La via verso l’Ultra Broadband Italiano a pessima guida pubblica.

Italian slow broadband  Partiamo da questi semplici numeri.

Banda media e di picco dell’accesso ad Internet con incrementi annuali

AvgPeakBWQ42014

Percentuali di utenti con accessi ad Internet sopra i 10Mbps.

BW10-4MbpsQ42014

Percentule di utenti con accesso oltre i 15 Mbps

15MbpsQ42014

I dati sono contenuti nel report “State of the Internet” (4o quadrimestre 2014) di Akamai.

Aggiungo anche il mio centesimo ai numeri. Il mio paese a 30km da Torino (non in cima all’ Everest quindi) ha esaurito gli accessi ADSL disponibili e quindi mi devo accontentare di un dongle 3G con relativa connettivitá “fluttuante” considerata la distanza dalla cella. Chi é riuscito ad avere il servizio si connette comunque a 640Kbps. Siamo nel 2015 ma i miei concittadini non se ne sono ancora accorti.

Cosa possiamo dedurre da questi numeri Italiani sul Broadband?

Semplicemente che la situazione Italiana per la “connettivitá Broadband” é disastrosa su tutti i fronti. Siamo all’ultimo posto in Europa e mal posizionati nel mondo.

Qui sotto la copertura NGN (Next generation Network) in Europa.

NGN EU

Le cause sono molte ma fra tutte la solita mancanza di competizione di mercato e inesistenti piani pubblici sono fra le prime che hanno portato a questa vergognosa situazione.

Il Governo Renzi ha messo il Broadband o meglio l’Ultra Broadband nelle sue proritá di programma e recentemente ha definito il suo piano.

Praticamente in 5 anni l’Italia secondo il Governo Renzi dovrebbe passare dal nulla ai vertici Europei. Si passerebbe dalle ridicole velocitá di accesso addirittura all’Ultra Broadband. In pratica oggi gli utenti Italiani navigano con una FIAT 500 mentre nel 2020 quasi tutti avranno una Ferrari: Un programma alquanto sfidante per essere educati.

La ragione di questa accelerazione é semplicemente dovuta all’agenda elettronica Europea che prevede per il 2020 il 50% della popolazione raggiunta da una velocitá di 100Mbps. Tutto qui, obiettivi definiti da qualcun altro da raggiungere senza riflessioni. L’importanza economica del Broadband é indubbia ma il voler a tutti i costi mantenere programmi altrui senza considerare le attuali condizioni puzza piú di  politica che di strategia industriale. Come scritto in questo condivisibile articolo di Leoni Blog, “Perché dobbiamo a tutti i costi dare 100Mbps al 50% della popolazione invece di dare 80Mbps al 75%?”.

Semplicemente perché il legislatore assente per un ventennio sull’argomento adesso vuole imporre senza se e senza ma il programma Europeo agli operatori fissi. Certo la situazione odierna é anche responsabilitá degli operatori stessi ma sicuramente il legislatore non ha mai cercato di migliorare la situazione.

Quello che fa riflettere sono le parole di Raffaele Tiscar, vice segretario generale di Palazzo Chigi e influente consigliere di Renzi nell’ambito del Broadband. La sua posizione si puó riassumere nei seguenti punti:

  • Il Governo vuole definire il piano industriale degli operatori. Tiscar dichiara  “è il piano industriale del governo che orienta quelli degli operatori, e non viceversa”. [non commento questa affermazione sconvolgente in un (quasi) libero mercato].
  • Gli operatori di telecomunicazioni devono essere degli attori che applicano le regole imposte dal regolatore senza tenere in considerazione le proprie possibilitá di investimento.
  • Non esiste nessuna relazione fra consumi, bisogni, benefici e costi.
  • Non esiste nessuna analisi sul prezzo di un possibile servizio (100Mbps) e la sua vendibilitá nel mercato Italiano. (Quale dovrebbe essere il suo prezzo e quanti utenti sarebbero disposti a pagarlo?).
  • I fondi pubblici sarebbero il metodo dirigistico per equilibrare un mercato.
  • Le reti di TLC dovrebbero essere gestite dallo Stato secondo Tiscar.

Come sempre in Italia la concorrenza va limitata per decreto.

Insomma il libero mercato e le sue regole sembrano non essere un elemento da tenere in considerazione. Esiste un obiettivo Europeo che deve essere raggiunto indipendentemente dalle condizioni economiche dell’Italia e degli operatori di Telecomunicazioni.

Questo atteggiamento del legislatore Italiano non é nuovo ed é forse uno dei grossi responsabili dei vari ritardi Italiani non solo nell’ambito delle TLC.

Quello che stupisce é il fatto che tecnicamente esistono delle possibilitá alternative alla fibra per fornire servizi a bande rilevanti (60Mbps, 70Mbps, 80 Mbps) appoggiandosi all’esistente infrastruttura in rame. Esistono poi ulteriori sviluppi dei servizi stessi che prevedono l’utilizzo ibrido di fibra e rame che possono raggiungere velocitá anche piú alte dei famosi 100Mbps. Il rame a differenza della fibra soffre la distanza quindi per poter raggiungere velocitá elevate necessita di un allungamento della tratta in fibra fino al cabinet stradale per poi usare il rame nell’ultima tratta verso l’utente (piú corta). Queste tecnologie ovviamente permettono agli operatori investimenti piú ragionevoli come spiegato qui da Alberto Calcagno Amministratore Delegato di Fastweb. Queste tecniche vanno sotto la denominazione di FTTC (Fiber To The Cabinet) o FTTS (Fiber To The Street). Wikipedia riassume cosí le varie tecnologie FTTx.

Alberto Calcagno dichiara che gli investimenti per il FTTH sarebbero di 15 Miliardi con tempi di realizzazione di 20 anni rispetto ai 3,5 Miliardi in 5 anni per il FTTC. Se questi numeri sono confermati dimostrerebbero che le affermazioni di Tiscar non sono basate su nessun piano tecnico-economico ma forse solo sulla fretta (politica) di raggiungere gli obiettivi Europei.

Paesi come Inghilterra, Svizzera, Germania hanno giá implementato questa tipologia di servizi ibridi. “I progetti di copertura in Fiber to the cabinet prevedono un 75% in Uk, un 50% in Germania al 50% e un 70% in Svizzera” dichiara nello stesso articolo Mario Mella (direttore IT di Fastweb).

In questo grafico le velocitá raggiungibili con relative tecnologie su rame.

Broadband Over Copper

Il Governo invece vuole andare verso il cosiddetto FTTH (Fiber To The Home) ovvero portare la fibra direttamente a casa degli utenti. Tiscar dichiara “A chi poi ci chiede perché la nostra scelta ricada sull’Ftth, rispondiamo che l’Fttc non consente di raggiungere gli obiettivi dell’agenda digitale Europea, e che se vogliamo portare a casa il risultato bisogna andare oltre il cabinet. Nelle aree urbane non ha senso fare l’Fttc, per poi superarlo e fare l’Ftth spendendo di più”.

Le tecnologie ibride rame/Fibra inoltre non escludono un evoluzione FTTH. Tutti gli apparati di comunicazioni che garantiscono l’accesso ad Internet sono tutti modulari e quindi un semplice aggiornamento delle schede (a volte nemmeno quello) trasformerebbe un FTTC in FTTH nel momento in cui la fibra fosse disponibile a casa dell’utente.

Quale sarebbe quindi il limite tecnologico nel partire con l’FTTC?

É necessario puntualizzare per corretteza tecnica che per raggiungere velocitá superiori ai 100Mbps attraverso tecnologie in rame é necessario utilizzare le tecnologie denominate vectoring. L’utilizzo di queste tecnologie richiederebbe peró una forte regolamentazione del cosiddetto ultimo miglio attualmente inesistente. Il motivo é da ricercarsi nei limiti fisici del segnale che impongono un’utilizzo aggregato delle risorse in rame. In pratica il cavo che contiene tutti i doppini telefonici deve essere collegato allo stesso apparato (o almeno appartenente allo stesso fornitore) e quindi allo stesso operatore. Questo limite  impatta direttamente le scelte tecnologiche degli operatori ma sopratutto elimina la possibilitá del cosiddetto Unbundling ovvero la possibilitá per gli operatori alternativi di affittare il doppino telefonico da Telecom Italia. In generale queste tecnologie su rame imporrebbero al regolatore la definizione delle regole sulla gestione dell’ultimo miglio. Queste scelte sono giá state prese in paesi come la Germania dove lo stato non ha escluso a priori la tecnologia FTTC per i suoi obiettivi broadband.

Perché in Italia no? perché si pensa di risolvere tutto con forzature e distorsioni pubbliche del mercato o attraverso sovvenzioni non ben chiare ma comunque scorrelate dai piani industriali degli operatori? Perché la competizione di mercato non viene mai considerata come via per lo sviluppo?

Domande a cui é difficile rispondere ma che forse hanno una radice comune nell’ignoranza economica delle istituzioni che non riescono a vedere quanto queste mentalitá abbiano portato l’Italia ad essere in coda agli altri paesi europei.

Cosa aspettarsi nel prossimo futuro? Sicuramente un incremento della pressione dell’Esecutivo sugli operatori considerato che i fondi dedicati al Broadband sembra possano essere svincolati dal Fiscal Compact secondo il piano Junker. Questo potrebbe mettere lo Stato in una posizione di forza rispetto agli operatori. Molto probabilmente ancora una volta lo Stato tenterá di controllare il mercato invece di sostenerne la libera concorrenza fra le aziende che il mercato lo conoscono meglio e lo sostengono da anni. Il risultato prevedibilmente sará come sempre un peggioramento non miglioramento drastico dell’offerta che peserá sulle tasche dei cittadini.

Nonostante la Pubblica Amministrazione sia agli ultimi posti in Europa come informatizzazione dei propri servizi (elemento che aumenterebbe la domanda di servizi broadband) si permette di insegnare come fare tecnologia e business a chi nel mercato c’é giá da molti anni e forse andrebbe ascoltato con attenzione invece di essere criticato senza un ragionevole motivo.

Buona fortuna Internauti Italiani mentre nel resto del mondo si forniscono servizi streaming  Ultra-HD 4k i nostri illuminati legislatori discutono su come costruire una Ferrari dal telaio di una 500. La gara si preannuncia difficile, l’arrivo estremamente lontano e non abbiamo nessuno dietro di noi da guardare allo specchietto.

Letture per il weekend – 16 Maggio 2015 Weekend reading – May 16 2015

Questa sembra la situazione di tanti giovani emigrati Italiani in Australia. Mi sembra di percepire qualche somiglianza con l’immigrazione Africana in Italia… tutto il mondo é paese anche quando si é immigrati. [link all’articolo]

L’intenzione di Google di diventare operatore mobile sembra sempre piú vicina. [link all’articolo]

Le ricerche di Google sui device mobili hanno superato quelle di ogni altro dispositivo. [link all’articolo]

Gli operatori che si muovono verso i contenuti e non solo nella semplice connettivitá. Il caso Verizon + AOL. [link all’articolo]

Forse uno dei progetti in cui Google sará veramente protagonista: I veicoli senza guidatore. [link all’articolo]

Gli operatori che tagliano la pubblicitá di Googe per risparmiare banda. [link all’articolo]

Continua la Telenovela della banda Larga in Italia con il nuovo protagonista ENEL. [link all’articolo]

Un interessante articolo sull’Italicum. Considerato che tutti ne parlano (male) e nessuno sa a malapena cosa cambia. [link all’articolo]

Un sempre ottimo Oscar Giannino sulla sentenza della corte costituzionale e i rimborsi delle pensioni. Il solito esempio di come in Italia non si riesca mai a tagliare cambiare nulla. [link all’articolo]This seems to be the young Italian emigrants situation in Australia. Not that far to the African immigrants in Italy. [link all’articolo]

Google becoming a mobile operator seems to be a reality. [link all’articolo]

Google searches initiated on a smartphone are overtaking any other devices. [link all’articolo]

Operators moving to the content and not only to connectivity.  Verizon + AOL case. [link all’articolo]

Maybe the real and only project where Google will be successful. Self driving cars. [link all’articolo]

The operators start to cut Google Ads to save bandwidth. [link all’articolo]

the never ending story of the Italian broadband with a new player: ENEL the energy state company. [link all’articolo]

Un interessante articolo sull’Italicum. Considerato che tutti ne parlano (male) e nessuno sa a malapena cosa cambia. [link all’articolo]

Un sempre ottimo Oscar Giannino sulla sentenza della corte costituzionale e i rimborsi delle pensioni. Il solito esempio di come in Italia non si riesca mai a tagliare cambiare nulla. [link all’articolo]

Letture per il weekend – 2 Maggio 2015Weekend reading – May 2 2015

10 Milioni di lavori in meno, la fine dell’industria automobilistica ovvero l’introduzione dei veicoli senza conducente. Analisi molto interessante. [link all’articolo]

In Grecia la situazione è sempre più grave ma sempre meno seria. [link all’articolo]

L’occupazione in Italia non sembra fare progressi nonostante I twit di Renzi. [link all’articolo]

Un Interessante studio sugli impatti positivi dell’immigrazione sulla manodopera di basso livello. [link all’articolo]

Gli ultimo dati dell’ OCSE sulla tassazione nei diversi paesi… indovinate come si posizione l’Italia. E poi ci si chiede perché l’economia stenta a ripartire. [link all’articolo]

10 Curiositá su EXPO 2015 appena aperto. [link all’articolo]

La recensione del monopattino elettrico. [link all’articolo]

TIM e Huawei portano il video broadcast sull’LTE. [link all’articolo]10 Millions job lose, the end of automotive industry because of the introduction of Autonomous cars. An interesting analysis. [link to the article]

Greek situation is more and more difficult and more and more less serious. [link to the article]

Italian job conditions do not have any positive progress although Prime Minister Renzi twits. [link to the article]

An interesting analysis about the positive impacts of immigration on the low level resident workers. [link to the article]

The last OECD data about taxation…. guess where is Italy? and somebody is wondering why is difficult to overcome the crisis. [link to the article]

10 curiosities about EXPO 2015. [link to the article]

The review of the electric scooter. [link to the article]

TIM and Huawei bring LTE video broadcast in Italy. [link to the article]

Letture per il weekend – 10 Gennaio 2015

I Film in arrivo nel 2015 [link all’articolo]

..e otto grandi film del 2014 secondo Linkiesta [link all’articolo]

Un articolo sul decreto “salva Berlusconi” che in questi giorni é stato contestato [link all’articolo]

Un pó di oggetti tecnologici per il 2015 [link all’articolo]

Sempre sul Jobs Act [link all’articolo]

La crescita di Apple Pay [link all’articolo]

TIM allarga la sua copertura LTE Advanced in 120 cittá. Ogni tanto qualche bella notizia. [link all’articolo]

Non sono disfattista ma questo non é cioccolato

In Italia si ha la tendenza a ragionare molto di pancia senza tenere in considerazioni i reali fatti. Si preferisce prendere un esempio ed immolarlo come regola generale senza verificarne la veridicitá o il suo vero valore in una visione piú ampia. Ci fermiamo davanti al singolo esempio che spesso diventa la giustificazione ad una teoria molto piú ampia.

Questo tipo di approccio ai problemi ha portato in passato a vedere rieletti per piú volte alla guida del notro paese personaggi come Silvio Berlusconi che, commenti personali a parte, non si puó proprio dire che in molti anni di Governo abbia portato qualche sostanziale riforma del paese. Ma di casi come lui ne esistono tanti se non fosse che la sua durata governativa é stata lunga e quindi la probabilitá di cambiamento (in teoria) doveva essere piú alta.

Gli Italiani nonostante non ci fossero risultati misurabili si fermavano alla solo propaganda dei nuovi posti di lavoro,delle meno tasse, dei ristoranti pieni, del non c’é crisi senza accorgersi che non aumentava l’occupazione, la tassazione non diminuiva, c’era un calo del mercato della ristorazione e sulla crisi penso non ci sia (adesso) altro da dire.

Personalmente mi ricordo di molte persone che nel 2008-2009 negavano il fatto che ci fosse un problema e riproponevano le stesse giustificazioni sentite alla Televisione ottimista. Erano convincenti e probabilmente per ottimismo si preferiva vedere il mondo cosí.

Perché dico tutto questo? La scorsa settimana dopo un mio post sulla classifica mondiale della corruzione ho ricevuto commenti che mi accusavano di essere negativo e disfattista, che in Italia siamo solo capaci a criticare e che invece le cose non sono cosí brutte come si dipingono. La critica era basata sul fatto che non tutto é cosí negativo ma esistono sono delle positivitá da esaltare. A tal proposito spuntava l’esempio basato sulla “matematica di mio cugino” ovvero come scrivevo prima il prendere un singolo esempio come media di analisi generale. Io non escludo le eccellenze e so che esistono perché l’Italia é piena di persone valide ma il sistema in media é in degrado. Posso dirlo?

Lo ammetto: per me un Pessimista é un Ottimista con esperienza quindi non mi posso sicuramente mettere fra le persone che vede la vita sempre in discesa ma invece di definirmi pessimista in senso stretto preferisco semplicemente descrivere (con i dati) quella cosa marrone che ho di fronte: Se so che non é cioccolato é inutile fingere. Inutile nascondere sotto la sabbia i problemi perché questo non aiuta e l’andamento dell’Italia ne é la prova.

Nonostante per molti aspetti le cose in Italia non vanno bene ma quando si critica si diventa “gufo”. Nessuno (intendo la classe politica di ogni colore) fa qualcosa per dare una sterzata. I motivi non li conosco ma quello che é sicuro é che in un periodo critico come questo invece di essere consapevoli dei propri problemi si preferisce cercare un nemico all’esterno che va dall’Euro all’Europa passando per la Merkel a Junker, la massoneria e le strisce chimiche degli aerei.

Quello che forse non é chiaro in quello che scrivo é che non ho un calo di orgoglio nell’essere Italiano. Io amo la mia Italianitá e apprezzo l’Italiano per le sue qualitá che pochi altri hanno in Europa. Sono invece fondamentalmente nauseato di quanto il nostro sistema pubblico sia cosí indietro non soltanto rispetto all’Europa ma anche rispetto a paesi ben lontani dai nostri standard.

Da Italiano emigrato non giudico gli Italiani perché sono il primo che tornerebbe domani. Sono il primo che non ama il paese in cui vive adesso (la Germania) ma che riconosce l’immenso divario della sua macchina pubblica rispetto a quella Italiana. E il grosso divario fra gli Italiani e i Tedeschi questa volta a favore nostro.

Ma tutti questi bei ragionamenti di cuore nulla spostamento i numeri Africani del nostro Sistema Pubblico. Io sono incazzato per un sistema che sta piano piano sprofondando nel nulla portandosi dietro tutti gli sforzi fatti dagli Italiani negli ultimi 60 anni.

Facciamo per esempio un elenco di quanto c’é di positivo in Italia:

  • L’Italia fino a prova contraria é la 3a/4a economia Europea
  • L’Italia é un paese fatto di piccoli imprenditori dinamici e coraggiosi
  • L’Italia é fatta di lavoratori che ogni giorno mettono nella loro attivitá piú energia di quanto farebbe per esempio un omologo tedesco.
  • L’Italia é un paese dove le persone sono abituate a ragionare e a trovare sempre una via alternativa di fronte ad un ostacolo.

In Sintesi: L’Italia é un sistema imperfetto dove peró lo sforzo dei singoli riesce a compensare molte delle lacune e questo é il piú grande pregio degli Italiani. Ovviamente é piú difficile essere bravi in un sistema imperfetto che in uno perfetto e questo non puó che essere che una qualitá degli Italiani e del loro approccio alla vita ma purtroppo non é positivo dover lottare ogni giorno contro le inefficienze del proprio Stato.

Quindi sono piú che conscio delle nostre qualitá ed é proprio questo il punto e la causa del mio “disfattismo”. Tutte queste qualitá sono ogni giorno messe alla prova da un sistema paese che sembra non in grado di aiutare i propri cittadini a stare meglio. La nostra Macchina Pubblica é il vero cancro che sta distruggendo tutto.

Quello che scrivo é quello che succede:

  • Tassazione troppo elevata sempre in continuo aumento
  • Burocrazia lenta e complessa che non aiuta privati e aziende ma diventa un freno per ogni cosa
  • Giustizia lenta e imprevedibile che non rende certa la pena. É proprio di oggi per esempio la notizia che nel caso Garlasco Alberto Stasi é stato condannato a 16 anni dopo due sentenze di innocenza. Non sono un giurista ma qualcosa forse non funziona, se questa sentenza é corretta le altre due? o viceversa. La giustizia é fondamentale diritto dei cittadini e nel nostro paese si vedono cose che da nessun’altra parte accadono. A voler garantire troppo alla fine non si garantisce nulla.
  • Assenza totale di meritocrazia a molti livelli e relativa incompetenza diffusa nell’ambito pubblico.
  • Spesa Pubblica inefficiente e in continua crescita
  • Il tutto contornato da uno Stato che nonostante la sua totale inefficienza vuole controllare ogni aspetto del mondo privato rovinandolo inesorabilmente o nel migliore dei caso diventando un costo inutile.

Il tutto é stato ben riassunto qui come prova che tutti i fattori esterni come Euro e Europa non hanno colpe sui nostri problemi interni.

Questo non é disfattismo questo é semplicemente indicare chi sono i responsabili con delle prove inconfutabili e spurie da ogni discussione da bar o da Salvini (che poi é la stessa cosa).

Perché mi incazzo?

Peché di tutta la lista di veri problemi che affligge l’Italia la nostra classe politica sembra immobile da decenni. Indipendentemente dal colore politico, in Italia sembra impossibile fare riforme che in altri paesi sono state fatte in pochi mesi. Perché? Perché da noi l’unico approccio rivoluzionario é guidato da un comico e da un banda di visionari lontani dalla realtá che non propongono soluzioni ma aumentano solo il rumore di sottofondo senza valore aggiunto? Perché da noi nessuno é capace di cambiare il finto cioccolato?

Credo che gli Italiani si meritino un sistema migliore che gli aiuti a risolvere i propri problemi non ad aggravarli. In Germania il sistema pubblico (nonostante sia criticato anche qui per inefficienza) lavora per i cittadini ed é anni luce lontano da quello Italiano. Qui non si aspettano anni per una condanna, qui non si aspettano anni per un permesso, qui per il primo problema serio si va dal giudice e la situazione si risolve in tempi stretti. Da noi ci si butta in cause inutili ma la giustizia non puó essere utilizzata per difendersi quando serve veramente. Chi si butta in una causa civile che sa che costerá molto durerá moltissimo e i possibili benefici si avrebbero troppo tardi rispetto alle reali necessitá?

Spesso come dicevo la voglia di controllo del sistema pubblico determina anche perdita di competitivitá in settori privati. Proprio ieri mi é capitato di fare un’analisi della velocitá di accesso ad Internet fra alcuni paesi Europei.

Qui sotto i due grafici che rappresentano la percentuale di utenti nelle 2 bande di accesso 2Mbps-10Mbps e 10Mbps-30Mbps. Ho tralasciato per rispetto le velocitá 30Mbps-100Mbps ma se fossi veramente disfattista le avrei messe.

EU Accesso Internet 10-30MEU Accesso Internet 2-10M

A parte la mia negativitá qualcuno mi spiega perché siamo fra i paesi in Europa dove la velocitá di accesso Broadband é piú bassa e gli investimenti nulli? Nel 2014 abbiamo ancora l’80% della popolazione con una velocitá media di accesso secondo Akamai di 5.2Mbps, mentre nemmeno il 20% va oltre i 10Mbps (lasciatemi pensare che sono i clienti di Fastweb). A casa mia in provincia di Torino non ho disponibilitá di ADSL perché sono esauriti i pochi accessi a 600Kbps di download (600 KILOBITPERSECONDO ovvero 0.6 MEGABITPERSECONDO). Nel 2014? Sono almeno 8 anni che sono esauriti e Telecom Italia non ha mai fatto un investimento. Sono disfattista?

Questo é il tipico esempio di impatto dell’inefficienza pubblica nel settore privato. Il settore pubblico deve ovviamente investire nel Broadband poiché é servizio chiave ma nel nostro paese fra investimenti inesistenti, Authority che non liberalizzano e Telecom Italia a stampo pubblico e controllo politico: Questo é il risultato finale. Se non fosse per Fastweb forse la banda media sarebbe ancora piú bassa.

Sempre un disfattista? A Voi sembra cioccolato?

Esistono delle ragioni per cui tutti gli altri paesi sono migliorati e noi no. Ma senza guardare alla solita Germania guardiamo a Polonia, Spagna, Ungaria. Come mai loro ce l’hanno fatta? Sempre l’Euro, l’Europa e la Merkel? Ho qualche dubbio.

Sulla base di tutti questi problemi (da disfattista), si muove forse qualcuno a risolverli?

A me sembra che si parli di Italicum o mattarellum come fondamentali acceleratori di crescita? O il falso problema dell’immigrazione? Sono queste le prioritá di un paese in crollo? Posso incazzarmi per Lady Like? Sono forse disfattista?

No! Mi sono stufato di vedere ancora degli spettatori presi ad ascoltare l’orchestra del Titanic. (Ops ho detto Titanic: Disfattista).

Non pretendo di avere ragione ma se le cose scritte sono lontane dalla realtá allora fatemi capire cosa serve a questo paese e quali sono i suoi veri problemi. Solo una cosa vi chiedo per favore, con tutto il rispetto per vostro cugino, lasciatelo fuori dalla discussione.

 

Il Video Ultra HD in rete e l’Italia sempre in coda al broadband

4k-vortex-620x465Il futuro dell’alta definizione sembra avere grandi potenzialitá. L’attenzione per i servizi ad alta definizione diventa sempre piú grande e confermo personalmente che anche nelle comunicazioni interne della mia azienda vedo un sempre e piú crescente interesse per i servizi video ad alta definizione o Ultra HD e sopratutto l’analisi del loro impatto in rete.

Non é un argomento nuovo per questo blog il video su Internet sta negli ultimi anni misurando un incremento elevatissimo superando ormai l’utilizzo dei supporti tradizionali come i DVD. La gran parte del traffico Internet é video. Tutti usano YouTube e nuovi protagonisti dei contenuti Video On Line come Netflix stanno sbarcando anche in Europa (questo mese Netflix é atterrato in Germania).

YouTube giá da tempo fornisce contenuti video ad alta definizione e Netflix offre giá il servizio “4K Video”.

Il 4K video é un nuovo formato per la cosiddetta Ultra HD. Sono giá molti i prodotti (televisori e smart TV) disponibili nel mercato in questo formato e sempre di piú i contenuti disponibili in 4K.

Quando questa tipologia di formato viene trasmessa attraverso la rete, i requisiti di banda per gli streaming sono estremamente sfidanti:

  • Basic 4K da 15Mbps a 20Mbps
  • Standard 4K da 30Mbps a 50Mbps
  • Ultra 4K da 50Mbps a 100Mbps

Possiamo facilmente immaginare quali requisiti debba avere la rete se pensiamo che ogni utente Netflix che richiede un contenuto video 4K rimane collegato per tutta la durata del film generando un traffico medio e costante attorno ai 15-20Mbps, .

Se moltiplichiamo questa banda per tutti i possibli utenti Netflix ovviamente il carico inizia ad essere decisamente alto e soprattutto a velocitá costante. Mentre Il semplice traffico generato dal browsing con Facebook, Google era a picchi e mediamente basso, Il video ha invece un profilo quasi costante e di valore molto alto.

L’azienda Akamai ha da poco rilasciato il suo periodico report sullo “Stato di Internet” (dalla Home page potete scaricare la versione completa registrandovi sul sito).

Il report analizza svariati aspetti di rete come la sicurezza (analisi sugli attacchi informatici a livello mondiale), la geografia e la penetrazione dell’accesso ad Internet nel mondo e i dettagli per le varie zone: USA, Europa, Asia, Africa, Medioriente etc.

Per la prima volta in questo report, Akamai ha inserito un’analisi relativa al video 4K.

Akamai non fa altro che analizzare a livello mondiale quali operatori sono giá pronti per poter fornire il servizio video 4K ovvero quali sono i paesi dove la banda media di accesso é fra i 10 e i 20 Mbps.

In generale Akamai osserva che solo 47 paesi sono qualificati per questa analisi e di questi il 23 hanno una percentuale di accessi “4K ready” oltre il 10% mentre 6 sono sotto l’1%. La percentuale minore si osserva in India e Cina dove gli accessi sopra i 15Mps rappresentano rispettivamente lo 0,3% e 0,2%. Ovviamente i valori non stupiscono considerata la popolazione di questi due paesi.

Qui sotto la tabella dei primi paesi giá pronti per il 4K dove si vede straordinariamente la Corea del Sud con una percentuale del 60% di accessi ad oltre 15Mbps. L’Italia stranamente non risulta nemmeno     in questa classifica.

4k Readiness

I paesi Europei che si distinguono in questa classifica sono Svizzera, Olanda e i paesi scandinavi che seguono a ruota le prime tre posizioni asiatiche.

E l’Italia?

Nulla sembra cambiare nel nostro paese per le condizioni delle reti Broadband. La 3a/4a economia Europea é sempre di piú lontana da quello che il mercato delle telecomunicazione richiede per essere competitivi. Lo avevamo giá scritto qui a suo tempo e nulla sembra essere cambiato o in procinto di cambiare. Purtroppo.

A riguardo del “4K ready” L’Italia si piazza al 38o posto seguita in classifica solo da Turchia, Sud Africa e Emirati Arabi e molto distaccata dagli altri paesi Europei come si vede in tabella qui sotto.

4k Readiness-EMEA

Ma senza voler per forza essere i piú veloci qual’é la situazione dell’Italia in generale per quanto riguarda il Broadband?

Qui sotto alcune tabelle relative agli accessi Broadband in Europa/Medio Oriente/Africa (EMEA):

Velocitá Media di Accesso

Average Access Speed EMEA

L’Italia si posiziona Globalmente al 47 posto e in Europa/Medio Oriente/Africa fanno peggio solo Turchia, Emirati Arabi e Sud Africa.

Ma se la velocitá media non é il nostro forte anche quella di picco (ovvero il meglio misurato nel paese) é ancora peggio. Qui l’Italia va al 67o posto seguita solo dal Sud Africa.

Peak Access Speed EMEA

Se invece proviamo a guardare a velocitá piú alte verso i 10Mbps vediamo che la situazione continua a rimare stabilmente al fondo classifica e l’Italia risulta sempre e solo migliore di Turchia, Sud Africa e Emirati con un magro 3,2% di accessi oltre i 10Mbps. Il confronto con gli altri paesi Europei é vergognoso se si guarda ad una Svizzera don il 45%, una Germania al 21%, Francia e Portogallo al 12%, Spagna al 16%.

10Mbps Access Speed EMEA

Personalmente ritengo che questa percentuale cosí bassa é solamente frutto del servizio di Fastweb, unico in Italia a fornire fibra che arriva fino ai 100Mbps ma purtroppo il numero di clienti non riesce a spostare la media nazionale. Senza Fastweb la notrsa situazione sarebbe ancora peggiore.

Purtroppo non é una questione di velocitá perché se anche consideriamo accessi a velocitá piú basse (4Mbps) la situazione non riesce a decollare e rimaniamo sempre fanalini di coda e veniamo superati pure dalla Turchia.

4Mbps Access Speed EMEA

La situazione Italiana migliora leggermente nei servizi mobili ma questo non puó essere preso a giustificativo della penosa situazione degli accessi fissi. Io personalmente nell’anno 2014 (quasi 2015) continuo a non avere nemmeno un accesso fisso disponibile nel mio paese in provincia di Torino (a 20Km dalla cittá). Ridicolo e imbarazzante.

La strada é lunga ma sembra che per i Governi che ci gestiscono e gli operatori che offrono il servizio ci sia sempre tempo per gli investimenti. La mia personale esperienza lavorativa mi ha ovviamente sempre portato ad avere rapporti con il mercato Italiano e posso dire che le guerre politiche sono sempre il miglior sport nazionale dopo il calcio. Nessuno (grossa colpa va comunque a Telecom Italia) é mai riuscito a migliorare la situazione e gli enti preposti al controllo (AGCOM) invece di velocizzare il processo di sviluppo sono riusciti solo a demolirlo in partenza.

In Italia gli interessi politici sono sempre stati piú forti delle reali necessitá di un paese anche nel mondo delle telecomunicazioni e la situazione non sembra migliorare.

Nel 2014 l’accesso Broadband é un servizio parificabile ad acqua, luce e gas per il ruolo che ricopre ma nel nostro paese I burocrati non sembrano essersene accorti preferendo vivere sommersi dalle loro carte invece che provare a scrivere qualche mail in piú.

E il 4K in Italia?

4K cosa?

 

 

 

 

Il broadband ovvero la Banda Larga é un servizio che negli ultimi anni ha preso sempre piú spazio nella vita di ogni giorno. Un numero sempre piú elevato di attivitá anche sociali si sono spostati nel web. Molti servizi di telefonia tradizionali sono quasi scomparsi soppiantati da applicazioni. Io per esempio nonostante spenda tutta la mia attivitá lavorativa nell’ambito tecnologico delle telecomunicazioni mi sento spesso un pesce fuori d’acqua perché non utilizzo nessun servizio dati sul mio smartphone. Praticamente sono connesso solo quando sono a casa fra le mie quattro mura e pesno di essere uno dei pochi sopravvissuti che continua ad inviare SMS. La ragione principale per cui WhatsApp non é un mio strumento preferenziale forse é che non pago il traffico telefonico. Io peró non rappresento la media mentre la stragrande maggioranza delle persone ormai da tempo ha un contratto che gli consente di essere sempre connesso alla rete attraverso la rete mobile.

Il mondo delle telecomunicazione é fortemente cambiato dopo l’introduzione dell’iPhone e anche le abitudini delle persone si sono sempre piú legate alla “rete”.

Ma qual’é la situazione globale del mondo “broadband”?

Google Chromecast: Non é una rivoluzione ma é senza dubbio un ottimo acquisto

 

chromecast-4_0L’ho comprato e mi sembra giusto condividere un pó di informazioni su questo  dispositivo non famoso ma abbastanza utile per svariati utilizzi domestici.

Sto parlando del device di Google chiamato ChromeCast.

Chromecast é un piccolo dispositivo che si collega alla TV attraverso la porta HDMI e alla rete Wifi di casa.

In pratica trasforma la vostra televisione in un sistema multimediale che puó accedere a contenuti su Internet. In pratica la vostra televisione diventa una Internet TV a tutti gli effetti ad esclusione ovviamente del touch screen.

É simile ad altri oggetti sul mercato come Apple TV o il device Fire-TV di Amazon ma per le sue dimensioni e prezzo é estremamente interessante. 35E per 7cm di lunghezza.

Come si collega

Chromecast si collega alla porta HDMI del vostro televisore e alla rete Internet attraverso l’accesso Wifi (only) del vostro router.

In aggiunta ha bisogno di un’alimentazione elettrica che prende da una porta USB. Se esista una porta USB sul televisore Chromecast puó essere collegato direttamente per l’alimentazione. Invece se non disponibile come nel mio caso si dovrá collegare ad un adattatore USB/presa elettrica.

Configurazione

La cosa stupefacente é la facilitá di configurazione.

Chromecast puó essere controllato da: Smartphone, Pad o PC tramite il Browser di Google (Chrome), nel mio caso da Smartphone. E’ bastato istallare l’applicazione Chromecast e seguire i semplici passi per la configurazione in cui si inseriscono le informazioni di cui Chromcast ha bisogno per configurarsi:

  • Password della rete Wifi
  • Profilo di Google (indirizzo gmail)

In 5 minuti Chromecast era giá in grado di farmi vedere sul televisore qualunque video da Youtube. Aveva giá scaricato da Internet la nuova versione del suo sistema operativo ed era pronto per l’utilizzo.

Cosa si puó fare con Chromecast?

I motivi che mi hanno spinto a comprare questo dispositivo sono :

  • Poter utilizzare materiale multimediale di YouTube per mia figlia senza per forza dover vederli sul monitor del PC o sul piccolo schermo dello smartphone.
  • Poter avere un dispositivo economico in grado di trasformare il mio televisore in un media center con un prezzo ragionevole (Anche in caso di limitazioni nell’utilizzo 35E erano comunque un ottimo prezzo rispetto a ció che offre il mercato).
  • Ovviamente sapere che Google sviluppava il dispositivo mi tranquillizzava sul suo utilizzo almeno per la parte relativa ai servizi di Google stessa (YouTube e Photos principalmente).

Ho letto un pó di recensioni prima di acquistare ChromeCast e devo dire che i limiti di utilizzo sembravano molti. Troppe poche applicazioni che utilizzano Chromecast, limitazione ai soli servizi di Google etc.

A rigurado devo dire che in 1 anno di rilascio il numero di applicazioni per Chromecast si sono moltiplicate segno del suo flessibile utilizzo. YouTube é per me al momento l’utilizzo principale e sono molto soddisfatto. Accedo ai contenuti di YouTube dal mio Smartphone e li ridirigo su Chromecast. In pratica il mio Smartphone diventa il telecomando dove posso controllare play,pause, rewind e volume mentre il video é in riproduzione sullo schermo della TV. É Chromcast stesso a scaricare il video da Internet mentre pensavo erroneamente che fosse il mio Smartphone a trasmetterlo al Chromecast via Wifi.

L’unico caso in cui vengono inviate le informazioni direttamente al Chromecast é quando si vuole remotizzare il browser Chrome sul televisore oppure lo schermo del proprio smartphone..

Con Chromcast posso anche visulizzare tutte le mie photo memorizzate sul profilo di Google Photo oppure semplicemente usarle come screensaver quando il Chromecast non é utilizzato attivamente. Tutto é facilmente configurabile e gestibile da Smartphone.   Le applicazioni attualmente adattate al Chromecast iniziano ad essere molte e per svariati usi. Ovviamente il video é l’applicazione principale:  C’é le RedBull TV per gli amanti degli sport estremi, contenuti della BBC, TV tedesche, Disney e tutti i piú grandi fornitori di contenuti cinematografici come Netflix, Plex etc.

Il mio prossimo tentativo sará di affittare un film On-line su Google Play e provare il servizio. Diciamo un esperimento da 3E si puó fare.

Un’altra cosa che mi convince sempre di piú di aver fatto un ottimo acquisto é la possibilitá di trasmettere in streaming qualunque video dal mio PC direttamente a Chromecast. Ovviamente serve il browser di Google ed é necessario istallare un’applicazione chiamata Videostream.

videostream

Una volta istallata si seleziona il video locale da inviare via Wifi alla TV. In aggiunta esiste un’applicazione sullo smartphone che serve da telecomando per controllare la riproduzione. Personalmente é stata una rivoluzione perché mi evita di usare Hard disk multimediali vari (purtroppo soldi giá spesi), oppure spostare il PC vicino alla TV e collegarlo via HDMI.

Insomma vado al PC lancio lo streaming e poi mi sposto in salotto e lo vedo alla TV. Nessun problema, nessun bug tutto é andato liscio sin dalla prima prova. In aggiunta é possibile anche inserire dei sottotitoli aprendo semplicemente il relativo file sempre tramite Videostream.

Per me é stato semplicemente rivoluzionario, una rivoluzione a casa mia intendo non tecnologica. Non c’é nulla di nuovo in queste condivisioni multimediali ma la rapiditá e facilitá di utilizzo non sono un dettaglio.

Esistono infatti dei sistemi e protocolli in grado di riprodurre un ambiente multimediale in casa e collegare dispositivi diversi. Per esempio il sistema DLNA ma ovviamente anche se non ho mai provato a sperimentarlo direttamente credo che ci possano essere un certo numero di problemi in termini di interoperabilitá fra i diversi dispositivi. Alla fine si raggiunge lo stesso risultato ma credo con qualche conoscenza tecnica e del tempo lo si debba investire.

Con Chromecast si ha lo stesso risultato senza dover fare nessun tipo di sforzo. Certo si é legati a Google ma meno di quanto si pensi perché il mercato delle Apps Android é molto open e composto da tanti attori diversi.

Insomma, lo consiglio a chi ha intenzione di collegare assieme dispositivi e vuole condividere contenuti anche con il tradizionale televisore. Chromecast é in assoluto la soluzione piú piccola, piú economica, piú semplice e intuitiva che il mercato offre.

Posso dire che é veramente una soluzione “Plug & Play” con un certo cambio di passo rispetto a quello che il passato ci aveva sempre prospettato con il piú tragico “Plug & Pray”.

Riflessioni: É chromecast il futuro?

Sicuramente é un dispositivo che fa capire molte cose agli operatori di telefonia. Fa capire che i contenuti e i dispositivi riescono a guidare i gusti e i comportamenti degli utenti (ne avevo giá scritto qui a proposito dell’iPhone). La rete di un operatore diventa con Chromecast un semplice tubo senza nessun valore aggiunto anzi puó solo peggiorare la situazione.

Se nel futuro gli operatori non investiranno in contenuti potranno perdere il controllo dell’utenza perché sará giá in mano ad aziende come Google. Quindi come giá scritto qui o gli operatori faranno degli accordi con i cosiddetti OTT (e Chromecast é un perfetto esempio di Over The Top) oppure perderanno la gara sui contenuti e non solo.

A mio parere Chromecast é un dispositivo che gli operatori dovrebbero offrire per poter riacquistare il controllo dell’utente e della sua attivitá casalinga.

Chromecast non é una novitá sul mercato perché come giá detto prima altri OTT come Amazon o la stessa Apple producono dispositivi simili. Chromecast peró é sicuramente il piú piccolo ed economico e usa una piattaforma open come Android.

Google é un’azienda con tanti soldi da spendere e si é in passato lanciata in molti esperimenti che poi non hanno avuto grandi risultati. Adesso si parla addirittura di chiudere G+ perché non regge la concorrenza con Facebook. Personalmente sono convinto che anche i Google Glass non siano una buona idea per il mercato.

Chromecast mi sembra un grosso investimento del quale non riesco a capirne la strategia. Ok che Google puó pensare di vendere il suo materiale multimediale via GooglePlay (film, videos etc) ma se nello stesso tempo apre a piattaforme come Netflix perde immediatamente la competizione prima di iniziarla. Google alla fine non é un’azienda innovativa in termini di business. Google guadagna solamente sulla pubblicitá e cioé con un metodo tutt’altro che innovativo. La grande differenza é che viene applicata al web e quindi con un magnitudo ben piú grande rispetto a quella in broadcasting o sulla carta. Io ho sempre pensato che ad esclusione del motore di ricerca Google non abbia mai azzeccato altri Business reali ma la mole di soldi raccolti con la pubblicitá gli ha sempre permesso di seprimentare di tutto anche a fondo perduto. Alla fine di sola pubblicitá vive Google e tutto il resto sono solo tentativi: Tecnologicamente molto affascinanti ma tentativi.

Android é rivoluzionario, é installato in un grandissimo numero di dispositivi al mondo. Ha permesso ad altre aziende di entrare nel mercato Smartphone senza dover inventarsi un simil Apple OS (unica vera rivoluzione degli ultimi 10 anni). Google peró non ci guadagna nulla con Android. Nemmeno raccoglie informazioni per i suoi scopi pubblicitari. Quando Android é personalizzato da altre aziende come Samsung, Huawei, HTC etc ovviamente non é piú sotto il controllo di Google.

Insomma grande idea ma poco orientata al Business. Esattamente tutto all’opposto di una mente come Steve Jobs che aveva un bel preciso obiettivo di Business.

Google Wave, per esempio, é stata una fantasiosa piattaforma di comunicazione su web che permetteva di condividere documenti, chattare, scrivere mail. Era molto rivoluzionaria ma portava delle importanti funzioni aziendali sul web “pubblico”. Gli utenti tardizionali non avevano bisogno di tutta questa interazione e le aziende non avrebbero accettato una piattaforma cloud pubblica per le comunicazioni aziendali.

Nel caso di Chromecast Google sembra aver svilluppato un prodotto tecnologicamente avanzato, o meglio: Ha integrato funzionalitá avanzate in un piccolo dispositivo. A vedere i componenti interni il giocattolo non é propriamente semplice e quindi avrá un certo costo di produzione.

I 35E a cui é venduto mi sembrano non dico al limite ma un prezzo abbastanza basso se lo si rapporta all’hardware e alle funzionalitá. Si paga quasi lo stesso prezzo per avere una chiavetta mobile ma le funzionalitá di Chromecast sono enormemente piú complesse. Non sembra che Google voglia guadagnare molto dalla sua vendita, e quindi?

Il mio dubbio sui vantaggi per Google rimangono. Ha speso molto per una piattaforma open venduta ad un prezzo di 35E che qualunque OTT o azienda nel web puó utilizzare per i propri scopi e sopratutto Business. Tutto questo é bellissimo per me utente ma credo che solo un’azienda come Google se lo puó permettere perché guadagna da altro. Se i contenuti fossero invece il suo unico business allora credo che Chromecast non sarebbe cosí “Open” e forse sarebbe bloccato come gli altri dispositivi di Amazon, Apple e gli altri.

Nonostante i dubbi sui vantaggi per Google, Chromecast soddisfa molte delle mie esigenze. Mi ha rivoluzionato il modo di accedere ai miei contenuti multimediali e considerando che Youtube é un serbatoio immenso di materiale giá da solo mi fa apprezzare il giocattolino.

Cosa aggiungere: ACQUISTO CONSIGLIATO

Letture per il weekend – 14 Giugno 2014

weekend-readingChi vincerá in Brasile? Calcoli statistici per il Mondiale ma l’Italia é sempre fuori… [link all’articolo]

Bellissimo video “One Day in new york”. [link all’articolo]

Telecom Italia e Cisco investono nelle Universitá Italiane per le nuove tecnologie di rete. SDN é il nome della nuova frontiera nelle reti. Cambia l’intero concetto, la rivoluzione é tale che é necessario capire appieno e con cautela le capacitá e le applicazioni. Telecom si dimostra come sempre nonostante i suoi problemi interni, un’azienda attenta all’innovazione. [link all’articolo]

Violenza Made in China.. Effettivamente l’indifferenza é parte della cultura. Se non rientri nel mio cerchio perché dovrei intervenire. Un concetto che mi ha sempre lasciato perplesso ma ne vedo ogni giorno l’applicazione in ufficio. [link all’articolo]

 

La Copertura Broadband Europea. Un altro pessimo primato Italiano.

Causa attivitá di analisi del mercato delle telecomunicazioni, mi sono imbattuto in un interessante documento che fotografa la situazione del Broadband in Europa. Il documento si intitola “Broadband coverage in Europe in 2012 – Mapping progress towards the coverage objectives of the Digital Agenda” e descrive in maniera dettagliata la situazione Europea per gli accessi Internet a banda larga. I suoi numeri sono particolarmente interessanti per farsi un’idea di insieme di quale é la situazione Europea per l’accesso ad Internet.

L’Unione Europea si é prefissata l’obiettivo per il 2020 di raggiungere una copertura totale per tutta la popolazione di quella che viene chiamato NGA ovvero la Next Generation Access (nuova generazione di accesso – ad Internet). Entro il 2020 TUTTA la popolazione Europea (500 Milioni di persone circa) dovrá avere la possibilitá di collegarsi ad Internet ad una velocitá NON minore di 30 Mbps. Questo obiettivo verrá raggiunto grazie alla combinazioni di differenti tecnologie di accesso sia Fisse (VDSL, Fibra ottica, Cavo) che Mobili (LTE, UMTS, WiMax). Nel piano della Comunitá Europea ovviamente questo tipo d servizi deve essere disponibile sia per le zone metropolitane che per quelle rurali senza differenze nella velocitá.

Questo report ci aiuta a capire quale é la situazione globale Europea e dove sopratutto si posiziona l’Italia.

Di seguito alcuni dei grafici presi dal report.

Copertura Globale

La copertura Globale NGA é al 2012 giá oltre il 53%, dato che non sembra essere cosí negativo se non fosse che solo il 12% della popolazione rurale é coperta. Ovviamente questo é il solito problema dei grossi investimenti necessari per raggiungere le zone periferiche dove la densitá della popolazione diminuisce e I costi di rilegamento aumentano rendendo piú difficile il rientro degli investimenti nel tempo.

Nel report viene confrontata la copertura standard (velocitá di accesso > 144Kbps) con la copertura degli accessi NGA e le due coperture hanno andamenti molto diverso per alcuni paesi come per esempio l’Italia.

L’Italia infatti si posiziona in 13a posizione per quanto riguarda la copertura per accessi Standard (a bassa velocitá) mentre risulta miseramente l’ultima (su 31 paesi) per quanto riguarda la copertura NGA di nuova generazione. La situazione é particolarmente tragica poiché l’Italia mentre segna da un lato un buon 98,4% (91% per le zone rurali) di copertura globale della popolazione per accessi a bassa velocitá, si porta dietro un vergognoso 14% per la copertura NGA delle zone metropolitane e uno scandaloso 0% per le zone rurali.

In pratica in Italia (ultimo paese Europeo) nessuno nelle zone rurali ha una copertura per gli accessi > ai 30Mbps. Nessuno in Europa riesce a fare peggio di noi… siamo ultimi dopo l’Ungheria fra i 31 paesi Europei.

Copertura Standard

Copertura STD per Paese Europa 2011-2012

Copertura NGA

Copertura NGA per Paese Europa 2011-2012

Certo, la crisi ha contato molto ma il problema fondamentale é che non ci sono mai state delle politiche che hanno aiutato gli investimenti nella banda larga. Se ne parla ogni giorno ma nella pratica nessuno si é mai seriamente interessato alla materia.

Il report fornisce anche le statistiche regionali di copertura Broadband. Come si capisce da queste due mappe la copertura Standard é costante in tutto il territorio Nazionale con eccellenze su Milano e Roma mentre la vergognosa copertura NGA é assente ovunque sul territorio ad esclusione di Milano e Torino.  Queste due eccellenze sono fondamentalmente presenti grazie alla copertura in fibra di un operatore alternativo come Fastweb il che dimostra quanto il monopolista Italiano Telecom Italia non abbia mai investito seriamente nella sua infrastruttura.

Copertura Standard in Italia

Copertura STD Italia

 

Copertura NGA in Italia

Copertura NGA Italia

Io credo che un sistema pubblico che si disinteressa dei reali problemi pratici del paese sia l’ostacolo principale. Nessun Governo ha mai cercato di aiutare gli operatori ad unire gli sforzi per creare un’infrastruttura comune e di nuova generazione. I risultati sono ora sotto gli occhi di tutti.

La crisi puó essere solo una scusa per nascondere le mancanze di una gestione pubblica fallimentare perché nessuno dei paesi piú colpiti dalla crisi ha gli stessi risultati dell’Italia.

La Grecia presenta una copertura NGA del 22%, la Spagna del 64%, L’Irlanda del 42% e il Portogallo del 78% diventa quindi difficile usare la scusa della crisi Euro come scudo alle accuse. I problemi sono altri e ben noti.

Cosa Fare

Ovviamente l’agenda Digitale dovrebbe essere immediatamente messa in atto. Non richiede chissa quale sforzo. Gli operatori devono essere messi in condizioni di fare investimenti in comune per migliorare la copertura globale. La politica deve staccarsi dalla smania di controllo e lasciare al mercato la scelta della direzione tecnologica. Negli anni Telecom Italia (le Telecomunicazioni a pieno controllo politico) si é sempre opposta ad ogni tentativo di unire gli sforzi per migliorare la copertura globale. Adesso si sente parlare di una possibile nuova azienda per la gestione della sola infrastruttura (quella che nel resto del mondo é chiamata OPCO) ma non é altro che un espediente per “alleggerire” I conti dell’operatore. Ne ho giá scritto qui. L’Italia é un paese dove la competizione di mercato spaventa, il profitto é un nemico e quindi meglio rimanere conservativi e mangiare le bricciole piuttosto che investire in qualcosa di piú grande.

Il risultato di questa mentalitá penso sia ben espresso da questo report e non necessita di ulteriori commenti.

Una sola nota su chi continua a promuovere Internet gratuito per tutta la popolazione. In questa situazione in cui servono investimenti pesanti nelle infrastrutture di rete continuare a spingere per la causa del tutto libero indica che come solito l’ignoranza nei basilari meccanismi di mercato impera. Gli investimenti possono essere fatti solo e se portano ad un recupero degli stessi (il nemico profitto). Qui e qui dei vecchi post sull’argomento.

Non serve un accesso ad Internet Gratuiti e universale ma un accesso a pagamento universalmente disponibile e di qualitá.

Per chi é interessato puó scaricare il report al seguente link (Broadbandcoverage 2012 detailed report) .

Telecom Italia: la nuova Alitalia

Telecom-Italia-650x245     Ed eccoci nuovamente di fronte ad un altro caso di intervento pubblico a “sostegno” dell’economia. Un altro esempio di come in Italia si continui a pensare che lo Stato possa e debba intervenire in ogni settore economico con le sue formule magiche. Adesso tocca allo scorporo di rete di Telecom Italia (TI).

Come era successo per Alitalia lo Stato sembra voler intervenire per alleviare i debiti di un’azienda “di interesse nazionale”. In Alitalia si era creata la cosiddetta “Bad Company” con i suoi debiti che veniva acquisita dallo Stato quindi con i nostri soldi pubblici. C’era chi ai tempi si era opposto ad un’acquisizione da parte di Air France per difendere la “compagnia di bandiera” e la sua italianitá. Si creó un contorto meccanismo di scorporo che come risultato finale non fece altro che far pagare ai contribuenti il costo di una malagestione decennale. In Italia sfortunatamente esiste sempre questa leggenda tale per cui il mercato é cattivo e quindi per arginare questa aggressione dall’esterno (che in paesi evoluti si chiama Economia di libero mercato) si fa ricorso al contribuente.

Adesso tocca a Telecom Italia (TI) che naviga a vista sommersa da debiti che sembrano toccare i 25 Miliardi, quasi piú alti del suo valore di mercato. L’idea approvata dal Consiglio di Amministrazione Telecom é quella di vendere l’infrastruttura di rete fissa (udite, udite) alla Cassa Depositi e Prestiti cioé allo Stato, cioé a noi. In pratica lo Stato acquista l’infrastruttura di Telecom Italia per alleggerire l’operatore dal suo disastroso bilancio. Ovviamente il problema non viene risolto ma dilazionato nel tempo perché solo una forte ristrutturazione dell’azienda puó alleviare i suoi problemi. Ma si sá, in Italia non é permesso alleggerire le aziende, molto meglio farle pagare a tutti.

Analogia con Alitalia é l’interessamento dell’operatore mobile Cinese H3G (conosciuto in Italia col nome di “3”) che sembrava voler investire ed acquisire parte dell’operatore nazionale. Esiste una moderata convinzione che questo possa essere il motivo dietro a questa operazione “Alitalia 2”. Come il passato ci insegna quando investitori stranieri sono interessati ad aziende nazionali si cerca ogni soluzione per evitarlo a costo di mettere tutto sul conto di una popolazione stremata da crisi e rigore fiscale. Difficile da comprenderne quali siano i meccanismi che guidano queste scelte ma con molta probabilitá basta guardare alla solita incapacitá di una classe politica dirigente che come sempre distrugge la giá debole economia di un paese sofferente.

L’operazione scorporo di TI  sembra avere un volume che oscilla fra gli 8 e i 14 Miliardi di Euro. Il Valore dell’infrastruttura (e personale) venduta alla Cassa Depositi e Prestiti. Se si pensa che recentemente il nostro (incapace) Governo non riesce a trovare 2 Miliardi per evitare l’aumento dell’IVA di Luglio risulta curioso immaginare che ci siano nello stesso periodo acquisizioni Statali per valori 4-6 volte maggiori. Magia delle 3 carte.

In pratica in un periodo di forte crisi di debito si decide di muovere un passivo privato entro un debito pubblico giá insostenibile il tutto per puri conteggi finanziari. Se il debito di Telecom Italia é il risultato storico (come per Alitalia) di gestioni fallimentari invece di fare ricorso al mercato libero e trovare qualche nuovo investitore (privato) si preferisce mettere tutto a carico del contribuente.

In questo caso il progetto appare ancora piú ridicolo per i seguenti motivi:

  • Gli investimenti che Telecom Italia ha fatto sulla sua rete sono stati ovviamente giá ammortizzati negli anni e quindi questo ipotetico prezzo di mercato non é il reale valore della rete. Ma mica si possono fare le pulci sui prezzi, tanto sono solo soldi pubblici.
  • Telecom Italia é nata come operatore a controllo Statale e quindi la rete nazionale é stata costruita (e pagata) grazie alla tassazione sugli Italiani. Acquistarla nuovamente con una nuova generazione di contribuenti é alquanto ridicolo.
  • Possiamo dire che i nostri nonni hanno pagato questa infrastruttura poiché costruita con i loro soldi (e qualche investimento straniero). I nostri genitori l’hanno continuata a pagare con i vari canoni e traffico telefonico. La nostra generazione la ricompra nuovamente con un prezzo a “kilometri zero“ e i nostri figli come sempre si pagheranno i debiti futuri che questa operazione genererá. Il cittadino sempre al primo posto … come sovvenzionatore.

L’amara realtá italiana é che giá si sentono commenti in cui si difende l’operazione come investimento per il futuro delle telecomunicazione. Affermazioni che non fanno altro che aumentare il disappunto e la rabbia sull’operazione.

L’Italia é il paese piú “liberista” fra quelli “socialisti”. Lo dico perché spesso queste operazioni vengono quasi sempre promosse come liberalizzazioni (statali e socialiste) del mercato. Un contro senso  tipico Italiano dove operazioni di puro intervento statale vengono spesso rivendute come rivoluzioni liberali. Siamo sempre alla ricerca della liberalizzazione ma invano riusciamo ad immaginare quale beneficio alla competizione questo scorporo possa portare come invece i suoi ideatori vogliono farci credere.

Quello che molti annunciano come rivoluzione é il fatto che questa nuova rete (indipendente da TI?) sará a disposizione di tutti gli operatori di telecomunicazione fissa e mobile che la potranno utilizzare per fornire nuovi servizi con prezzi piú competitivi e aumentando la loro copertura.

Peccato che sull’argomento siano stati spesi giá molti anni in tentativi di accordo fra i vari operatori per costruire una rete condivisa. Sembra che proprio Telecom Italia per mantenere il proprio ruolo di operatore dominante (in termini di infrastruttura) non abbia mai cercato attivamente di concludere questo accordo. Difficile aspettarsi che adesso ci sia stato un ripensamento cosí repentino. Una prova a favore di questa tesi sta nel fatto che recentemente Wind, Vodafone e Fastweb hanno unito i loro sforzi sugli investimenti in infrastruttura creando un consorzio insieme a Metroweb (fornitore nazionale di connettivitá in fibra ottica). Questo il risultato dopo anni di discussioni aperte con TI e le auoritá garanti delle Comunicazioni (AgiCom) mai concretizzata in un’infrastruttura condivisa ma sfociata in un accordo privato fra gli operatori alternativi. Potrebbe essere forse la prova che questo scorporo non avrá la destinazione che tutti profetizzano?

É facile aspettarsi che questa nuova azienda di infrastruttura non sará a disposizione di tutti gli operatori sul mercato ma manterrá un forte legame con TI. Molto probabilmente TI ne manterrá il controllo senza peró averne a bilancio i costi e i debiti. Le solite scatole cinesi pubbliche, un altro pessimo esempio di finanza creativa pubblica a carico dei cittadini. (ma non erano i mercati quelli subdoli e cattivi?)

Molto probabilmente interverranno anche i soliti sindacati che difenderanno l’operazione come un salvataggio dei lavoratori di TI. Un’altra presa in giro poiché non sono le flebo pubbliche che mantengono in vita i cadaveri. Se un’azienda é sovradimensionata per il suo mercato non sono le sovvenzioni a carico di tutti che cambiano la situazione. Oltretutto il denaro dedicato al salvataggio di TI é automaticamente sottratto ad investimenti su altri mercati che forse potevano essere piú produttivi. Come sempre l’idea Italiana di salvare posti di lavoro che non hanno piú un lavoro non fa altro che distruggere indirettamente risorse in altri settori.

Ai gestori pubblici questo peró non interessa, né ai cari sindacati che di economia hanno sempre avuto una visione alquanto contorta ma tristemente condivisa dall’opinione pubblica. Nulla verrá salvato se un mercato si é ridotto in volumi rispetto al passato, prima o poi richiederá alle sue aziende di ridursi.

Nonostante questa veritá, esiste in Italia una credenza condivisa in questo “Liberismo Socialista” che viene promosso da tutte le forze politiche DX, SX e Movimenti vari. Ognuno con la propria formula ma tutti con la stessa sostanza: Stato ovunque.

Straordinario é cercare di comprendere come nessuno riesca a capire che ogni euro pubblico é generato da una tassazione privata. Ogni Euro investito in pseudo operazioni di Finanza Pubblica non é  altro che una risorsa estorta alla collettivitá. L’Italia é il paese in cui si urla ai costi della politica ma si crede in queste operazioni. Perché ci scandalizziamo dei finanziamenti alla politica ma non battiamo ciglio di fronte a questi finanziamenti ad aziende private a controllo pubblico?

Perché privatizzare é sempre male mentre acquisire pubblicamente debiti privati é sempre positivo?

Perché Marchionne ha sempre rubato i nostri soldi con le sovvenzioni mentre Telecom é un bene pubblico?

Mi manca il collegamento logico che unisce questi elementi ma penso che prima di tutto manchi uno stabile collegamento fra il cervello e la bocca. Un problema alla radice.

In ogni caso buon Internet per tutti. Per il momento solo una cosa é certa: si paga la connessione anche senza avercela.

Aggiornamento Alitalia: La questione non é stata risolta, anzi. L’azienda non é mai stata risanata (nemmeno la “good company”). Proprio oggi leggo (@ Phastidio.net) la liberista notizia che forse interverranno le Ferrovie di Stato per risanare nuovamente Alitalia.