I giudici della Cassazione hanno chiuso il capitolo Luttazzi, Travaglio, Berlusconi.
Ci hanno messo come sempre un pó troppo tempo perché la causa é iniziata nel marzo del 2001 e ci sono voluti ben 14 anni per assolvere Marco Travaglio e Daniele Luttazzi dall’accusa di diffamazione nei confronti di Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi aveva infatti chiesto un risarcimento di ben 20 Miliardi delle vecchie lire per un’intervista che Luttazzi aveva fatto a Travaglio durante la sua trasmissione “Satyricon“. In questa intervista Marco Travaglio presentó il suo libro “L’odore dei soldi” e parló di Silvio Berlusconi, Marcello dell’Utri il mafioso Mangano e i possibili legami fra la carriera di Berlusconi e la mafia.
Al Berlusconi dei tempi in pieno potere politico queste critiche non piacqueró per aver “gravemente leso il suo onore, la sua reputazione, l’immagine di uomo politico e la sua stessa identità personale” e denunció Luttazzi, Travaglio e l’allora direttore di Rai2 Carlo Freccero. Insomma nulla di nuovo per l’Ex Primo Ministro che negli anni ha dimostrato di non amare nessun tipo di critica giornalistica, satira di alcun tipo e nemmeno i contraddittori televisivi.
Questa é la famosa intervista di Luttazzi al giovane Travaglio.
La trasmissione Satyricon nonostante i grandi ascolti non é piú stata rinnovata e Luttazzi é poi lentamente scomparso dalla Televisione. In Italia la meritocrazia non é mai utilizzata per premiare le persone benché mai nel mondo Televisivo dove lo zerbinismo ha sempre portato migliori e piú soddisfacenti risultati.
L’amore aveva vinto sull’odio ma oggi “l’odio” e la veritá si sono presi una piccola rivincita.
Riflessioni
- Indipendentemente dal gradimento di Luttazzi e Travaglio chiunque deve avere la possibilitá di esporre le proprie idee. Questo in Italia troppo spesso non é stato e non é vero. La Classifica sulla libertá di stampa nel mondo lo conferma posizionandoci al 49mo posto. Certo siamo migliorati dai tempi di Berlusconi ma non ancora abbastanza da sentirci Charlie.
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Fonte Reporters Without Borders organization.
- Je Suis Charlie? Il piacere di scandalizzarsi per l’attacco di Parigi alla libertá di stampa solo perché condotto dai “nemici” Islamici, stranieri, immigrati, neri non vi giustifica dall’ignorare che questo tentativo di Silvio Berlusconi non si differenzia nella sostanza. Le differenze sono che Berlusconi non é né terrorista né mussulmano né straniero né immigrato né nero ma purtroppo era Primo Ministro. Potete anche fare appello alle Toghe Rosse ma forse nel 2014 credo sia venuto il tempo finalmente di tacere e riflettere.
- L’Italia non é Charlie. Ai tempi quasi tutti si erano scagliati contro Luttazzi, da destra a sinistra dimenticando che la libertá di stampa che oggi si difende forse ai tempi non era cosí importante. E i fatti successivi hanno dimostrato che effettivamente in Italia era (ed é) purtroppo un dettaglio di comodo.
- 14 anni sono un tempo sufficiente per dimostrare che forse il sistema ha qualche problema. Come scrivevo giá qui i problemi Italiani sono lontani dai luoghi comuni della protesta popolare. I tempi della giustizia sono uno di questi. In 14 anni abbiamo perso tempo e soldi preziosi per una causa inutile che ha peró impegnato il personale giudiziario in 3 diversi gradi di giudizio. Garantismo o inefficienza?
- 20 Miliardi ma se perdi la causa? Una cosa che non ho ancora capito della giustizia Italiana é il fatto che una persona puó fare denuncia/querela per un determinato importo ma in caso di perdita la stessa cifra non é usata come rimborso della controparte vincente. In questo caso Berlusconi chiedeva 20 Miliardi (10 Milioni di Euro) nel 2001 e si ritrova oggi a dover rimborsare solo 10.000 Euro di spese giudiziarie alla RAI. Non mi sembra equo perché non resposabilizza l’accusatore a chiedere cifre realistiche. Credo ci debba essere un certo rischio per cui quello che chiedo potrebbe essere usato come importo contro di me in caso di perdita. Almeno si ridurrebbero (forse) il numero di queste stupide cause che spesso sono utilizzate in maniera eccessiva nel nostro paese.
- Marcello Dell’Utri adesso é in carcere con una pena confermata anche in Cassazione di 7 anni per associazione mafiosa.
Che dire quindi: Viva la libertá di stampa, di pensiero, di religione, di sessualitá e viva Charlie.