Amazon, Moncler e quelle inchieste di Report che mi infastidiscono

report Ho letto in un post su facebook di una puntata di Report che si occupava del mercato on-line e nello specifico del colosso americano Amazon.

La questione alla base sta, secondo report, nel fatto che l’azienda nonostante la sua posizione di leader mondiale nel mercato on line, non fornisce i dati sui volumi di vendita. Nello specifico l’indagine di Report evidenzia il fatto che i volumi relativi ai singoli paesi non fossero disponibili ma Amazon fornisce l’aggregato Europeo. L’azienda infatti é sotto il mirino di molti paesi poiché dichiara tutti i suoi ricavi in Lussemburgo appoggiandosi ad un trattamento fiscale migliore.

Le persone di Amazon intervistate durante il servizio non fornivano nessun tipo di numero relativo ai volumi, ricavi, vendite dei prodotti venduti da Amazon Italia nonostante l’incalzare dell’intervistatrice. In aggiunta viene preso l’esempio inglese dove Amazon era giá stata sotto processo per non aver correttamente dichiarato le proprie vendite sul territorio Inglese. Stesso discorso in Francia dove indagini pubbliche avevano portato alla richiesta di svariati Milioni di Euro di tasse non pagate (probabilmente mai pagati perché tutto legale).

La questione quindi non fa che arenarsi sul solito e ripetuto discorso “La multinazionale cattiva” che fa quello che vuole e non paga le tasse (ammetto di essere passato anche io per questa fase della vita poi sono guarito).

Amazon Italia nata nel 2010 conta circa 800 dipendenti e un possibile call center con 500 persone nel prossimo futuro. Ha un solo magazzino in Emilia dal quale distribuisce la sua merce.

Per fare un paragone, in Inghilterra Amazon conta circa 15.000 dipendenti numero che fa ben sperare per una possibile espansione anche nel nostro paese. Almeno io lo spero ma non sembra che Report abbia la mia stessa speranza.

Il volume occupazionale sembra infatti un dettaglio e viene messo in un angolo per una piú motivata (?) lotta all’evasione fiscale (che poi evasione non é).

In Germania il discorso Amazon ha seguito un po’ lo stesso binario delle tasse ma in aggiunta l’azienda era accusata anche di applicare politiche di prezzo troppo stringenti ai propri fornitori. Questo discorso é stato solo sfiorato dalla Gabanelli ma potrebbe essere fondamentalmente piú rilevante delle tasse. In sostanza un margine basso per un fornitore potrebbe essere un problema per un’altra azienda Italiana e quindi per altri lavoratori. Amazon Italia ha infatti dichiarato che la quasi la totalitá dei fornitori sono Italiani e potrebbe essere anche questa una buona notizia considerando le potenzialitá del mercato On-line ma anche qui sembra solo un mio parere.

Cosa mi infastidisce di questo servizio? Sostanzialmente la superficialitá con cui é stato fatto e per il modo con cui ci si ferma alla sola e noiosa accusa alla Multinazionale senza cercare minimamente di capire perché l’azienda puó permettersi di fare questi giochetti fiscali. Pensare che l’unico problema é Amazon o la multinazionale di turno é riduttivo, banale quanto oggettivamente sbagliato. L’anomalia non é Amazon ma il Lussemburgo e l’ho giá scritto qui. La questione delle tasse in Lussemburgo é il vero e unico problema ed é inutile cercare lo scandalo in tutte le aziende che ne sfruttano i vantaggi fiscali. La lista é lunga e Amazon é in ottima compagnia ma purtroppo il problema é il sistema Europeo che permette queste differenze fiscali fra i diversi stati membri. Forse sarebbe piú utile se Report andasse a trovare Juncker e capire come mai (legalmente) queste aziende possono decidere dove dichiarare le tasse.

Perché fare un servizio su Amazon per una ben piú grave lacuna fiscale tutta Europea? Mi sembra alquanto inutile anche perché (udite udite) queste aziende operano nella legalitá piú totale. Non é evasione, é legale. Il problema non é Amazon, Vodafone, Google ma il Lussemburgo, l’Olanda, l’Irlanda cioé quei paesi che fanno accordi fiscali vantaggiosi per attrare le aziende.

Abbiamo un’Europa con un sistema fiscale non unificato. Bruxelles non si é mai preoccupata di fissare delle regole e qualcuno fa indagini su Amazon. Direi che é il colpevole sbagliato. Se vi dessero la possibilitá di pagare o il 40% o il 2% di tasse cosa scegliereste? Ho qualche idea sulla vostra risposta senza peró pensare che non abbiate etica ma solamente perché spesso il lato economico mette in coda anche le migliori intenzioni.

Questo per me é la grande superficialitá. Andare ad indagare sulla questione sbagliata. Non é un problema solo di Report. Qui in Germania il grosso scandalo sulla gestione dei fornitori é altrettanto inutile o meglio, non é Amazon il problema.

Nessuno si chiede per esempio come le grandi catene di distribuzione spremano i propri fornitori fissando loro i prezzi. Ho abbastanza prove in famiglia (mia moglie vende alla grande distribuzione) per confermare che anche se si é produttore e fornitore diretto di una grande catena di distribuzione il margine sui propri prodotti non va oltre il 2% (nei migliori dei casi in altri si va sotto costo). Questo peró chissá come mai non interessa alle inchieste televisive. A dirla sarebbe invece molto utile perché molto legato a mio avviso al fatto che 2/3 del cibo mondiale viene sprecato ogni giorno. Forse ci sarebbe abbastanza materiale per un bel servizio che aiuta anche le persone ad essere piú coscienti.

Amazon se proprio la vogliamo dire tutta, aiuta a ridurre l’inquinamento riducendo e ottimizzando i trasporti di merci ma questo sembra un altro dettaglio inutile.

Rimanendo in argomento di servizi inutili qualche mese fa Report aveva fatto un altro servizio discutibile sulla Moncler e anche a quei tempi ho notato per qualche giorno una serie di post di protesta classica della rete: “vergogna”, “Non ho mai comprato un Moncler e mai lo compreró”, e banalitá simili.

Insomma il solito nulla che peró il giorno dopo aveva addirittura fatto crollare il titolo in borsa. Tutto lo scandalo era dovuto ai metodi con cui venivano spennate le oche e i soliti maltrattamenti degli animali (come se in passato le nonne facevano l’anestesia alle oche prima di spennarle). Certo che non é piacevole ma a questo punto voglio un servizio sulla catena alimentare delle oche in Francia e il bando del Fois Gras su tutte le tavole. Questo peró non va bene perché non combina bene con l’azienda Multinazionale cattiva e quindi Foi Gras per tutti e delle oche chissenefrega.

In aggiunta la superficialitá si era anche spostata sul discorso costo/prezzo. Il servizio infatti oltre al maltrattamento delle oche indicava dei costi di produzione di qualche decina di Euro per un prezzo di vendita di qualche migliaio. La cifra sembra in ogni caso estremamente bassa ma anche ipotizzando che fosse vera dove stá il problema?  Report é una trasmissione economica in grado di fare i conti in tasca ad un’azienda? o vuole forse accusarla di truffare i propri clienti?

Ritengo giusto specificare che il prezzo di un bene non ha relazione con il suo costo. Eh sí magia magia: Non c’é relazione. Certo che per esigenze di fattibilitá economica il prezzo non puó essere piú basso del costo ma all’alto fondamentalmente non c’é limite. Solo la disponibilitá di clienti ad acquistare il bene ad un certo prezzo ne fa il valore di mercato. I motivi per cui uno compra il Moncler sono semplicemente che reputa l’acquisto congruo con il prezzo. Non é tutta questione di qualitá ma di brand, di moda e di motivi anche personali. La scelta di comprare un Moncler a quei prezzi non ha nessun motivo di essere sminuita perché é una scelta personale non una colpa dell’azienda. Se un’azienda é brava a rendere il proprio marchio forte e convincente non é una colpa ma una qualitá e un meccanismo economico ben noto. Una persona é libera di decidere di spendere i suoi soldi per un Moncler oppure opterá per altri prodotti. Dov’é il  problema? La povertá nel mondo? l’etica? Siamo seri.

Se si parla di prezzi di beni allora perché nessuno parla dei molto piú comuni Smartphone che tutti comprano? Dal piú caro iPhone ai cinesi piú economici sono tutti dispositivi construiti con metodi alquanto discutibili. Dall’Assemblaggio al recupero delle materie prime.

Per darvi un esempio di come dovrebbe essere fatto un vero servizio giornalistico andiamo in Francia. La trasmissione si chiama Cash Investigation del canale France TV. Il 4 Novembre 2014 é stato trasmesso un servizio sugli Smartphone (qui sotto lo trovate nella piú comoda versione Youtube) che mette in luce tutta la catena di produzione dei dispositivi mobili dall’acquisto delle materie prime all’assemblaggio.

Il servizio é in francese ma é abbastanza comprensibile. L’indagine é fatta molto bene nello stesso stile di Report (mi chiedo chi sia nato prima)  e mette sotto accusa un pó tutti i marchi produttori. La trasmissione é lunga ma in piú di un’ora riesce a svelare molte cose nascoste dietro ai dispositivi che usiamo tutti i giorni. Un’indagine che va dalla Cina al Congo e che forse fá molto piú riflettere delle oche Ungheresi a mio modo di vedere.

La questione di fondo é che prendersela con marchi piú costosi mi fa dubitare che si voglia sempre e solo mettere nel mirino prodotti diciamo elitari mentre spesso ci si dimentica che anche oggetti economici e di uso comune sono (e quasi sempre sono) piú sporchi di tanti altri.

Quindi cara Gabanelli, la tua trasmissione mi piace ma non dimenticarti che uno smartphone fa piú danni di un Moncler.

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