Letture per il weekend – 16 Agosto 2014

weekend-readingUn interessante articolo sul nuovo default Argentino. Forse non é tutto come pensavo. Alla fine sembra una questione di soli 500 Milioni ma forse la cosa piú sconcertante é che un’azienda di 500 impiegati mandi in default 41 Milioni di Argentini. D’altra parte il paese é in default da 10 anni e questa cifra non cambierá di molto la situazione. [Link all’articolo]

Un interessante punto di vista straniero sul fallimentare percorso del M5S. [Link all’articolo]

E il Grande Fratello Israeliano non si ferma nemmeno davanti alla guerra. [Link all’articolo]

Qualche altro commento sulle conseguenze dell’avanzata Cinese in Italia. [Link all’articolo]

Il record di pubblico per una partita di calcio. [Link all’articolo]

Un commento di Michele Boldrin sulla legge elettorale. [Link all’articolo]

La crisi avanza ma non per il calcio e nonostante i morsi Suarez é stato pagato 94 Milioni di Euro dal Barcellona. [Link all’articolo]

I fondi investono sul calcio. [Link all’articolo]

Apple é sicuramente un’azienda innovativa ma non sembra altrettanto brava in sicurezza. [Link all’articolo]

6 possibili scenari del prossimo futuro Italiano. [Link all’articolo]

Lo shopping Cinese in Grecia

La Grecia sembra essere diventata la meta preferita per lo shopping statale Cinese. La notizia é che la Cina sta iniziando pesantemente ad acquistare infrastrutture Greche come porti, ferrovie, aereoporti etc. Dovrebbero essere degli investimenti ma sembrano piuttosto dei saldi Greci forzati.

Liberamente tradotto.

La Cina ha firmato 19 accordi economici con la Grecia per circa 6.5 Miliardi di Dollari la scorsa settimana. Il Presidente Cinese Li Keqiang e il suo omologo Greco Antonis Samaras hanno visitato la sede del colosso commerciale marittimo cinese Cosco nel Porto del Pireo per iniziare la collaborazione fra la compagnia Cinese e la societá ferroviaria Greca Trainose (che attualmente si occupa del trasporto del materiale destinato all’Europa Centrale dell’azienda cinese di telecomunicazioni Huawei). Il Primo Ministro Cinese si é congratulato con Atene per il succeso nella vendita dei Titoli di Stato dello scorso maggio e ha confermato che Pechino é pronto a comprare Titoli di Stato Greci come responsabile investitore di lungo periodo.

Nota: Quindi se mi vendi le tue infrastrutture ti finanzio la spesa pubblica.

Li ha dichiarato che la Cina vuole fare della Grecia la porta di ingresso per  l’Europa. Gli accordi con la Cina sono vitali per la Grecia che sta uscendo da 6 anni di (forte) recessione. La Grecia conta molto sul proprio Turismo ma ha bisogno di trovare altre strade per accelerare la crescita. Considerando che la Cina trasporta l’80% dei suoi prodotti verso l’Europa via mare, la Grecia é il paese ideale e Li vuole trasformare il Porto commerciale del Pireo in uno dei piú competitivi al mondo.

A parte il porto del Pireo, i Cinesi vedono ulteriori opportunitá anche nel porto di Thessaloniki nel nord del paese, nella societá ferroviaria Trainose, nell’aereoporto di Atene e nei 37 regionali fra i quali il piú importante quello di Creta. Da anni é prevista la costruzione di un Hub privato a Creta e il Primo Ministro Li é stato aggiornato sugli sviluppi del progetto. La sua costruzione dovrebbe costare intorno agli 800 Milioni di Euro.

Conclusioni e riflessioni

Gli investimenti esteri sono sempre importanti e possono sicuramente rinvigorire l’economia interna di un paese. I dubbi rimangono perché viene messo l’acquisto di Titoli di Stato come contropartita per gli investimenti stessi. Suona ovviamente piú come un guinzaglio per poter “migliorare” la negoziazione del prezzo piuttosto che una reale volontá di aiutare il paese. Auguro alla Grecia di riuscire a portare a casa condizioni favorevoli che aiutino tutto il paese e la sua economia senza essere intrappolati in una nuova gabbia finanziaria. Le infrastrutture sono molto importanti e solo il tempo ci dirá se questa é l’unica strada per renderle competitive.  Credo negli investimenti esteri (che l’Italia non ha) ma continuo ad avere dei dubbi su queste azioni finanziarie che nella mia testa suonano tanto come la nuova colonizzazione da Est. Parola di un lavoratore Cinese

Spero di sbagliarmi.

Alcuni link di approfondimento in Italiano e Inglese

Renzi a (non é) la RAI – Il caso RAI Way

É protagonista degli ultimi giorni lo scontro fra Renzi e la dirigenza RAI per i fantomatici 150 milioni di tagli richiesti all’emittenbte pubblico.

Da straordinario stratega politico che é, Renzi sta cercando di usare l’argomento RAI per far brillare la sua immagine non avendo al momento altri punti a suo favore. Ricordo che Renzi é indiscutibilmente diventato un venditore di pentole migliore del buon Silvio e questi trucchi scenici ne sono la prova. La scorsa settimana ha giocato la carta Boschi-Bambini congolesi e adesso cerca di mantenere alti i consensi con un classico argomento della campagna elettorale di Grillo. I tagli alla RAI. Renzi attacca sugli stessi argomenti che hanno caratterizzato la battaglia di Grillo tanto da costringere il Presidente pentastellato del consiglio di vigilanza RAI Roberto Fico a dichiarare di essere d’accordo con lo sciopero indetto da tutti i sindacati RAI e duramente attaccato da Renzi. Nonostante la sbandierata coerenza e quindi essere fondamentalmente contro la RAI, il M5S non potendo minimamente essere d’accordo con Renzi prende posizioni in netto contrasto con quanto detto precedentemente. Una questione di principio, botta e risposta, e Fico da acerrimo nemico della RAI diventa il suo primo difensore. Chissa come mai?

Ma veniamo al punto principale, Renzi dice che la RAI puó tranquillamente vendere parte di RAI WAY che vale circa 170 Milioni. Valore secondo Renzi comunque piú alto  della cifra di tagli richiesta di 150 Milioni.

La mia mente ha subito dato ragione a Renzi perché il discorso non faceva una piega. Periodo di tagli e anche la RAI deve contribuire, oltretutto sembra una cifra tranquillamente raggiungibile.

 

Se poi consideriamo i numeri RAI rispetto alla sua competizione forse si puó trovare spazio per qualche ridimensionamento perché i tempi dell’allegro spendere pubblico sembrano essere finiti o almeno non sono piú materialmente possibili.

La RAI infatti (dati 2011) ha un numero di dipendenti totale pari a 11.378 lavoratori rispetto ai 6.126 di Mediaset (-47%) , i 3.995 di Sky Italia (-65%) e i 709 di Ti Media (LA7) (-94%). La somma di tutti i dipendenti della concorrenza non raggiunge il numero di quelli RAI.

Il numero di dipendenti certo non é una variabile in assoluto negativa. Quello che conta é la loro redditivitá o quanto in totale contano sul fatturato. É proprio qui che iniziano i veri dolori perché come in ogni ente pubblico Italiano il personale é sempre in qualche modo esente da ogni regola di mercato. Nel pubblico in Italia il personale é sempre piú che abbondante con un’efficienza e qualitá dei servizi che non ne risentono positivamente.

Mentre in Mediaset il costo del personale pesa per un 13,4%, in Sky per un 7,3% in RAI il costo del lavoro é di oltre il 35%. In un mondo reale quindi ci si aspetterebbe quindi un servizio 3 volte migliore rispetto a Mediaset e 5 volte migliore rispetto a SKY. Vi torna? A me poco.

I dati sui ricavi dicono esattamente il contrario e la RAi nel 2011 ha raggiunto i 2,89 miliardi di euro di ricavi ben lontani dai 4,2 miliardi di Mediaset e poco sopra i 2,8 miliardi di Sky Italia. L’azienda RAI ha un ricavo poco superiore ad un’azienda (SKY) che ha un numero di dipendenti 5 volte minore. Lo so che forse il paragone con SKY é troppo semplicistico ma in ogni caso sempre di TV si parla e i conti non tornano (ma sempre nel mondo reale in quello pubblico forse sí).

Tornando al tema principale: Renzi chiede dei tagli consigliando la vendita di RAI WAY. Benissimo mi sono detto… ma cos’é RAI WAY?

Ricerca rapida e scopro che é tutta l’infrastruttura fissa e radio per la diffusione nazionale del segnale RAI su tutto il territorio.

Fermi tutti. Si propone di vendere tutta l’infrastruttura di rete? Fermi tutti.

Letti i dati di targa della rete (chiamata Waynet) scopro che nonostante non abbia una grossa capacitá comparata con gli operatori di rete tradizionali dispone peró di un consistente numero di fibre ottiche per il rilegamento dei sui punti trasmissivi e un ancora piú consistente numero di ponti radio.

La copertura della popolazione é pari al 99%. Nessuna rete puó vantare questi numeri. Proprio il fatto che sia parte del servizio pubblico puó essere la ragione di questa copertura cosí ampia poiché aveva come scopo principale quello di portare il segnale a tutti indipendentemente dalla redditivitá. Ci puó stare per una rete pubblica non per una rete privata.

Le tecnologie utilizzate (SDH) non sono le migliori per l’utilizzo ottimizzato della fibra ottica o meglio al giorno d’oggi é possibile alzare di molto la capacitá della fibra stessa (trasmettendo con altre tecnologie). Waynet sembra avere capacitá di 1x155Mbps (Mega bit per second) per link a 3x155Mbps per link. Sufficienti per mandare il segnale video ma molto basse a confronto delle tecnologie oggi disponibili che arrivano alle decine di Tera (Bit per second) x Fibra.

Nota: Ricordo che 1 Terabit equivale a 1 Milione di Megabit quindi c’é molto spazio per un netto miglioramento (1 milione di volte).  

Qui sotto lo schema semplificato delle maggiori direttrici della rete Waynet. Queste direttrici collegano tutta la parte di distribuzione radio, i 4 centri di produzione Nazionali di Roma, Milano, Napoli, Torino e tutte le 20 sedi provinciali per un totale di 60 diversi punti in cui é possibile introdurre i contributi.  A questa rete di backbone bisogna aggiungere tutta la capillaritá dei ripetitori e dei collegamenti in ponte radio che ne allargano le capacitá.

Waynet topo

Topologia Backbone Way Net

Indiscutibile che una rete del genere sia nel merito una fantastica potenzialitá per gli sviluppi futuri. Avere fibra vuole automaticamente dire che con un cambio di tecnologia é possibile aumentare a dismisura la capacitá e i relativi servizi offerti. Si puó pensare di continuare a fornire i servizi Video broadcasting + servizi Mobili + servizi di accesso ad Internet etc. I costi di un’evoluzione di queste dimensione sono comunque alti ma nulla é paragonabile ai costi di posa della fibra. Avere quindi questa infrastruttura in piedi vuole dire assicurarsi potenzialitá quasi illimitate per i prossimi decenni.

A questo punto le mie convinzioni hanno iniziato a cedere. Vale la pena vendere un asset del genere? I dubbi sollevati da Fico all’annuncio della vendita di Ray Way erano chiari:

–        No perché é un asset strategico

–        No perché si svenderebbe

–        No perché deve rimanere sotto il controllo pubblico

Effettivamente il discorso é corretto e non conosco le ragioni dietro alla proposta Renziana della vendita. Non vede il strategico asset? ha altre idee per renderlo piú produttivo? Non ho risposta a tutto questo ma dubito fortemente che Renzi possa avere una visione cosí a lungo raggio per il futuro. Se ci fosse un piano irresistibile perché non dirlo subito? Ho come l’impressione che ci sia solo la necessitá di fare cassa e quindi le parole di Fico sono da condividere.

Dopo questa riflessione peró la mia mente cambia di nuovo direzione per un motivo ben preciso. E’ vero, le potenzialitá di questa rete sono infinite. Puó risolvere il problema del digital divide in fretta,  puó evolvere verso le nuove tecnologie IP, verso le nuove tecnologie LTE (di cui ho giá scritto qui) oppure estendere il segnale Wifi sui propri ripetitori. Insomma le possibilitá elencate (parzialmente e superficialmente) da Fico, sono infinite.

E quindi? la vendiamo?

Parzialmente direi di Sí.. perché?

Perché nelle mani dello Stato tutto marcisce. Spiace dirlo ma se tutti gli investimenti elencati da Fico sono veri é altrettanto vero che non potranno sicuramente arrivare da un’azienda in crisi con cali di fatturato. Sicuramente non possono arrivare da uno Stato spendaccione che vede nei bandi pubblici solo la possibilitá di distribuire favori e tangenti.E questo il M5S lo sa bene e lo critica tutti i giorni.

E quindi? Ne vendiamo una parte. Lo Stato rimane l’azionista di maggioranza ma facciamo partecipare qualche privato che con i loro investimenti possono far veramente evolvere la rete. Inutile sperare che questa evoluzione possa arrivare dal pubblico.

In questo link ufficiale di Ray Way é elencato l’evoluzione della rete dalla sua creazione nel 2003 ad oggi. Ora siamo nel 2014, giá nel 2004 si parlava di evoluzione verso le nuove tecnologie come l’IP ma nulla é stato fatto. Come faccio ad aspettarmi che una rivoluzione arrivi proprio adesso senza fondi disponibili?

Ha ragione Fico sulle potenzialitá della rete. Non credo conosca le evoluzioni delle reti di telecomunicazioni ma i servizi video si stanno pesantemente spostando nella rete IP (Internet) come mezzo di distribuzione. Le persone cambiano inoltre le loro abitudini e vogliono interazione e Video on Demand (a richiesta) rispetto alla tradizionale programmazione.

Nuovi dispositivi stanno cambiando le regole delle comunicazioni: La mobilitá la fa da padrone, serve connettivitá ovunque e chi meglio di una rete come WayNet potrebbe fornire servizi del genere?

Il traffico video nelle reti mobili sará il 70% del totale per il 2018 come Cisco (leader delle reti IP) scrive in questo suo report.

Mobile Traffic 2018

Trend di crescita del traffico mobile per servizio

E’chiaro che il video é il futuro delle reti Internet e quindi il mercato della RAI cambierá sede, bisogna essere pronti. Per questa ragione condivido il pensiero tecnologico di Figo ma non la sua mossa politica. Dubito fortemente che se RayWay rimane nelle mani (bucate) dello stato ci si possa aspettare una grossa evoluzione in questa direzione. Fico rimane un nostalgico del pubblico ovunque come lo é tutto il programma (di spesa) del M5S. Solo l’apertura al mercato puó attirare investimenti per migliorare l’infrastruttura. Da sola la Rai non ce la puó fare se le perdite annue sono di qualche centinaio di Milioni.

Ovvio che qualcun altro oltre alla RAI userá la rete ma con le dovute evoluzioni ci sará banda per tutti e si potrá persino venderla ad altri operatori.

Insomma: Una grande opportunitá ma solo una mente coraggiosa puó andare verso questa liberalizzazione.

Non sono affatto convinto che questa stia nella mente di Renzi. Nella sua furbizia politica sa benissimo che vendere infrastruttura é meglio che tagliare l’unica vera spesa inefficiente della RAI, il personale. Se lo facesse perderebbe consenso e questa é l’unica ragione dietro alla proposta di vendita di RaiWay ma non sicuramente la liberalizzazione (giusta) della rete per i motivi sopra elencati.

Forse raggiungerá un ottimo risultato comunque e sará fortunato ma una cosa é certa: Piedi di piombo considerando le potenzialitá e quindi il prezzo di una rete del genere bisogna vendere e non svendere.

Spesa Pubblica (2): Le Ferrovie dello Stato, spese ad alta velocitá

Proprio in questi giorni le ferrovie di Stato e il loro Amministratore Delegato Mauro Moretti sono al centro dell’attenzione. Motivo principale é la reazione dell’AD alla dichiarazione di Renzi sull’intenzione di voler ridurre gli stipendi degli alti dirigenti statali.

Moretti 61 anni, AD dal 2006 é un dirigente statale con una  renumerazione elevata o almeno molto lontana dalla media dei suoi dipendenti. Dall’alto dei suoi 870.000 + Euro annui Mauro Moretti si distacca notevolmente rispetto alla media di 38.500 Euro dei suoi dipendenti. Diciamo una grossa differenza se si pensa inoltre che Moretti é un dirigente pubblico.

Moretti ha dichiarato che non accettará questi tagli lineari. Il suo stipendio é giá stato ridotto del 50% rispetto al suo predecessore che ha lasciato 2 Miliardi di perdite mentre lui ha riportato in positivo il bilancio. Dichiara inoltre che i suoi omologhi in altri paesi europei hanno gli stipendi piú alti del suo.

Senza entrare nel merito se Moretti merita o meno questo stipendio, vediamo come la sua azienda ha pesato e continua a pesare sui conti dello stato in rapporto ai servizi forniti.

A riguardo delle Ferrovie di Stato é stato rilasciato la scorsa settimana un interessante studio dall’Istituto Bruno Leoni che analizza quanto le Ferrovie dello Stato hanno pesato sui conti pubblici nel periodo 1992-2012. L’analisi é fatta confrontando gli investimenti nelle compagnie ferroviarie di altri paesi Europei come UK, Francia, Germania e Svezia.

Questo é una sintesi dei numeri e dei confronti usciti dal documento:

–        Dal 1992 al 2012 le Ferrovie di Stato sono costate ai contribuenti ben 208 Miliardi di Euro fra trasferimenti diretti e interessi.

–        Il valore corrisponde ad un trasferimento medio annuo di quasi 10 Miliardi che rappresenta un grosso valore in relazione al deficit pubblico annuale. Se quasta cifra fosse stata negli anni controllata l’Italia avrebbe un rapporto debito PIL minore del 17%. E questa cifra non é un dettaglio.

–        La Spesa pubblica Francese nelo stesso periodo é stata di 153 Miliardi per un sistema ferroviario che é doppio come dimensioni e piú del doppio come passeggeri trasportati. Con uno standard Francese i trasferimenti annui sarebbero stati di 4,6 Miliardi. 83 Miliardi totali (-60% dei trasferimenti)

–        La Spesa pubblica in Inghilterra nello stesso periodo é stata di 69 Miliardi. Il sistema ferroviario Inglese é praticamente uguale a quello Italiano come dimensioni e numero di passeggeri. E’ vero che il cliente Inglese paga il costo del servizio ferroviario solo nel momento in cui lo utilizza poiché é stato privatizzato. Con uno standard Inglese i trasferimenti annui sarebbero stati di 3,3 Miliardi. 63 Miliardi totali (-70% dei trasferimenti)

–        La Spesa Ferroviaria Tedesca é stata di 9,8 Miliardi di Euro ma con un sistema ferroviario 2 volte e mezzo quello Italiano. Con uno standard Tedesco i trasferimenti annui sarebbero stati di 3,6 Miliardi. 67 Miliardi totali (-68% dei trasferimenti).

Sembra che gli investimenti ad alta velocitá non siano il motivo di questi costi cosí elevati rispetto agli altri paesi europei. Dal 1992 ad oggi infatti sono stati costruiti e messi in esercizio in Italia 700 km di nuove linee ad alta velocità contro più di 1200 in Germania, 1300 in Francia e 1600 in Spagna.

I costi non sembrano essere nemmeno addebitati all’aumento del traffico infatti l’Italia è l’unico paese in cui il numero di passeggeri si é ridotto: dal 1992 a oggi i passeggeri/km di FS sono diminuiti del 16% mentre in Germania sono cresciuti del 39%, in Francia del 45%, in Gran Bretagna dell’83% e in Svezia del 98%.

Di seguito sono raccolti i grafici comparativi fra il sistema ferroviario Italiano e quello degli altri paesi europei presi a confronto.

IT-UK

Confronto UK-Italia-Sussidi

IT-DE

Confronto DE-Italia-Sussidi

IT-FR

Confronto FR-Italia-Sussidi

IT-SV

Confronto SV-Italia-Sussidi

Difficile non notare quanto lontane sia lontana l’efficienza delle Ferrovie di Stato rispetto agli altri paesi Europei soprattutto se si considera il servizio offerto.

Nel seguente grafico invece il sussidio Italiano ricalcolato con l’efficienza degli altri paesi, prova che in Italia la spesa pubblica é sí simile agli altri paesi Europei ma con enormi sacche di inefficienze. Le ferrovie di Stato sono un caso eclatante.

Sussidio Ricalcolato

 

Il ricalcolo dei costi con standard diversi é il focus del report in quanto proprio su questi costi si dovrebbe agire per ridurre il peso delle Ferrovie di Stato sui conti pubblici invece che pensare solo allo stipendio di Moretti.

Il report dell’Istituto Bruno Leoni fa inoltre un’altra considerazione sul valore dei finanziamenti statali. Vengono infatti calcolati nuovamente i costi nello scenario in cui tutti i finanziamenti fossero totalmente coperti a debito e quindi con un costo aggiuntivo di interesse. In queste condizioni il valore totale raggiunge cifre vertiginose attorno ai 400 Miliardi di euro (1/5 del debito pubblico). Se si considerano inoltre i recenti aumenti di spread del periodo di crisi si puó capire quanto le cifre in gioco pesino enormemente sul totale del debito pubblico. Ovviamente nessuno ha prova che questo scenario rappresenti la realtá ma sono convinto che a scommetterci non si perderebbero troppi soldi.

Qui di seguito il grafico.

Contributo al debito pubblico

Conclusioni

In un periodo come questo in cui si continua senza tregua a parlare di spending review queste cifre fanno riflettere. Il problema fondamentale delle varie revisioni di spesa sembra concentrarsi sempre e solo sui valori grilleschi della spesa ovvero il costo della politica e della dirigenza pubblica.

Sicuramente avere dirigenti con salari cosí alti é un’anomalia ma prima di urlare allo scandalo é necessario fare qualche confronto con  le altre realtá Europee e sopratutto per le stesse tipologie di aziende pubbliche. Lo stipendio di Moretti molto probabilmente non deve essere uno dei primi ad essere ritoccato perché l’azienda da lui gestita ha dimensioni rilevanti e conseguenti responsabilitá che vanno pagate. Magari inserire una componente variabile su base obiettivi potrebbe essere una valida alternativa anche se sembra che il nostro Moretti negli anni abbia riportato in pareggio il bilancio delle FS.

Il problema Italiano resta peró sempre l’efficienza della spesa per servizio. Questo report non fa che dimostrare quanto il nostro sistema perda acqua da tutte le parti nel momento in cui l’ente pubblico gestisce i servizi. Non sono certo Francia e Germania paesi che lesinano in spese pubbliche ma i loro soldi sono spesi meglio e il cittadino ne trae vantaggio. Non mi sembra si possa dire la stessa cosa per le Ferrovie di Stato dove solo il settore di fascia alta é migliorato (Alta velocitá) raggiungendo livelli Europei ma il rimanente del trasporto pubblico non sembra essere cosí valido.

Il servizio ferroviario é difficilmente privatizzabile. In Inghilterra, unica realtá veramente privatizzata, lo stato ha dovuto riprendere il controllo delle infrastrutture poiché le realtá private difficilmente investivano. In ogni caso avere un infrastruttura nazionale a disposizione di operatori diversi in competizione ha migliorato di molto il servizio come dimostrato dall’aumento del traffico passeggeri (+83%). Non ci si aspetta una rivoluzione del genere in Italia poiché il pubblico vorrá sempre mantenere il controllo di tutto e riuscire a posizionare i propri uomini. Oltretutto l’Italiano é innamorato del servizio pubblico e disprezza qualsiasi forma di privatizzazione (come se mai fossero state fatte nel nostro paese). L’Italiano preferisce avere un servizio scarso ma gestito dallo stato, l’Italiano preferisce perdere il 40% dell’acqua pubblica nei suoi tubi. L’Italiano chiama le FS una privatizzazione e pensa che questo sia il motivo del pessimo servizio. Direi che una compagnia S.p.a. a totale controllo Statale é tutt’altro che una privatizzazione…. ma se vi piace cosí…

La Sindrome di Stendhal da privatizzazione pubblica. Ovvero: Ma quando mai si privatizza in Italia.

Mi capita spesso di discutere del nostro paese e dei suoi problemi e di indicare sempre come principale “male” o “cancro” la gestione pubblica a tutti i livelli.

Noto sempre reazioni di stupore per questa affermazione e la replica mediamente sposta invece il problema nel mondo privato. In Italia sembra infatti che, a detta di molti, i grossi problemi siano invece arrivati nel momento in cui sono state fatte molte delle privatizzazioni. La mia reazione a questo punto non puó che essere una grossa, grassa e amara risata.

Ma quando mai sono state fatte delle privatizzazioni nel nostro paese? Intendo ma quando mai degli enti/servizi pubblici sono stati affidati interamente ad aziende a maggioranza privata? Solo questa infatti puó essere definita una vera privatizzazione, tutto il resto sono solo esercizi contabili di un sistema pubblico malato che vuole mantenere il controllo su tutto e mantiene il controllo oltre il 50%.

La maggior parte della gente é  convinta che in Italia siano state fatte molte privatizzazioni e che molte abbiano danneggiato la qualitá del servizio pubblico. Mi piacerebbe avere degli esempi pratici perché personalmente vedo solo una galassia di “partecipate” a maggioranza pubblica creata da una classe politica che si deve auto alimentare. Il cancro sta nel fatto che in questa galassia si creano posti di lavoro per i trombati della politica, per gli amici, insomma per creare un consistente bacino di voti. Il risultato finale é che queste aziende costano sul bilancio pubblico, sono inefficienti e non hanno come obiettivo principale il sopravvivere nel mercato ma bensí far sopravvivere la politica che li controlla.

Gli Italiani sono fatti cosí, vedono sempre nel mercato privato il problema e invece il sistema pubblico che li distrugge sembra un salvatore. Nel nostro paese stranamente tutti sono contro la classe politica ma tutti hanno fiducia delle aziende pubbliche controllate dalla stessa classe politica. Un controsenso che non sono ancora riuscito a capire.

Un paese in cui tutto sembra privato ma chissa come mai la politica riesce persino a controllare la compagnia aerea di bandiera. Si oppone alle sue acquisizioni e poi mette in conto ai cittadini i suoi errori. Privatizzazioni?

In ogni caso, l’idea di questo post mi é venuta leggendo questo articolo di www.lavoce.info in cui meglio si comprende la dimensione e il significato della parola “Privatizzazione”.

L’articolo contiene questo spettacolare grafico che fa riferimento agli incroci di aziende partecipate fra gli enti pubblici di Regione Lazio, Provincia di Roma, Roma Capitale.

Un bel poster per spiegare correttamente cosa significa “Privatizzare” nel nostro paese?

Astenetevi da commenti “Sí ma al Nord…“. Contemplatela in religioso silenzio aspettando le vostre reazioni psicosomatiche da Sindrome di Stendhal  al cospetto di questa splendida opera d’arte pubblica. L‘avete giá pagata senza mai averla vista prima. Sono soddisfazioni vero? W il Pubblico e la sua costosa efficienza.

Notate quante aziende realmente private ci sono nel grafico (nome senza rettangolo)

Lazio_Partecipate_finale

Note per la lettura:  

Rettangolo scuro con bordo continuo rappresenta un’azienda controllata da almeno uno dei tre enti sopracitati (almeno il 50 percento dell’ azienda).

Rettangolo scuro con bordo tratteggiato indica un’ azienda pubblica, ma di cui i tre enti in questione possiedono, insieme, meno del 50 percento.

Rettangolo bianco indica un’ azienda pubblica, in cui nessuno dei tre enti ha alcuna partecipazione.

No rettangolo indica un’azienda a maggioranza privata, ma se è in questo grafico è perché ha una partecipazione di almeno uno dei tre enti.

Linea continua con freccia indica una partecipazione della regione Lazio.

Linea tratteggiata con freccia indica una partecipazione della provincia di Roma o di Roma capitale.

Linea punteggiata con freccia indica una partecipazione di un altro ente (Camere di Commercio, provincia di Frosinone etc.).