in Italia Dio é contrario… appunto.

Servono pochi giorni per la discussione in aula?

Secondo Di Battista e non solo, se si lavora duramente e durante il weekend si finisce entro lunedí. Ovviamente il gioco del “non vogliono lavorare nel weekend” mi sembra il rafforzativo per convincere le menti infeltrite: La via c’é secondo il M5S, lavorare come fanno tutti gli Italiani ma in Senato purtroppo non vogliono lavorare essendo i soliti pigri, ladri e privilegiati.

A parte queste colorate quanto inutili soluzioni che riempiono le pance degli Italioti, leggo molti numeri a riguardo delle tempistiche. Non ho avuto modo di verificarne la veridicitá ma nutro forti dubbi che il tutto si possa chiudere in pochi giorni. Sembrerebbe infatti che il DDL Cirinná non permetta limiti temporali e quindi ogni gruppo parlamentare ha 10 minuti di discussione per ogni emendamento. I gruppi contrari sono 7 e quindi servirebbero 10 min x 7 x 500… diciamo qualche mese. Ma anche ipotizzando che non siano questi i minuti necessari, considerando che il parlamento lavori 8 ore al giorno, in 4 giorni si avrebbero 4 minuti per emendamento circa. Realistico? non credo perché:

  • Ci sono tempi morti fra un emendamento e l’altro che non garantirebbero questi tempi stretti.
  • Se un gruppo vuole fare ostruzione perché non dovrebbe prendersi tutto il tempo a disposizione per legge?
  • Se in ogni caso si limitassero i tempi delle discussioni si rientrerebbe nuovamente nella categoria della lesione alla democrazia sulla discussione? Giusto?

2/4 giorni é una bella favola inventata dal M5S ma nella realtá dubito fortemente che possa essere una previsione realistica ma alquanto improbabile e usata impropriamente per nascondere il vero obiettivo peraltro confermato da Di Battista nel suo video:

Far andare sotto il Governo in alcune votazioni e sperare anche in una sua caduta causa Cirinná.

Isomma:

Vecchi trucchetti di una politica che il M5S dichiarava come morta e ormai passata ma che probabilmente continua a piacere nei metodi. In Italia come sempre gli interessi politici hanno la precedenza su qualunque altro aspetto anche fra i puri di spirito. Certo non sará colpa del M5S per i possibili fallimenti del DDL Cirinná ma sicuramente come era giá noto da tempo il valore aggiunto portato al paese dal movimento é nullo. Mentre i puri litigano sulla democrazia marsupiale una grossa parte di cittadini Italiani continua a rimanere invisibile e nella completa indifferenza per giochi di poteri.

Era una bella occasione per uscire dal medioevo ma avete preferito continuare a fare le crociate poveri ignoranti.

Il Family day e la legge Cirinná, fra finzione e realtá rimane solo l’omofobia

In questi giorni sono stato impegnato su piú fronti a discutere un pó del famoso Family Day e delle sue motivazioni. Certo facebook non é il terreno migliore per discutere ma ogni tanto riesce a creare alcuni spunti di riflessione. Si discute con chi é fortemente contrariato dall’evento e con chi lo difende a spada tratta.Per il gruppo dei contrariati non ho grossi punti di disaccordo se non fosse che é necessario essere aperti ad ogni tipo di manifestazione anche se diametralmente opposta alle nostre idee. Io rientro fra le persone che non condividono le motivazioni del Family Day ma non per questo lo ritengo una manifestazione vergognosa. Ognuno ha il diritto di manifestare entro i limiti di legge le proprie idee. Folkloristicamente parlando anche il Gay pride non mi piace particolarmente anche se peró non é un movimento di protesta contro nessun disegno di legge e quindi forse il paragone barcolla un pó.

Ma andiamo oltre, faccio una piccola introduzione sui motivi del Family Day. Non vorrei generalizzare ma principalmente la manifestazione era di protesta nel confronto della legge che introdurrebbe la cosiddette Unioni Civili generalmente chiamata Legge Cirinná. Il mio pensiero di partenza é che a differenza di quanto tutti tanti dicono, ovvero che “La famiglia é in pericolo” la realtá é nettamente diversa. Il concetto della “difesa dei diritti della famiglia” é semplicemente una sciocchezza che non fa che dimostrare la scarsa informazione della gente ma sopratutto la deriva a guida cattolica che il nostro paese ha sempre dimostrato.

Forse sono un pó duro ma nelle varie discussioni una cosa era chiara, di tutte le critiche possibili al DDL Cirinná l’unico comune denominatore era “l’omosessualitá”. Alla fine l’origine di tutte le critiche sono semplicemente dovute al fatto che si cerca in qualche modo di riconoscere un nucleo famigliare omosessuale.

E dove sta il problema chiedevo io? Perché questo non é possibile, perché la famiglia sarebbe sotto attacco? La risposta mediamente andava sempre nella direzione della “famiglia tradizionale” ovvero quel concetto che ha senso solo nel pensiero ortodosso cattolico ma non nell’ordinamento di uno Stato quasi laico come l’Italia.

La famiglia tradizionale

Questo concetto ribadito ormai da tutti i contrariati dal DDL Cirinná si basa sul fatto che la Famiglia ha come radice indiscutibile la coppia eterosessuale. In molti si spingono anche a dichiarare che lo sancisce la Costituzione stessa mentre questo é palesemente falso:

l’Art. 29, comma 1, Cost., sancisce che <<la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio>>.

Un interessante articolo su diritto.it dá una breve ma importante descrizione della definizione di famiglia. In sostanza il termine naturale e matrimonio sono in palese contraddizione fra di loro poiché naturale sancisce un’unione spontanea mentre matrimonio risulta un’istituzione giuridica artificiale e quindi non naturale. L’articolo ci spiega che la forzatura societá naturale non era frutto della parte cattolica dell’Assemblea Costituente ma bensí di un ben noto Palmiro Togliatti esponente della Sinistra. La parte Cattolica aveva fatto molte pressioni sull’espressione “societá naturale” pensando di togliere spazio ad intepretazioni nocive al concetto di famiglia. In realtá ci rivela l’articolo : ” Nell’intento dei Costituenti, l’art. 29 Cost. non aveva una portata giusnaturalistica: la disposizione, infatti – per riprendere il pensiero di Nilde Iotti -, mirava ad evitare la pratica, diffusa nel precedente periodo fascista, dell’ingerenza dello Stato nell’autonomia della famiglia, palesata, ad esempio, nell’obbligo di improntare l’educazione familiare al sentimento nazionale fascista, nel divieto per gli ebrei di sposarsi in terra italiana o nel divieto di matrimoni tra italiani ed ebrei per non contaminare la razza..”

In pratica non si difendeva il concetto di famiglia come uomo e donna ma la si difendeva da divieti di origine razzista. Persino Aldo Moro ci confermava il significato della definizione “naturale”

“… come affermato da Aldo moro – che l’art. 29 Cost. non è una definizione che ammette solo la famiglia legittima fondata sul matrimonio, ma è una determinazione di limiti all’ingerenza dello Stato, possibile solo in determinati casi eccezionali, come l’assicurare l’uguaglianza tra i coniugi o l’educazione della prole. In tal senso “naturale” significa “razionale”: la conformazione interna della famiglia, pertanto, non si deve esaurire fatalmente nel matrimonio, ma è rimessa alla razionalità dello sviluppo storico. …”

Quindi a parte il fatto che la definizione di famiglia “tradizionale” non é presente nella Costituzione Italiana, anche il suo malinteso sinonimo di “naturale” ha un significato ben diverso da quello che i promotori del Family Day descrivono. Aggiungo che la definizione di naturale significa un’unione che avviene liberamente fra due individui senza nessuna forzatura ma anche senza nessuna definizione del sesso fra i due contraenti.

L’anomalia dell’omosessualitá

Il problema di fondo nell’insistere sulla “famiglia tradizionale” (concetto come dimostrato sopra che risiede nelle menti delle persone ma non fortunatamente nei fondamenti della Costituzione Italiana) ha tristemente solo un motivo di fondo: la negazione dell’omosessualitá come parte integrante della nostra societá. Facile riempirsi la bocca di parole del tipo “sono d’accordo con i diritti delle coppie gay peró no al matrimonio e all’adozione…. “. Questo é il solo e unico problema di fondo, l’omosessualitá é un’anomalia della societá che va trattata come tale evitando di parificarla o almeno di garantire un minimo di diritti per le sue unioni. Oltre ad una grande ignoranza di fondo c’é anche molto egoismo alla base di queste teorie. L’omosessualitá é prima di tutto parte della natura come l’eterosessualitá e quindi per definizione religiosa anche gli omosessuali dovrebbero essere figli di Dio. O forse no?  In realtá l’ignoranza che ci circonda la tratta come anomalia nei casi migliori e come malattia nei casi estremi spingendo qualcuno anche a considerare cure alternative per guarirla.

Senza entrare nel merito religioso, naturale e biologico quello che conta é che esiste una parte della societá che é minoritaria e che ha delle “naturali” tendenze alla vita di coppia ma non é riconosciuta dallo Stato come unione famigliare. Lo Stato deve garantire i diritti a tutti i suoi cittadini incluse le minoranze. Perché non alle coppie omosessuali? Quale é il fondamento di questo limite? Nessuno, nemmeno la costituzione.  Non esiste e non deve essere un ordine spirituale superiore alternativo che puó guidare uno Stato laico, eventualmente puó esserci un punto di vista come tanti altri.

Il merito legislativo apre comunque un altro aspetto ovvero che in Europa l’Italia é uno dei pochi paesi a non avere ancora fatto nulla in materia e ad avere una lacuna legislativa. Inutile negare questo fatto, l’Italia di fatto non ha ancora nessuna regolamentazione in merito e i tanti tentativi del passato sono tristemente falliti per gli stessi motivi che non sono legali ma mentali e purtroppo spesso “spirituali”.

  Un DDL SOLO per gli omosessuali ?

Questo un altro tema su cui molti insistono senza aver mai preso in mano il DDL. La proposta Cirinná infatti NON é dedicata esclusivamente alle coppie omosessuali ma si occupa anche delle convivenze fra coppie omo e etero cercando di allargare diritti e doveri anche ad un unione che non sono stati “artificialmente” autenticati dal matrimonio.

Dal DDL

Il Capo I introduce ex novo nel nostro or-dinamento l’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale, ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione. Il Capo II reca invece una disciplina della convivenza di fatto, sia eterosessuale che omosessuale, orientata essenzialmente a re-cepire nell’ordinamento legislativo le evolu-zioni giurisprudenziali già consolidate nel-l’ambito dei diritti e dei doveri delle coppie conviventi. In particolare, l’articolo 1 declina le fina-lità generali delle disposizioni del Capo I, indicandole nell’istituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale.

Nel passato sono sempre stato dubbioso sul fatto che servisse un ulteriore legame diverso dal matrimonio per le coppie eterossessuali mentre ero pienamente d’accordo alla definizione di legame omosessuale poiché mancante. Pensavo che una coppia eterosessuale avesse nel matrimonio la possibilitá di unirsi e tutto il resto fosse solo una scelta di comodo. Non perché convivente con figli ma con gli anni ho cambiato il mio pensiero ritenendo il matrimonio una forzatura legislativa che non deve essere l’unica strada per essere identificati come nucleo famigliare.

In ogni caso il DDL Cirinná a differenza di quanto tanti dicono si occupa di tutti i legami al di fuori del matrimonio introducendo diritti e doveri anche alle unioni eterosessuali non sancite dal matrimonio. Nel 2016 diventa infatti difficile pensare che il solo Matrimonio sia l’unica garanzia di stabilitá famigliare mentre tutto il resto é a rischio. L’articolo di diritto.it chiarisce inoltre che … La lacuna normativa viene, tuttavia, giustificata affermando che la disciplina positiva aumenterebbe il numero di queste forme di unione; la tesi non considera, però, che l’intervento normativo non crea situazioni nuove, bensì regola quelle già presenti nel tessuto sociale. 

I costi economici

Non spendo molto tempo su questo punto abbastanza inutile ma c’é chi racconta che queste Unioni Civili porteranno ad un aumento dei costi dello Stato poiché permettono il riconoscimento della pensione al coniuge omosessuale/convivente. A meno che il DDL non lasci aperte delle possibilitá di Unioni Civili “anomale” che potrebbero essere utilizzate da malintenzionati per trasferirsi pensioni statali, il problema non sussiste. Leggendo il DDL mi permetto di escludere il rischio ma in ogni caso ogni criticitá economica vá presentata con numeri. Come sempre accade in Italia peró é sempre meglio spaventare la gente a prescindere dalla realtá. Questo non vuol dire che escludo il problema alla radice ma non avendo numeri a supporto tendo a pensare che considerato il numero minoritario degli omosessuali nella societá anche i costi aggiuntivi sarebbero comunque sostenibili.

Le adozioni omosessuali

Questo il grande scoglio del DDL e secondo me l’unico vero motivo di tante proteste, l’adozione dei figli. Non nascondo che anche io in passato nutrivo qualche dubbio sull’adozione omosessuale. Lo stereotipo del padre e della madre aveva in qualche modo colpito anche me. Col tempo mi sono accorto semplicemente guardando la societá che non é l’eterosessualitá a garantire sicurezza ai bambini. Gli errori famigliari nel crescere i figli non sono dovuti alle tendenze sessuali ma alle persone stesse. Esistono nella societá pessimi papá e pessime mamme nonostante la loro omosessualitá. Nessuna statistica legge naturale ci dice che un bambino non puó essere cresciuto da una coppia omosessuale. Il mio appoggio alle adozioni omosessuali é quindi massimo perché credo che se l’alternativa all’orfanotrofio é una coppia omosessuale ben venga. Sono stato criticato molto su questo punto perché non abbastanza dentro al mondo delle adozioni e degli affidamenti. Questo é forse vero, la mia visione puó essere semplicistica e superficiale ma immagino in linea su base conoscenza della materia con il 99% della popolazione. Non credo che tutti i sostenitori del Family Day siano piú coscenti di quanto lo possa essere io. Il problema per me é che nessuno é ancora riuscito a spiegarmi quali differenti garanzie ha una coppia eterosessuale rispetto ad una omosessuale. Se le pratiche di adozioni sono lunghe, complesse e difficili da applicare alle coppie eterossessuali non vedo perché ci potrebbero essere problemi con quelle omosessuali. Gli stessi processi di controllo sull’adeguatezza di una coppia verrebbero applicati in egual misura ad una coppia omosessuale garantendo l’eventuale scelta. Non chiedo ovviamente di facilitare le adozioni ma credo che la severitá del processo di accertamento della coppia sia una garanzia ad eventuali errori. Non credo che la mancanza di una madre o di un padre possa in qualche modo deviare la crescita di un bambino nel momento in cui vive in un ambiente sereno. Mi piacerebbe approfondire di piú questo argomento specialmente per capire le fobie da parte di persone che nonostante non condividano lo spirito del Family Day rimangono comunque in completo disaccordo sulle adozioni.

Tutta questa lunga introduzione per dire peró che sono fobie infondate poiché “nel DDL Cirinná NON SONO AMMESSE LE ADOZIONI PER COPPIE OMOSESSUALI”.  Questo piccolo ma importante punto per la discussione é vergognosamente tralasciato dai sostenitori del Family Day. Sono stato accusato (giustamente) di non aver letto il DDL ed é questo il motivo che mi ha spinto a scrivere questo post. Non potevo parlare di quello che non conoscevo, ma una volta letto e analizzato devo dire che gli accusatori erano piú ignoranti di me in materia.

Sulle adozioni in particolare il DDL Cirinná diventa solo un compromesso politico non permettendolo l’adozione alle coppie civili se non per i figli del coniuge concepiti naturalmente. Dalle prime versioni (il DDL é in discussione dal 2013) le modifiche sono state molte e purtroppo le adozioni sono state escluse.

C’é chi comunque non si accontenta e mi indica un articolo per altro vecchio come il problema. Questa la vecchia versione del DDL Cirinná datata 2013 a cui i miei accusatori facevano ingiustamente riferimento.

Art. 14.
(Diritti dei figli e concorso all’adozione o all’affidamento)
1. I figli delle parti dell’unione civile, nati in costanza dell’unione civile, o che si presumano concepiti in costanza di essa secondo i criteri di cui all’articolo 232 del codice civile, hanno i medesimi diritti DDL S. 14 – Senato della Repubblica XVII Legislatura 1.2.1. Testo DDL 14 Senato della Repubblica Pag. 7 spettanti ai figli nati in costanza di matrimonio.
2. Le parti dell’unione civile possono chiedere l’adozione o l’affidamento di minori ai sensi delle leggi vigenti, a parità di condizioni con le coppie di coniugi.
3. In caso di separazione delle parti dell’unione civile, si applicano con riguardo ai figli le disposizioni dettate dall’articolo 155 del codice civile. 

Questa parte é stata cancellata facendo posto al minimale articolo 5.

Art. 5.
(Modifiche alla legge 4 maggio 1983,n. 184)
1. All’articolo 44, comma 1, lettera b), della legge 4 maggio 1983, n. 184, dopo la parola: «coniuge» sono inserite le seguenti: «o dalla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso» e dopo le parole: «e del-l’altro coniuge» sono aggiunte le seguenti: «o dell’altra parte dell’unione civile tra per-sone dello stesso sesso».

Cosa regolamenta questo articolo? Semplicemente il fatto che il partner di un’Unione Civile puó adottare il figlio naturale dell’altra parte. Quella che viene definita Stepchild adoption ovvero che in caso di convivenza anche omosessuale é possibile adottare il figlio concepito naturalmente dal proprio partner.

Partendo dal fatto che questa casistica sará minimale rispetto alla totalitá dei casi delle Unioni Civili e quindi non genera distorsioni. Quello che spesso si ribadisce sui “diritti dei figli” é in questo caso piú che garantito perché permette al bambino di continuare ad essere cresciuto nel nucleo famigliare a cui apparteneva precedentemente. Per spiegarlo in termini pratici se un omosessuale é stato parte di una “famiglia tradizionale” e ha avuto prole, poi causa della sua omosessualitá si é separato guadagnando la tutela del proprio figlio/a/i. Nel caso il figlio stesso cresca nel nuovo nucleo famigliare (omosessuale) in caso di morte del padre/madre naturale puó continuare ad essere riconosciuto come appartenente al nucleo famigliare in cui é cresciuto. Si garantisce in questo caso che il bambino continui a vivere con le persone con cui é sempre vissuto. Tutto ma non mi sembra una limitazione dei diritti.

In ogni caso nessun altro tipo di adozione é consentita alle Unioni civili omosessuali. Un peccato ma sicuramente non esiste nessun fondato motivo di ribellarsi anche a questo naturale diritto del bambino.

L’utero in affitto

Questa é la piú grande delle falsitá propagandate dai sostenitori del Family Day, ovvero la paura che il DDL apra il campo a questo tipo di procreazione. La critica é completamente fuori luogo perché la legislazione Italiana non la permette e il DDL cirinná non la introduce. La cosiddetta maternitá surrogata ovvero quella tecnica per cui una donna puó portare a termine una gravidanza di un ovulo di un’altra coppia impegnandosi a consegnare il nascituro é assolutamente vietata in Italia.

Io ho una posizione abbastanza ferma in merito: sono fortemente contrario. Le mie motivazioni sono prettamente anturali e si basano su quel rapporto madre neonato che é qualcosa in piú di un allattamento. La simbiosi fra la donna che ha portato in grembo il nascituro e il bambino/a stesso/a é troppo forte per essere rotto giá dai primi giorni. Non per una semplice questione di allattamento ma per il fatto che quella creatura é cresciuta e appartiene al corpo che l’ha cresciuta e questo legame non puó a mio modo di vedere essere spezzato. Questo secondo me non ha legame con le tendenze sessuali dei genitori nel senso che non lo concepisco nemmeno per coppie sterili eterosessuali. L’unica alternativa é l’adozione ma non la rottura di questa simbiosi. A lato poi esiste tutta una serie di effetti collaterali di sfruttamento del fenomeno nei paesi in via di sviluppo ma questo comunque non é contrastabile con un divieto nazionale.

Conclusioni e riflessioni

Il DDl Cirinná per tanto che si dica é purtroppo molto diverso dalla sua forma iniziale. Molte parti (vedi adozioni) sono state cancellate per motivi politici e quindi come sempre risulta un compromesso politico piuttosto che una rivoluzione. Si poteva fare molto di piú ma é comunque un buon inizio nella direzione giusta. Non posso valutare se effettivamente il DDL é generico ma sicuramente cerca di compensare ad una lacuna dell’ordinamento Italiano e quindi non esiste nessun motivo pratico/legale/naturale per opporsi. Le false motivazioni economiche, sulle adozioni, sulle maternitá alternative sono tristi slogan poi smentiti dal testo stesso della legge. Motivazioni che nascondono solo un egoismo ortodosso religioso mescolato ad una pericolosa dose di ignoranza diffusa. Il tutto non fa che generare una miscela esplosiva che non aiuta il processo di maturitá di un paese civile e laico trasformandolo spesso nella brutta copia di alcuni regimi teocratici, quelli che per motivi religiosi sono criticati dagli stessi sostenitori di queste posizioni con una visione del mondo limitata e anacronistica.

Per chi volesse approfondire e leggere il DDL Cirinná  potete scaricare al seguente link l’ultima versione al netto delle eventuali future modifiche. cirinna bis-6 ottobre 2015

L’inutile reato di clandestinitá e la “percezione” di un popolo che vota

Il teatrino della politica continua a fare passi avanti verso una farsa nazionale di dimensioni ormai notevoli. La cosa era giá nota ai piú attenti ma mai come in questo periodo il marketing politico sta raggiungendo livelli che ci rimandano ai migliori anni dell’era Berlusconiana.

La questione é come sempre legata al solito soggetto dell’immigrazione che dopo gli ultimi eventi di Colonia é diventato nuovamente una prioritá. Mi riferisco al dibattito sullla cancellazione del reato di immigrazione clandestina introdotto nel 2009 dall’allora Ministro degli Interni il leghista Roberto Maroni.

In questi ultimi giorni abbiamo assistito ad una simpatica messa in scena di annunci e contro annunci al limite del ridicolo che rivelano il vero volto della politica Italiana incapace di risolvere problemi ma alla ricerca del solo consenso elettorale. Costi quel che costi.

Cerchiamo di dare qualche informazione aggiuntiva sul reato di Clandestinitá.

Nella puntata del 13/01/2016 di 24 Mattina – Attenti a noi 2 parla il Presidente dell’Unione nazionale giudici di pace Maria Flora Di Giovanni. Il giudice ci descrive l’attuale situazione del reato di clandestinitá che riassumo nei seguenti punti:

  • Quando il fascicolo arriva al Giudice di pace viene trattato come un normale processo occupando le procure.
  • Viene sentito l’agente che ha effettuato il fermo.
  • Mediamente si arriva alla condanna abbastanza in fretta con circa 2 udienze
  • La condanna non é una vera e propria condanna ma solo un’ammenda che in genere viene applicata al minimo di 5000 €.
  • Nella quasi totalitá dei casi nessuno paga l’ammenda.
  • Il reato non é un deterrente perché il clandestino non si presenta mai alle udienze e nemmeno pagherá mai l’ammenda.
  • Il reato non prevede il fermo perché necessita di una lunga identificazione del soggetto non essendo regolare e spesso senza nessun documento. Il risultato é che dopo il reato il clandestino diventa irrangiungibile e scompare.
  • L’applicazione secondo il giudice é una duplicazione del processo di espulsione e ne rallenta quindi l’applicazione. In ogni caso le due procedure non sono coordinate.
  • Il reato genera ovviamente dei costi oltre che occupare Giudici e personale amministrativo. Ad ogni udienza é infatti necessario un avvocato d’ufficio per il clandestino per un costo superiore ai 500€.
  • Dall’anno della sua introduzione la norma non ha portato nessun beneficio e nessuna accelerazione ai processi di espulsione come invece pubblicizzato dall’allora Ministro Leghista.

Quindi il punto sul reato di clandestinitá é il seguente

  • La norma non é efficace e duplica rallentandoli i processi di espulsione.
  • La norma comunque prevede solo un’ammenda che non verrá mai pagata.
  • La Norma introduce dei costi per la collettivitá e occupa inutilmente le procure  senza portare dei vantaggi per la sicurezza del paese.

A fronte di questi dati inconfutabili cosa é successo nella discussione politica?

L’opposizione capitanata da Salvini ha ovviamente difeso a spada tratta la norma dichiarando di voler fare un referendum se il governo decidesse di cancellarla come dichiarato da Matteo Renzi.

Fino a qui tutto normale, la Lega sfrutta il fattore paura della popolazione dicendo che l’eliminazione della norma provocherebbe ulteriori problemi e tensioni sociali. Inoltre la norma é stata scritta da un leghista e quindi va difesa in ogni suo punto nonostante sia chiaramente formulata male, in fretta ed é esclusivamente propaganda politica senza risultati pratici. Nulla di nuovo sotto il sole e né tantomeno ci si puó aspettare qualcosa di diverso dalla propaganda Salviniana. Non discuto queste posizioni.

Quello che mi fa riflettere é invece il comportamento e le dichiarazioni del Governo. Dopo che inizialmente e giustamente aveva dichiarato che la norma andava cancellata per i motivi elencati sopra dopo pochi giorni ha fatto marcia indietro per puro opportunismo politico.

Nel momento in cui Salvini dichiarava di voler indire un referendum nel caso di cancellazione e fiutando un certo rischio la linea di Matteo Renzi ha cambiato improvvisamente direzione. Se prima vedeva d’accordo Primo Ministro, Ministro della Giustizia e Ministro degli Interni sulla cancellazione dopo pochi giorni veniva dichiarato che la norma non sarebbe piú stata cancellata. É chiaro che in Italia avendo un problema sui tempi della giustizia é conveniente evitare di occupare le procure per reati inutili come quello di clandestinitá. Il reato potrebbe anche essere utile ma scritto cosí non porta nessun vantaggio alla lotta contro l’immigrazione clandestina e quindi o si cancella o la si riscrive correttamente.

Note:

  • Per chi afferma che all’estero questa norma esiste in tutti i paesi é doveroso chiarire che viene gestita in maniera piú snella per via amministrativa anziché penale.
  • Per chi afferma che il problema sono i giudici é utile sottolineare che se il sistema giudiziario Italiano é inefficente non é sicuramente aggiungendo reati inutili che lo si migliora.

La dichiarazione ufficiale del Governo é stata che nonostante la norma non abbia mai portato dei vantaggi e la sua cancellazione sarebbe utile esiste comunque in questo periodo una PERCEZIONE di pericolo della popolazione che non va sottovalutato.

Una percezione? Una atto utile all’ordinamento giuridico non viene applicato per non turbare la percezione della popolazione?

Questo che puó sembrare a prima vista un dettaglio di poco conto é invece un sintomo gravissimo che dimostra le seguenti cose:

  • In Italia chi Governa non si prende mai le responsabilitá delle proprie scelte spiegando alla popolazione le ragioni e i vantaggi di tali scelte. Si preferisce invece continuare a seguire la percezione della popolazione indipendemente che questa sia corretta o meno.
  • Si preferisce ingannare la gente con racconti di fantasia che hanno come risultato finale l’allontanamento dagli obiettivi di risanamento del paese per molto piú importanti obiettivi elettorali.
  • Dimostra che l’elettorato Italiano viene istruito e vota in “percezione” invece che sulla base di evidenze. Non é una cosa nuova purtroppo ma ormai una tradizione consolidata da decenni.

Il Governo Renzi dovrebbe semplicemente spiegare i motivi (piú che validi) sulla cancellazione di questa norma senza se e senza ma. Il problema é che l’influenza di Renzi sugli Italiani si stá indebolendo a causa degli scarsi risultati raggiunti finora  confrontati con le parole e le promesse fatte. Non che gli Italiani si siano mai messi ad analizzare l’operato di Renzi ma perché é facile capire quanto la situazione economica non si sia mai mossa dal basso. Non sono i gufi a dirlo ma i numeri.

Il lento broadband burocratico Italiano

Italian slow broadband Un interessante articolo di Massimo Russo apparso su La Stampa del 30 Novembre 2015 mette a nudo ancora una volta il vero freno Italiano alla crescita e all’innovazione: Lo Stato ovvero proprio il soggetto che promette di rilanciare l’economia.

In questo blog ne ho giá scritto in tempi non sospetti, l’Italia é poco competitiva nella creazione del business per via del suo sistema pubblico inerte che invece di aiutare lo sviluppo economico ne é la causa della sua lentezza.

Principalmente parlo di:

  • Giustizia lenta
  • Burocrazia Complessa
  • Spesa pubblica inefficiente
  • Tassazione asfissiante

Se guardiamo la classifica dopo circa 1 anno vediamo che l’Italia ha guadagnato delle posizioni. Siamo passati dal 56mo posto nella classifica OCSE al 45mo.

Doing Business ranking

Nello specifico l’influenza della burocrazia sui lavori di costruzione (soggetto di questo post) sono  migliorati e l’Italia in 1 anno é passata dalla 116ma posizione all’86ma.

Dealing with construction permits

Come vediamo i paesi che ci circondano nella classifica non sono propriamente quelli con cui dovremmo confrontarci, sí certo c’é la sorpresa negativa dell’Olanda ma globalmente il paese occupa la 28ma posizione quindi non starei troppo a puntare il dito dalla nostra 45ma. L’articolo dell’ottimo Massimo Russo parla appunto della negativa influenza della burocrazia sui tempi dell’espansione del broadband Italiano.

La vergognosa informazione che Russo ci presenta é il numero di permessi necessari per la posa della fibra ottica.

“..23 permessi ogni 10 chilometri di fibra ottica posata. Vale a dire un’autorizzazione ogni 432 metri di cavo.” 

Non accusatemi di negativitá, sono valori da paese in via di sviluppo e non da paese Europeo.

A queste velocitá di posa dell’infrastruttura gli obiettivi Italiani (promessi) per il 2020 sono per Russo difficilmente raggiungibili. Ricordiamo che il Governo si é dato come obiettivi 2020 velocitá di accesso >30Mbps per il 100% della popolazione e >100Mbps per il 50% della popolazione. Quando la fantasia supera ogni ragionevole ottimismo considerate la posizione dell’Italia in Europa.

Ma dove sta il problema per la posa della fibra? Come al solito nella burocrazia che invece di snellire appesantisce le procedure. Le velocitá di posa ci dice Russo cambiano molto da Comune a Comune perché ogni territorio chiede autorizzazioni diverse e condizioni diverse.

Russo ci dice:” … Per questo motivo (semplificare nda) due anni fa, con il cosiddetto regolamento scavi, si è semplificata radicalmente la procedura. Ma, poiché non ci sono sanzioni, i comuni non applicano il regolamento e domandano agli operatori la stessa documentazione necessaria per la posa dei tubi di gas e fognature. Sommate Anas, vari uffici comunali, Arpa, Asl, enti provinciali, privati, e arrivate a 23 permessi. Con un’aggravante. Per tutelarsi da possibili danni, le amministrazioni chiedono agli operatori fidejussioni che possono arrivare fino a 4 milioni di euro per 10 chilometri. Garanzie che – una volta svolti i lavori – non vengono sbloccate, trasformandosi così in pesanti fardelli finanziari.’ 

Abbiamo di fatto delle regole per semplificare ma non riusciamo ad applicarle e regna una completa anarchia locale, tanto valeva non fare regole se poi non ne forziamo l’applicazione.

L’Istituto per la competitivitá I-com ha rilasciato un report su Reti e Servizi di nuova generazione che ci presenta una completa ma deludente fotografia del broadband Italiano. Il confronto Europeo é imbarazzante anche se ci sono finalmente delle notizie positive come vedere che Campania e Calabria sono le regioni piú virtuose per la posa della fibra, finalmente una buona notizia per il Sud e per il suo sviluppo futuro. Questa notizia peró non é sufficiente per brindare ad un successo perché Il report ci presenta la solita fotografia di un paese che non riesce ad accelerare e continua ad essere fanalino di coda in un settore strategico per tutta l’economia.

Copertura delle abitazioni

Attualmente il 30% delle case non é ancora connessa alla rate in  Banda Larga (Incluso la mia abitazione a 30km da Torino) e qundi manca ancora molto agli obiettivi da raggiungere in 4 anni. In ogni caso la fibra anche se non portata a tutte le abitazioni dovrá arrivare comunque nelle vicinanze per poter sfruttare tecnologie su rame che possono avvicinarsi agli obiettivi di banda.

Abitazioni connesse

Copertura della Next Generation Access

La cosiddetta NGA rappresenta il futuro del Broadband ovvero l’Ultra Broadband ovvero velocitá di accesso >di 30Mbps. L’Italia fa meglio della sola Grecia.

Copertura NGA

Attualmente il 4% della popolazione ha una velocitá di accesso > 30Mbps. Quindi per il solo primo obiettivo abbiamo 4 anni per raggiungere il rimanente 96%.

Velocit'a di connessione

Copertura in Fibra

Attualmente solo il 3,8% degli abbonamento broadband é in fibra. Probabilmente con la proposta di ENEL il Governo riuscirá ad aumentare questo valore poiché ogni casa avrá una fibra che la collega all’Armadio stradale di ENEL. Questo non vuole dire che l’armadio stesso sará necessariamente collegato alla rete broadband ma statisticamente fa sembrare l’obiettivo centrato.

Connessioni in Fibra

L’Italia é uno dei paesi con l’aumento migliore anno su anno per l’allargamento della copertura broadband. Sembra un dato positivo ma non lo é, i paesi a cui dobbiamo confrontarci non crescono perché hanno risolto il problema della copertura con un certo anticipo e adesso sono concentrati nell’incremento delle velocitá di accesso. Gli unici paesi con i nostri valori di crescita sono i paesi Europei in via di sviluppo.

Crescita del Broadband

A fronte di numeri del genere, alle informazioni di Massimo Russo é ovvio che le affermazioni dell’Ad di ENEL sulla copertura in fibra risultano molto auto referenziali ma non sufficienti alla causa del Digital Divide. Anche se ENEL riuscisse ad evitare la burocrazia per il cablaggio fibra fino alle abitazioni (dal contatore alle cabine stradali ENEL) la stessa si ripresenterebbe dall’Armadio ENEL alla rete Broadband di qualunque operatore (casistica che rientra nei problemi citati dall’articolo di Russo).

Come giá scritto qui “La Fibra” é un mantra ossessivo del Governo che forse potrebbe essere rivisto. Se si considerano le attuali condizioni Italiane forse per accelerare si potrebbe anche pensare di partire con soluzioni ibride (Rame/Fibra) che garantirebbero velocitá attorno agli 80Mbps comunque molto migliori degli attuali 2 Mbps (o meno). Fissarsi sulla strategia fibra a tutti i costi per motivi propagandistici potrebbe essere negativo per lo sviluppo delle reti stesse. La fibra come sempre rimarrebbe abbondante nelle cittá dove comunque la competizione di mercato ha giá migliorato le condizioni di connettivitá. Nelle zone rurali o a bassa densitá il problema si presenterebbe comunque con costi e tempi burocratici poco sostenibili.

La giostra degli annunci si sa deve continuare a girare e le scadenze sono sempre piú vicine nel tempo ma lontane nella pratica. Spero di essere smentito nei prossimi anni ma va considerato che chi promette non sará piú sulla stessa poltrona nel 2020 ed eventuali ritardi rientreranno nel solito ping pong politico delle responsabilitá politiche sui fallimenti. Non sará mai colpa di nessuno ma noi dovremo trasferirci in cittá per vedere Netflix.