La Fake News dei controlli sulle Fake News. La rete ci dice che non si puó e chi lo afferma é tecnologicamente ignorante.

Le Fake News non sono entrate nel panorama informativo da pochi anni ma sono sempre esistite da quando esiste l’informazione. Non voglio qui disquisire sulla vera definizione di Fake News: Che sia una pura notizia falsa o una notizia falsa creata ad hoc per colpire qualche personaggio pubblico poco importa.

Qualunque sia la natura della Fake News oggi giorno si discute sulla possibilitá di attuare qualche tipo di controllo o filtro per ridurne gli effetti “sociali”. Il fatto che ai giorni nostri le Fake news si presentino in gran numero attraverso la rete sembra motivare questa falsa convinzione che sia necessario attivare dei filtri per preservare la purezza dell’informazione. Questo concetto é se stesso una Fake News perché non é praticamente applicabile e chi lo afferma dice una falsitá.

Nelle scorse settimane prima il PD con Renzi e poi il M5S con Di Maio hanno dichiarato che servono dei controlli per verificare la veridicitá delle informazioni presenti in rete. Dicono che bisognerebbe responsabilizzare le aziende che convogliano le informazioni sul Web come Facebook, Google etc. in modo che attivino loro stesse dei controlli per poter verificare la veridicitá delle informazioni prima di pubblicarle. Di seguito alcuni numeri per capire perché queste teorie dirigiste non sono praticabili.

Fattore Economico

Le grandi aziende IT del Web (Service Internet Provider) hanno un modello di business abbastanza classico nonostante siano una realtá nuova nel panorama economico. I grandi Over The Top ovvero le aziende che offrono contenuti, applicazion e nuovi servizi IT senza possedere una vera e propria infrastruttura di rete, in gran parte si appoggiano su un modello di business basato sulla pubblicitá. Nella cosiddetta New Economy  il modello non é tanto diverso da quello che facevano le televisioni private negli anni 80. Le nuove aziende della New Economy hanno inoltre un modello semi-monopolistico. Il primo che arriva si prende tutto: Facebook per il social, Google per i motori di ricerca, Google-Youtube per il Video Social, WhatsApp per la messaggistica OTT, Twitter per il Social Messaging , Amazon per l’e-commerce etc. Questa posizione di monopolio porta ovviamente ad un enorme volume in termini di guadagni.

Qui sopra i Guadagni di Facebook in cui come si vede la pubblicitá conta quasi al 100%.

La corsa di Facebook e la sua posizione di monopolio ha portato l’azienda da un guadagno netto nel 2015 di 900Milioni di $ agli odierni quasi 5Miliardi. 5 volte il valore in 2 anni. Non male.

Questo per far capire che l’obiettivo di queste aziende é di far girare l’informazione qualunque essa sia, creare audience e vendere pubblicitá. Non c’é interesse né di veicolare informazione buona né informazione cattiva ma solo di far muovere le informazioni, generare “click” e guadagnare in pubblicitá.

Capiamo bene che accusare Facebook di mancati controlli é fuori da ogni logica perché non é responsabilitá dell’azienda controllare i contenuti condivisi dai propri utenti a meno di plateali infrazioni dell’ordinamento giuridico.

Per Facebook quello che é importante é l’utente non quello che condivide. L’importante é che l’utente faccia traffico. Infatti ogni utente ha un valore unitario di guadagno per Facebook (ARPU Average Revenue Per User). In Europa un utente Facebook vale 6.85$.

Qual’é il legame con l’informazione in questo caso? Queste aziende prendono i soldi della pubblicitá che prima era ad uso esclusivo dell’editoria ovvero dell’informazione certificata. Vedi sotto.

Il flusso delle informazioni e la pericolosa frammentazione digitale

Il grosso problema dell’informazione oggi non é tanto la Fake News in sé ma quanto il fatto che non si ha piú una chiara delimitazione fra fonti certificate/professionali con quelle scarse o addirittura false. Tutte le informazioni sono presentate alla persona attraverso nuovi canali (i social) che non sono canali ufficiali di propagazione dell’informazione né tantomeno come detto prima si propongono di sostituirli. La nuova comunicazione fra le persone ha preso la strada dei social per colpa delle persone stesse che hanno cambiato abitudini.

Nel grafico sotto si vede chiaramente qianto i Social siano diventati i luoghi in cui le persone acquisiscono la maggior parte delle informazioni (vere o false che siano). Non attraverso canali informativi professionali ma attraverso media che di norma non sono costruiti per informare ma solo per far muovere l’informazione. L’utente quindi, se non attento puó accedere a informazioni, parziali, scarse o addirittura false perché il social é diventato il nuovo contenitore senza filtri dove ognuno puó contribuire senza limiti.

Social media sites as pathways to news

Questo non implica che i Social debbano essere sottoposti a filtri o controlli “China Style”, ma semplicemente che la Fake News é il risultato di un fenomeno inarrestabile di diffusione delle informazioni attraverso canali non convenzionali.

Facile accusare il giornalismo di essere di parte o di pessimo livello ma resta il fatto che ogni giornalista gode di libertá di pensiero e opinione ma ha il dovere di riportare notizie vere e provate se non vuole incorrere in denunce. Il mondo editoriale invece é sotto forte pressione economica perché la sua fonte principale di guadagni (pubblicitá) si sta spostando altrove (vedi grafico precedente di Google). Gli incubatori di pubblicitá e guadagni basati sul flusso di informazioni sono proprio i nuovi canali che non certificano né controllano l’informazione stessa.

Pensare che l’informazione di rete sia la nuova via attraverso la quale il popolo oppresso finalmente conosce la veritá sempre nascosta dai poteri forti é semplicemente una falsitá . La rete é un grande mezzo di comunicazione ma per la sua assenza di controlli puó portare ad un inbarbarimento della societá se non viene preso con cautela. Quella che puó sembrare libertá di informazione puó essere invece il nuovo medioevo. Basta guardare cosa é successo negli ultimi tempi sulla discussione dei vaccini. La diffusione di notizie spesso troppo generiche hanno seriamente messo in discussione una delle piú grandi scoperte della medicina.

Questo di nuovo non vuol dire che servano i controlli perché sono impossibili ma semplicemente una nuova coscienza su quello che si legge che spesso deve essere accompagnato da accorgimenti minimi per non incappare in disinformazione.

Questo nuovo fenomeno di mega agglomerato di informazioni vere, scarse, false, non certificate nei nuovi contenitori sociali va sotto il nome di Frammentazione Digitale ed é spiegato in breve in questo video.

Filtrare o controllare é praticamente impossibile

Chi racconta che bisogna forzare i vari Facebook ad applicare dei filtri per il controllo delle informazioni non sa cosa sta richiedendo in termini di sforzo. Il filtraggio e controllo delle informazioni non é nelle prerogative dei Social e quindi la richiesta é di per se inutile. Ma se anche un Primo Ministro (primitivo) chiedesse che vengano applicate delle regole ai social qui sotto alcuni i numeri di cosa vorrebbe dire in termini di elaborazione:

Questo il numero giornaliero di utenti attivi su Facebook: 1,3 Miliardi di persone

Lo Facciamo ancora un filtro?

E gli altri OTT? Qui sotto la mappa completa del mondo Social. Certo non tutti hanno 1,3 Miliardi di utenti attivi al giorno ma il filtri e i controlli vanno fatti su tutti?

A Stunning Visual Map of the Social Media Universe

Lo Facciamo ancora un filtro?

Ma quante “transazioni informative” avvengono su internet ogni minuto?

Dobbiamo controllarle tutte caro Primo Ministro?

Internet Minute in 2017

E la domanda rimane sempre la stessa… lo facciamo ancora questo filtro?

La risposta mi sembra a questo punto ovvia, non é possibile. Non perché non si voglia ma perché non si puó. Non é praticabile il controllo di questo tsunami informativo che la rete porta ogni secondo. La mole di utenti e file da controllare é troppo grande. Lo sforzo richiederebbe un investimento difficilmente affrontabile per chiunque.

La questione é che esistono politici che essi stessi generano Fake News solo per il fatto che ne parlano in questi termini. Persone che non hanno le conoscenze tecniche necessarie per capire il fenomeno ma che legiferano. Personaggi che promuovono la rete come nuova fonte di veritá ma nello stesso tempo chiedono i controlli. Persone che invocano la rete senza nemmeno sapere come funzioni veramente.

L’onda dei social é inevitabile, le Fake News una conseguenza ma i controlli non applicabili. Quello che serve é la responsabilizzazione delle persone davanti ai nuovi strumenti, la consapevolezza di quello che puó nascondere l’informazione dai social. Questo é ancora  possibile, basta forse smetterla di guardare alle Fake News e alle Fake Person e concentrarsi su argomenti piú seri.

Il lento broadband burocratico Italiano

Italian slow broadband Un interessante articolo di Massimo Russo apparso su La Stampa del 30 Novembre 2015 mette a nudo ancora una volta il vero freno Italiano alla crescita e all’innovazione: Lo Stato ovvero proprio il soggetto che promette di rilanciare l’economia.

In questo blog ne ho giá scritto in tempi non sospetti, l’Italia é poco competitiva nella creazione del business per via del suo sistema pubblico inerte che invece di aiutare lo sviluppo economico ne é la causa della sua lentezza.

Principalmente parlo di:

  • Giustizia lenta
  • Burocrazia Complessa
  • Spesa pubblica inefficiente
  • Tassazione asfissiante

Se guardiamo la classifica dopo circa 1 anno vediamo che l’Italia ha guadagnato delle posizioni. Siamo passati dal 56mo posto nella classifica OCSE al 45mo.

Doing Business ranking

Nello specifico l’influenza della burocrazia sui lavori di costruzione (soggetto di questo post) sono  migliorati e l’Italia in 1 anno é passata dalla 116ma posizione all’86ma.

Dealing with construction permits

Come vediamo i paesi che ci circondano nella classifica non sono propriamente quelli con cui dovremmo confrontarci, sí certo c’é la sorpresa negativa dell’Olanda ma globalmente il paese occupa la 28ma posizione quindi non starei troppo a puntare il dito dalla nostra 45ma. L’articolo dell’ottimo Massimo Russo parla appunto della negativa influenza della burocrazia sui tempi dell’espansione del broadband Italiano.

La vergognosa informazione che Russo ci presenta é il numero di permessi necessari per la posa della fibra ottica.

“..23 permessi ogni 10 chilometri di fibra ottica posata. Vale a dire un’autorizzazione ogni 432 metri di cavo.” 

Non accusatemi di negativitá, sono valori da paese in via di sviluppo e non da paese Europeo.

A queste velocitá di posa dell’infrastruttura gli obiettivi Italiani (promessi) per il 2020 sono per Russo difficilmente raggiungibili. Ricordiamo che il Governo si é dato come obiettivi 2020 velocitá di accesso >30Mbps per il 100% della popolazione e >100Mbps per il 50% della popolazione. Quando la fantasia supera ogni ragionevole ottimismo considerate la posizione dell’Italia in Europa.

Ma dove sta il problema per la posa della fibra? Come al solito nella burocrazia che invece di snellire appesantisce le procedure. Le velocitá di posa ci dice Russo cambiano molto da Comune a Comune perché ogni territorio chiede autorizzazioni diverse e condizioni diverse.

Russo ci dice:” … Per questo motivo (semplificare nda) due anni fa, con il cosiddetto regolamento scavi, si è semplificata radicalmente la procedura. Ma, poiché non ci sono sanzioni, i comuni non applicano il regolamento e domandano agli operatori la stessa documentazione necessaria per la posa dei tubi di gas e fognature. Sommate Anas, vari uffici comunali, Arpa, Asl, enti provinciali, privati, e arrivate a 23 permessi. Con un’aggravante. Per tutelarsi da possibili danni, le amministrazioni chiedono agli operatori fidejussioni che possono arrivare fino a 4 milioni di euro per 10 chilometri. Garanzie che – una volta svolti i lavori – non vengono sbloccate, trasformandosi così in pesanti fardelli finanziari.’ 

Abbiamo di fatto delle regole per semplificare ma non riusciamo ad applicarle e regna una completa anarchia locale, tanto valeva non fare regole se poi non ne forziamo l’applicazione.

L’Istituto per la competitivitá I-com ha rilasciato un report su Reti e Servizi di nuova generazione che ci presenta una completa ma deludente fotografia del broadband Italiano. Il confronto Europeo é imbarazzante anche se ci sono finalmente delle notizie positive come vedere che Campania e Calabria sono le regioni piú virtuose per la posa della fibra, finalmente una buona notizia per il Sud e per il suo sviluppo futuro. Questa notizia peró non é sufficiente per brindare ad un successo perché Il report ci presenta la solita fotografia di un paese che non riesce ad accelerare e continua ad essere fanalino di coda in un settore strategico per tutta l’economia.

Copertura delle abitazioni

Attualmente il 30% delle case non é ancora connessa alla rate in  Banda Larga (Incluso la mia abitazione a 30km da Torino) e qundi manca ancora molto agli obiettivi da raggiungere in 4 anni. In ogni caso la fibra anche se non portata a tutte le abitazioni dovrá arrivare comunque nelle vicinanze per poter sfruttare tecnologie su rame che possono avvicinarsi agli obiettivi di banda.

Abitazioni connesse

Copertura della Next Generation Access

La cosiddetta NGA rappresenta il futuro del Broadband ovvero l’Ultra Broadband ovvero velocitá di accesso >di 30Mbps. L’Italia fa meglio della sola Grecia.

Copertura NGA

Attualmente il 4% della popolazione ha una velocitá di accesso > 30Mbps. Quindi per il solo primo obiettivo abbiamo 4 anni per raggiungere il rimanente 96%.

Velocit'a di connessione

Copertura in Fibra

Attualmente solo il 3,8% degli abbonamento broadband é in fibra. Probabilmente con la proposta di ENEL il Governo riuscirá ad aumentare questo valore poiché ogni casa avrá una fibra che la collega all’Armadio stradale di ENEL. Questo non vuole dire che l’armadio stesso sará necessariamente collegato alla rete broadband ma statisticamente fa sembrare l’obiettivo centrato.

Connessioni in Fibra

L’Italia é uno dei paesi con l’aumento migliore anno su anno per l’allargamento della copertura broadband. Sembra un dato positivo ma non lo é, i paesi a cui dobbiamo confrontarci non crescono perché hanno risolto il problema della copertura con un certo anticipo e adesso sono concentrati nell’incremento delle velocitá di accesso. Gli unici paesi con i nostri valori di crescita sono i paesi Europei in via di sviluppo.

Crescita del Broadband

A fronte di numeri del genere, alle informazioni di Massimo Russo é ovvio che le affermazioni dell’Ad di ENEL sulla copertura in fibra risultano molto auto referenziali ma non sufficienti alla causa del Digital Divide. Anche se ENEL riuscisse ad evitare la burocrazia per il cablaggio fibra fino alle abitazioni (dal contatore alle cabine stradali ENEL) la stessa si ripresenterebbe dall’Armadio ENEL alla rete Broadband di qualunque operatore (casistica che rientra nei problemi citati dall’articolo di Russo).

Come giá scritto qui “La Fibra” é un mantra ossessivo del Governo che forse potrebbe essere rivisto. Se si considerano le attuali condizioni Italiane forse per accelerare si potrebbe anche pensare di partire con soluzioni ibride (Rame/Fibra) che garantirebbero velocitá attorno agli 80Mbps comunque molto migliori degli attuali 2 Mbps (o meno). Fissarsi sulla strategia fibra a tutti i costi per motivi propagandistici potrebbe essere negativo per lo sviluppo delle reti stesse. La fibra come sempre rimarrebbe abbondante nelle cittá dove comunque la competizione di mercato ha giá migliorato le condizioni di connettivitá. Nelle zone rurali o a bassa densitá il problema si presenterebbe comunque con costi e tempi burocratici poco sostenibili.

La giostra degli annunci si sa deve continuare a girare e le scadenze sono sempre piú vicine nel tempo ma lontane nella pratica. Spero di essere smentito nei prossimi anni ma va considerato che chi promette non sará piú sulla stessa poltrona nel 2020 ed eventuali ritardi rientreranno nel solito ping pong politico delle responsabilitá politiche sui fallimenti. Non sará mai colpa di nessuno ma noi dovremo trasferirci in cittá per vedere Netflix.

I tagli 2016 all’IT della Pubblica Amministrazione: Ma non dovevamo digitalizzarci?

Mentre ero occupato nella scrittura della mia critica agli sprechi pubblici derivanti dai nuovi regali elettorali mi é passata sotto gli occhi una notizia di cui non ero al corrente e relativa alla vera condizione del processo di digitalizzazione della Pubblica amministrazione.

Prima di arrivare al punto facciamo una lunga premessa:

La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (PA) é indubbiamente portatrice di grossi vantaggi sia per l’ottimizzazione dei servizi, sia per l’efficienza dei risultati di gestione, per l’accesso degli utenti e per un risparmio economico nei conti dello Stato.

Gli annunci sull’importanza della digitalizzazione e sulla sua prioritá nei programmi sono stati piú volte menzionati dall’attuale Governo. L’Italia é un paese che per mala gestione regolatoria e politica é molto in ritardo nell’ambito ICT e broadband rispetto al resto dell’Europa e del mondo. Non voglio entrare nel merito del broadband nonostante sia una parte fondamentale del processo di digitalizzazione del paese ma vorrei soffermarmi sul solo aspetto della pura informatizzazione della PA senza entrare nel merito della connettivitá in senso stretto.

La digitalizzazione era stata messa fra i primi posti nell’analisi sulla Spending review redatta dall’ottimo Carlo Cottarelli giá nel 2014. Qui alcuni numeri sui vantaggi dichiarati da Cottarelli stesso. Oggi come si sa Cottarelli non é piú il responsabile di questa attivitá per propria rinuncia. I motivi non sono mai stati chiaramenti espressi ma sta di fatto che adesso il comando della Spending Review é passato a Yoram Gutgeld meno tecnico e sicuramente piú politico di Cottarelli e qui mi fermo per non divergere in argomentazioni espressamente politiche. Il risultato del “nuovo” Cottarelli é comunque misurabile: dagli annunci su 20 Miliardi di risparmi, poi scesi a 10 poi a 5 siamo arrivati ad un non incerto 1,5 Miliardi nell’ultima legge di stabilitá. Una chiara defocalizzazione sull’obiettivo.

Ma cosa é stato fatto per l’ottimizzazione della PA in ambito digitale? Molte analisi dettagliate hanno evidenziato i limiti dell’attuale infrastruttura IT della PA e le possibili (e necessarie) ottimizzazioni.

Nelle mie ricerche sono capitato sul documento di Cottarelli in cui presentava tutte le possibili ottimizzazioni della Spesa Pubblica e a riguardo delle digitalizzazione indicava questi risparmi:

Risparmi della Digitalizzazione:  

  • Anno 2014 NA   
  • Anno 2015 1,1 Mld
  • Anno 2016 2,5 miliardi

e questo il dettaglio dei risparmi:

Risparmi (stime AGID per il 2016)

  • Fatturazione elettronica 936 mil
  • Pagamenti elettronici 1320 mil
  • Razionalizzazione CED (AC) 300 mil

TOTALE  2556 mil  

Da tecnico TLC/ICT mi soffermo sull’ultimo punto relativo alla Razionalizzazione dei CED ovvero in linguaggio tecnico burocratese Italico i Centri Elaborazione Dati noti al resto del mondo con il nome di Data Center. Una nota del report chiarisce che il risparmio nell’ottimizzazione dell’infrastruttura si riferiscono alla sola Amministrazione Pubblica Centrale.

..”Il risparmio derivante dalla razionalizzazione dei centri elaborazione dati (CED) si riferisce alla sola amministrazione centrale (AC) (da 78 a 4-5 CED); il risparmio sarebbe molto più alto se si concentrassero in circa 60 CED gli attuali 11000 CED di tutte le amministrazioni pubbliche. Il risparmio addizionale annuo stimato sarebbe di circa 1,6 mld ma si realizzerebbe solo al di là del 2016 (stime Agenzia per l’Italia Digitale, «Piano triennale di razionalizzazione dei CED delle amministrazioni pubbliche») e richiederebbe investimenti di 2,5 mld per il periodo 2014-20)”..

Cottarelli ci dice che un investimento aggiuntivo di 2,5 Miliardi per un periodo di 7 anni (350 Milioni all’anno) ci porterebbe ad un risparmio annuo di ben 1,6Mld (MILIARDI) solo con l’ottimizzazione di tutta l’infrastruttura dei Data Center di tutte le amministrazioni pubbliche Locali.

Se consideriamo che la cancellazione di TASI/IMU é valutata con un costo di circa 4-5 Mld all’anno é facile capire come le ” spese elettorali”  sono piú importanti dell’efficienza pubblica…. ma anche qui mi fermo (per il momento).

Visti gli imponenti numeri sull’ottimizzazione dei vari Data Center ho cercato qualche dettaglio in piú trovando un documento molto interessante redatto dall’Agenzia per l’Italia Digitale, un gruppo di lavoro che risponde direttamente alla Presidenza del Consiglio e che si occupa del processo di Digitalizzazione del paese. Da questo punto di vista certamente si é fatto qualcosa.

In questo documento si descrive l’attuale situazione dell’infrastruttura IT della Pubblica amministrazione Italiana e si elencano una serie di indicazioni (purtroppo solo) di massima per la sua ottimizzazione.

Di seguito un riassunto dell’attuale situazione dell’ICT Pubblico:

CED Censiti

In Totale sono stati censiti quasi 1000 diversi Data Center. Per rendere l’idea il colosso dell’ICT Google ha solo 14 Data Center sul territorio US e 5 in Europa (Riferimento). Considerando la scarsa informatizzazione dell’amministrazione pubblica Italiana, 1000 Data Center rappresentano un numero a dir poco sovradimensionato.

Questo il dettaglio sullo spazio utilizzato:

Occupazione dei CED PA censiti

Un grosso numero di piccoli spazi ma sopratutto un alto numero di Mq non utilizzati dimostrazione della crescita non controllata dei vari CED e di un coordinamento praticamente nullo.

Il mondo dell’ICT fa della condivisione delle risorse la sua regole principale per l’ottimizzazione. Le infrastrutture Data Center sono utilizzate per fornire servizi diversi e a soggetti diversi mentre come si vede nel grafico sotto le Pubbliche Amministrazioni usano in maniera quasi dedicata le proprie infrastrutture. In pratica non esiste ottimizzazione né tanto meno condivisione fra le varie amministrazioni segno indiscutibile di un’informatizzazione a strati senza un progetto comune.

Utilizzo dei CED PA censiti

La tipologia di Server presenti nei vari CED dimostra quanto le tecnologie siano vecchie e non allineate con le esigenze dei nostri tempi. Le amministrazioni Locali risultano le piú antiquate utilizzando ancora Server Tower ovvero macchine non piú utilizzate per le nuove tecnologie di virtualizzazione.

Tipologia Server CED PA

Giusto un dettaglio per i non addetti ai lavori senza entrare troppo nel merito della tecnologia. Con virtualizzazione si intende una serie di tecnologie ormai consolidate che trasformano i servizi IT prima staticamente istallati su un server fisico verso un’infrastruttura virtuale. Non esiste piú un hardware dedicato (Server) ma ogni servizio diventa un software che dinamicamente utilizza risorse di processamento (Cluster di server) disponibili nel Data Center (Virtual Machine). Queste tecnologie sono indirizzate all’ottimizzazione della gestione dei servizi e sopratutto al risparmio di spazio e di consumi elettrici dei Data Center. Queste tecnologie vengono normalmente indicate con il generico termine di CLOUD computing.

Nel caso della PA Italiana invece di CLOUD direi che FOG COMPUTING é un termine piú adeguato.

La connessione dei CED alla rete é un altro aspetto che dimostra l’arretratezza dell’infrastruttura ICT della PA.

Connessione dei CED PA

Difficile da credere ma nel 2015 la PA Italiana utilizza connessioni in rame xDSL per i propri Data Center. Lavorando nel mondo ICT da molti anni devo ammettere che questa opzione non verrebbe tenuta in considerazione nemmeno dalla piú piccola azienda che ha bisogno di costruirsi un proprio Data Center. L’ opzione ” rame”  sembra ancora una tradizione consolidata nel fantastico mondo IT Pubblico Italiano. Nelle amministrazioni locali questo tipo di connettivitá raggiunge un imbarazzante 50%. Ovviamente la distribuzione cosí capillare sul territorio porta necessariamente ad accontentarsi delle tecnologie a disposizione. Un’ ottimizzazione e razionalizzazione dei Data Center ad un numero massimo di 4-5 per l’Amministrazione Centrale e 60 per quelle locali (come indicato dalla Spending Review di Cottarelli) porterebbe la disponibilitá di velocitá di connessione adeguate allo scopo su infrastruttura ottica unica di garantire determinati livelli di servizio.

La via verso l’ottimizzazione

A differenza di quanto uno puó credere il documento contempla ed é conscio della direzione da prendere per le varie ottimizzazioni. L’obiettivo é sfidante, il tempo necessario é lungo ma sicuramente la direzione é chiara e condivisa. Allora perché non si é fatto praticamente nulla?

La Falsa digitalizzazione

Per concludere questa lunga premessa:

  • Situazione attuale critica ma nota
  • Analisi dettagliata e censimento abbastanza preciso delle condizioni
  • Obiettivi di razionalizzazione noti
  • Vantaggi e risparmi noti
  • Conoscenze tecnologiche sulle scelte da prendere per il consolidamento

Cosa ci manca per mettere in moto il tutto?

Come sempre la volontá di farlo. Non sono i soldi a mancare perché come quantificato da Cottarelli gli investimenti non sono altissimi e i vantaggi sono indubbiamente molto piú alti.

La classe politica come sempre nonostante si trovi di fronte a scelte indiscutibilmente giuste, economicamente vantaggiose e necessarie per allinearsi con i tempi preferisce chiudersi nei piccoli giardinetti del gioco politico e della pura propaganda che non ha altri risultati del raccogliere consensi.

Lo so che la conclusione si allontana dall’ambito tecnologico ma una volta che la PA é consapevole dei propri obiettivi, dei costi per raggiungerli ma cambia direzione o rallenta la sua marcia il discorso diventa solo e puramente politico. Vuol dire solo ed esclusivamente che i giochi politici come sempre hanno precedenza sui vantaggi per il paese.

Le promesse mancate

Mi riferisco a quanto detto all’inizio del post, dopo tutti questi bei discorsi sull’agenda digitale e sulla definizione degli obiettivi scopriamo che nell’attuale MEF 2016 gli enti locali sono stati invitati a dimezzare le spese informatiche del 50%.

Ma non dovevamo digitalizzare?

“…Il comma 2 stabilisce che la Consip o il soggetto aggregatore interessato acquisisca il parere vincolante dell’Agenzia per l’Italia Digitale sui parametri di prezzo e di qualità dei bei e servizi oggetto della richiesta di approvvigionamento. Tale disposizione consente un governo unitario e un maggior coordinamento dell’attuazione dei progetti informatici nella PA, in linea con quanto stabilito dal Codice dell’amministrazione digitale e dall’Agenda digitale italiana.

La disposizione prevista al comma 3 individua l’obiettivo di risparmio (che dovrà derivare dall’attuazione delle disposizioni dei primi due commi) quantificato nel 50% della spesa annua complessiva media nel settore informatico, relativa al triennio 2013-2015. A tal fine, le pubbliche amministrazioni e le società contenute nell’elenco Istat programmano i propri acquisti nel rispetto del suddetto limite di spesa. Le disposizioni contenute ai commi da 1 a 3 consentiranno una sostanziale riduzione della spesa di natura informatica, la cui quantificazione in valore assoluto, tuttavia, non può che avvenire a consuntivo.”

Vada per la razionalizzazione degli acquisti attraverso la CONSIP ovvero la centrale acquisti della Pubblica Amministrazione. Considerando che CONSIP dovrebbe garantire i cosiddetti ” Costi Standard”  é cosa buona e giusta seguirla e negli anni passati questo avveniva solo per il 50% degli acquisti.

Il problema di fondo é che l’esistente con un taglio del 50% diventa ingestibile poiché semplicemente CONSIP si prende cura dei nuovi acquisti hardware ma non delle correnti gestioni del software o dei contratti di assistenza. Se consideriamo il seguente grafico con i costi medi in un Data Center vediamo come un taglio del 50% riduce o annulla completamente l’operativitá.

costi CED

Gli acquisti tramite CONSIP possono migliorare ma non annullare le spese per Networking (10%), Storage (7%), Servers (11%) ovvero un totale del solo 28%. Tutto il resto é poco comprimibile e quindi il 50% non é semplicemente raggiungibile. Si tratta come al solito di un taglio lineare che nulla ha a che fare con l’ottimizzazione che sempre bisogno di spese aggiuntive (e Cottarelli ci ha dimostrato che non sono cosí alte).

Questo tipo di direttive governative dimostrano come gli annunci siano diversi dalla realtá ma spesso la realtá é piú pericolosa di quello che si crede.

Nel frattempo invece di investire qualche centinaio di milioni preferiamo.. o meglio preferiscono sprecare 280 Milioni sul finto Bonus Cultura, oppure 4 Miliardi per il taglio TASI/IMU o qualche altro miliardo per i famosi 80E. Tutti questi grossi capitoli di spesa non portano nessun beneficio né al paese e né alla sua economia ma solo un vantaggio elettorale per il governo.

Questo é il falso della politica Italiana e di uno sviluppo falso. Le conoscenze e la consapevolezza di cosa serve ci sono ma l’attuazione segue regole clientelari che in Italia prevalgono sempre.

E poi uno non si deve arrabbiare? Gli obiettivi si possono anche raggiungere in retromarcia ma sicuramente non si arriva né prima né veloci e l’Italia ha bisogno di una marcia diversa e non di pubblicitá ingannevole.

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The incredible car copies made in China. [link to the article]

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Vodafone introduces wifi calls in UK. [link to the article]

The new Chromcast. If you don’t have the old one buy it. Being a user I can say it is a very useful device. [link to the article]

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Perché il paragone fra la cancellazione del debito Tedesco del dopoguerra e quello Greco non ha una logica. [link all’articolo]

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La digitalizzazione porta ad un aumento dell’economia. Concetto chiaro e ben noto a tutti… bisognerebbe dirlo ai dinosaur che gestiscono il nostro paese. . [link all’articolo]

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Il sud Italia peggio della Grecian nel period 2000-2013. [link all’articolo]Huawei loses lawsuit against Pirelli for its P8 smartphone logo. [link to the article]

Microsoft invests 100Milions dollars in Uber… if is not now it will come sooner… dear taxi drivers. [link to the article]

Digitalization brings economy growth. We should say it to the dinosaurs who are managing Italy. [link to the article]

Train your brain. [link to the article]

Apple closer to be a mobile operator. [link to the article]

Vodafone Italy and China Mobile first in the world to provide Voice over LTE (VOLTE). [link to the article]

Letture per il weekend – 1 Agosto 2015Weekend reading – August 1st 2015

Continua la discussion tecnica sulla Grecia. Questo articolo spiega in maniera ineccepibile la questione Greca da un punto di vista politico e definisce i confini della parola “democrazia” spesso abusata nella discussion Greca.  [link all’articolo]

Forse sí siamo veramente razzisti, razzisti e ignoranti guidati da un sistema pubblico scadente. [link all’articolo]

La Vodafone in Portogallo annuncia di aver raggiunto per prima in Europa la velocitá di 600Mbps in downlink. [link all’articolo]

La Tom Tom non é stata uccisa dagli smartphone ma é viva e vegeta e lavora per le auto senza conducente. Mercato del prossimo futuro non cosí remoto. [link all’articolo]

Le dimensioni medie degli attacchi informatici di tipo DDoS é aumentato considerevolmente e minaccia il mondo business. [link all’articolo]

Svelato il piano B di Varoufakis… e qualcuno ha pensato fosse una persona seria. [link all’articolo]

Interessante e curioso articolo sul passare del tempo a seconda dell’etá. Piú sei vecchio piú il tempo passa veloce. Chissá se é veramente cosí…  [link all’articolo]

Vodafone taglia il 22% dei suoi dipendenti in Spagna come conseguenza dell’acquisizione dell’operatore via cavo ONO. Come sempre in caso di fusione 1+1=1.5 . [link all’articolo]Vodafone Portugal declared to reach 600Mbps downlink, first in Europe. [link to the article]

Tomo Tom has not been killed by smartphones but is still alive and kicking in the driverless car market. [link to the article]

DDoS attack average size is considerably growing and threatening Business market. [link to the article]

Vodafone Spain cuts 22% of its workforce consequently to Cable operator ONO merging. As always 1+1=1.5 after a companies merge.  [link to the article]

Letture per il weekend – 25 Luglio 2015Weekend reading – July 25 2015

Lo scandalo Giapponese della Toshiba.  [link all’articolo]

Utili commenti di tecnici sull’ accord Greco. Utile, molto utile leggere commenti fuori da bandiere, tifo o ragionamenti di pancia. [link all’articolo]

L’ Inghilterra pensa a pene di 10 anni per la pirateria on-line. [link all’articolo]

Osservazioni attente sugli annunciate tagli alle tasse di Renzi. [link all’articolo]

Giusto perché i numeri fanno la differenza. La Cina supera i 225Milioni di utenti 4G. [link all’articolo]

La vecchia battaglia tecnologica fra ATARI e AMIGA
UK thinks about 10 years jail for on-line piracy. [link to the article]

Only because numbers make the difference. China passes 225 Million 4G users.  [link to the article]

The old tech battle between Atari and Amiga

É arrivato StonexOne, il primo smartphone Italiano Made in China. Marketing ai confini della realtá.

Il primo Smartphone Italiano é in vendita da oggi. Si chiama StonexOne ed é stato promosso da una lunga campagna di marketing web guidata da DJ Francesco, creative director della societá.

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Non ho la presunzione di fare un’analisi tecnica dello smartphone principalmente perché solo ad Agosto partiranno le spedizioni e si potranno provare i primi modelli. In pratica chi lo compra oggi non ha sicuramente certezze sulle reali qualitá del dispositivo perché nessun modello é stato mai rilasciato in prova.

Ovvio mi fido dell’azienda e immagino che il prodotto sará buono anche rispetto al prezzo a cui verrá venduto di 299E. Un buon prezzo per le sue caratteristiche.

Schermo: 5,5” QHD (1.440 x 2.560 pixel) con vetro AGC Dragontrail
CPU MediaTek Helio X10 MT6795 64-bit octa-core a 2 GHz
RAM 3 GB LPDDR3 a 1.866 MHz
Memoria interna 32 GB eMMC 5.0 espandibile (con microSD fino a 64 GB)
Fotocamera posteriore Sony IMX230 da 21 megapixel con 192 punti di messa a fuoco, video in HDR, video e foto fino in 4K, 1080p 60fps, 720p 120 fps
Fotocamera frontale 8 megapixel
Connettività LTE, Bluetooth, NFC, Wi-Fi
Sensori prossimità, luminosità, bussola, giroscopio, accelerometro
Batteria 3.000 mAh removibile
OS Android 5.0 Lollipop

Che dire in linea con il mercato ma in generale i dati dicono poco o nulla perché il valore aggiunto di uno smartphone (sempre che esista) é la qualitá di tutti questi elementi e di come interagiscono fra di loro. I megapixel servono a poco se la qualitá del sensore é bassa. Ma in generale come detto prima mi fido dell’azienda.

Quello che é certo della Stonex é che ha puntato tutto su una campagna di marketing che per certi aspetti suona un pó esageranta e ridicola. Molto probabilmente i clienti a cui punta saranno proporzionali alla sua campagna di promozione.

Sono felicissimo che un’azienda Italiana entri nel mondo degli smartphone ma forse la comunicazione ha ecceduto in messaggi troppo banali:

Italianitá: Certo l’azienda é italiana ma il Made in Italy é qualcos’altro del personalizzare una versione di Android. I fornitori come per ogni brand sono cinesi e all’Italia sembra rimanere solo la personalizzazione di Android. Ci sta ma la trasparenza prima di tutto. Il nuovo sistema operativo si chiamerá “Ciao OS”… originale e promette una piattaforma open per ogni personalizzazione. Chissa poi cosa vorrá dire considerando che poche persone si dedicano alla personalizzazione del prioprio sistema operativo. Sembra inoltre che la versione Ciao OS non sia ancora pronta e quindi i primi modelli avranno un’android 5.0 standard con qualche piccola personalizzazione. E abbiamo giá perso  l’unico punto di Itaianitá oltre al marketing.

I Nomi: Ogni nome (dello stesso modello) sará ovviamente in “serie limitata” e rigorosamente preceduto da un # … perché fa gggiovane. Quindi modello unico illimitato offerto con nomi diversi e limitati. mah…

L’immagine, ovvero Facchinetti Jobs:  Ma perché si deve arrivare a questi livelli?

Facchinetti JobsPartiamo da questa immagine sintomatica e rappresentativa della clientela a cui aspira la Stonex.

Ma era il caso di mettersi gli occhiali rotondi alla Steve Jobs? Parlare di Smartphone etico? Magari anche Bio e Vegano? Dai su siamo seri. Perché l’etica? Cosa c’é di diverso nella produzione (cinese) rispetto a tutti gli altri modelli? Nulla e lo credo fortemente. Il vero valore aggiunto delle differenze (se ci sono) é spiegarle con chiarezza non semplicemente scrivere #Etico. Suona #ridicolo. Il sito Web inoltre  richiama insieme agli occhiali di Facchinetti altri e piú famosi luoghi del web con la differenza che sembra prodotto con la versione standard di wordpress e modificato in colore blu elettrico. I video caricati su Youtube/Facebook sono molto basici e dimostrano quanto oggi serva condividere senza grossa importanza su cosa si condivide.

In ogni caso ogni campagna di marketing si rivolge ad una certa fascia di clienti e fino ad adesso sembra aver funzionato molto bene. Complimenti anche se forse non sono nei loro target di cliente.

Investimenti: Come Berlusconi e i posti di lavori la Stonex ha investito 1 Milione di Euro. Ovviamente la cifra sembra molto alta. Probabilmente si voleva addirittura voler passare il concetto della produzione Made in Italy… probabilmente. O forse sono semplicemente prevenuto e mal pensante. Sicuramante una personalizzazione di Android e qualche video su Youtube mi fanno dubitare di queste cifre in investimenti.

HA I TASTI:

Stonex Tasti

Lo so é un dettaglio ma quasi tutti i modelli attualmente in circolazione li hanno persi da tempo. I 3 tasti sono diventati ormai software e visualizzati in maniera variabile sullo schermo il che ha una certa utilita perché cambiano a seconda della posizione dello schermo o dall’applicazione. Nello StonexOne no. Sará un piccolo dettaglio ma é a mio avviso un pó bruttino. Non esistono spiegazioni in merito alla loro utilitá o forse é solo un semplice gusto vintage (oppure un risparmio). Una cosa é certo “sono inguardabili”. 

La Open Community: Parte della campagna di marketing é l’effetto community che si dice “aiuterá a perfezionare lo StonexOne”. Che dire anche qui si spera di far leva sulla rete per promuovere il prodotto. Come per gli # davanti ai nomi il termine community tende a cercare la stessa reazione e a creare un effetto social ma se non si spiega in concreto cosa vuol dire serve a poco. #trasparenza

Funzionalitá: In questa figura qui sotto quello che il sito pubblicizza.

Funzionalita Stonex

Non mi sembra in elenco ci sia nulla di nuovo o particolarmente innovativo. D’altronde la produzione é abbastanza standard e concentrata in Cina il che non permette grosse personalizzazioni dell’HW per i piccoli produttori che si affidano ai cataloghi cinesi. Il Software puó essere l’unico mezzo per poter dare qualche funzionalitá in piú ma alla fine risultano solo modifiche estetiche di bassa entitá rispetto a quello che Apple e Google possono fare (ad un prezzo doppio e triplo di Stonex).

Queste sono alcune funzionalitá promesse dalla Stonex:

  • Double tap to wake (riattivare il terminale con un doppio tocco sul display)
  • Impostare la modalità silenziosa posizionando lo smartphone a schermo in giù
  • Orari di accensione e spegnimento programmati
  • Sveglia attiva anche a smartphone spento (quest’ultima funzionalità è legata alla possibilità di accendere il telefono ad un orario programmato)
  • Gesture a schermo spento (da confermare).

#Carine

Aspetti positivi della Stonex: Nonostante la campagna di marketing é a mio modo di vedere eccessivamente ridicola é comunque un progetto lodevole e sopratutto Italiano. Il prezzo del prodotto é molto buono e supera anche realtá cinesi che probabilmente hanno una qualitá del software peggiore.

Aspetti Negativi della Stonex: Nulla é chiaro ovviamente sulla qualitá del prodotto perché nessun modello é stato mai recensito. Si parla di #etica ma poi la trasparenza non é una prerogativa di partenza. Inoltre é difficile da creare una buona catena di assistenza e supporto per il prodotto. Questo dipende mediamente dalle dimensioni dell’azienda stessa e sicuramente la Stonex non é né Samsung, Apple o Huawei. Vengono pubblicizzati aggiornamenti software di Ciao OS per tutte le nuove versioni di Google che arriveranno. Speriamo, perché questo richiede un grosso sforzo che solo i grandi marchi riescono a fare ma quasi nessuno riesce a fare bene ad esclusione di Google col Nexus e ovviamente Apple.

Con la spesa di 300E (ma spero di sbagliarmi) non credo che l’utente potrá trovare grosse differenze rispetto a prodotti di pari livello. Sicuramente si porterá dietro alcune personalizzazioni Italiche proporzionali alla campagna di marketing e quindi mi aspetto molto tricolore.

Conclusioni: L’operazione di marketing sembra riuscita. Complimenti alla Stonex e a Facchinetti anche se forse il suo livello é stato troppo superficiale e banale (qui sotto il nuovo e inguardabile Steve Jobs Italiano).

Facchinetti Jobs 2

Ma come sempre l’importante é centrare l’obiettivo.

Tecnicamente non mi aspetto nessuna grossa differenza rispetto al mercato se non fosse per un prezzo valido.

La mia personale sensazione é che sará un prodotto che giocherá solo sull’immagine Italiana ma tecnicamente sono sempre e comunque i cinesi ad aiutarci a raggiungere l’obiettivo. Da utente Nexus posso dire che la grossa differenza fra smartphone sta molto nel software. Google ovviamente é il piú bravo a far funzionare omogeneamente i suoi dispositivi con il suo mondo di applicazioni. Tutto il resto dell’Android é mediocre rispetto a Google. I produttori cinesi infatti nonostante facciano uso di hardware migliore sulla carta poi si perdono nei dettagli del software che fanno la differenza. La Apple ovviamente non ha eguali come qualitá del software. Non mi aspetto che una piccola azienda come la Stonex possa fare miracoli. Considerando che alla base la produzione é cinese mi aspetto un livello di software leggermente migliore su un hardware standard. Spero di essere smentito dalle prime prove perché sappiamo bene che gli Italiani sono imprevedibili e pieni di risorse… ma in questo settore al momento é piú una battuta che una certezza.

In ogni caso

Buona fortuna Stonex

Letture per il weekend – 18 Luglio 2015Weekend reading – July 18 2015

Le ripercussioni della bolla finanziaria cinese.  [link all’articolo]

I paesi Nordici sono quelli con piú dispositivi connessi per persona. [link all’articolo]

Sembra che il 50% degli utenti con smartphone Android non abbiano software di sicurezza e che non ne sentano anche la necessitá. [link all’articolo]

La crisi economica Greca colpisce anche settori in forte espansione. Anche la pubblicitá on line non cresce. [link all’articolo]

E mentre il 4K non é ancora arrivato si iniziano giá a fare positive previsioni sul format 8K. Frenesia tecnologica? Io credo di sí e ne avevo giá parlato qui. [link all’articolo]Nordic countries are the one with more connected devices per person. [link to the article]

50% of android users have no security software installed on their smartphone. [link to the article]

Greek economic crisis hits the on-line market as well. [link to the article]

..and while 4K is still not available we start to see some interesting forecasts about 8K. extreme technology excitement? I would say yes,I already wrote about it here. [link to the article]