Itaka is the virtual island where I write all my almost random thoughts.
I do not feel like Ulysses in his eternal journey and I don’t even think I have much in common with Omer’s writing capacity; Itaka is only the world seen from my eyes and translated by my mind. In my life I’ve been always more nomadic than a real explorer and the landscape around me frequently changed. Itaka sounds nearly like pursuing the best place where to live, the place which gives peace and serenity, the place I’m still looking for.
What about the ‘K’?
The K is the central meaning and main intent.The word “Itaka” was used by the Austrians during the First World War to identify the Italians, it meant “Italienischer Kamerad”. During 70’s Italian big emigration towards Germany the term has been used (not so positively) to identify Italian emigrants by the Germans people: “Itaker”. It is pronounced “ITAKA” in German language. Now the terms have obviously lost its original meaning and does not belong anymore to the current language.
I live since few years in Germany and then Itaka sounded and better reflected my current status of immigrant and foreign. I’ve never been told “Itaker” but nevertheless I feel more Itaker than Italian.
I like to name Germany as “my golden cage”, everything is perfect, everything is organized, everything works but this country does not fit to me perfectly. Hopefully to move back one day to my lovely ITA-ca. (Hope is going to take less years comparing with Ulysses).
What can you find in Itaka? Simply a little of the world seen by my eyes, opinions and comments about subjects I want to discuss or simply broadcast. A little bit about “Krautland” and some adventure about China because from 9:00 am to 6:00 pm I’m completely immersed in this Asian adventure. I thought I was working in Germany but from Monday to Friday I work in Beijing for a Chinese company. This mixed and coloured world of Wurst, Kraut & Spring rolls worth to be told.
Contacts: itakablog@gmail.comItaka é l’isola virtuale in cui scrivere i miei pensieri quasi casuali.
Non mi sento Ulisse nel suo eterno viaggio e nemmeno penso di avere molto in comune con le qualitá letterarie di Omero; Itaka rappresenta solo il mondo visto dai miei occhi e tradotto dalla mia testa. Più che un viaggiatore sono sempre stato un po’ nomade e nella mia vita ho visto cambiare spesso la geografia attorno a me. Itaka suona un po’ come la ricerca del luogo migliore in cui vivere, quel luogo che regala pace e serenità, quel luogo che ancora sto cercando.
Ma la K?
Ha un suo motivo ben preciso ed é forse il significato principale di ItaKa. Durante la Prima Guerra Mondiale la parola ItaKa era usata ,da parte degli Austriaci, per identificare gli Italiani; era l’abbreviazione di ITAlienischer KAmerad. Negli anni 70 in piena emigrazione verso la Germania il termine si è trasformato in una nuova versione con la quale i Tedeschi, in maniera non proprio positiva, chiamavano gli immigrati Italiani: Itaker, che in tedesco si pronuncia appunto Itak-a. Per trovare una similitudine, nel mio caro Piemonte, esiste una parola simile usata per identificare in maniera non propriamente educata le persone di origini meridionali: Napuli. Un modo per raggruppare tutti gli emigranti del Sud in un Super gruppo proveniente da Napoli; cosí era ai tempi in cui molte persone dal Sud avevano lasciato le loro terre alla ricerca di un lavoro nel nord Industriale. Questo forse é un po’ il significato che aveva Itaker ai tempi degli immigrati Italiani negli anni 60 anche loro alla ricerca di fortuna in Germania e anche loro identificati nel Super gruppo degli Itaker. Adesso i termini hanno ovviamente perso di importanza nell’uso quotidiano non tanto per un’evoluzione positiva culturale delle persone ma perché l’immigrato arriva da luoghi diversi e non piú da Napuli e anche il vocabolario si é quindi aggiornato di conseguenza sia in Italia che in Germania.
Vivo ormai da un po’ di anni in Germania e Itaka rispecchia al meglio la mia attuale condizione di immigrato e straniero; nessuno, sia ben chiaro, mi ha mai chiamato Itaker né mi ha mai rivolto espressioni negative ma nonostante questo é impossibile non considerare il mio status di straniero in questa terra; mi sento più Itaker che Italiano.
La Germania é la mia gabbia d’oro da cui non riesco ancora a scappare. Tutto perfetto, tutto organizzato, tutto da manuale ma il paese mi sta stretto, non mi calza; una sensazione da Itaker che nutre la speranza di rientrare prima o poi nella sua amata ITA-ca. (sperando in tempi meno sospetti di Ulisse).
Cosa si scrive su Itaka?
Di tutto un po’, un po’ del mondo visto dai miei occhi, giudizi e commenti su soggetti che ritengo vadano puntualizzati o anche solo diffusi. Un po’ di avventure dalla Krautonia e perché anche un pó di aneddoti sulla Cina e sui cinesi visto che dalle 9:00 alle 18:00 sono completamente immerso in questa realtá asiatica. Pensavo di andare a lavorare in Germania e invece mi ritrovo a Pechino dal Lunedí al Venerdí orario d’ufficio. Questo colorato mondo di Wurst,Kraut & Involtini primavera vale la pena di essere raccontato e condiviso.
Contacts: itakablog@gmail.com