La sco-Reggia di Caserta

Reggia caserta

Esiste un luogo meraviglioso dove tutti rimangono a bocca aperta alla sola vista come spesso accade in Italia. Un luogo patrimonio dell’Unesco e simbolo della grandezza Borbonica di un tempo. Un Palazzo reale incantevole che nulla ha da invidiare ad una Versailles Francese. Un luogo fantastico dove i turisti fanno code di quasi 3 ore per riunioni sindacali, dove politici in aria di camorra usano i suoi meravigliosi giardini per il loro jogging quotidiano oppure dove esistono 12 famiglie che vivono all’interno dei suoi meravigliosi giardine per affitti che vanno da 5 ai 15 Euro al mese. Un Palazzo reale del 1700 dove ovviamente deve esistere al suo interno una Scuola Sottouffciali dell’ Aereonautica e vicino ai suoi gioielli storici perché non parcheggiarvi anche uno storico F104 oppure un Tornado?

Reggia di Caserta e Scuola sottoufficiali

Insomma un altro fiore all’occhiello Italiano che meglio rappresenta lo stupro del patrimonio culturale perpetrato alle nostre infinite ereditá di un passato ormai sempre piú remoto.

Negli ultimi giorni la Reggia di Caserta é stata palcoscenico di un’attivissima lotta sindacale indirizzata alla difesa di privilegi intoccabili come sempre accade.  La Reggia é sempre stata protagonista in negativo nella sua gestione un pó approssimata. Le solite ristrutturazioni tropppo lunghe e con costi che si moltiplicano, la mala gestione turistica del bene e la solita fatica a monetizzare turisticamente il patrimonio etc.

Questa volta i sindacati pubblici sono peró andati un pó troppo oltre arrivando anche a stuzzicare il Presidente del Consiglio e a stimolare ovviamente le critiche anche delle proprie gerarchie sindacali.

Ma cosa ha scatenato tutta questa lotta sindacale? L’arrivo del nuovo Direttore generale Mauro Felicori, un bolognese assegnato direttamente dal ministero e probabilmente fuori dal “controllo locale”. Il nuovo direttore é in carica da circa 5 mesi e in questo breve periodo é riuscito a scatenare la rabbia dei sindacati che a mio modo di vedere rappresenta solo una cosa.

Ma cosa avrá mai fatto questo direttore in 5 mesi? un Breve elenco:

Risultati operativi:

  • +16% dei visitatori nel 2015 rispetto al 2014
  • +20% degli incassi nel 2015 rispetto al 2014
  • Visite a Febbraio 2016 +70% e incassi raddoppiati rispetto allo stesso mese del 2015

Ristrutturazioni organizzative

  • Vietato l’utilizzo di auto proprie da parte dei 150 addetti alla vigilanza che potranno spostarsi solo con mezzi della Reggia
  • Spostamento di mansione per alcuni dei 230 dipendenti
  • Abolizione del giorno di chiusura

….Sembra addirittura voglia ristrutturare il servizio per migliorarlo.

Dopo questo elenco é ovvio che i sindacati pubblici si siano ribellati, no? La richiesta é evidente … lavorare la risposta é ancora piú ovvia, no.

Cosí le organizzazioni sindacali hanno scritto direttamente al ministero dei beni culturali per denunciare l’operato del nuovo direttore accusandolo di:

  • Non seguire le regole di sicurezza della struttura
  •  Di aver spostato personale di vigilanza a compiti amministrativi senza una “contrattazione”
  • Di aver organizzato eventi nei locali della Reggia utilizzando del personale oltre l’orario di lavoro e senza aver prima comunicato il tutto alle organizzazioni sindacali
  • Di non aver ancora adeguato il sistema di rilevamento delle timbrature giornaliere come rischiesto.

Il comunicato si dispiace infine di rilevare che alla fine dei 5 mesi di attivitá del nuovo direttore:

  • Si insiste nel NON rispettare le regole
  • C’é una completa anarchia del personale di accoglienza e vigilanza
  • Il direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale
  •  Gli orari degli uffici Amministrativi sono stati estesi dalle 7:00 alle 18:30 e questa ampia fascia oraria non garantisce la normale gestione dell’utenza

Qui trovate il testo originale.

Insomma mai provare a cambiare, mai provare a chiedere qualche sforzo aggiuntiv

Tutti i giornali hanno riempito ovviamenti le loro pagine di commenti negativi sulla vicenda e persino Susanna Camusso ha criticato la lettera. Il Premier Renzi ha ovviamente sfruttato la situazione per esporsi mediaticamente contro “i fannulloni”.

L’evento non puó che far riflettere: Se un dirigente statale si permette di stare in ufficio piú a lungo perché deve esistere un sindacato che lo accusa di mettere in pericolo tutta la sicurezza dell’intera struttura? Se un dirigente pubblico cerca di cambiare (immagino per ottimizzare) la sua struttura perché deve esistere un’organizzazione sindacale che si permette di radiografare qualunque cambiamento?

Non ho numeri, né documenti, né testimoni per dimostrare che si difendano privilegi o condizioni lavorative favorevoli ma ammetto che tutto mi fa pensare in questa direzione.

Come ha scritto giustamente l’Huffington Post: Perché nessuno ha mai scritto una lettera in cui si evidenziavano i rischi di sicurezza della struttura quando l’allora esponente politico Nicola Cosentino possedeva le chiavi del parco nel quale poteva accedere liberamente per fare jogging? La sicurezza forse non era un problema per un politico che attualmente é rinchiuso nel carcere di Terni per la sua lunga lista di accuse di corruzione, riciclaggio di rifiuti tossici e collusioni varie con la camorra? Perché nessun rappresentante sindacale ha mai scritto qualcosa a riguardo?

Ripeto: Non ho prove ma sicuramente un dubbio immenso che nessuno mi toglierá mai. Mai chiedere di lavorare a chi non é capace, mai cambiare quello che non funziona, il non funzionamento é parte del piano.

A riprova dei miei dubbi ho le prove di aver ragione.

reggia manifesto

Chiedetevi perché nessuno investe in Italia?

La crescita Italiana non c’é ma in ogni caso ringraziate Marchionne che ci ha salvato i conti

Il 1mo Marzo 2016 l’ISTAT ha rilasciato i dati sulla crescita del PIL Italiano del 2015. Non c’é molto da dire il valore di crescita (2015 su 2014) dello 0,8% é piú basso rispetto alle roboanti dichiarazioni di chi vede un nuovo miracolo Italiano.

Il miracolo penso sia chiaro ancora non é arrivato e siamo ben lontani dai valori storici e  sopratutto lontani dagli altri paesi Europei che giá non brillano.

Ascoltando la puntata del 5 di Marzo dei Conti della Belva su Radio 24 é emerso un dato molto interessante su questa Non-crescita Italiana. Il contributo arriva dal sempre attento Mario Seminerio che ci evidenzia lo spaccato del contributo a questo valore dell’0,8%.

Il valore di crescita finale é stato poi corretto ad un ancora peggiore 0,6% poiché nel 2015 si sono lavorati 3 giorni in piú e la normalizzazione dei valori ha portato quindi ad un dato peggiorativo ma non é questo il soggetto del post. Rimanendo comunque sullo 0,8% lordo (dato che comunque viene considerato in sede Eurostat) é interessante vedere le componenti che hanno contribuito maggiormente a questo valore.

Qui sotto la tabella riassuntiva del report di ISTAT.

Controbuti alla crescita del PIL

Tutto il valore della crescita é composto da una domanda nazionale del 0,5% e da un’aumento delle scorte dello 0,5%. La domanda estera riduce di una componente dello 0,3% e per arrotondamenti si arriva al fantomatico 0,8%.

Senza entrare nel merito dei tecnicismi ma facendo alcune considerazioni la crescita Italiana ha una componente dello 0,6% composto da investimenti e scorte (beni prodotti e non ancora venduti). Lo 0,6% pesa per il 75% del totale della crescita ovvero un valore non trascurabile.

L’ISTAT rilascia una nota in merito:

“La crescita in volume degli investimenti fissi lordi (0,8% nel 2015) ha segnato un’inversione rispetto agli scorsi anni (-3,4% nel 2014). Si sono registrati aumenti per gli investimenti in mezzi di trasporto e in macchinari e attrezzature, rispettivamente, del 19,7% e dell’1,1% mentre hanno segnato diminuzioni la componente delle costruzioni (-0,5%) e quella dei prodotti della proprietà intellettuale (-0,4%).”

Praticamente l’ISTAT ci dice che il mercato automobilistico (in tutta la sua filiera) ha contribuito per quasi un 20% agli investimenti.

Ma chi produce automobili in Italia? Non conoscendo molti produttori Italiani al dí fuori di FCA credo sia il caso di rivedere l’opinione che molti hanno del gruppo e del suo rappresentante in capo Marchionne. Io personalmente non ho mai avuto dubbi sulle capacitá di Marchionne e sopratutto sul contributo (costantemente sottovalutato) che ha dato a FIAT e indirettamente all’Italia.

Certo é difficile fare lo scorporo di questi numeri e capire quanto effettivamente é merito del gruppo FCA ma se tanto mi da tanto occuperá un valore proporzionale alle sue dimensioni. Questi valori di crescita sono lontani da una condizione di ripresa ma é certo che il contributo del mondo Automobilistico ha contato per un valore impressionante.

Non vogliamo attribuire questo 75% tutto a Marchionne? Bene non facciamolo ma almeno cerchiamo di essere imparziali quando si guardano i numeri, quelli senza colore e senza politica. Cerchiamo di tenerle a mente queste cifre quando si commentano socialmente i risultati di manager milionari che solo per Status sociale sono colpevoli. Le capacitá nel nostro paese non vanno pagate nemmeno di fronte ai risultati. Alla prova dei fatti anche un Manager Multi milionario ha dato di piú di tanti politici da quattro soldi che dei propri numeri non devono mai rispondere nemmeno quando rappresentano le nostre tasche e il nostro futuro.

Ci sono nel marcato scelte di internazionalizzazione che per forza non vogliono sempre dire che il lavoro scompare verso altre parti. Se esistono delle opportunitá al di fuori del mercato nazionale (che sicuramente non ha salvato FIAT) perché non cercare di prenderle? Prima o poi le strategie ripagano perché una persona non é pagato qualche milione all’anno per scaldare una poltrona come il resto dei suoi critici. Nessuno é santo e gli errori ci sono sempre ma la direzione é ben diversa rispetto alle previsioni critiche che negli anni gli sono state rivolte. Una sconfitta per la politica populista e per quelle “lotte di categoria” che primeggiano nel loro ruolo solo nelle disavventure perché di meriti in questi successi proprio non ne hanno lasciato segno.

In bocca al lupo FCA.