Mi é capitato spesso nell’ultimo periodo di avere qualche discussione sul solito argomento Euro sí, Euro no. I vari post sull’argomento (qui, qui, qui e qui) non lasciano spazio a interpretazioni su quali siano le mie posizioni in merito. Convinzioni maturate non su base emozionale (la pancia) ma dopo letture, analisi e qualche studio di ben piú noti e titolati economisti che in materia hanno dedicato molto piú tempo rispetto a questo semplice blog. In Itaka non si trovano saggi economici o teorie autodeterminate ma semplicemente vengono diffusi punti di vista di persone ben piú esperte in materia rispetto a chi scrive in questo blog.
I rapidi scambi di pareri sulla materia Euro mi hanno fatto capire che molte persone sono invece molto piú certe delle loro convinzioni per pancia senza aver fatto un minimo ragionamento logico sulla base di dati certi.
Nel dibattito Euro-No Euro io sto dalla parte dell’Euro perché credo che l’uscita abbia conseguenze troppo grosse per il paese che non riusucirebbe a recuperare se non in qualche decina di anni. Tanti dicono di no (fra questi anche importanti professori di Economia) e non posso per limiti personali escluderla a priori ma i dubbi rimangono quando si guardano alcuni numeri del sistema Italia.
Quello in cui sono fermamente convinto é che a parte la questione Euro-No Euro i problemi del nostro paese siano ben lontani da una semplice gabbia valutaria oppure da un controllo Tedesco della gestione Europea e la conseguente negativa Austerity.
L’Italia con o senza Euro ha dei problemi sistemici e non valutari. Una nuova Lira libera di essere svalutata a piacere non risolverebbe questi problemi. Prima tocca rimettere in sesto la macchina indipendentemente dalla valuta o dalla Frau Merkel.
I Tedeschi hanno i loro evidenti limiti nella gestione dell’Europa ma non possiamo colpevolizzarli per problemi esclusivamente nostrani.
In una classifica dei nostri problemi ci metto:
- Giustizia lenta
- Burocrazia Complessa
- Spesa pubblica inefficiente
- Tassazione asfissiante
In ognuno di questi 4 punti non riesco a trovare nessun tipo di legame né con l’Euro né con la Signora Merkel ma li vedo come i veri generatori del 90% dei nostri problemi. Forse la tassazione potrebbe essere vista come conseguenza dell’Austerity Tedesca ma é certo che l’Europa dá obiettivi economico finanziari ma non guida le scelte politiche per raggiungerli. Non obbliga cioé ad aumentare la tassazione al posto della spending review.
Se qualcuno pensa che l’economia deve essere gestita dallo Stato allora forse potrebbe dissentire dalle prioritá sulla cura per l’Italia ma considerato che l’economia é principalmente generata dalle aziende stesse lo Stato (se non efficiente) non puó che fare da freno invece che da volano. Ed ecco secondo me dove l’Italia si trova in questo momento, nonostante i vari annunci markettari nessuno ha mai cercato di risolvere I primi 3 punti ma solo di peggiorare l’ultimo.
Quello che mi sembra evidente é che prima dell’Euro é necessario risolvere altre questioni e non il contrario come molti dicono. Se le aziende sono oppresse dallo Stato e dall’inefficienza dei sui servizi non é sicuramente una nuova valuta che puó cambiare le cose. Il valore aggiunto di uno Stato alla sua economia nel caso dell’Italia puó essere definito solo “un peso”.
Mi riferisco ai dati riportati dal World Bank Group relativi al suo studio sulle capacitá di fare business nei vari paesi OECD.
In questa classifica sono analizzati i vari paesi nei diversi comparti che impattano l’attivitá imprenditoriale. Viene fatta una classifica dei vari paesi a seconda delle capacitá di fare azienda (Doing Business). Lo studio si traduce quindi in una classifica di paesi in cui é piú facile investire, quindi occupare piú persone e di conseguenza migliorare le condizioni di vita.
La base di analisi riguarda i seguenti aspetti che incidono nell’apertura di un’attivitá imprenditoriale:
- Aprire un’attivitá (Starting Business)
- Permessi di costruzione (Dealing with construction permission)
- Allaccio Energia (Getting electricity)
- Registrazione di una proprietá (Registering property)
- Accesso al credito (Getting Credit)
- Protezione degli investitori minoritari (Protecting minority investors)
- Pagamento delle tasse (Paying taxes)
- Commercio con l’estero (Trading across border)
- Rispetto dei contratti (Enforcing contracts)
- Risoluzione della bancarotta (Risolving Insolvency)
Per ognuno di questi punti sono stati presi in considerazione tempi, procedure e difficoltá nei diversi paesi. In questo link potete trovare i parametri e le metodologie di misura adottate per stilare la classifica finale.
Dove si trova l’Italia?
Bisogna cercare “a fondo” nella classifica generale ed esattamente dopo l’Ungheria e la Turchia e appena prima della Biolorussia e della Jamaica. (Jamaica? Sí Sí proprio la Jamaica). Al 56mo posto. Non male per la terza economia Europea e per un paese del G7 (ancora per qualche anno).
Cliccare sulla tabella per ingrandire
I commenti mi sembrano inutili ma é interessante (e tragico) riscontrare come invece questa posizione in classifica sia una media e quindi per alcuni aspetti siamo riusciti a fare anche peggio:
– Permessi di costruzione: Ci posizioniamo al 116mo posto dopo Congo, Laos, Mexico, Capo Verde Timor Leste e Ghana giusto per mettere alcuni paesi che nella nostra (povera) immaginazione dovrebbero essere molto lontani. In Italia servono ben 233 giorni per avere un permesso rispetto ai 96 della Germania, i 105 della Gran Bretagna e i 183 della Francia.
– Allacciamento elettrico: Fanno meglio di noi: Kazakhstan, Sri Lanka, Nicaragua e Haiti per fare qualche nome. Nella classifica globale gli altri principali paesi europei non vanno oltre la 90ma posizione. In Italia ci vogliono 4 mesi per l’allacciamento elettrico con un costo 5 volte piú alto di Germania e Francia. Solo la Gran Bretagna ci impiega lo stesso tempo ma con costi piú bassi del 60%. La Spagna é anch’essa un paese caro ma i tempi di allacciamento sono la metá.
– Pagare le tasse in Italia: Sappiamo bene che questo é l’unico metodo conosciuto da tutti i Governi per rimettere in sesto le casse statali sotto stress da crescente spesa pubblica. Il metodo non é mai cambiato negli anni e non sembra cambiare oggi. Il risultato é che siamo al 65% di pressione fiscale totale sotto solo alla Francia con 66%. Nella classifica mondiale l’Italia é 141ma preceduta da Sierra Leone, Albania, Yemen, Sudan e Burundi. La Francia uno dei peggiori é in 95ma posizione la Germania al 68mo e la Gran Bretagna al 16mo posto. Se consideriamo il livello dei servizi pubblici Italiani direi che questa tassazione non ha proprio nessun tipo di giustificazione se non la completa incapacitá della gestione pubblica.
– Rispetto dei contratti (Giustizia): Questa é la vera tragedia Italiana. Siamo al 147mo posto dopo Kenya, Nigeria, Iraq, Senegal, Guatemala e Madagascar giusto per fare alcuni nomi di paesi nell’intorno del nostro punteggio (ma non confinanti). Qui la cosa si fa serie poiché la garanzia di giustizia é bene primario per ognuno non solo per l’aspetto puramente di Business. La giustizia in Italia é lunga, contorta ma sopratutto non certa e questo é uno dei motivi principali dei bassi investimenti esteri in Italia. In Italia una causa ha un tempo medio (MEDIO) secondo la ricerca di ben 1185 giorni ovvero 3 anni e 3 mesi mentre Germania, Francia e Gra Bretagna viaggiano attorno all’anno mentre Spagna e Portogallo attorno all’anno e 4 mesi. Solo la Grecia fa peggio di noi ma non é un motivo di orgoglio.
I positivi diranno…
…che rispetto agli ultimi anni la posizione dell’Italia é migliorata di 15 posizioni.
Tutto vero ma siccome ogni tanto anche altri paesi fanno male il nostro miglioramento é solo dovuto al peggioramento di altri.
I realisti diranno…
..che guardando la tabella nonostante la nostra posizione in classifica sia aumentata di 15 posizioni, ogni singola voce non ha avuto nessun miglioramento ma solamento valori negativi cioé abbiamo fatto peggio di prima.
Quindi si va male e si va peggio, non si vede nessun tipo di impegno da parte della classe politica di provare a migliorare la situazione pubblica (Tassazione, Giustizia, Burocrazia) ma siamo in costante peggioramento in un momento in cui servirebbe una svolta decisa.
Ma non ci dimentichiamo del punto di partenza: L’Euro e la Germania cattiva. Possibile che impattino cosí tanto su tutti questi fattori? Sono stranamente convinto di no e credo invece sia tutta farina del nostro sacco.
Quindi se giunti alla fine del post vi siete dimenticati che si stava discutendo di Euro e Liretta forse é un buon segno per capire che i primi problemi sono a casa nostra e non fuori confine.