La crescita Italiana non c’é ma in ogni caso ringraziate Marchionne che ci ha salvato i conti

Il 1mo Marzo 2016 l’ISTAT ha rilasciato i dati sulla crescita del PIL Italiano del 2015. Non c’é molto da dire il valore di crescita (2015 su 2014) dello 0,8% é piú basso rispetto alle roboanti dichiarazioni di chi vede un nuovo miracolo Italiano.

Il miracolo penso sia chiaro ancora non é arrivato e siamo ben lontani dai valori storici e  sopratutto lontani dagli altri paesi Europei che giá non brillano.

Ascoltando la puntata del 5 di Marzo dei Conti della Belva su Radio 24 é emerso un dato molto interessante su questa Non-crescita Italiana. Il contributo arriva dal sempre attento Mario Seminerio che ci evidenzia lo spaccato del contributo a questo valore dell’0,8%.

Il valore di crescita finale é stato poi corretto ad un ancora peggiore 0,6% poiché nel 2015 si sono lavorati 3 giorni in piú e la normalizzazione dei valori ha portato quindi ad un dato peggiorativo ma non é questo il soggetto del post. Rimanendo comunque sullo 0,8% lordo (dato che comunque viene considerato in sede Eurostat) é interessante vedere le componenti che hanno contribuito maggiormente a questo valore.

Qui sotto la tabella riassuntiva del report di ISTAT.

Controbuti alla crescita del PIL

Tutto il valore della crescita é composto da una domanda nazionale del 0,5% e da un’aumento delle scorte dello 0,5%. La domanda estera riduce di una componente dello 0,3% e per arrotondamenti si arriva al fantomatico 0,8%.

Senza entrare nel merito dei tecnicismi ma facendo alcune considerazioni la crescita Italiana ha una componente dello 0,6% composto da investimenti e scorte (beni prodotti e non ancora venduti). Lo 0,6% pesa per il 75% del totale della crescita ovvero un valore non trascurabile.

L’ISTAT rilascia una nota in merito:

“La crescita in volume degli investimenti fissi lordi (0,8% nel 2015) ha segnato un’inversione rispetto agli scorsi anni (-3,4% nel 2014). Si sono registrati aumenti per gli investimenti in mezzi di trasporto e in macchinari e attrezzature, rispettivamente, del 19,7% e dell’1,1% mentre hanno segnato diminuzioni la componente delle costruzioni (-0,5%) e quella dei prodotti della proprietà intellettuale (-0,4%).”

Praticamente l’ISTAT ci dice che il mercato automobilistico (in tutta la sua filiera) ha contribuito per quasi un 20% agli investimenti.

Ma chi produce automobili in Italia? Non conoscendo molti produttori Italiani al dí fuori di FCA credo sia il caso di rivedere l’opinione che molti hanno del gruppo e del suo rappresentante in capo Marchionne. Io personalmente non ho mai avuto dubbi sulle capacitá di Marchionne e sopratutto sul contributo (costantemente sottovalutato) che ha dato a FIAT e indirettamente all’Italia.

Certo é difficile fare lo scorporo di questi numeri e capire quanto effettivamente é merito del gruppo FCA ma se tanto mi da tanto occuperá un valore proporzionale alle sue dimensioni. Questi valori di crescita sono lontani da una condizione di ripresa ma é certo che il contributo del mondo Automobilistico ha contato per un valore impressionante.

Non vogliamo attribuire questo 75% tutto a Marchionne? Bene non facciamolo ma almeno cerchiamo di essere imparziali quando si guardano i numeri, quelli senza colore e senza politica. Cerchiamo di tenerle a mente queste cifre quando si commentano socialmente i risultati di manager milionari che solo per Status sociale sono colpevoli. Le capacitá nel nostro paese non vanno pagate nemmeno di fronte ai risultati. Alla prova dei fatti anche un Manager Multi milionario ha dato di piú di tanti politici da quattro soldi che dei propri numeri non devono mai rispondere nemmeno quando rappresentano le nostre tasche e il nostro futuro.

Ci sono nel marcato scelte di internazionalizzazione che per forza non vogliono sempre dire che il lavoro scompare verso altre parti. Se esistono delle opportunitá al di fuori del mercato nazionale (che sicuramente non ha salvato FIAT) perché non cercare di prenderle? Prima o poi le strategie ripagano perché una persona non é pagato qualche milione all’anno per scaldare una poltrona come il resto dei suoi critici. Nessuno é santo e gli errori ci sono sempre ma la direzione é ben diversa rispetto alle previsioni critiche che negli anni gli sono state rivolte. Una sconfitta per la politica populista e per quelle “lotte di categoria” che primeggiano nel loro ruolo solo nelle disavventure perché di meriti in questi successi proprio non ne hanno lasciato segno.

In bocca al lupo FCA.

Letture per il weekend – 24 Gennaio 2015

Sembra che la digitalizzazione del mercato automotive sia una delle maggiori innovazioni presentate al CES 2015. [link all’articolo]

Gli scenari futuri dell’Europa relativi alla situazione Greca e alle sue elezioni del 25 di Gennaio. [link all’articolo]

Un articolo che condivido solo parzialmente a riguardo delle non strategie di Fiat e Marchionne. Ne ho scritto in maniera piú estesa la scorsa settimana. [link all’articolo]

Chiara spiegazione di cos’é il famoso Quantitave Easing di Draghi ovvero il tentativo di stampare moneta per alzare l’inflazione. [link all’articolo]

Ma cosa ha fatto Draghi ieri? [link all’articolo]

In Inghilterra versa la Net Neutrality. [link all’articolo]

Marchionne e la bella notizia che nessuno vuole sentire

Ecco qui il vostro disfattista di professione che ha deciso di scrivere qualcosa di positivo. Molto probabilmente sará positivo solo per me perché non mi sembra di aver trovato grossi riscontri nelle maggiori testate giornalistiche né tantomeno commenti a favore in rete. Diciamo la notizia é passata abbastanza inosservata ma la cosa non mi stupisce. L’argomento é sempre stato molto dibattuto e fra Diavolo e Acqua Santa io mi sono schierato per quello che l’opinione pubblica ha spesso descritto come il Demonio: Sergio Marchionne.

La notizia si riferisce alla piena riapertura dell’impianto produttivo di Melfi e all’assunzione di 1500 nuovi lavoratori e considerando il periodo la trovo una buona notizia.

Ho sempre apprezzato il manager Sergio Marchionne mentre é stato sempre criticato dalla stanpa e dall’opinione pubblica che lo accusava di essere semplicemente un esperto di finanza e non di auto. Uno che tagliava e non creava occupazione. Ai tempi degli attriti con la FIOM ho fatto sempre molta difficoltá a trovare commenti favorevoli su Marchionne. Poco mi importa ipoiché ognuno ha le sue idee e io le mie.

Avevo giá scritto (un pó superficialmente) qui del mio scetticismo alle critiche su Marchionne specialmente quelle che arrivavano dalla classe politica che reputo particolarmente ignorante in materia economica. Non mi sorprendo che un Manager da Milioni di Euro possa non essere simpatico alla classe media Italiana ma mi aspetto che la classe politica sia in grado di costruire i propri commenti su basi un pó piú concrete dei soli “sentori di pancia da bar di paese”.

Il personaggio Marchionne mi ha sempre affascinato per il suo modo di esprimere i concetti: Chiari e diretti, con una bassa propensione alla diplomazia e all’uso della politica che lo differenza in questo mondo di leccaculisti dei politici di turno. Mi sembra semplicemente una persona concreta e diretta in grado di raggiungere i propri obiettivi (per quello che posso vedere dai numeri). La ragione principale della mia stima (sí, lo stimo) viene sopratutto dal fatto che senza Marchionne la FIAT sarebbe giá scomparsa da anni. Basta guardare come si sono trasformati i bilanci dopo il suo arrivo. Chi lo critica puó mettersi ad elencare tutta una serie di aspetti negativi, accusarlo di aver messo a posto i bilanci solo con tagli, di non aver fatto investimenti ma la realtá é che ha evitato l’estinzione della manifattura automobilistica Italiana. Non so giudicare (sono onesto, Io) i metodi perché le mie conoscenze economico-finanziarie non mi permettono di criticare un piano economico aziendale. Io mi limito a misurare i risultati e questi sono indiscutibili. Molto probabilmente tutte le critiche che ho letto e sentito erano basate su competenze maggiori delle mie o molto probabilmente, come credo, erano spinte da sentimenti di pancia anti-capitalista sotto la solita bandiera del “padrone cattivo” (e milionario perché mai dimenticare che in Italia la ricchezza é sempre negativa).

Non ho la presunzione di dare una valutazione dei suoi metodi ma mi permetto di essere abbastanza critico quando segretari nazionali di organizzazioni sindacali invece di discutere sul come accordarsi con l’azienda ne criticano i piani economici e i metodi di produzione. Sí perché é arci noto che un sindacalista ha molta piú competenza di un Amministratore Delegato nel gestire le aziende. A me sembra presunzione ad altri la norma. Io penso che ognuno debba fare il proprio lavoro, al manager il piano economico al sindacalista la negoziazione con l’azienda. Ma l’Italia sembra spesso un pianeta lontano dove il Sindacalista discute degli investimenti e il politico di turno il piano economico che l’Amministratore Delegato deve applicare. Fortunatamente nel caso di Marchionne questo meccanismo non si é piú innescato.

La notizia diffusa in questi giorni della piena riapertura dell’impianto di Melfi porterá alla fine della cassa integrazione e il rientro di tutti i 5418 lavoratori, lo spostamento di altri 350 operai da altri impianti e l’assunzione di 1500 nuovi posti di lavoro.

Sono sicuro che anche questo non sará esente da critiche perché ovviamente qualcuno proverá a smontare la cosa:

  • Sono solo interinali
  • Produzione provvisoria senza garanzia per il futuro
  • Assume adesso e poi licenzia dopo
  • Non ci sono strategie per il futuro
  • Non ci sono investimenti (per la cronaca il tutto ha un costo/investimento di 1 Miliardo di Euro)

Nonostante io sia il disfattista mi importa poco di come/quando/perché. Mi interessa che qualcosa riparta nel nostro paese in questo periodo di stagnazione estremamente pesante. Non mi importa se FIAT ha messo la sede a Londra perché sono scelte che non so giudicare e fondamentalmente penso che il nostro Stato Italiano non si merita queste aziende mentre penso invece che gli Italiani si meritino questi posti di lavoro.

Non mi interessa se questo é un regalo per Renzi che sará sicuramente l’unico a mettersi la medaglia sulla giacchetta. Le dichiarazioni di Marchionne sul legame fra Jobs Act e queste assunzione é un puro e semplice regalo. Le modifiche fatte dal Governo Renzi sui contratti lavorativi non sono ancora in vigore ma in ogni caso non sono cosí incisive. Marchionne ha assunto interinali e l’avrebbe fatto con o senza Jobs Act quindi Renzi non ha grossi meriti ma i regali gratuiti si possono anche fare.

Mi interessa invece che non ci siano aiuti pubblici (qualcuno me li elenchi se ha le prove del contrario), che la FIAT abbia vinto una battaglia contro una rappresentanza sindacale FIOM completamente anacronistica che non condivido nemmeno per uno 0,1%. Mi interessa che piú di 7000 persone + indotto avranno di nuovo lavoro, stipendio e che lo possano investirlo per il loro futuro.

Non sará definitivo? é un piano solo triennale? Puó essere ma intanto non c’é alternativa perché il lavoro si puó garantire solo quando l’economia funziona bene e il mercato dell’auto come tanti altri mi sembra molto piú che fermo.

Marchionne non ha piani di investimenti per il futuro? non ha strategie? non ha una visione? Sottovaluta il futuro? Puó essere, non lo so, non lo posso sapere come non lo possono sapere tanti critici da bar del momento perché gli esperti in materia non si trovano su Facebook.

Solo il futuro potrá dare ragione ad uno o all’altro ma dal mio punto di vista il presente e il passato hanno giá dato delle buone risposte che pochi sembrano aver letto.

La notizia é che Sergio Marchionne é stato assolto in primo e secondo grado. Aspettiamo la cassazione per la sentenza definitiva.

La lettera della Boldrini a Marchionne, immagine di una classe politica decadente

Boldrini-Marchionne     Tutto parte dal solito post su Facebook in cui si esaltava il rifiuto del Presidente della Camera Laura Boldrini ad incontrare l’AD di FIAT Sergio Marchionne.

Ovviamente il comune punto di vista indica Marchionne come il cattivo “Padrone” sfruttatore e schiavista mentre la Boldrini la paladina della giustizia e difensore delle classi sociali piú povere oppresse da questa globalizzazione senza cuore.

Mi spiace deludere ma la questione é un pó diversa e non é solo un mio punto di vista. Marchionne é un manager che nella sua carriera in FIAT ha preso le redini un’azienda sull’orlo del tracollo e l’ha ristrutturata. La Boldrini invece era una giornalista poi passata a ricoprire ruoli in organizzazioni pseudo pubbliche quali FAO, World Food Programme o la (ben nota?) High Commissioner for Refugees (UNHCR). Dal 2013 eletta nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertá é stata poi eletta a presidente della Camera. Diciamo per la Boldrini un diverso grado di responsabilitá per i propri risultati.

Il Presidente Boldrini ha deciso di declinare l’invito di Marchionne per una visita ad un impianto di produzione FIAT. Le motivazioni sono diverse ma alla radice del rifiuto c’é il fatto che il Presidente avesse giá incontrato lavoratori e sindacalisti (La Fiom di Landini per la precisione) e non riteneva utile incontrare in questo periodo di crisi chi (Marchionne) non innova, de-industrializza e gioca al ribasso sui diritti dei lavoratori (usando le sue stesse parole).

Come sempre in Italia il risanamento dell’economia lo possono fare solo Sindacalisti e Politici e mi sembra giusto notare che i risultati raggiunti negli ultimi 30 anni sono tutt’altro che ottimi. Ma questo sembra essere un dettaglio per l’opinione pubblica.

La Gestione di Marchionne

E’ buona norma accompagnare i concetti con numeri a sostegno e quindi elenco di seguito alcuni dati sulla questione FIAT di Marchionne.

–         L’utile dell’azienda nel 2004 era a -4,4% nel giro di 2 anni é passato nel 2006 a +1,5%. Portandosi poi stabilmente nel 2009 a +2,4%.

–         Il Mercato dell’auto 2004-2009 per i diversi costruttori era:

  •  Volkswagen +7,4%
  • Toyota -7,2%
  • Ford -10,9%
  • Pegeot -11,1%
  • Renault -14,1%

Mentre dopo la cura Marchionne la FIAT ha totalizzato nel periodo un

  • FIAT +11,1%

 Marchionne é riuscito a far recuperare posizioni e mercato ad un’azienda quasi morta riportandola competitiva nel mercato. Questo peró non viene quasi mai ricordato. Dopo il 2009 é poi arrivato quel periodo chiamato crisi in cui ovviamento il crollo é stato forte e di difficile gestione con un mercato dell’auto Europeo in caduta libera per tutti i produttori. Ma la FIAT in qualche modo ha resistito e cercato nuovi spazi nel marcato Americano.

Questi sono probabilmente solo dei dettagli per il Presidente Boldrini. Meglio giocare sul “si spostano gli stabilimenti all’estero” o si riducono i diritti (dove?) dei lavoratori. Purtroppo per il Presidente della Camera se si analizzano i risultati finanziari di FIAT prima e dopo Marchionne viene da pensare che forse non staremmo nemmeno piú nel 2013 a discutere di FIAT. Molto probabilmenta questa azienda non sarebbe nemmeno piú esistita.

La Gestione Pubblica dell’Economia

La Boldrini rappresenta l’Istituzione Pubblica cioé quello Stato che tanto ha aiutato la crescita Italiana negli ultimi anni. Dati alla mano vediamo come l’economia Italiana gestita e diretta da queste efficienti Istituzioni Pubbliche ha avuto un andamento tutt’altro che positivo.

Andamento PIL Italiano 2000-2011

 Andamento del PIL 2000-2011

Il PIL giá nullo nel 2003 é continuato a non crescere o a crescere pochissimo. Certo non é il PIL il risultato della sola gestione pubblica ma sicuramente qualche responsabilitá esiste.

Inoltre la classe politica discute con lavoratori e sindacati ergendosi a difensore del lavoro e del lavoratore chiediamoci sorpresi come mai:

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Andamento della disoccupazione 2005-2012

In un paese in cui le istituzioni si preoccupano cosí tanto dei lavoratori non si capisce come mai la disoccupazioni cresceva giá dal 2007 senza che nessuna reale azione sia mai stata fatta per contrastarla.

Oppure in un paese in cui le istituzioni si dicono a favore dell’economia come mai l’aumento della tassazione su salari e imprese (e di conseguenza la riduzione delle risorse per l’economia) sono sempre e solo l’unico modo per coprire la costante crescita della spesa pubblica? Perché lo stato cosí premuroso non prova nemmeno lontanamente a ridurre la sua spesa?

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Investire in Italia

Il Presidente Boldrini nella sua lettere dice inoltre :“Per ogni fabbrica che chiude e per ogni impresa che trasferisce la produzione all’estero, centinaia di famiglie precipitano nel disagio sociale e il nostro sistema economico diventa più povero e più debole nella competizione internazionale”

Ma con i numeri sopra elencati pensiamo veramente che l’Italia sia il paese dove é meglio investire?

Ce lo conferma infatti la „Word Bank” che nella classifica mondiale ci mette al 73mo posto come paese in cui fare business.

Ci posizioniamo dopo Turchia, Romania, Bulgaria, Polonia, Azerbaijan, Ghana, Botswana, Rwanda, e ovviamente tutti gli altri paesi Europei ci superano prepotentemente.

Presidente Boldrini forse conviene chiedersi perché le aziende straniere non investono in Italia e quelle Italiane preferiscono investire all’estero. Non sono cattive é che loro seguono i loro interessi e preferiscono paesi in cui le condizioni e i servizi pubblici sono migliori. Non per altro che alla voce “Pagamento tasse” siamo al 131mo posto. Sará un caso?

Certo a quei tempi la Boldrini pensava forse alla fame nel mondo e non faceva parte del Parlamento ma lei adesso rappresenta le Istituzioni che hanno (e stanno) portando il paese allo sfascio. Sono pronto a scommettere che la crescita non cambierá nemmeno dopo la legislatura della Boldrini e se lo fará non sará sicuramente per merito delle Istituzioni.

I “Grandi decreti” sul lavoro -2013

Le colpe passate non possono essere attribuite alla Boldrini e all’attuale Governo. Giusto. E allora vediamo cosa ci sta preparando la squadra di Letta per il roseo futuro Italiano.

E’ stato da poco approvato il “decreto lavoro 2013” che come correttamente  sintetizza il sito noisefromamerika.org ha al suo interno alcune contraddizioni:

–         Riduzione del costo del lavoro di 1/3 per 18 mesi per i neoassunti. Quindi é chiaro il fatto che la tassazione é troppo alta. Allora perché non riducete le tasse per tutti i lavoratori?

–         Vantaggi per chi assume lavoratori in Cassa Integrazione. Se si pensa che la Cassa Integrazione serva a qualcosa e che il posto di lavoro prima o poi tornerá allora perché si fanno queste agevolazioni? E’ chiaro anche al Governo che non si salva un posto di lavoro se il lavoro non c’é piú ma piuttosto che cancellare la CIG si preferisce agevolare le assunzioni.

–         Il decreto riduce la lunghezza della “pause” obbligatorie tra un contratto temporaneo e un altro introdotte dalla riforma Fornero: da 60-90 giorni a 10-20. É forse questo un modo per aiutare il precariato? Non sono forse queste pause delle stupide forme di sfruttamento per poter mantenere illimitatamente il contratto a tempo determinato e la precarietá? Se non si é d’accordo sul precariato allora perché si mantengono queste pause? Eliminatelo no?

–         Fissare incentivi per i giovani meno qualificati secondo i calcoli di noisefromamerika.org portano a salari LORDI di 1350 Euro al mese per contratti a tempo indeterminato. E’ questo forse un ottimo risultato?

Questo é quello che il Governo del Presidente Boldrini sta preparando per risolvere i problemi dell’occupazione in Italia. E’ ancora il caso di accusare Marchionne di schiavismo?

Ricerca e Innovazione, hai capito Marchionne?

Nella sua lettera la Boldrini non si ferma nelle sue affermazioni azzardate e continua a ricordare a Marchionne la corretta via :”Affinché il nostro Paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell’innovazione, tanto dei prodotti quanto dei processi.”

Caro Marchionne é chiaro? Oltre ad essere schiavista lei non prova nemmeno ad investire in ricerca e sviluppo.

Ma vediamo qualche numero in merito:

–         Sembra che nel 2009 la FIAT abbia incrementato il suo investimento in ricerca e sviluppo per un +14,1% posizionanadosi al 3o posto in Europa fra i produttori automotive. “The automobiles & parts sector is the third worldwide, accounting for 17.1%, but the first in EU and Japan, accounting respectively for 25.0% and 27.0%. Despite being the first sector hit by the economic crisis, some automobile companies had double-digit R&D growth in the last year: Volkswagen (+20.4%), Peugeot (+14.4%) and Fiat (+14.1%). Others reduced their R&D investment considerably, e.g. Renault (-9.2%), Daimler (-9.1%), BMW (-8.9%), Ford Motor (-2.7%), and General Motors (-1.2%).”

–         Nel 2011 La FIAT si posizione al 18mo posto in Europa fra le aziende che investono di piú in Ricerca e Innovazione.

–         FIAT é la 1a azienda Italiana che investe in Ricerca con piú di 2 Miliardi nel 2011.

A questo link potete vedere il report 2012 della Comunitá Europea con l’elenco delle migliori aziende che investono in ricerca e sviluppo. Molto probabilmente se si critica la FIAT sugli investimenti vorrá dire che lato Pubblico i numeri sono piú che dignitosi.

Da questo interessante documento ISTAT si trova invece la fotografia della situazione Europea sugli investimenti in Ricerca nei diversi paesi dell’unione.

Prendo da questo report solo alcuni grafici che mi sembrano piú significativi:

R&D EU

Qui il posizionamento dell’Italia nel 2010. Investimenti per ricerca in rapporto al PIL.

L’Italia ha investito nel 2010 l’1,3% del PIL ben lontano dalla soglia del 3% fissato come obiettivo Europeo per il 2020.

E questa la situazione degli occupati in ambito di ricerca scientifica in Italia.

Impiegati Scientifici

Il quadro é ancora piú deprimente del precedente considerando che l’Italia é la 3a economia Europea (a differenza di FIAT rispetto alle altre aziende Europee) .

Questi strepitosi risultati nazionali danno ragione alla Presidente Boldrini che chiede un miglioramento della situazione in termini di investimenti in ricerca e innovazione. Quello che non si capisce invece é perché mettere questo punto proprio in una lettera verso un’azienda la FIAT che anche se non brilla a livello Internazionale é pur sempre la prima a livello nazionale come investimenti. Perché?

PS: La parola cultura fra ricerca e Innovazione rimane ancora un dubbio interpretativo. Immagino sia la rimanenza di quella filosofia Vendoliana che tanto piace agli illuminati ma poco serve all’economia. In ogni caso lo stato Italiano negli ultimi anni ha tagliato i contributi sia alla cultura che all’Istruzione specialmente quella Universitaria. Quindi anche su questo punto le Istituzioni non brillano.

“Lavorare tutti Lavorare meno” il sotto-pensiero di Landini

Vorrei dedicare un piccolo spazio anche a Maurizio Landini colui che sembra essere diventato un consigliere delle Istituzioni. Negli ultimi mesi ha cambiato la sua descrizione su Wikipedia poiché precedentemente non vi erano riferimenti ad alcuna attivitá lavorativa svolta dal nostro filosofo del lavoro. Adesso finalmente nella sua pagina  di Wikipedia come prima riga si legge “Ho cominciato a lavorare a 15 anni, a fare l’apprendista saldatore. Eravamo un gruppo di ragazzi giovani, lavoravamo in una cooperativa di Reggio Emilia.”  Bene adesso il marketing é a posto, l’ha fatto Oscar Giannino non lo puó fare Landini? E stranamente questa storia la ripete ad ogni apparizione in TV, sará necessario ricordarla ogni volta? Non ho nessun problema se un Dirigente Sindacalista non ha mai lavorato se non all’interno di istituzioni pseudo politiche, ma la cosa mi fa sorridere. Ovviamente come per Marchionne, non bisogna essere meccanico per fare l’AD in FIAT, giusto?

Ma andiamo al nostro Dirigente. Il pensiero di Landini é fermo agli anni 70 periodo storico diverso dove esisteva una situazione economica molto differente e in crescita. Nel frattempo il mondo é cambiato e purtroppo l’economia non é piú la stessa sopratutto nel mercato metalmeccanico. Lui inflessibile difende il “Posto di Lavoro” (e non il Lavoro) fino alla morte anche se quel posto di lavoro non esiste piú per conclamata crisi. Secondo Landini per esempio é possibile lavorare tutti e lavorare meno. A dir la veritá é una teoria diffusa spesso ripetuta da altri difensori del posto di lavoro. Sarebbe ogni tanto utile spiegarne il funzionamento di una regola del genere ma ovviamente le capacitá sono quelle che sono.

Con l’ausilio di un vecchio testo economico provo a spiegare questa rivoluzionaria teoria contro la disoccupazione. Riprendo il capitolo “Lavorare meno, Lavorare tutti” di un famoso libro di Henry Hazlitt (che consiglio vivamente a chi vuole capire alcuni concetti di base dell’Economia). Il libro é  “L’Economia in una lezione” scritto nel lontano 1946 ma ancora attualissimo per capire meccanismi economici di base e le negative distorsioni dello Stato nel ciclo economico di una nazione.

Nell’idea di Landini e di molti rappresentanti sindacali c’é la riduzione dell’orario di lavoro settimanale come metodo per combattere la disoccupazione. Vediamo cosa capiterebbe nella realtá seguendo gli esempi di Hazlitt:

–         Caso 1: Ore settimanali ridotte da 40 a 30 senza modifica della paga oraria

–         Caso 2: Ore settimanali ridotte da 40 a 30 con aumento della paga oraria per mantenere la paga settimanale invariata.

 Caso 1: La disoccupazione effettivamente diminuisce perché serve manodopera aggiuntiva. Ovviamente la nuova manodopera non sará immediatamente efficiente e pronta alla produzione e come prima conseguenza si avrá perdita di produttivitá. Supponiamo che come dice Hazlitt la nuova manodopera non aumenti i costi di produzione. In ogni caso i vecchi lavoratori avrebbero a fine mese un salario piú basso e quindi un ridotto “potere di acquisto”. Certo hanno raggiunto una conquista in termini di tempo libero ma a caro prezzo.

Per ovviare a questo problema noto i sindacati quindi propongono il Caso 2 ovvero “Mangiare e conservare la torta contemporaneamente”.

Caso 2: Per mantenere la paga settimanale é necessario un aumento del 33,3 % quella oraria. Quindi lavorando 30 ore la manodopera continuerá a ricevere la stessa paga settimanale. Quali sono le conseguenze:

–         Aumento dei costi di produzione.

–         Aumenti di Stipendio bloccati: Se prima della modifica gli operai erano pagati meno di quanto costi, prezzi e profitti potevano permettere si sarebbero potuti aumentare i salari mantenendo le 40 ore. Gli operai potevano lavorare lo stesso numero di ore ma guadagnare 1/3 in piú invece che 30 ore per la stessa cifra (non piú aumentabile).

–         Piú Disoccupazione: Se alla paga delle 40 ore gli operai ricevevano giá il piú alto salario consentito da costi, prezzi e profitti allora l’aumento del 33% supera di molto quella soglia. Il risultato di questo aumento sará un aumento della disoccupazione. Le aziende meno solide falliranno e gli operai meno efficienti perderanno il lavoro.

–         All’aumento dei costi di produzione i prezzi salgono e gli operai vedono diminuire il loro potere di acquisto. Da quel momento l’aumento della disoccupazione determinerá una riduzione della domanda e una riduzione dei prezzi.

Hazlitt ci dice inoltre che nel Caso 2 sará solo  un intervento monetario dello stato potrá determinare un nuovo aumento dei prezzi (e dei salari) grazie ad una politica inflazionistica.

Risultato del Caso 2: L’inflazione non é altro che un modo mascherato per ridurre i salari e si giungerá allo stesso risultato di ridurre la settimana lavorativa senza aumentare i salari.

Con questo piccolo esempio é facile capire come le storielle raccontate dai “difensori” del lavoro non sono in nessun modo applicabili nel mondo reale. Landini e i vari Sindacalisti non hanno una visione di insieme ma tendono ad analizzare ogni singolo caso come a se stante senza tenere in considerazioni gli impatti sulla collettivitá.

In malafede mi viene da pensare che il non-pensiero di Landini sia frutto di un’eterna propaganda elettorale per il mantenimento del proprio perimetro di potere. Atteggiamenti e mentalitá del genere peró non fanno altro che impattare negativamente l’intero sistema e il fatto che le Istituzioni Pubbliche ne condividano idee e principi é ancora piú preoccupante per il futuro del paese e per la sua ripresa.

Le garanzie per il posto di lavoro in Italia sono alte é inutile sentire Sindacati dire che i diritti sono diminuiti. Questo non é vero e l’Italia rimane un paese in cui il posto di lavoro é molto garantito ed é anche costoso in termini di tassazione. Aumentare gli investimenti pubblici a favore del lavoro come dice Landini richiede aumento delle tasse (considerato che lo Stato non taglia) e quindi un maggiore costo del lavoro.

In questo video Landini esprime il massimo dei suoi non-concetti. Il Lavoro é un diritto anche se non c’é e va mantenuto. Se non c’é produzione bisogna comunque mantenere il posto di lavoro secondo qualche non ben identificata legge economica. Serve piú spesa pubblica come se quella esistente non fosse giá troppa. Serve tassare le rendite quando le tasse sono giá a livelli stratosferici. Il “Padrone” cattivo fa profitti… mentre il fruttivendolo al mercato che fa? Regala tutto il suo bancone ai passanti. L’artigiano che fa vende a costo o fa profitto?

 

Conclusioni

Non era mia intenzione eleggere Marchionne ad eroe nazionale né tantomeno difenderlo a spada tratta. Era invece mia intenzione evidenziare quanto la politica Italiana sia miope e ignorante. La lettera delle Boldrini é un perfetto esempio di quanto questa ignoranza é profonda in Italia. Non sto dicendo che ogni imprenditore vada difeso in ogni sua azione ma vivo in un paese (la Germania) in cui lo Stato e le sue Istituzioni incontrano e collaborano con gli imprenditori e con loro decidono le politiche economiche. Il lavoro esiste grazie a chi fa investimenti non grazie ai sindacati. La difesa dei diritti deve essere fatta parlando con gli imprenditori poiché quale miglior diritto del lavoro stesso?

In Italia invece la classe politica rifiuta di incontrare gli imprenditori accusandoli di espropriare i lavoratori dei loro diritti e pensa che tutta la questione economica si risolva con le rappresentanze sindacali. Buona fortuna.

Sarebbe interessante capire le strategie economiche della politica ma viene il sospetto che sia il solito gioco dell’eterna campagna elettorale in cui a parole si difendono i deboli e a fatti si aumentano le tasse su tutti.

La classe politica si dovrebbe rendere conto che é lei la prima causa per cui aziende chiudono o emigrano all’estero. Semplicemente l’Italia NON é un paese in cui investire per colpa del peso eccessivo dello Stato che toglie risorse all’economia senza peró fornire alcun servizio valido. L’Italia ha una burocrazia farraginosa, una giustizia civile lenta, una legislazione fiscale e un fisco ai peggiori livelli Europei.

Evitare un invito di Marchionne dimostra una forte miopia nel non vedere dove siano i veri problemi dell’economia Italiana. Pensare che il problema dell’economia siano le  persone come  Marchionne é invece semplicemente ignoranza.

La Boldrini non é la causa ma sicuramente una delle prove della decadenza Italiana. Una decadenza fatta di un sistema pubblico invadente, famelico e distruttivo che piuttosto che ridurre il proprio peso preferisce trovare colpevoli altrove sostenuti da inesistenti teorie economiche.